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Da La Gazzetta del Mezzogiorno di domenica 1 aprile 2007

 


L’amministrazione apre alle energie alternative

«Ok» ai giganti del vento

«Ma con un Piano che limiti l’impatto ambientale»

 

VEGLIE - Anche a Veglie si lavora in previsione dell’utilizzo dell’energia dei venti. «Nel Consiglio Comunale di giovedì scorso - dice il sindaco Fernando Fai - c'è stato il voto unanime per la realizzazione del Piano regolatore per l’installazione di impianti eolici».

Diventa dunque sempre più concreta l’ipotesi della realizzazione di un parco eolico. «L'amministrazione coinvolgerà tutti i cittadini nella realizzazione del Piano regolatore per l’installazione di impianti eolici - commenta Fai - Ci saranno incontri, seminari e quant'altro si riterrà necessario per rendere partecipe l’intera popolazione al fine di sensibilizzarla alla problematica, nel pieno rispetto delle norme vigenti. Non siamo in ritardo rispetto ad altre realtà anche a noi vicine - continua Fai - ormai, la macchina si è messa in moto e procederà il più speditamente possibile».

Intanto, dall’altra parte del Consiglio, la minoranza di centrosinistra e di centrodestra dichiara propria la richiesta dell’adozione dell’emendamento in merito alla redazione del Piano Regolatore Impianti Eolici.

«L’emendamento della minoranza è stato votato all’unanimità - dicono i consiglieri dell’opposizione - La maggioranza ha presentato in Consiglio una delibera che, in sintesi, richiedeva tre cose: esprimere la volontà circa la realizzazione di un impianto eolico; di demandare agli Organi competenti gli atti consequenziali all’adozione dell’atto; di informare la popolazione per dirimere ogni perplessità possibile. Durante il Consiglio - continuano i consiglieri di minoranza - siamo riusciti a stanare la maggioranza: è emerso che al Protocollo del Comune erano pervenute 4 proposte di imprese nazionali che intendevano realizzare un impianto eolico sul territorio vegliese e intendimento della maggioranza era quello di far scegliere una di queste ai tecnici e presentare la richiesta alla Regione Puglia. Contrari all’approvazione della Delibera, abbiamo chiesto di fare un emendamento alla Delibera per rinviare il tutto a dopo la redazione del Piano Regolatore Impianti Eolici».

di Katia Manca

 

Dal Nuovo Quotidiano di Puglia e da  La Gazzetta del Mezzogiorno di venerdì 4 maggio 2007

 

Notizie sul progetto eolico a Veglie:    "L’amministrazione apre alle energie alternative"


dal Nuovo Quotidiano di Puglia  4/05/07

Palazzo dei Celestini vuole l'ultima parola

La Provincia dice basta all'eolico selvaggio

Pellegrino: «E' l'ora delle regole»

 

L'alt è arrivato da entrambi i fronti: Centrosinistra e Centrodestra uniti dopo che una settimana fa i dissensi avevano reso necessaria una maggiore riflessione. Una moratoria, chiesta e inoltrata alla Regione, che vuol dire mettere fine al proliferare delle torri coliche e "rivendicare" il via libera a questo o a quel progetto togliendolo, di fatto, all'amministrazione regionale: la Provincia batte i pugni sul tavolo, il Consiglio - quello svoltosi ieri mattina - che trova l'accordo all'unanimità e pone l'alt atteso da molte settimane alle torri per la produzione di energia con il vento dopo il moltiplicarsi di dubbi e proteste degli ultimi mesi.

E Giovanni Pellegrino, il presidente che aveva fatto sua questa battaglia, che alla fine tira le somme: «L'ente Provincia ha rivendicato le sue competenze e ora servono subito delle vere regole che ridisegnino la mappa delle energie alternative nel nostro territorio». E sullo sfondo un dato che è stato reso noto in Aula: sono 500 le torri eoliche nel Salento per cui è stata richiesta l'autorizzazione alla Regione Puglia. In tutto 1.000 megawatt di potenza per una produzione potenziale di energia corrispondenti a 2gigawatt, pari quasi all'intero fabbisogno elettrico salentino.

Un verdetto bipartisan con 26 voti favorevoli e 2 astensioni - quelle di Flavio Fasano e di Ferdinando Pedaci - per quello che è l'atto di indirizzo sugli impianti di energia eolica. La relazione adotta, con criteri di urgenza, «un provvedimento di sospensiva delle procedure di autorizzazione unica per gli impianti di produzione energetica eolica, ma prevede delle linee guida per l'inserimento degli impianti eolici nel territorio». E vuol dire che queste linee guida permetteranno «di garantire gli elementi di tutela del territorio prevedendo, nell'ambito del piano energetico nazionale, da un lato il coordinamento dell'apporto energetico da fonti rinnovabili e, dall'altro, la procedura di valutazione di impatto ambientale.

Anche l'opposizione si è espressa a favore dopo che tutti i membri del Consiglio sono stati d'accordo sull'evitare che le nuove strutture di energia eolica danneggino l'ambiente e il territorio, ma che ci sia anche l'utilizzo opportuno di fonti rinnovabili.

«Noi eravamo contrari all'eolico selvaggio - dice il consigliere Antonio Gabellone di Forza Italia - qualora non fossero state utilizzate fonti rinnovabili e qualora le strutture avessero deteriorato il territorio andando a collidere con il turismo. Abbiamo chiesto alla Provincia di effettuare uno studio sulle aree più favorevoli».

Il Consiglio proviciale ha approvato la parte dell'atto di indirizzo con cui viene dato mandato al dirigente del settore ambiente di acquisire tutte le istanze di autorizzazione dalla Regione invitata a conferire alla Provincia i poteri relativi all'autorizzazione unica e alla valutazione di impatto ambientale.

Un emendamento aggiuntivo è stato approvato con analoga votazione è quello presentato dal consigliere Francesco Farì che introduce, nelle more delle autorizzazioni, «una normativa regionale che preveda l'obbligo dell'estensione di vantaggi economici ai comuni limitrofi - in un raggio di 10 chilometri - vantaggi per cui gli stessi Comuni potranno essere adeguatamente ripartiti».

di Marcella Battista


da La Gazzetta del Mezzogiorno  4/05/07

Il Consiglio di Palazzo dei Celestini approva all’unanimità la richiesta alla Regione

«Eolico, poteri alla Provincia»

Nicolino Sticchi: «Bisogna scongiurare gli insediamenti selvaggi»
Il presidente Pellegrino: «Più prudenza e buon senso per le agroenergie»

 

La Provincia chiede alla Regione i poteri sull'eolico, forte dell’unanimità del Consiglio. Ma nell’assise di Palazzo dei Celestini è sbarcata anche la questione agroenergie, e il presidente Giovanni Pellegrino chiede “prudenza e buonsenso” su tutto il capitolo dell’elettricità prodotta da biomasse. «L'ultimo episodio di cui siamo testimoni, quello di Collepasso - ha detto Pellegrino - vede da un lato un “no” emotivo e irrazionale della popolazione ad un impianto appena presentato. D’altro canto, ho visto un pò troppa fretta nel processo autorizzativo: la richiesta era stata appena presentata che già per l’11 maggio era prevista una conferenza dei servizi. E non ho compreso l’atteggiamento dell’azienda, che ha deciso di ritirarsi e abbandonare il progetto su quel territorio. C'era tutto il tempo per analizzare le richieste, capire quanto girasole sarebbe stato impiegato, con quali tecniche si sarebbe estratto l’olio, quante risorse idriche sarebbero state necessarie. Su tutta questa partita complicata occorrono più prudenza e buonsenso».

Il presidente ha aperto anche sul capitolo più delicato degli impianti a biomassa, ovvero la possibilità di bruciarvi i rifiuti. «Forse può avere un senso pensare a questa possibilità - spiega Pellegrino - piuttosto che portare il cdr a Massafra con un costo enorme, tenendo conto che una volta autorizzati questi impianti, non potremmo evitare che vi portino il cdr da altri territori».

Ma al centro del consiglio provinciale c'era u n’altra fonte di energia rinnovabile, ovvero l’eolico. E la richiesta partita da maggioranza e opposizione è chiara: cedere alla Provincia i poteri sulla valutazione degli impianti eolici, che appartengono alla Regione. Il dibattito si è svolto soprattutto nel centrosinistra, dove si sono registrate anche le uniche voci dissonanti, quelle di Fernando Pedaci e del capogruppo diessino Flavio Fasano. Ma partiamo dai dati. Sono 500 le “torri del vento” presentate per l’autorizzazione alla Regione: una potenza di mille megawatt complessivi, in grado di produrre due gigawatt di energia elettrica, pari quasi all’intero fabbisogno della provincia. Questi i dati forniti dal presidente della commissione Ambiente, Nicolino Sticchi, che ha paventato il rischio di eolico selvaggio sul territorio salentino, aprendo invece alla possibilità del micro-eolico (specie per l’autoconsumo delle imprese) e al cosiddetto “mix energetico”, cioè un piano concepito nel rispetto delle norme regionali per contemperare insieme eolico, fotovoltaico e biomasse. Una posizione sostanzialmente condivisa, con qualche “distinguo”, come quello del diessino Francesco Farì, che ha proposto un emendamento (poi approvato) in base al quale le royalty derivanti dalle centrali del vento vengano estese anche ai comuni vicini a quello dove avviene l’installazione degli impianti. Le voci dissonanti, si diceva, sono state quelle di Pedaci, che ha portato la sua esperienza di sindaco e ha sottolineato l’importanza dell’eolico per limitare l’utilizzo delle fonti energetiche inquinanti.

«Ho percepito un atteggiamento di ostilità all’eolico, che non condivido - spiega Pedaci - perché già oggi la legge fornisce strumenti per limitare il rischio di impiantare migliaia di pali nel Salento». Il riferimento è al “parametro di controllo”, una complessa previsione della legge regionale che, se applicata correttamente, porterebbe ad autorizzare non più di 133 pali eolici sul territorio provinciale. Più puntata su motivazioni giuridiche l’astensione di Fasano che ha sottolineato l’inapplicabilità della richiesta alla Regione per una moratoria sugli impianti.

Alla fine, la richiesta di poteri alla Regione incontra il favore di tutta l’assemblea e riscuote anche successo all’esterno: con una nota l’associazione ambientalista “Italia Nostra” plaude alla posizione della Provincia.».

di Danilo Lupo

Dal Nuovo Quotidiano di Puglia e da  La Gazzetta del Mezzogiorno di domenica 20 maggio 2007

dal Nuovo Quotidiano di Puglia  20/05/07

Francesco Spada, designer leccese, boccia lo stravolgimento del territorio attuato sul piano energetico e su quello dei trasporti

Il futuro del Salento? Nè eolico, nè metrò

 

Nè pali, nè pale. Non è insomma così che il Salento vincerà le sfide che l'attendono al varco di un futuro non ancora pienamente delineato, e non necessariamente roseo: l'ottimismo, in materia di ambiente, è purtroppo davvero fuori luogo. Nè pali, nè pale, non conosce dubbi la verità di Francesco Spada, designer e direttore di Nart, "Internationai laboratories for sustainable architecture and ecodesign": attività la ricerca e la progettazione nel campo delle energie rinnovabili e del design ecocompatibile, obiettivo la valorizzazione e la salvaguardia di ambiente e paesaggio.

Un duo inscindibile, il degrado del primo si riflette immancabilmente sul secondo, e viceversa: primo atto d'accusa del cahier de doléance di Spada, che - nomen omen - mena fendenti a destra e a manca. Senza escludere alcuno.

A partire dall'eolico selvaggio, «ferita insanabile per l'ambiente». Ovvero la decisione della Regione di rimettere ai Comuni ogni determinazione in materia: chi vuole, quando vuole e dove vuole si crea la sua brava, piccola foresta di pale. Anche nel cortile di casa, perché in nome delle royalties regredisce miracolosamente anche la sindrome Nimby, "Not-in-my-backyard", disturbo che denota un'incredibile recrudescenza, invece, quando si parla di installare centrali o discariche che producono miasmi senza denari a corredo. «Un grave, gravissimo errore - spiega Spada - ed è commovente al riguardo la presa di posizione di Giovanni Pellegrino, presidente della Provincia di Lecce, rimasto solo a difendere i diritti del paesaggio e il il diritto al paesaggio». Un elemento che dovrebbe essere la principale preoccupazione di un territorio che si autocelebra mecca del turismo internazionale, invece no: grazie alle normative approntate dalla Regione, e senza pensiero alcuno a forme di consultazione e collaborazione tra paesi che distano pochi ulivi l'uno dall'altro, ad ognuno la sua foresta di pale.

Oppure di pali: Francesco Spada boccia anche la metropolitana leggera di Lecce, che tante polemiche addusse ai leccesi. Perché Palazzo Carafa non ha ritenuto di sentire in proposito la città, ad esempio, «mentre a Perugia il progetto virtuale del minimetrò di Jean Nouvel è rimasto esposto al pubblico per mesi e mesi, per raccogliere impressioni e suggerimenti di chi avrebbe poi dovuto usare il mezzo. Una questione di civiltà e democrazia».

Sbagliato dunque l'approccio ai problemi ambientali, insiste ancora Spada, che accarezza l'idea di un corso di specializzazione universitaria in Ecodesign. E che, mentre acquista forma e consistenza, in casa Nart, il prototipo di un lampione urbano fotovoltaico, «il primo in assoluto», si dice a favore appunto del fotovoltaico, pure spinto. Cosa a cui Nart sta lavorando: «Si tratta di un progetto terapeutico per il paesaggio», ovvero trasformare le cave dismesse in piccole centrali fotovoltaiche, appunto. Qualche sito, nel Salento, è già stato individuato, «diciamo dalle parti di Maglie»; una volta a regime, l'impianto, invisibile perché sottoposto rispetto al livello stradale e comunque adeguatamente mimetizzato con l'ambiente circostante, potrebbe e dovrebbe «garantire autosufficienza energetica al comune per cui è realizzato, molto più dell'eolico».

Bando dunque alle lobby che pretendono di dettare le regole del domani, perché il futuro del Salento si chiama ambiente e lo slogan deve essere «alleggerire la pressione sull'habitat naturale»: «Tutti coloro che decidono del destino del territorio debbono lavorare in un'unica direzione: la nascita di un nuovo modello di sviluppo, di una nuova economia basata sulla sostenibilità delle produzioni, sull'ecodesign, sullo smaltimento intelligente dei rifiuti e sulla creazione di nuove aziende e nuove professionalità in questi settori». Perché non servono le cattedrali nel deserto, la parola chiave per proiettarsi nel futuro è "sottrarre", anziché "aggiungere": «Nanotecnologie per combattere le nanopolveri, dematerializzazione per uno sviluppo sostenibile. Perché il futuro si chiama Ikea e Muji, ovvero lo stretto indispensabile alla portata di tutti: in un mondo in cui tutto è shopping, il vero lusso è il non-shopping, ovvero vivere a basso costo. Un principio che dovremo per forza applicare all'economia del Salento, dall'architettura alla moda», conclude il direttore di Nart, «se vogliamo davvero costruire un modello di sviluppo sostenibile e salvare il territorio dal degrado assoluto».
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di Leda Cesari


da La Gazzetta del Mezzogiorno  20/05/07

« L’ambiente non va svenduto»

Agroenergie, è mobilitazione. «Sì all’energia pulita, no a progetti con un forte impatto sul territorio»

 

L’ambiente non va sacrificato sull’altare dell’eco-business. A scendere in campo sono esponenti del mondo ambientalista e dell’associazionismo, i quali «frenano» sulle agroenergie. Si tratta di Antonio De Giorgi, energy manager, Aldo Cormio, Antonio Greco, presidente «Terra d’Arneo», Maria Ingrosso, Michele Leone, Roberto Paladini, presidente di «CulturAmbiente», Mauro Pascariello, Cosimo Quarta, dell’Università del Salento, Chino Salento, Giovanni Seclì , coordinatore del Cobas, Sergio Starace, di «Imasiq»; mentre intervengono, a titolo personale, Vittorio De Vitis, Mario Fiorella, Giacinto Leone e l’oncologo Giuseppe Serravezza.

In una lettera inviata al presidente della Regione Nichi Vendola, al presidente della Provincia Giovanni Pellegrino e al sindaco Adriana Poli Bortone, spiegano che «dell’abnorme proliferare di torri eoliche, frutto di accordi localistici, si è ampiamente discusso e, per fortuna, qualche segnale di moratoria un po’ tardivo si intravede». «Minore attenzione e allarme - aggiungono - è riservata alla proposta Italgest delle centrali ad oli vegetali, di alcune decine di mw ciascuna, tra le quali quella su Casarano-Collepasso (rifiutata da quest’ultimo Comune) e l’altra su Lecce. Esse funzioneranno ad oli vegetali, per la cui produzione si coltiveranno fino a ventimila ettari, soprattutto di girasole. Che dire poi dei 5.000 ettari che l’Energeco metterà a coltura di alghe nella provincia di Lecce? Ettari ricoperti completamente da tunnel di plastica? Solo questi due progetti devasteranno almeno il 15 per cento della sopravvissuta superficie agricola della provincia».

«Quali le emissioni prodotte? - si chiedono - Quale l’impatto sull’ambiente, soprattutto in termini di inquinamento ed emungimento della falda? Quale l’impatto sulla storia del territorio, sul suo paesaggio, sui siti archeologici. Non è forse necessaria una rigorosa e imparziale valutazione di impatto ambientale sull’intero territorio, bloccando accordi localistici e privatistici?».

Secondo gli esponenti del mondo ambientalista e dell’associazionismo sono positive le recenti dichiarazioni del presidente della Provincia Giovanni Pellegrino («e i ripensamenti della Coldiretti») circa le centrali ad oli vegetali e l’abnorme produzione di girasoli, la tutela della falda e della storia del territorio. «Ma occorre andare oltre - aggiungono - e far seguire alle dichiarazioni e ai progettati studi di fattibilità per l’agroenergia, atti istituzionali concreti: la disdetta dei protocolli d’intesa firmati dalla Provincia con Italgest ed eventuali altre imprese energetiche. Ed è necessaria una presa di posizione della Regione, per evitare una schizofrenia tra istituzioni».

Dopo aver spiegato che è necessario il ricorso alle energie pulite ed alternative alle fossili delle magacentrali, aggiungono che tutto ciò va attuato «con una seria programmazione regionale che preveda il risparmio ed il ridimensionamento dello spreco energetico». Stoppano poi la Puglia ed il Salento, «quali esportatori di energia che devasta l’ambiente ed alimenta sprechi» e chiedono «nuove politiche per la mobilità e l’urbanistica».

Ritengono «indispensabile che la Regione Puglia e la Provincia di Lecce impongano l’immediata moratoria a tutti i progetti di produzione di energie rinnovabili che hanno però un forte impatto sul territorio». Sarebbe opportuno che «le due istituzioni promuovano una serie di convegni e conferenze, studi di fattibilità e non solo, al fine di valutare il reale fabbisogno energetico del territorio». Infine, «è necessaria una più drastica determinazione verso la riconversione a gas e il ridimensionamento del mostro Cerano, certamente “non estraneo” all’incremento dei tumori che si registrano».

di Davide Stasi

Da La Gazzetta del Mezzogiorno di mercoledì 22 maggio 2007

Paride De Masi, amministratore delegato di Italgest, replica alle critiche degli ambientalisti. La Coldiretti ribadisce la sua adesione

«Agroenergie? Sono le polemiche sterili e senza fondamento a danneggiare l’ambiente»
 

«Nessuna svendita dell'ambiente. Semmai un impegno nel salvaguardarlo». Paride De Masi, amministratore delegato di Italgest, difende i progetti di energia rinnovabile in via di realizzazione nel Salento.

«L’ambiente non va sacrificato sull’altare dell’ecobusiness», l’accusa mossa nei giorni scorsi da ambientalisti ed associazionismo. Alla quale, il coordinatore nazionale per le energie rinnovabili di Confindustria risponde in modo perentorio: «In realtà a danneggiare l’ambiente e lo sviluppo sostenibile sono proprio le polemiche sterili e prive di fondamento».

De Masi difende la centrale per la produzione di agroenergie che dopo il vespaio di polemiche sollevato a Collepasso è ora pronta ad essere realizzata a Casarano. «Un impianto che nasce come innovativo accordo di filiera, siglato da Coldiretti e da vari enti - spiega - grazie al quale verranno riconvertiti centinaia di ettari di coltivazioni di tabacco senza più sbocchi di mercato in campi di girasole con cui si alimenterà la centrale. Si tratta di un accordo di filiera pilota a livello nazionale per le energie rinnovabili che ha già fatto proseliti: Fermo, Pescara, Arezzo hanno già realizzato l’iniziativa ideata nel Salento. Eppure qui viene contestata».

Un progetto sul quale, chiarisce dal canto suo la Coldiretti leccese, «non c’è stato alcun ripensamento nè alcun dietro front. Tutt’altro», mette in chiaro il direttore Giorgio Donnini.

«Gli agricoltori sono pronti a sostenere progetti seri, che hanno il nullaosta di enti ed istituti di ricerca universitari, come nel caso dell’impianto Italgest. Il mondo rurale farà la sua parte nella filiera, nell’ottica della multifunzionalità della moderna azienda agricola».

«Evidentemente - prosegue Donnini - l’appello sulla necessità di una razionalizzazione dei progetti delle energie rinnovabili al vaglio degli enti è stato frainteso. Il nostro era un invito ad una programmazione oculata per un settore che rappresenta una seria possibilità di sviluppo del mondo agricolo».

L’aspetto paradossale, aggiunge il presidente di Italgest, «è che nel Salento si mettono in discussione linee di indirizzo mondiale sottoscritte da 500 scienziati incaricati dall’Onu. Un documento che individua nel fotovoltaico, nell’eolico e nelle agroenergie, in particolare quelle degli olii vegetali, l’alternativa più credibile al petrolio, responsabile delle emissioni nocive e del progressivo surriscaldamento del pianeta».

Il sogno di Italgest è quello di realizzare un polo integrato dell’energie rinnovabili del Grande Salento: fotovoltaico a Brindisi, eolico a Nardò e agroenergie a Lecce e Casarano.

Per ciò che riguarda l’eolico, De Masi anticipa il progetto di un parco rilevato sul territorio neretino, «che ha già ottenuto quasi tutte le autorizzazioni e che prevede l’istallazione di 32 torri nella zona rurale tra Copertino e Nardò. Non ci sogneremo certo di installare le torri nelle aree di valore turistico, come Portoselvaggio, e siamo pronti anche a recepire le esigenze di tutela di masserie con destinazione turistica ed altri punti sensibili del territorio. Eppure anche in questo caso il Consiglio comunale ha espresso parere contrario».

E ritornando al progetto delle agroenergie osteggiato da Collepasso, De Masi ammette di essere tutto sommato contento di essere ritornato al Comune che per primo aveva dato la disponibilità ad accogliere l’impianto: «Casarano diventerà l’esempio di una riuscita riconversione del tessuto economico, dal manifatturiero ai servizi, come appunto la produzione di energia pulita. Un esempio che farà proseliti in tutta italia e che vede per la prima volta la Puglia all’avanguardia rispetto ad aree più evolute».

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