Testata Veglie News


Dalla Gazzetta del Mezzogiorno  di Domenica 25/02/01

A dodici anni dalla scomparsa, Realino Mazzotta offre un ritratto inedito del maestro

Quell'«impresario d'altri tempi»

Carlo Vitale, autore di memorabili stagioni del bel canto

Il maestro Carlo Vitale, ovvero uno dei simboli storici della lirica a Lecce. Sono dodici anni che non c'è più ma nessun melomane salentino lo ha mai dimenticato. Su tutti, in particolare, il professore Realino Mazzotta, oggi primo violoncello dell'Orchestra della Fondazione Ico «Tito Schipa», negli anni Ottanta pupillo di Vitale, che lo volle nella «sua» orchestra appena fondata. Lo «strappò» con tutto il carisma di cui disponeva - ed era tanto - dal conservatorio «Giuseppe Verdi» di Milano, dove Mazzotta era ancora studente e che lo vide diplomarsi in violoncello, composizione e direzione d'orchestra. Poi, gli anni del perfezionamento presso l'accademia musicale di Vienna con il maestro Oesterreicher .

«Conobbi Carlo Vitale nel 1980 - racconta Mazzotta - si teneva il concerto inaugurale dell'Orchestra sinfonica di Lecce, creata dal maestro, con la "Messa da Requiem" di Giuseppe Verdi. Dirigeva Ottavio Zino e tra i cantanti vi era Carlo Bergonzi. Da allora accanto a lui è stato sempre un crescendo di soddisfazioni». Mosso da una grande competenza e da una irresistibile passione per la musica, il segreto dei tanti successi di Vitale era nell'intuire la scelta del repertorio.

Ricorda Realino Mazzotta: «Ogni concerto organizzato dal maestro diventava un evento, tanta era la cura che vi riponeva. Una volta, accompagnandolo in macchina, mi confessò che il suo personale segreto era nel saper dividere il pubblico in tre categorie: il pubblico della scuola, quello di provincia e quello colto. E su questi parametri razionalizzava il cartellone. Questo rimane uno dei suoi grandi insegnamenti».

La figura di Vitale come «impresario d'altri tempi», ostile ad ogni forma di innovazione in favore della praticità del passato, emerge da un simpatico aneddoto che il professore Mazzotta ci racconta con evidente nostalgia. «Una volta, dovendo io dirigere un piccolo complesso fuori scena, chiesi al maestro se potessi usare un monitor per seguire i movimenti del direttore nel golfo mistico. Ebbene, lui prese un chiodo e forò un pannello della scenografia: "Ecco - mi disse - ora puoi seguire il maestro..."».

Amabile e distaccato al tempo stesso, con gli strumentisti Vitale riuscì a creare un rapporto di grande affetto, sostenendoli in tutto, anche economicamente, ma pretendendo da loro il massimo dell'impegno nel momento in cui affrontavano la partitura musicale che lui aveva deciso. Ed ecco che spunta un altro aneddoto. «Gli chiesi - attacca Mazzotta - come potevo fare anch'io per farmi apprezzare dagli orchestrali. "Tu scrivi degli errori sugli spartiti", mi replicò scherzosamente, "e poi fai finta di correggerli durante le prove. Vedrai che successo..."».

di Giuseppe Pascali