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aspettare i

primi feriti ?

Alla redazione di Veglie News

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E' necessario aspettare i primi feriti?

 

 

Sono passati circa 25 anni da quando, insieme ad altri compagni di giochi, costruivamo dei rudimentali monopattini fatti con assi di legno da muratore e cuscinetti da meccanico. Con questi "mezzi" si facevano gare, si inventavano giochi e si passavano intere giornate in compagnia.

 

Ma allora le strade erano diverse, il traffico su alcune era quasi inesistente. Oggi purtroppo, o per fortuna (dipende da come si interpreta il progresso), qualcosa è cambiato.

 

Ben vengano i nuovi monopattini che, a differenza di altri giocattoli, non hanno niente di elettronico e lasciano spazio alla fantasia e alla libertà di movimento  dei bambini. E anche perché fanno parte di quella categoria di giochi che si regalano ai figli per rinverdire i propri ricordi.

 

Ma stiamo attenti, noi genitori, al modo con cui facciamo usare ai nostri bambini questo "nuovo" oggetto così di moda in questo periodo e soprattutto ai posti in cui lo facciamo usare.

 

Ho visto in questi giorni gruppi di bambini "a bordo" di questi monopattini che circolavano spensieratamente su strade ad intenso traffico. Per una frazione di secondo ho solo immaginato quello che poteva succedere se un auto in quel momento avesse svoltato e si fosse trovata di fronte quel gruppo di bambini.

 

Per questo penso, (prima che sia troppo tardi e a prescindere dai regolamenti stradali che possono o meno permettere la circolazione di questi "mezzi" sulle normali strade), che i Vigili Urbani debbano prestare più attenzione a questo problema e che  debbano istruire (anche con manifesti pubblici) soprattutto i genitori sui pericoli che i bambini corrono e  provocano nel circolare su strade pubbliche "a bordo" dei monopattini.

 

Veglie, lì 3 gennaio 2001

Fernando

Commento alla lettera :

"E' necessario aspettare i primi feriti?"

 

Caro Fernando,

 ho apprezzato molto il tuo intervento sui monopattini e sulla necessità di vigilare prima che qualche brutta sorpresa ci faccia piangere come comunità e, peggio ancora, come famiglia.

 Proprio oggi, seguendo il tg2, ho potuto constatare che in altri paesi, in Inghilterra nello specifico, si sta lanciando una campagna di informazione e di formazione per l'utilizzo del casco anche per chi va in bicicletta.

 Questo mi ha confermato che mai abbastanza è alto il senso di vigilanza per la prevenzione degli infortuni ed incidenti stradali, se è vero che oggi, sulle nostre strade vediamo tantissimi giovani e meno giovani che, in barba alle norme del codice della strada, se ne vanno beatamente in giro senza il casco, sui motorini. E dire che la legge ha reso obbligatorio l'uso di questo salva-vita.

 Non so di chi la colpa, e non serve gridare sempre e solo alla cattiva vigilanza. Di fondo esiste una ineducazione e una mancanza di rispetto per se stessi e per la proprio vita.

 

Veglie, lì 24 gennaio 2001

Cosimo Fai

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