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Da La Gazzetta del Mezzogiorno di venerdì 14 aprile 2006

  Il Club Ferrari di Veglie festeggia 30 anni 

 

Le origini dell'associazione risalgono al 1970, quando un gruppo di amici si riunì nel bar «Il gatto nero»

Un club per non parlare di calcio

I sei fondatori preferirono la Ferrari a Mazzola e Rivera

 

Il Ferrari Club di Veglie compie lunedì prossimo trent'anni, in realtà è un po' più vecchio. Per risalire alle sue origini bisogna correre fino all'inverno del 1970. Un gruppo di amici appassionati di motori, stufi di sentir parlare solo e sempre di calcio negli anni della Grande Inter e dei partiti pro o contro Mazzola e Rivera, decisero di fare qualcosa di nuovo.

Neppure una Nazionale campione d'Europa, tra le favorite dei Mondiali del Messico, riuscì a scaldare il loro cuore: del pallone non ne potevano più. Riuniti in Piazza delle Rimembranze, seduti in disparte come degli appestati attorno ad un tavolo del «Gatto Nero», il loro bar-ritrovo, cinque «ragazzacci» ascoltarono l'idea di Salvatore Ingrosso e decisero di impegnarsi negli anni per svilupparla insieme. Santo Ingrosso, Oreste D'Amato, Cosimo Stifanelli, Giuseppe Buccarella, Cosimo Dell'Anna, Salvatore Ingrosso: ecco i nomi dei fondatori del Club, un'elite ristrettissima cresciuta di anno in anno, fino agli attuali 220 tesserati. Di questi iscritti, circa cinquanta sono possessori di una Ferrari, per il resto si tratta di tifosi ed appassionati, una ventina dei quali sono salentini che risiedono all'estero e che ricevono informazioni sull'attività del Club in Belgio, Cina, Argentina, Spagna, Portogallo, Francia, Inghilterra, Germania.

Il trentennale si celebra il giorno della prossima Pasquetta: infatti il 17 aprile del 1976 la casa automobilistica di Maranello concesse l'autorizzazione ufficiale ad utilizzare nome e simbolo della scuderia. La firma in calce al documento è del dottor Franco Gozzi, segretario personalissimo del «Drake», il mitico Enzo Ferrari.

Quello di Veglie diventa il club numero 113/76, ma dietro ad un freddo numero c'è un'impresa. L'hanno compiuta sei ragazzi che avevano voglia di novità, di seguire da vicino l'epopea del cavallino rampante, di diventarne protagonisti. E l'impresa è riuscita: esclusi dai discorsi dei calciofili, quei ragazzi hanno costituito il primo club di sostenitori ferraristi del Mezzogiorno.

di s.l.

 

Quello salentino è il primo sodalizio costituitosi nel Mezzogiorno d'Italia col nome della Casa di Maranello

Una passione a tinte «Rosse»

Aprì il Cavallino e c'è chi pensò di poter acquistare carne equina

 

Dietro quel rosso vivo, rappresentata da quel cavallo rampante, c'è una nazione intera. La Ferrari è il mito della velocità, l'altare della modernità italiana, il tempio rumoroso delle domeniche nostrane. Per decenni nella Rossa, milioni di appassionati hanno trovato il viatico per la gloria e la vittoria: nei motori s'è vista rinnovata l'idea dell'eterno progresso, nei piloti la figura dell'uomo capace di dominarlo. Gli italiani delle ultime quattro generazioni ne hanno fatto occasione di riscatto e di orgoglio di fronte al mondo intero.

A Veglie, a pochi chilometri dal circuito sperimentale di Nardò, è sorto 36 anni fa il primo Ferrari Club del Mezzogiorno d'Italia. Ma per sorte burocratica, il Club vegliese festeggia lunedì prossimo i suoi primi trenta anni: il riconoscimento ufficiale infatti arrivò il 17 aprile del 1976. Per la prima volta, direttamente da Maranello e nel pieno dello splendore ferrarista degli anni Settanta - tra la gloria e la tragedia di Niki Lauda e l'ascesa di Luca Cordero di Montezemolo -, un centro abitato del Sud riceveva l'autorizzazione ad esporre il Cavallino Rampante per le sue strade.

Certo per molti abitanti la Ferrari era un mistero, di fronte alla popolarità dei campioni di calcio e ciclismo. Quando passando per Via Niceforo Foca, al civico numero 8, si ritrovavano davanti quel bizzarro cavallo nero su uno sfondo giallo pensavano di trovarsi nel posto giusto per comprare della carne equina. Salvatore Ingrosso, ideatore del club e fondatore dello stesso assieme ad altri cinque amici, all'inizio ci rimaneva un po' così. Come poteva essere confuso il mitico Cavallino Rampante per l'insegna di una macelleria equina? Si trattava pur sempre di una simbolo nobile, che aveva fatto la storia d'Italia ben prima dell'affermazione della casa automobilistica modenese. Era infatti il simbolo impresso sulla carlinga del pilota aeronautico della Grande Guerra, Francesco Baracca, che lo aveva ripreso dallo stemma della Cavalleria Reale Amedeo di Savoia (1692). Enzo Ferrari lo adottò nel 1923, dopo aver incontrato la madre dell'aviatore, ma decise di modificarlo leggermente: ne alzò la coda e lo mise sull'Alfa Romeo che pilotava come personale portafortuna. Fu la prima rivoluzione del Drake: fino ad allora le auto non portavano alcun disegno sul telaio, ma solo il numero della vettura. Per Enzo Ferrari, e grazie a lui, il cavallino divenne emblema del made in Italy, della forza ma anche dell'intelligenza del Bel Paese.

All'incredibile equivoco vegliese, Ingrosso ed i suoi soci ci fecero l'abitudine, ma anche i loro concittadini hanno dovuto fare i conti con il Club e riconoscerne l'importanza. Il Ferrari Club di Veglie infatti non si ferma alla sola passione sportiva per le gare di Formula 1, ma si inserisce a pieno titolo anche nell'impegno sociale: sicurezza stradale soprattutto, ma anche scuole di pilotaggio e seminari negli istituti scolastici elementari e medi, progetti urbanistici e organizzazione di eventi mondani e culturali. Inoltre grazie ai suoi ferraristi doc, Veglie è apparsa sulle riviste specializzate di tutto il mondo, è uscita dai suoi confini per farsi apprezzare ovunque, seguendo splendori e miserie della Rossa.

La prossima Pasquetta sarà perciò speciale per gli appassionati di automobilismo e per gli abitanti del piccolo centro salentino: al Ferrari Club di Veglie viene riconosciuta un'intensa attività sociale ed una grande passione sportiva. Anche per questo, da qualche anno, al numero 8 di via Foca nessuno può ormai confondere il Ferrari Club, il più prestigioso del Sud, con una macelleria di carne equina.

di Stefano Lopetrone

 

Dal buio degli anni Ottanta e Novanta all'epopea di Schumacher. Ecco come i tifosi vegliesi hanno vissuto quel lungo digiuno

Sempre presenti sui circuiti dello «Stivale»

«Eravamo lì quando a distanza di poche ore morirono Senna e Ratzenberger»

 

Dal 1976 il Ferrari Club di Veglie ha seguito tutte le stagioni di Formula Uno ed i campionati automobilistici in genere. L'anno della sua fondazione coincide con la conquista del titolo Costruttori da parte della Scuderia di Maranello, ma anche con la più sfortunata stagione di Niki Lauda, che sul circuito del Nuerburgring, in Germania, rimase vittima di un terribile incidente.

«Niki fu fortunato perché Arturo Merzario, già campione del mondo nei prototipi, passato sul luogo dell'incidente lo aiutò ad uscir fuori dall'abitacolo prima che fosse tardi», ricorda Salvatore Ingrosso. L'austriaco però si prende la rivincita l'anno seguente, nella stagione che vede chiudersi la sua esperienza con la Ferrari e celebrare l'avvento dell'astro nascente, Gilles Villeneuve. Il successivo trionfo ferrarista arriva nel 1979, grazie al sudafricano Jody Scheckter: «A Monza c'eravamo anche noi del Ferrari Club di Veglie - racconta Salvatore Ingrosso - come in tutte le corse che si corrono in Italia. Oltre alla vittoria di Scheckter, ricordo con gioia il terzo posto di Villeneuve». Il pilota canadese morirà poi a Zolder, l'8 maggio del 1982, durante le prove del Gran Premio del Belgio.

Gli anni Ottanta ed i Novanta sono i più bui dal punto di vista sportivo, nonostante la guida sia passata tra le mani di piloti come Alboreto, Prost, Mansell, Berger, Alesi. Nel 1988, a 90 anni, muore Enzo Ferrari. La gestione sportiva passa interamente a Montezemolo che avvia la ricostruzione della scuderia.

Nel frattempo la Fiat conquista il 90 per cento delle azioni della casa di Maranello. Nel 1994, il Ferrari Club è testimone della più triste tragedia della Formula Uno: «A Monza ed Imola abbiamo vissuto gioie e tragedie di questo sport. Eravamo ad Imola l'1 maggio del '94, piazzati poco prima della Curva del Tamburello, che fu fatale ad un mito come Ayrton Senna: sapemmo dell'incidente solo via radio. Il giorno prima nelle prove perse la vita Rolan Ratzenberger, mentre al via del Gran Premio un incidente proiettò sul pubblico rottami che causarono il ferimento di un centinaio di spettatori».

Nel 1996 comincia la rinascita ferrarista. Dopo aver ricostruito il team e la squadra di tecnici, Maranello ingaggia Michael Schumacher, già campione del mondo per due volte con la Benetton. Il primo titolo sembra arrivare nel 1999, 20 anni dopo, ma Schumacher è vittima di un incidente e Irvine perde la possibilità all'ultima gara. L'anno giusto è il 2000: il tedesco stravince e con lui la Ferrari. A Veglie si organizzano i festeggiamenti in piazza Ferrari, feste che si sono ripetute uguali per cinque anni consecutivi.

di s.l.

 

Alla scoperta del fondatore del primo club del Mezzogiorno intitolato alla «Rossa» della scuderia di Maranello

Ingrosso, la Ferrari come una Bibbia

«Non si può rimanere indifferenti di fronte alla perfezione della tecnologia» Il sodalizio festeggerà i 30 anni con Massa, il pilota brasiliano di origini pugliesi

 

Salvatore Ingrosso è l'artefice principale della nascita del primo Ferrari Club del Sud Italia, quello di Veglie. Appassionato di motori fin da adolescente, quando iniziò a frequentare officine e leggere le riviste specializzate, Ingrosso ha collezionato circa 5000 volumi sull'automobilismo ed ha avuto la soddisfazione di leggere di una propria creatura sulla "Bibbia dei ferraristi": l'Enciclopedia Ferrari (vol. 3) ha dedicato due pagine al club di Veglie.

Istruttore di guida, il presidente del sodalizio è anche delegato regionale dei Club Ferrari e dell'Associazione Collaudatori. «Fui anche un buon meccanico», dice. «Vinsi due medaglie d'oro a Ginevra nel 1981 ed a Bruxelles nel 1982, perché inventai, primo al mondo, un estrattore di punte elicoidali per trapani multipli. Grazie alla mia invenzione si risparmiavano sei ore di tempo sul lavoro».

Salvatore Ingrosso, 61 anni, è orgoglioso di quanto costruito nel suo paese. Autore di un libro sulla guida sicura ("Come muoversi in tutta sicurezza"), tiene corsi sulla sicurezza stradale, organizza eventi, dà visibilità alla sua terra con apparizioni in tv: la prossima a Pole Position l'11 maggio, in occasione del GP di Silverstone.

Ma perché nasce un Ferrari Club a Veglie? «Negli anni '60 e '70 a Veglie si parlava solo di calcio. Noi però avevamo la volontà di creare qualcosa di nuovo. La Ferrari era per noi la massima espressione della tecnologia automobilistica. Era il top del made in Italy nel mondo». Una celebrazione del mito italiano, ma anche della Formula Uno, che negli anni ha superato i tradizionali confini semantici che definiscono lo sport: simbolo di coraggio, volontà ed energia, ma anche paradigma della libertà, del progresso e della tensione dell'uomo a domarlo. Uno sport in cui l'atleta sconfigge i limiti corporali e diventa tutt'uno con la macchina. Ingrosso ed i suoi cinque amici fondatori però sono riusciti ad andare oltre.

Il Ferrari Club s'è radicato così tanto nel tessuto sociale vegliese, che l'amministrazione comunale nel 1989 intitolò una grande piazza all'ing. Enzo Ferrari, morto pochi mesi prima: «Siamo stati i primi al mondo a dedicargli una piazza. Nel 1992 organizzammo anche un memorial, durante il quale coinvolgemmo l'Accademia delle Belle Arti per realizzare 7 grandi murales. Di questi oggi ancora due sono a Veglie nella piazza Ferrari», ha detto Ingrosso. Ora per i trenta anni di vita del Club, Ingrosso ha in mente una grande festa. Intanto ha affidato a Fernando Masj, pittore specializzato in pittura Ferrari, la realizzazione del logo, poi a settembre organizzerà una grande festa. Stavolta il grande ospite non sarà un appassionato di Ferrari, come accadde nel 2001, quando a Veglie fu ospitato Little Tony, ferrarista che frequentò con Ingrosso la scuola di pilotaggio di Vallelunga nel 1973. Stavolta ci sarà un pilota, probabilmente Felipe Massa, il brasiliano di origini pugliesi che affianca Schumacher.

di s.l.

 

Le iniziative della società salentina. Il primo progetto è del 1977 a Boncore

Non solo sport, anche cultura
E i soci vanno in giro per le scuole a insegnare la sicurezza stradale

 

Dal giorno della sua fondazione, il Ferrari Club di Veglie è stato una fucina di iniziative. Il primo progetto realizzato da Salvatore Ingrosso e dai suoi soci si concretizzò nel 1977, quando nella piccola località di Boncore, a pochi chilometri da Nardò, fu realizzata una gimkana automobilistica. Nello stesso anno, a marzo fu ospitato Niki Lauda, impegnato sul circuito di Nardò con la sua 312 T2, per collaudare le ruote gemellate: un progetto che non attecchì nel mondo della Formula Uno e che venne presto accantonato.

Delle tante visite a Fiorano e Milanello, ma anche ai Gran Premi di Monza ed Imola, il Ferrari Club di Veglie conserva numerose testimonianze, tanto che entrare nella sede è come varcare la soglia di un tempio ferrarista. Tra gli incontri più prestigiosi quelli con il presidente della Ferrari Luca Cordero di Montezemolo, con il direttore della gestione sportiva Jean Todt, con il campione del mondo Michael Schumacher, ma anche con Albano Vittorio Brambilla (vincitore del Gran Premio d'Austria del 1975), Gianpiero Moretti presidente della Momo (ditta che costruisce i volanti della Ferrari), Michele Raineri e Fabrizio Tabaton, campioni di rally su Lancia, Clay Regazzoni (al primo raduno per Ferrari Club svolto a Lugano nel 1985), oltre che con numerosi responsabili, tecnici e dirigenti di Maranello.

Il Ferrari Club si è spesso distinto per la buona organizzazione dei raduni per Ferrari. Celebre quello internazionale organizzato nel 1994 sulla pista di Nardò e presso l'aeroporto di Galatina che fu premiato come il miglior raduno Ferrari dell'anno. L'organizzazione nel 2001 del raduno internazionale sull'isola di Zante (in Grecia) è inoltre significativa della grande capacità e della considerazione che il Ferrari Club di Veglie ha saputo conquistarsi negli anni.

Sono numerose anche le esposizioni di modelli da corsa e vetture di serie. Tra queste ricordiamo in particolare quelle organizzate presso il lido «Le Dune» di Porto Cesareo (1990), a Galatina (1990), in piazza Duomo a Lecce (2004).

Tra gli eventi mondani, sono da annoverare vari concorsi di bellezza organizzati in estate a Soleto e Santa Maria di Leuca con l'elezione di Miss Ferrari e Miss Grand Prix. Particolare importanza rivestono le iniziative culturali organizzate dal Ferrari Club. Da sempre impegnati nella guida sicura, i soci organizzano annualmente corsi gratuiti nelle scuole elementari e medie per la sicurezza stradale.

di s.l.

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