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Da La Gazzetta del Mezzogiorno di domenica 12 ottobre 2008

Swap e Boc, polemica al Comune
«A rishio gli stipendi dei comunali?»

 «La situazione è sotto controllo»

VEGLIE - «A Veglie Swap e Boc stanno mettendo a rischio gli stipendi degli impiegati comunali?» La domanda, pesante come un macigno, arriva dall'opposizione di centrosinistra e di centrodestra, ma subito, dall'altra parte della barricata, arriva la risposta dell'assessore: «Tutto sotto controllo. Fino a dicembre, anzi, la banca dovrà restituirci una parte degli interessi».

La patata bollente, ammesso che di questo si tratti, l'ha lanciata sul tavolo il consigliere di minoranza Antonio Greco, alla luce della tempesta che sta investendo i mercati finanziari. I contratti bancari a cui fa riferimento il consigliere sono due: la rinegoziazione del debito pregresso attraverso gli swap e il prestito obbligazionario comunale (Boc). Entrambi i contratti risalgono ai 2006 quando l'esecutivo guidato dal sindaco Fernando Fai decise, col voto contrario dell'opposizione, di chiudere anticipatamente una parte della pendenza di otto milioni di euro con la Cassa depositi e prestiti per i mutui contratti negli ultimi 20 anni. Da qui la stipula di due contratti con la Banca Opi per un importo complessivo di  5 milioni e 120mila euro. Un'operazione tenuta d'occhio dalla Corte dei conti che nel gennaio scorso non aveva mancato di rilevare che il tasso di interesse verso l'istituto bancario aumenta negli anni, determinando un'accelerazione del rimborso verso gli ultimi dieci anni della durata del contratto. E vale a dire rinviando al futuro parte della ristrutturazione del debito. Ma, si diceva, dall'assessore ai Servizi Economico Finanziari del Comune, Cosimo Mangia, arriva la garanzia che tutto è sotto controllo. L'assessore è pronto ad affermare che «non c'è nulla da temere. Niente allarmismi, la situazione è sotto controllo. Siamo in stretto contatto con la banca e stiamo facendo le dovute vantazioni. Anche se il mercato finanziario è debole, è la banca che, sino al 31 dicembre prossimo, dovrebbe restituirci una parte degli interessi».

k.m.

 

 

Dal sito della Gazzetta del Mezzogiorno di lunedì 13 ottobre 2008

Borse giù, in Puglia  «tremano» 23 Comuni

LECCE - La parola d’ordine è «niente allarmismi» ma è inutile nasconderlo: il malato non gode proprio ottima salute. La crisi finanziaria mondiale provocata soprattutto dai cosiddetti «prodotti derivati», orgoglio della «finanza creativa» non fa vivere momenti tranquilli a molti amministratori locali che negli swap avevano intravisto una bella scommessa da vincere e che invece costa cara. Con imprevedibili ripercussioni nel futuro più o meno immediato. E se molti comuni assicurano che non corrono rischi perchè i contratti sono in scadenza o sono stati già bloccati, i dati numerici lasciano perplessi.

Infatti, 23 comuni salentini hanno sottoscritto con le banche swap per complessivi 198 milioni 169 mila euro. Alcuni sono estinti, altri in essere.

Ecco i centri coinvolti: Lecce (105 milioni di euro), Casarano (dieci), Veglie (8 milioni 262 mila euro), Sannicola (3,645), Ugento (5,520), Maglie (5,743), Lequile (1,761), Guagnano (1,619), Copertino (9,162), Gallipoli (7,408), Calimera (1,649), Campi (1,991), Caprarica di Lecce (1,260), Diso (1,055), Melendugno (3,587), Otranto (2,221), Tuglie (1,372), Taviano
(5,872), Cursi (2,700), Acquarica del Capo (0,829), Castrignano dei Greci (0,617), Trepuzzi (12,600), Galatone (4,288).

Ogni comune, ovviamente, è un caso a sè. Situazione difficile ma non gravissima o vera e propria mattanza per le casse comunali? I giudizi sugli Swap, gli strumenti di finanza derivata a tasso variabile adottati dal comune di Casarano, sono contrastanti. Secondo il capogruppo consiliare di Forza Italia, Giampiero Marrella, l’operazione Swap costerebbe alle casse comunali circa 100mila euro l’anno, con un trend che, essendo legato all’oscillazione dei tassi di interesse, risulta negativo. Le cifre sono aggiornate alla scorsa primavera, poiché ancora si è in attesa di visionare la relazione relativa all’ul - timo semestre. Nel giugno del 2005, il consiglio comunale decise di rinegoziare i mutui contratti con la Cassa depositi e prestiti, circa 10milioni di euro, con un prestito obbligazionario a tasso fisso che prevedeva l’emissione dei Buoni ordinari comunali (Boc) per il tramite della banca Opi. In quell'occasione, lo stesso assessore al Bilancio, nonché vicesindaco, Gabriele Caputo (Pd), giudicò l’ipotesi della finanza derivata come «rischiosa e quindi da scartare».

Nonostante ciò, la delibera dava mandato al responsabile dei servizi finanziari di procedere in quella direzione, qualora lo avesse ritenuto necessario. Detto, fatto. Nel marzo 2006, si procedette all’aggancio dei Boc agli Swap, passando da un tasso fisso ad uno variabile. Un’operazione che Marrella definisce «scellerata, perché presa in un momento in cui tutti gli analisti segnalavano un andamento assolutamente negativo».

Quanto inciderà questa operazione sulle finanze comunali quando, nel 2025, scadrà il relativo contratto, non è dato sapere. Quel che è certo è che, dopo aver portato ad un risparmio di 150mila euro nel primo anno, nei successivi tre semestri è costata alle casse comunali rispettivamente 60, 50 e 40mila euro, giungendo ad un bilancio di sostaziale pareggio. Con il tasso di interesse che, partendo dal 2,7 per cento, nel frattempo ha sfondato quota 5. Proprio la decisione di adottare gli Swap è stata una delle cause che ha portato alle dimissioni di tre dei cinque membri della commissione Bilancio, con il conseguente scioglimento della stessa.

Secondo la maggioranza, però, un atteggiamento allarmista non è giustificato. «È chiaro», precisa Caputo, «che tutto è legato alle oscillazioni del tasso. Tuttavia, al momento della stipula del contratto abbiamo messo dei paletti per i quali la fluttazione non può salire al di sopra di una certa soglia. Ad ogni modo, l’andamento degli Swap non è legato a quello delle borse, come erroneamente si crede, ma all’oscillazione dei tassi. Se poi, come potrebbe accadere, la Banca centrale deciderà di intervenire con un abbassamento dei tassi, questo provvedimento favorirebbe una congiuntura che al momento, pur non potendo noi sbilanciarci in previsioni, non è delle più favorevoli».

Dall’entroterra alle rive dello Jonio. Il Comune di Gallipoli è stato il secondo in Puglia a ricorrere agli strumenti finanziari derivati ma, va detto subito, è stata una scelta fino ad oggi proficua, con il rischio, qualora le cose dovessero andare male come tutto lascia presagire, di cadere comunque in piedi.

La prima operazione di swap attuata oltre un lustro addietro con l’Unicredit per iniziativa del dirigente del settore economico-finanziario del Com une, Pantaleo Isceri, si concluse con un utile di circa 200 mila euro. Per questo, nel 2006, quando si può dire che ormai tale operazione fosse «di moda», l’amministrazione decise di ripercorrere la stessa via, questa volta con il Monte dei Paschi di Siena; l’assenso degli uffici fu subordinato ad una condizione, risultata anch’essa vincente: l’accantonamento degli utili per fronteggiare eventuali perdite.

In conseguenza, grazie ad un favorevole avvio dell’esperienza, fino ad ora il Comune ha costituito, con oltre 350 mila euro, quel «fondo di fluttuazione» che consente di guardare con tranquillità all’attuale congiuntura negativa. Nel 2005 il Comune ha anche convertito i mutui (un passivo che dovrebbe aggirarsi sui 15 milioni di euro): ha contratto dei Boc-Buoni ordinari del Comune, coprendo il debito esistente con la Cassa depositi e prestiti, ottenendo una riduzione del tasso dal 6 al 4 per cento e pertanto con un risparmio di circa 300 mila euro l’anno. E siccome il tasso è fisso, si comprende perché Isceri sostiene che tale operazione rimane valida e la rifarebbe.

E lo swap? In tale caso, non si può mai trattare di risparmio certo, ma di variabili legate a titoli, obbligazioni o prodotti (l'andamento del prezzo del petrolio può dare un’idea dell’ampiezza delle oscillazioni e dei contraccolpi), per cui si possono materialmente incassare plus valenze o pagare perdite. Quest’anno si era profilato negativo già prima dell’esplosione della vicenda mutui-facili statunitensi, ma la riserva accantonata consente al Comune di guardare con tranquillità alle, più che probabili, perdite dei prossimi anni.
 

a.n.  e  g.a.

dal sito della Gazzetta del Mezzogiorno

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