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Dal Quotidiano di Lecce di Giovedì 23 novembre 2000

 "Lo Stato ha dimenticato la strage della Grottella"

E' trascorso poco meno di un anno dalla strage della Grottella e poco più di un mese dalla chiusura delle indagini. Troppo poco per chi, ancora oggi, sente nello stomaco i pugni inferti da una criminalità senza scrupoli e chiede impotente giustizia alla giustizia.

 A Veglie nelle case delle tre vittime  - Raffaele Arnesano, Rodolfo Patera e Luigi Pulli - il tempo ha ritmi più lenti, scanditi da ricordi e da un dolore che no dà pace. Mai. Parole dure quelle di Gianni Pulli, figlio maggiore di Luigi, carabiniere in servizio a Firenze: "Il colpo miliardario da parte del commando che assaltò i due portavalori della Velialpol il 6 dicembre scorso dimostra senza possibilità di dubbi che dietro i sanguinari esecutori della strage vi era una organizzazione facente capo a personaggi criminali di primissimo piano cui, fra l'altro, il ricavato del colpo doveva finanziare la latitanza".

Gianni Pulli ha ancora negli occhi quei terribili fotogrammi che fanno ormai parte della sua vita. In carcere ci sono i pastori sardi Pierluigi Congiu e Gianluigi Depau, accusati di rapina, furto, ricettazione delle vetture usate per l'assalto e concorso in triplice omicidio. Concorso con chi? Con persone ignote, per ora. E questo fa ancora più male. Il carabiniere manifesta la sua delusione: "E' stato facile risalire a due degli esecutori materiali, mentre la magistratura ha trovato grandi difficoltà a dare un'identità agli altri e numerosi componenti del sanguinario commando e soprattutto ad identificare l'organizzazione criminale che ha predisposto il colpo e ne ha goduto i frutti".

 A questo triste panorama si aggiunge poi una denuncia del giovane per "la lentezza con cui tendono ad erogare i benefici previsti dalla legge 302 del '90 che prevede la garanzia di un impiego statale per un familiare stretto di chi sia caduto vittima di un delitto di mafia". In più l'articolo 7 della stessa legge prevede espressamente che i benefici in questione debbano essere erogati anche indipendentemente da una sentenza definitiva. Ma di fronte a queste famiglie si erge un muro di gomma. Gianni Pulli aggiunge: "La pubblica Amministrazione risponde a tutt'oggi che occorre attendere l'esito delle indagini prima di venire in nostro soccorso economicamente". Ma le indagini sono state dichiarate ufficialmente chiuse, dicevamo, il 6 ottobre scorso.

di Fabiana Pacella

Dal Quotidiano di Lecce di Sabato 2 dicembre 2000

 "Grottella, a giudizio i due pastori sardi"

Veglie: Si svolgerà il 2 febbraio il processo per l'uccisione dei tre vigilantes della Velialpol avvenuta a Copertino

Il processo è fissato per il 2 febbraio prossimo davanti alla Corte d'Assise. E Il processo è per l'assalto armato del 6 dicembre scorso a due furgoni della Velialpol: tre vigilantes uccisi, tre feriti e - per i malviventi - un bottino da quasi due miliardi di lire. A giudizio vanno i due pastori sardi - cognati tra loro - Pierluigi Congiu e Gianluigi Depau, 22 anni entrambi, accusati di concorso in rapina e in omicidio, più porto e detenzione di armi, più ricettazione di una delle auto usate dal commando (composto da almeno 10 persone), quell'Alfa 164 recuperata poco dopo la strage in una masseria usata dai due sardi per il pascolo del bestiame e che ha portato gli investigatori subito sulle tracce di Congiu e Depau. Inutili, mercoledì in udienza preliminare, le richieste di proscioglimento avanzate dai legali degli imputati, gli avvocati Massimiliano Petrachi e Pasquale Ramazzotti. I familiari di due delle tre vittime (Rodolfo Patera e Raffaele Arnesano, quel giorno morti insieme con Luigi Pulli) si sono costituiti in giudizio parte civile con l'avvocato Gaetano Gorgoni. Stessa cosa ha fatto la Velialpol con l'avvocato Claudio Di Candia. Sulla strage, ieri, s'è soffermato Gianfranco Fini, in visita nel Salento e passato da Veglie per incontrare i parenti delle vittime: "Il tempo che passa comporta inevitabilmente il rischio di dimenticare. Alle parole di uno Stato che sotto i riflettori garantisce giustizia devono seguire fatti concreti, per due ragioni: da un lato il rispetto delle famiglie colpite e dall'altro la credibilità della politica".  Altre denunce sono state poi lanciate dal leader di An: "C'è l'insensibilità di chi poteva far qualcosa per queste famiglie e pure è stato a guardare. Il ministro degli Interni non deve nascondersi dietro interpretazioni troppo rigorose per giustificare la mancanza di intervento". Sotto accusa l'interpretazione restrittiva della legge 302 del '90, che impedisce l'elargizione di benefici economici a chi sia stato colpito da delitti di mafia come nel caso della strage della Grotella. Non meno severe sono state le parole dell'onorevole Alfredo Mantovano: "L'uccisone dei vigilantes fu allora un duro schiaffo al Salento intero, un'offesa cui si deve rispondere auspicando un'azione di squadra". Un cittadino, poi, ha rotto il silenzio, lanciando quasi una sfida l presidente di An: "Perché il meridione deve essere penalizzato anche per la giustizia? Ci avete dimenticato e resi impotenti. Non vogliamo posti di lavoro, solo sostegno concreto". Ma Fini ha ribadito la propria fiducia negli sviluppi futuri della vicenda. Alla fine dell'incontro il leader ha abbracciato Maria, Romina e Antonietta, rispettivamente vedove di Patera, Arnseano e Pulli. Per loro un fascio di fiori. E nuove promesse.

di Fabiana Pacella

Dalla Gazzetta del Mezzogiorno di Sabato 2 dicembre 2000

 "A febbraio il processo dei due pastori sardi"

In campo le famiglie di due vigilantes. E c'è anche una causa civile

I due pastori sardi sono stati rinviati a giudizio per la strage di Copertino. Pierluigi Congiu e Gianluigi Depau non sono neanche comparsi davanti al gip Maurizio Petrelli che, l'altra mattina, li ha spediti sotto processo dinanzi alla Corte d'Assise. Concorso in omicidio e rapina, le accuse. Avrebbero agito con altri, almeno una decina di persone, che sono rimasti sconosciuti. E così il prossimo 2 febbraio i pastori sardi saranno gli unici a rispondere dell'omicidio di Luigi Pulli, Rodolfo Patera e Raffaele Arnesano, i tre vigilantes della Velialpol uccisi durante l'assalto ai furgoni portavalori. I due pastori, giunti nel Salento da Villagrande Strisaili nel Nuorese, sono difesi dagli avvocati Massimiliano Petrachi e Pasquale Ramazzotti del foro di Cagliari. L'altra mattina, dal giudice per le indagini preliminari è stata accolta la richiesta di costituirsi parte civile presentata dai familiari di Rodolfo Patera e di Raffaele Arnesano, assistiti dall'avvocato Gaetano Gorgoni. Parte civile si sono costituiti anche la Velialpol e Giuseppe Quarta, la guardia giurata che era a bordo del portavalori sventrato da una carica esplosiva piazzata dal commando. L'istituto di vigilanza e il vigilante sono assistiti dall'avvocato Claudio De Candia. Prenderanno parte al processo come parte offesa, senza costituirsi parte civile, i familiari di Luigi Pulli, il vigilante che viaggiava sul primo portavalori e che è morto nello scontro con l'autocarro lanciato a tutta velocità dai banditi contro il mezzo blindato. La scelta di non costituirsi parte civile è legata al fatto che i parenti di Luigi Pulli, assistiti dall'avvocatessa Maura Centonze, hanno già avviato un processo civile per il risarcimento. In giudizio è stata citata la compagnia di assicurazione con quale era stata stipulata la polizza dell'autocarro Fiat Iveco che il commando aveva rubato la notte prima dell'assalto a San Pancrazio e che ha impiegato per fermare il portavalori su sui viaggiava Pulli. L'udienza del Tribunale civile è fissata per marzo. Nel processo si costituiranno anche le altre due guardie giurate che, la mattina dell'assalto, viaggiavano con Pulli: Flavio Matino e Giovanni Palma.

Dal Quotidiano di Lunedì 4 dicembre 2000

 "La strage un anno fa. Chi sa non parla, chiediamoci perché "

( di Luigi Del Prete)

Il sei dicembre dello scorso anno una rapina ad un furgone portavalori interruppe barbaramente la vita di tre uomini. Da allora vi sono state ugualmente altre numerose incursioni criminali. Alcune tramutatesi in tragedie immani, come l'omicidio del carabiniere Antonio Di Mitri lo scorso luglio a Francavilla. Eppure, quel sei dicembre, la tensione, la rabbia e le parole di tutti sembravano non poter consentire che una cosa del genere potesse ripetersi in nessuna forma. Ma dove erano finite quelle parole e quella tensione quando, dopo l'ennesima rapina ad una banca o ad una gioielleria, le forze dell'ordine sono tornate a scontrarsi contro un impenetrabile muro d'omertà? Dove era quella promessa d'impegno quando, di fronte ad un omicidio di mafia, persino l'assessore di un comune importante ha preferito darsela a gambe e rilasciare dichiarazioni sgangherate solo dopo che i carabinieri avevano scoperto che era fisicamente vicinissimo alla vittima al momento dell'agguato?

Gli stessi assassini dell Grottella sarebbero stati presi già se quella tensione, quello sdegno morale, fossero stati accompagnati da un diffuso senso civico, da una voglia di collaborare, e non dal più insulso "farsi i fatti propri". Sulla strage della Grottella, sono certo, ad avere notizie utili non sono solo i diretti responsabili. Per fortuna la nostra criminalità organizzata è cosa assai più modesta della Mafia o della 'ndrangheta. Chi ha commesso quel gesto barbaro ha fatto più errori, ha parlato di più, si è fatto notare di più, ha speso in modo più vistoso di quanto potrebbe fare un mafioso o uno 'ndranghetista. Qualcuno sa e non parla.

In questi giorni ricorre quel triste anniversario. I colleghi delle vittime hanno voluto ricordarli con un bel monumento. Noi ci apprestiamo a ricordare quel giorno con diverse iniziative e quel qualcuno che sa, che ha visto, che ha notato un dettaglio importante continuerà a tacere. Tra noi. Per paura, per ignoranza, per inciviltà, per irresponsabilità, comunque la si giri il problema di fondo è grave e permane. Permane al di là delle parole, dei buoni propositi, dell'impegno civile delle persone per bene, dell'impegno della Chiesa, dello sforzo immane di forze dell'ordine e di magistrati coraggiosi. Il giorno della commemorazione doverosa e sentita, allora, interroghiamoci più su questo prima di tornare ai buoni propositi, alle solite recriminazioni sterili di chi è pronto a prendersela con il Governo, con la Magistratura, con la questione meridionale e quant'altro il repertorio di certa politica ci ha abituati a subire in questi anni.

E' necessario uno sforzo nuovo da parte di tutti allora. Tutti, come quell'uomo che sa e che tace, siamo colpevoli. Perché in molti, nella nostra vita, come quell'uomo, abbiamo saputo e taciuto per vicende verosimilmente di minor peso. Ma questo non cambia le cose. Chi invola la famosa "tolleranza zero" cominci da sé prima di ogni altro. Riprendiamoci le nostre responsabilità.

E' necessario allora uno sforzo nuovo da parte dei partiti politici, acchè  selezionino uomini migliori prima di lanciarli nell'agone politico. E' necessario un corpo di educatori motivati e preparati, che insegnino alle nuove generazioni a comportarsi da uomini liberi. Liberi dall'ignoranza, dalla paura, dall'inciviltà, dall'irresponsabilità. E' necessario uno sforzo nuovo per ridare a tutti il coraggio di denunciare chi, non liberatosi dalla barbarie, tra di noi continua ad usare la violenza per vivere a spese degli altri, come un parassita. E' necessario ridare nuova dignità alle istituzioni tutte, perché i cittadini confidino ciecamente nel loro operato e non vi si avvicinino dubbiosi. Se alle nostre parole seguirà un impegno concreto avremo vinto la battaglia. In caso contrario, tutti, nessuno escluso, saremo simili a quell'uomo che sa e continua a tacere, tra noi. Critico contro il Governo, il Comune, le tasse. Mai con se stesso.

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