a cura di Cosimo Fai ed  Enzo De Benedittis

Edizione "Amici della Fotografia"

Progetto Ricerca e Salvaguardia

Ottobre 1997

"...e la mezzala sparò alto..."

fatti, personaggi, curiosità del calcio vegliese

a cura di Cosimo Fai ed Enzo De Benedittis (1997)

 

stralci dall'Introduzione del libro:

 

Alcuni anni fa, tra le varie iniziative programmate dal nostro circolo, venne fatta la proposta di raccogliere delle foto per un almanacco del calcio vegliese, sulla falsa riga di quelli pubblicati a livello locale e nazionale. L'entusiasmo contagiò tutti. Raccontare attraverso foto, classifiche, ricordi un pezzo di storia recente della nostra Veglie, ci sembrò oltre che interessante anche un ottimo momento di socializzazione. Mai avremmo pensato che la raccolta del materiale pubblicato nel presente volume ci avrebbe portato a conoscere e riscoprire persone della quotidianità, che tanta passione e foga hanno profuso in questo strano gioco, serio e tragicomico, che è il calcio.

[...]

Personaggi, situazioni, avvenimenti, saranno raccontati con il piglio del cronista, per evitare di creare inutili miti di persone che non lo erano ieri come non lo sono oggi.

Sarà un abbandonarsi ai ricordi con ironia, per non cadere nel rischio di facili quanto inutili nostalgie. Nella speranza di offrire a molti la possibilità di rivedersi, di riassaporare il gusto degli anni passati.

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Quindi il calcio che si presta a queste "faide" collettive. Scendere in campo di questa o quella squadra significa essere pronti a qualsiasi conseguenza, non escluso il ricorso alle cure mediche. Anzi, spesso queste cure erano la posta in palio tra squadre rionali dello stesso paese. La "pezza ti lu casu" che sfida la "sfrata ti Salice", mentre "lu cafè fausu" incontra per un'ennesima sfida "la strata longa", che annovera oriundi "ti lu Sannà".

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D'altronde la stessa parola, sport, traduzione monosillabica del francese "se deporter" non significa divertirsi, togliersi fuori, svagarsi? E allora fare sport è divertirsi in tutti i modi, il migliore, è giocare a calcio. Ripercorrere le gesta calcistiche dei nostri vegliesi ha significato e significa interessarsi ai progressi, ai regressi del costume, allo status economico e culturale del nostro paese, alle condizioni sociali nostre e degli altri. Non ci  meraviglia più di tanto se la storia calcistica passa attraverso una passione bruciata primariamente nel cortile dell'oratorio, della chiesa vicino casa. Delle continue liti con il Parroco, del dilemma tra "dottrina" e "partita di pallone". Fortunato chi riusciva a conciliare le due cose, si risparmiava un sacco di colpi di chiave sulle mani. (Ricordo don Giovanni Tondo, il caro don Giovanni, quanto ha faticato per educarci).

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Quindi, questo popolo di Santi, di Eroi, di Poeti, di Navigatori e Martiri, ha coltivato, nel corso degli anni, questa insana passione, rendendo il calcio il solo sfogo culturale dinamico della dea domenica. Nessun giudizio di merito.

Noi, nel congedare alle stampe questo lavoro, sentiamo solo il dovere di ringraziare tutti coloro che hanno partecipato, direttamente o indirettamente, alla buona riuscita dello stesso, ed augurare buona lettura e buoni ricordi!