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Da La Gazzetta del Mezzogiorno di venerdì 27 aprile 2007

Negli anni ’80 la compagine del commendator Guarini aprì un ciclo che portò alla conquista di tre titoli nazionali

Italgest sulle orme della mitica Alaska

La squadra di Casarano può regalare lo scudetto al Salento, come il Veglie nel calcio femminile

VEGLIE - A 24 anni di distanza dalle imprese dell’Alaska Veglie nel calcio femminile, un’altra squadra salentina gioca per entrare nell’olimpo dello sport nazionale: è l’Italgest Casarano che inizia la fase decisiva per l’assegnazione dello scudetto della pallamano. Domani affronterà il Trieste nella prima semifinale. Erano gli anni ‘80 quando l’Alaska Veglie segnò un ciclo nel calcio, vincendo tre scudetti. Oggi, tocca all’Italgest Casarano di Pallamano fregiarsi del tricolore.

E pare di rivivere quel magico momento. «L'intera strada, che dal piccolo centro conduce allo stabilimento dell’Alaska e alla residenza del presidente Guarini si è animata di gente - descrivono le cronache del tempo - Striscioni, bandiere, inni. Il pullman ha dovuto procedere a passo d’uomo sino a un centinaio di metri dallo stabilimento, poi la marea di gente ha fatto barriera e non c'è stato verso di proseguire. Atlete in trionfo, dirigenti pure. E via sino all’alba a festeggiare lo scudetto». Tutto questo accadeva nel 1983. Anche se, quando parliamo della squadra Alaska Gelati Veglie, della sua nascita e dei suoi grandi e innumerevoli successi, bisogna iniziare dagli anni Settanta. Correva l’anno 1970 quando l’imprenditore Ernesto Guarini diede vita al calcio femminile in Puglia: le atlete dell’Alaska. Presidente e atlete con un solo chiaro obiettivo: la serie A. Ed il bersaglio è centrato. Una grande squadra che vantava atlete del calibro di Rosanna Panzanaro di Veglie. Portiere titolare sin dal sorgere della società. Nell’anno 1974, dopo essere entrata nella serie A, la società acquista l’austriaca Monika Karner, e poi, negli anni successivi, dalla Scozia Rose Reilly e dalla Danimarca Lone Nilsson. “Alaskine” che hanno fatto sognare intere generazioni. Cosimo Fai ha trasferito nel libro «E la mezzala sparò alto», assieme alle fotografiche di Enzo De Benedittis.

di Katia Manca

 

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