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Dal Nuovo Quotidiano di Puglia di martedì 31 gennaio 2006

Sito ufficiale: www.brunoferrante.it

Un sindaco per la metropoli: Ferrante in campo contro la Moratti
«L'allegria leccese pr Milano»

Dopo il successo alle primarie, intervista all'x prefetto

 

Un leccese doc nella corsa per la poltrona di sindaco nella capitale finanziaria dell'Italia. A Milano gi elettori del centrosinistra che hanno partecipato alle primarie hanno affidato a Bruno Ferrante, ex prefetto, il compito di sfidare Letizia Moratti per la carica più importante di Palazzo Marino, il municipio milanese. Un ampio consenso, che ha lasciato al palo anche il premio Nobel Dario Fo. Ora per Ferrante parte la "vera" campagna elettorale. Da condurre - come dice lui - con l'allegria e il sorriso tipici dei leccesi.

«L'allegria leccese: mi servirà per vincere e a Milano, ora, mi piacerebbe regalare il sorriso che mi porto dalla mia terra d'origine».

Lo vogliono tutti Bruno Ferrante: i giornalisti che gli chiedono di questo exploit nella Milano di Silvio Berlusconi, i big dell'Unione che gli fanno i complimenti, i "suoi" elettori delle periferie e della buona borghesia. Mister 64 per cento (questa la percentuale su 80mila votanti) dopo la vittoria alle elezioni primarie di domenica che lo lanciano nella sfida contro Letizia Moratti per la poltrona di sindaco a Milano: lo festeggiano tutti dopo la lunga notte della conta elettorale, ma lui, ex prefetto pronto al salto in politica, trova il tempo di riconoscere che «sì, se piaccio ai milanesi, lo devo anche al mio Salento che ha formato il mio carattere».

Dottor Ferrante, ma cos'è che si porta dietro della Lecce in cui ha vissuto da ragazzo?

«Molto, moltissimo. La passione nelle cose che si fanno, innanzitutto: in questa campagna elettorale ho messo tutto quello che avevo dentro. E poi la cordialità, la disponibilità al dialogo e, soprattutto, la fantasia: fanno parte della mia indole e non ci rinuncerei per nulla al mondo».

In questa campagna elettorale lei è tornato a dire che Milano ha più bisogno di sorridere...

«E l'ho imparato nella mia terra quanto sia importante il sorriso: nel Salento l'allegria fa parte dello spirito delle persone nonostante le mille difficoltà da affrontare. Ecco, vorrei regalare a Milano quel sorriso che a Lecce sta di casa. Quell'allegria che aiuta a vincere anche le sfide più difficili come questa per la corsa a sindaco di Palazzo Marino».

E il prefetto severo che fine ha fatto?

«Sono un uomo come tutti gli altri: uno che crede nei valori e soprattutto, nei sentimenti e negli affetti che restano la priorità di ogni persona. C'è poi l'uomo di Stato, questo sì, ma questo vuol dire lealtà e comportamenti coerenti. Che  è un'altra cosa dalla severità e dalla rigidità: quelle non mi appartengono».

L'avranno chiamata in tanti anche dal Salento per farle i complimenti...

«Molti, moltissimi. Parenti, vecchi amici di Lecce. Ma la telefonata che più mi ha fatto piacere l'ho ricevuta da mia madre».

È lei la sua prima fan?

«Vive a Lecce, ha 91 anni ed è una persona straordinaria. Non lo nascondo: il suo attaccamento e le sue parole al telefono mi hanno emozionato più di ogni altro complimento».

Qualche settimana fa lei disse che si sarebbe battuto per un gemellaggio Milano-Lecce: lo conferma?

«Certo che sì. Le ragioni di questa collaborazione fra le due città restano tutte: da una parte Milano con la sua finanza e con il suo mecenatismo; dall'altra Lecce splendida città dell'arte e della cultura. Lo confermo: se diventerò sindaco, ci saranno iniziative comuni».

Una domenica che le ha regalato anche qualche altro patema...

«Sì c'era Lecce-Inter. Non l'ho potuta seguire in tv ed ero sempre lì a chiedere il risultato. Io sono leccese ma anche un interista di vecchia data».

Ma dopo la vittoria dei nerazzurri ha fatto festa?

«No ci mancherebbe: mi dispiace per il Lecce. Le dico la verità: sarebbe stato meglio un pareggio».

di Vincenzo Maruccio

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