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 Elezioni Provinciali del 6 e 7 giugno 2009 - Collegio n. 35 Veglie - Salice Salentino

10 Domande ai Candidati Consiglieri Provinciali

 

Risponde

Salvatore Frisenda

Candidato al  Consiglio Provinciale nella lista "DEMOCRATICI e RIFORMISTI"
nella coalizione di Centrosinistra con LOREDANA CAPONE Candidata Presidente

 

Introduzione: Prima di cominciare l’intervista ci faccia una sua piccola presentazione: età, impegni lavorativi, percorso politico.

Risposta: Mi chiamo Salvatore Frisenda, sono nato a Veglie il 9/12/1954. Sono sposato con Maria Gigante, di professione insegnante elementare, ed ho due figli. La figlia grande, Enrica di anni 21, è iscritta al secondo anno di Giurisprudenza. Il figlio piccolo, Alberto di anni 14, frequenta il primo anno del liceo scientifico.

Sono iscritto all’Albo dei Dottori Commercialisti, al Registro dei Revisori Contabili e all’Albo dei Consulenti del Lavoro. Sono pure iscritto nell’elenco Nazionale dei Revisori di Cooperative tenuto presso il Ministero delle attività produttive.

Attualmente, oltre a svolgere l’attività di libero professionista, ricopro anche incarichi come componente di collegio sindacale e revisore contabile presso cooperative.

A 17 anni ho avuto la mia prima tessera da socialista ed ho ininterrottamente aderito al partito socialista, quello che è sempre stato a sinistra, sino a due anni fa circa, sino a quando cioè si sono svolte le primarie per Prodi Presidente del Consiglio.

Da allora ho preso le distanze dal partito socialista (SDI) e la decisione definitiva di avvicinarmi al PD è venuta lo scorso anno, quando, nelle votazioni politiche, i socialisti non sono giunti ad un accordo con il PD.

Questo non vuol dire che io abbia cambiato la mia fede politica, vuol dire soltanto che guardo in avanti, e non vivo di ricordi del passato. Attualmente reputo il PD lo strumento più idoneo per contribuire alla costruzione del modello di società che a me piace.

Una società dove al primo posto vi è la persona umana con tutti i suoi pregi, i suoi difetti, i suoi bisogni e le sue aspirazioni.

Una società dove i diritti non vengano fatti passare come un favore, una concessione, per un interessamento dell’amico o per interessamento dell’amico dell’amico, ma una società in cui i diritti dei cittadini siano diritti punto e basta; e lo Stato o l’Ente Pubblico li riconosca e li applichi in quanto tali.

 

Domanda n.1: Una delle tante convinzioni degli elettori è che il politico sia presente solo al momento del voto. Lei quale impegno sente di poter prendere con gli elettori per smentire questa convinzione e per mantenere vivo e costante il rapporto tra cittadino e politico anche al fine di rendere trasparente la sua azione di governo.

Risposta: In questa tornata elettorale vivo la mia prima esperienza diretta in politica. Il mio impegno politico risale agli ultimi anni delle scuole superiori e le volte che ho ricoperto incarichi all’interno del partito (partito socialista) ho sempre fatto lavoro di squadra. Anche nel mio lavoro ho sempre fatto e faccio squadra. In politica fare un lavoro di squadra è il miglior modo per non perdere il contatto con la gente; con il lavoro di squadra si coinvolge e si stimolano le persone a fare politica. Questo è il sistema più democratico ed miglior metodo per esercitare un controllo sui soggetti eletti e che ci rappresentano nelle istituzioni. Se vi è un gruppo di persone intorno ad un rappresentante politico, questi innanzitutto non si sente abbandonato ed inoltre sa che deve interloquire con queste persone ed esse saranno il miglior portavoce presso i cittadini delle azioni concrete svolte dal rappresentante politico. Di conseguenza è il lavoro di gruppo, che può essere identificato in un partito, lo strumento migliore per rendere l’azione di governo trasparente e vicina alla legge.

Oggi assistiamo al fatto che molti politici, dopo essere stati eletti, si arrogano il diritto di comportarsi in modo del tutto autonomo, reputando i voti ottenuti un loro esclusivo merito e per questo vogliono gestire la politica in modo del tutto autonomo e personale, senza dar minimamente conto del loro operato al partito, ai gruppi di persone che li hanno sostenti e ai cittadini.

 

Domanda n.2: Il collegio Veglie-Salice fa parte di un distretto agricolo di notevole importanza. Il nostro territorio è fonte di produzioni di prima qualità. Nonostante questo, i produttori sono costretti a vendere alle aziende distributrici e trasformatrici a prezzi poco remunerativi e allo stesso tempo i consumatori sono costretti ad acquistare dalle catene commerciali a prezzi esorbitanti. Quali sono le sue idee su questi temi e cosa pensa lei dei progetti di distribuzione a filiera corta e dell’agricoltura periurbana? Come si potrebbero invogliare le nuove generazioni a investire nell’agricoltura che ancora oggi risulta essere il volano dell’economia dei nostri paesi?

Risposta: La filiera corta è uno strumento che si sta rivelando efficacissimo in altri contesti territoriali, come nelle grandi città e nel centro-nord. Da noi stenta a partire o sta muovendo i primi passi, perché vi è poco spirito di aggregazione, ed anche perchè, se in tempi non molto lontani vi è stato, l’aggregazione e la cooperazione hanno deluso le aspettative della gente. Questo è sempre successo perché i nostri contadini hanno riposto e ripongono ancora fiducia nelle persone che li debbono tutelare e difficilmente esercitano il controllo. Ci troviamo esattamente nella stessa situazione di cui alla domanda precedente. In questo caso vi è un fattore aggravante della situazione che è dato dalla avanzata età degli agricoltori. Secondo me, a queste persone non si può far cambiare mentalità, per cui bisogna trovare strumenti diversi.

Io reputo che, in base ai nuovi strumenti legislativi, e mi riferisco alle attività connesse all’agricoltura e alle attività di commercializzazione tramite associazioni di produttori agricoli, si possa tentare di risolvere il problema. Secondo me, devono essere i giovani imprenditori agricoli, debitamente formati e capaci di utilizzare le nuove agevolazioni finanziare messe a disposizione dal PSR, a realizzare piccole filiere agricole, dove, oltre al contadino tradizionale, vi sia il nuovo imprenditore che produca, trasformi e commercializzi i prodotti, utilizzando le opportunità offerte dal mercato ed aggregando i lavoratori delle diverse fasi della filiera.

 

Domanda n.3: Il nostro collegio ha anche una vocazione artigianale e piccolo-industriale. In considerazione del fatto che soprattutto Veglie negli ultimi anni ha perduto molti posti di lavoro a causa anche di una cecità politica che ha obbligato la migrazione di piccole industrie nei territori viciniori, Lei come intende sostenere le botteghe-scuola del nostro territorio e avvicinare i giovani alle professioni artigianali valorizzando l’artigianato classico ed artistico?   Cosa si potrebbe fare per dare un forte impulso all’attività delle numerose imprese artigianali operanti nel territorio del nostro collegio?

Risposta: Vi sono vari enti che fanno scuola per insegnare ai giovani i vecchi mestieri o l’artigianato classico ed artistico. Secondo me, l’artigianato tradizionale, compreso quello artistico, ha motivo di diffondersi e svilupparsi all’interno di un territorio con specifiche peculiarità ed attrattive.

Nel nostro territorio sono presenti innumerevoli laboratori artigianali tradizionali (falegnami, fabbri, intarsiatori), ai quali negli ultimi tempi si sono affiancati laboratori artistico- decorativi. Mentre i primi sono indirizzati a soddisfare la domanda locale, l’artigianato artistico-decorativo, secondo me, dovrebbe rivolgersi ad una clientela più vasta, collegandosi alle offerte turistiche del territorio. Mi piace pensare che il turista, quando torna a casa sua, possa portare con sé un ricordo della nostra terra, dove ha vissuto, anche se per pochi giorni, in modo diverso ed entusiasmante la propria vacanza.

Il GAL Terra d’Arneo ha già sostenuto iniziative mirate a sviluppare l’artigianato artistico locale. I nuovi progetti da esso messi in cantiere e i cospicui finanziamenti che ha a disposizione, secondo me, sono un’ottima opportunità alla quale i nostri artigiani non possono non rivolgere la loro attenzione, se vogliono crearsi un lavoro e nello stesso tempo contribuire a tipicizzare e valorizzare, insieme all’offerta turistica, il nostro territorio.

 

Domanda n.4: Ormai siamo tutti convinti che il futuro del pianeta dipende dallo sviluppo delle energie alternative. Questa esigenza sta scatenando un boom del fotovoltaico in particolar modo nel salento e soprattutto nei territori del nostro collegio Veglie-Salice. La provincia di Lecce è prima in Italia per potenza fotovoltaica ed è ancora in fase di crescita continua. Sicuramente è uno dei modi migliori per sfruttare una risorsa gratuita di cui il salento è ricchissimo: il “sole”. Molte aziende del settore energetico stanno acquistando piccoli appezzamenti di terreno dagli agricoltori ai quali non conviene più mantenere la produzione. Non crede che occorre impegnarsi anche politicamente per dare delle regole da seguire evitando che il salento diventi una distesa di pannelli solari al posto dei secolari uliveti, anche questi ultimi una grande risorsa economica del salento?

La produzione di energia può essere collegata anche allo smaltimento dei rifiuti. Qual è la sua idea in proposito?

Cosa ne pensa della possibilità che il nostro territorio possa diventare un sito per l’installazione di una centrale nucleare o stoccaggio di scorie nucleari?

Risposta:  Ho sempre creduto che uno stato o una collettività debba darsi delle regole per regolamentare ed indirizzare fenomeni, anche positivi, che, lasciati al libero arbitrio del mercato, a lungo andare, potrebbero creare danni consistenti. Uno di questi è il settore delle energie alternative. Io non sono d’accordo a creare mega parchi di eolico o fotovoltaico. Quale sarebbe il vantaggio per la collettività? Nessuno, tranne delle ipotetiche royalties.

Auspico la realizzazione di parchi eolici, sempre senza violentare il nostro meraviglioso ambiente e senza snaturare la sua vocazione rurale, da parte di più soggetti interessati, perché una tale operazione comporterebbe l’immissione sul mercato di una grande massa di ricchezza che a sua volta verrebbe spesa in beni di consumo o di investimento. La stessa operazione fatta con un solo soggetto, invece, comporterebbe solo un enorme arricchimento di tale soggetto, senza alcuna ricaduta né di carattere economico, né di carattere ambientale sul territorio circostante.

In merito alla produzione di energia tramite lo smaltimento di rifiuti non so rispondere con piena cognizione di causa. Posso esprimere due principi che reputo fondamentali in merito a tale domanda:

  • Secondo me la raccolta differenziata è indispensabile per risolvere, per quel che è possibile, a monte il problema dello smaltimento dei rifiuti.

  • E’ scientificamente provato che qualsiasi cosa che viene bruciata produce inquinamento. Esiste infatti persino il divieto di bruciare in campagna ciò che residua dalla rimonda degli alberi di ulivo, perché produce inquinamento.

In merito alla possibilità di installare in Puglia una centrale nucleare, la mia risposta è NO, senza se e senza ma.

 

Domanda n.5: Molti paesi salentini hanno fatto della promozione culturale uno dei pilastri su cui costruire il loro sviluppo sociale ed economico. Bisogna pur dire che hanno avuto la fortuna di avere degli esponenti politici locali all’interno della Provincia che hanno certamente contribuito non poco a questo sviluppo. Il territorio del collegio Veglie-Salice è ricco di fermenti culturali, di associazioni che hanno numerose idee e progetti in cantiere, di giovani che pur avendone le capacità non hanno i luoghi e i mezzi per metterle in evidenza. Se dovesse essere eletto, come crede di poter valorizzare i nostri paesi e dare loro il giusto peso  nell’ambiente culturale salentino? Quali possono essere le strategie per fare degli eventi culturali un volano per lo sviluppo economico e sociale del nostro territorio considerando il fatto che si trova a pochi chilometri dal mare ed è quindi un territorio ad alta vocazione turistica?

Risposta:  Io credo che la tipicizzazione del territorio crei domanda di beni e servizi. In merito alla domanda di beni mi riporto a quanto detto al punto 3 sulla creazione di risorse tramite la valorizzazione dell’artigianato tradizionale o artistico e del turismo.

Io credo che il turismo e la promozione culturale siano i servizi che il nostro territorio può produrre sempre meglio per creare occupazione e benessere.

I fermenti culturali delle associazioni di cui è ricco il nostro collegio ci fanno onore, ma spesso restano solo delle belle intenzioni, forse perché i giovani non trovano sostegno e stimolo negli adulti e, in particolar modo, nei politici di turno. Un’altra “piaga” della nostra realtà è da addebitarsi al fatto che spesso i nostri giovani, proprio nell’età maggiormente “produttiva” sotto l’aspetto culturale e associazionistico, sono costretti a lasciare la nostra terra per andare a studiare o a lavorare lontano.

Una differenziazione mi sembra necessaria: associazionismo e volontariato non sono la stessa cosa, anche se spesso i due concetti vengono confusi. Il volontariato si fonda sull’impegno gratuito delle persone, l’associazionismo finalizzato alla promozione culturale, secondo me, potrebbe diventare invece una vera e propria opportunità di lavoro per quei giovani che hanno le competenze necessarie e la volontà di realizzarsi in queste attività. Le ricadute sul territorio sarebbero tantissime.

Per queste attività i contributi e i finanziamenti pubblici possono essere consistenti e correlati alla qualità della promozione culturale che si riesce a produrre. Ma in tutto questo i giovani devono essere certamente guidati e formati.

 

Domanda n.6: Come la cultura anche lo sport è un settore che può contribuire allo sviluppo di una cittadina. Impegnare le nuove generazioni in attività sportive vuol dire anche farle crescere in un ambiente sano e pulito ed evitare altre distrazioni che potrebbero risultare pericolose sia allo stesso individuo che a tutta la società. Purtroppo nelle scuole si da poco spazio alle pratiche sportive, un pò per mancanza di strutture un po’ per mancanza di volontà da parte degli istituti scolastici. Lei come crede di affrontare questo argomento per sviluppare lo sport e l’interesse verso questo settore nel nostro collegio?

Risposta:  Un disabile forse è la persona meno indicata per rispondere a questa domanda. Condivido pienamente il concetto secondo il quale la pratica di attività sportive allontana le nuove generazione da distrazioni pericolose.

Non condivido il discorso delle scuole che fanno poca attività sportiva o sono poco attrezzate. Il problema vero è che si tenta di scaricare sulla scuola tante di quelle problematiche ed inefficienze che sono proprie di altri enti o addirittura della famiglia o della collettività. Io noto che a Veglie quasi tutti i bambini e gli adolescenti fanno attività sportiva cimentandosi in tante discipline. Certo il problema potrebbe essere meglio affrontato, soprattutto in riferimento a quelle fasce di popolazione meno abbienti e con difficoltà economiche. Io reputo però che gli sgravi fiscali concessi dal Governo siano un ottimo strumento per incentivare lo sport tra i giovani e nelle famiglie. Se a ciò aggiungiamo l’enorme sviluppo e successo che sta avendo lo sport dilettantistico anche sotto forma di incontro tra amici, tra gli adulti e soprattutto tra le donne, io credo che non bisogna assolutamente intervenire e far evolvere naturalmente questo fenomeno, sino a vedere a breve i risultati che darà. Solo dopo che avremo capito l’evolvere del fenomeno si potranno prendere delle iniziative mirate ad apportare alcune piccole correzioni o incentivi che l’esperienza vissuta ci porterà a progettare.

Una cosa è certa, a Veglie l’unica struttura di cui si sente la mancanza e che da tanto tempo si tenta di realizzare è una piscina. La Provincia in merito ha affermato che la costruzione delle piscine, e di conseguenza gli eventuali contributi, debbono abbracciare ambiti territoriali intercomunali. Pertanto l’auspicabile costruzione di una piscina a Veglie risponderebbe ai bisogni di un territorio che comprende non soltanto Veglie e Salice, ma anche altri paesi limitrofi.

 

Domanda n.7: Come si possono affrontare all’interno di una Politica Provinciale i problemi relativi ai servizi sociali quali la tutela dei diritti delle categorie disagiate, dei portatori di handicap e di altre categorie simili? Quali sono le sue idee nell’ambito degli interventi dei piani sociali e socio sanitari territoriali? Si ritiene un valido punto di riferimento e di collegamento tra cittadini e istituzioni in questo settore?

Risposta:  Le tematiche suggerite da questa domanda a mio parere sono altamente qualificanti in un programma politico che mira davvero al bene comune e non può interessarsi solo di chi è nel pieno dell’efficienza fisica o mentale, emarginando di fatto chi “produttivo” non è più o non lo è mai stato. Io vivo in prima persona le difficoltà che sopporta un disabile in un contesto sociale e architettonico pensato per chi disabile non è. Penso alle barriere architettoniche, ai tagli alla spesa pubblica relativi al sostegno delle persone in stato di bisogno, ai problemi economici dei “nuovi poveri”, generati da una politica fallimentare dell’attuale governo del Paese.

Il mio impegno sarà massimo per promuovere e valorizzare, anche d’intesa con le associazioni di volontariato, progetti di assistenza alle categorie svantaggiate ed inoltre progetti di inserimento lavorativo di soggetti deboli (cooperative sociali, enti no profit, ecc.). Mi attiverò per il potenziamento dei servizi e delle strutture socio-assistenziali finalizzate all’integrazione dei diversamente abili ed al sostegno dei soggetti deboli.

Cercherò di essere un valido punto di riferimento e di collegamento tra cittadini ed istituzioni in questo settore, se ci riuscirò o meno sanno i cittadini a giudicarlo.

 

Domanda n.8: Un tema quanto mai attuale è la relazione tra religione, migrazione e identità nazionale.  Le migrazioni sono un drammatico segno della nostra epoca tormentata. Tutti convengono sul fatto che è inutile cercare di eliminare il fenomeno; occorre invece affrontarlo e concentrare tutti gli sforzi per rispondere alle sfide che comporta  e identificare i benefici che può apportare alla nostra società usando in primo luogo lo strumento del dialogo. Il territorio del collegio Veglie-Salice è un piccolo concentrato di realtà sociali e culturali provenienti da diverse parti d’Europa e del Mondo. Ormai è naturale condividere la vita sociale dei nostri paesi con persone provenienti da altre nazioni. Manca però quell’integrazione totale che porterebbe queste persone ad essere una parte attiva della nostra società, a partecipare ad eventi e progetti culturali o a crearli. Quali sono secondo Lei le strade da percorrere affinché il nostro territorio diventi una comunità multietnica e interculturale a tutti gli effetti in cui il dialogo porti alla cultura dell’accoglienza e dell’integrazione?

Risposta:  Io ricordo perfettamente quando i miei genitori da emigranti sono andati in Svizzera. La mancanza di lavoro ed il desiderio di garantire ai propri figli un avvenire più agiato e giusto hanno indotto i nostri genitori ad emigrare per trovare fortuna. Anche molti miei coetanei hanno vissuto la triste esperienza dell’emigrazione. Io ricordo come gli emigranti facevano di tutto per farsi ben volere dalle popolazioni presso le quali erano ospiti. Oltre al buon guadagno, la maggiore gratificazione a cui i nostri emigranti aspiravano era il riconoscimento dell’onestà della persona e l’essere ben accolti nella comunità in cui erano ospiti. Naturalmente la bravura, l’onestà, il lavoro, i sacrifici e l’abnegazione degli italiani con il tempo sono stati riconosciuti da tutte le nazioni, nonostante vi fossero, ed anche adesso ci sono, fenomeni di delinquenza o mafia. Ma questi episodi non hanno fatto modificare l’opinione che gli stati ospitanti avevano degli italiani. I fenomeni di delinquenza sono serviti soltanto a coloro che volevano strumentalizzare politicamente detti fenomeni marginali per attirare il consenso delle fasce meno abbienti. Di fatto però, a distanza di tanti anni, paesi come Germania, Francia, Inghilterra, Svizzera, Stati Uniti ecc. hanno attribuito il giusto merito al lavoro, all’intelligenza e all’onestà degli italiani.

Se ribaltiamo adesso il discorso dell’emigrazione considerandolo come fenomeno di immigrazione, i termini del discorso non cambiano. E’ fuori dubbio che qualsiasi fenomeno di immigrazione comporta il rischio che una parte di questi soggetti siano delinquenti. Questo aspetto non va trascurato, però non bisogna puntare l’attenzione solo sul fenomeno delinquenziale dell’immigrazione. Noi dobbiamo vedere soprattutto i lati positivi, che sono tanti, di questa immigrazione. Io capisco che c’è, anche da parte mia, una certa difficoltà ad aprirsi a queste persone, per motivi di cultura, per motivi religiosi ed anche per il problema oggettivo della lingua. Per quel che riguarda la nostra zona, secondo me il problema è ancora circostanziato e di facile gestione da parte delle forze dell’ordine. La strada da percorrere per una piena integrazione è molto lunga, anche perché c’è un continuo ricambio di persone che certamente non ne favorisce l’integrazione. Al di là delle iniziative istituzionali di sostegno all’integrazione sociale, come il contributo per i bambini nati che, a mio parere, deve essere dato senza discriminazione sia ai cittadini italiani sia agli immigrati regolari, io credo che l’associazionismo in generale sia il miglior sistema per proporre e coltivare l’integrazione. A me piace sentirmi cittadino europeo, andare, vivere, soggiornare in altri stati senza trovare alcun problema. Immaginate quanto sarebbero felici gli immigrati regolari se solo potessero avere un pur minimo riconoscimento del loro impegno e del loro lavoro.

 

Domanda n.9: Ci può dire uno dei punti di forza del programma del suo candidato alla presidenza della Provincia?

E uno dei punti deboli dei programmi degli altri due candidati?

Risposta:  Un programma di governo non può avere un solo punto di forza. La forza del programma è data dal suo complesso, dalla sua capacità di recepire le esigenze della gente e del territorio, dall’essere un programma realizzabile e soprattutto dal porsi come stimolo alla progettazione, all’innovazione ed ai cambiamenti. Al suo interno sono importanti le opere pubbliche, la sanità, l’assistenza sociale, la lotta alla criminalità, la scuola, l’impresa, il territorio ecc., ma soprattutto è importante la pianificazione dei processi di sviluppo.

Un programma sicuramente non deve essere demagogico e soprattutto non deve fare promesse che poi, anche se realizzate, si rivelano negative per la collettività (vedi abolizione generale dell’ICI sulla prima casa). Un fattore che inciderà profondamente su tutti i programmi di governo provinciale elaborati, ivi incluso quello di Loredana Capone, sarà quello del federalismo fiscale, solo da pochi giorni approvato dal Parlamento Italiano.

Io non vado a fare critiche ai programmi degli altri due candidati. Non mi interessano. Il mio impegno sarà massimo per attuare il nostro programma per il quale abbiamo preso impegni con i cittadini.

Una cosa di sicuro posso dire contro il programma del Popolo delle Libertà. Sono in totale disaccordo col candidato presidente del Popolo delle Libertà per essersi schierato a favore del nucleare in Puglia. Non condivido neanche il punto di vista di Io Sud, che accetta la costruzione di centrali nucleari, ma non in Puglia.

Io ribadisco che sono per un NO secco al nucleare, ovunque se ne individui la localizzazione, senza se e senza ma.

 

Domanda n.10: Se tra le domande fatte in precedenza mancano dei punti qualificanti del suo programma, può completare il suo pensiero politico ed esplicitare le motivazioni per cui si presenta a questa tornata elettorale e per quale motivo l’elettore dovrebbe darle la preferenza.

Risposta:  Ho 54, quasi 55 anni, per cui ho reputato opportuno questo momento per impegnarmi per la collettività, anche perché, credo di aver acquisito un certo equilibrio nel comportamento che mi induce a pensare molto prima di agire.

Però quando agisco normalmente ottengo il risultato.

Questa è la mia prima campagna elettorale vissuta da protagonista. Di conseguenza sono armato di tante buone intenzioni ed il mio impegno non può essere che all’interno del programma elaborato dalla candidata Presidente Loredana Capone.

All’interno di tale programma ci sono tanti punti e progetti da attuare. Io, se sarò eletto, ho intenzione di interessarmi, date le mie competenze, delle aziende per lo sviluppo del territorio, dell’ambiente e della disabilità.

Quest’ultimo problema, vivendolo sulla mia pelle, posso dire di conoscerlo un po’ meglio di altri.

Queste sono le priorità per il mio impegno.

Io non sono stato mai un tuttologo, cioè uno che crede di capirne di tutto, perciò all’interno del programma ho scelto delle aree e delle problematiche dove il mio impegno può essere più incisivo, perché ne ho le competenze.

Non ho mai fatto promesse e non ne faccio, cerco di portare alle persone il risultato del mio impegno.

La stima e la gratitudine della gente saranno la massima ricompensa alla quale io ambisco.

Una promessa però posso fare. Mi impegnerò al massimo per non deludere i cittadini di Veglie e di Salice, per il rispetto che ho nei confronti di tutti ed anche perché, se sarò eletto, tra cinque anni si possa ancora dire che Salvatore Frisenda è un “bravo ragazzo”, figlio di gente umile e con la testa sul collo.

 

 

Grazie per la possibilità offerta di far conoscere agli elettori il proprio pensiero.

 

 

 Salvatore Frisenda
Candidato nella lista
Democratici e Riformisti


 

Grazie per la Sua disponibilità e Auguri per le prossime elezioni...

 

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