Testata Veglie News


Da qualche anno in Puglia e nel Salento in particolare si sta sviluppando una particolare forma di emigrazione: "emigrano gli Ulivi". E' un fenomeno nato in sordina alimentato dal desiderio di alcune persone facoltose di abbellire la propria villa. Le rotte seguite dai nostri Ulivi portano nella maggior parte dei casi al Nord. In un primo momento "emigravano" alberi che non davano più frutti. Poi si è cominciato ad assistere a veri e propri furti di piante secolari che da un giorno all'altro il proprietario non vedeva più nel suo terreno. Ora sta nascendo un vero e proprio commercio con tanto di "Supermarket degli Ulivi" nati in alcune zone della Puglia con prezzi da fare invidia ai migliori gioielli esposti nelle più lussuose vetrine. Di questo fenomeno si sta interessando in questi giorni la regione Puglia per cercare di arginare l'esodo delle piante e di regolamentare in maniera precisa i possibili espianti. Riportiamo di seguito stralci da articoli sull'argomento apparsi in questi giorni su alcuni quotidiani regionali.

 

 


Dal Nuovo Quotidiano di Puglia di Mercoledì 27 Agosto 2003

Mare, ricchezze e grandi estensioni di uliveti fanno della Puglia una regione di straordinaria bellezza e fascino

Ulivi, un patrimonio da difendere

   Simbolo della Puglia, l'ulivo torna a far parlare di sé non per il suo prodotto, ma per una presunta tratta di alberi secolari, che dalla nostra regione prenderebbe le vie del Nord per abbellire giardini e parchi privati. Diciamo subito che, secondo i dati forniti dall'Unaprol, l'associazione che riunisce i produttori, la Puglia vanta circa 60 milioni di ulivi il cui prodotto viene lavorato da 254mila aziende. La nostra è, dunque, una regione nel cui Dna  scorre da millenni olio d'oliva.

   Proteggere l'ulivo significa, quindi, tutelare gran parte dell'economia pugliese ma anche del paesaggio di questa terra, e proprio per questo è in gestazione una legge regionale su proposta dell'assessore all'Agricoltura Nino Marmo per fermare l'esportazione di alberi e pietre secolari, elementi fondamentali del paesaggio pugliese.

   Per la verità la pianta d'ulivo è tutelato da un decreto regio di inizio Novecento, il quale stabilisce che solo gli alberi improduttivi possono essere sradicati dopo la necessaria autorizzazione dell'ispettorato provinciale dell'agricoltura di competenza, pena multe salatissime. Solo dopo aver eseguito tutta la prassi è possibile inzollare ed esportare l'albero, che può raggiungere un valore di 10-15 mila euro.

   Veri e propri monumenti paesaggistici, gli ulivi secolari sono da tempo al centro delle attenzioni delle associazioni ambientaliste, che hanno chiesto all'Unesco di dichiarare le piante patrimonio dell'umanità.

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   Anche in altre regioni si chiede maggiore tutela per gli ulivi: è il caso della CaIabria dove sono stati sollecitati interventi contro il traffico di piante di ulivo secolari verso il Settentrione. La denuncia è del consigliere regionale Giuseppe Mistorni, il quale ha sottolineato che «attraverso siti internet commercianti senza scrupoli stanno mettendo in vendita esemplari di ulivi millenari per abbellire giardini e ville di magnati del Nord Italia, traendone ingenti profitti». Insomma, dalla Puglia alla Calabria si chiedono interventi efficaci per debellare un fenomeno che svilisce la storia di intere comunità.

di M.M.

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Dal Nuovo Quotidiano di Puglia di Mercoledì 27 Agosto 2003

E' in arrivo una legge regionale

   E' un impegno dell'assessore regionale all'agricoltura Nino Marmo quello di giungere al più presto all'approvazione di una legge per fermare l'esportazione degli alberi di ulivo e per tutelare il suggestivo paesaggio rurale, che fa della Puglia una regione dalla forte identità storica radicata in tutto il territorio. Tempo fa anche la commissione regionale al!'ambiente ha approvato all'unanimità una proposta di legge unificando quella del consigliere Pietro Pepe (portavoce della Margherita) e del presidente dei  Verdi, Mimmo Lomelo.

   Il tema fondamentale da affrontare è la promozione di attività per favorire la formazione di una coscienza civica di rispetto e di interesse per la natura, per la sua tutela, nonché per una razionale gestione delle risorse ambientali.

   La Regione, le Province ed i Comuni dovranno esercitare la vigilanza sui beni tutelati dalla legge, attraverso i servizi di vigilanza ambientale volontaria e per coloro che commetteranno degli illeciti sono previste delle pesanti sanzioni.

   Tempi duri, dunque, si profilano per coloro che asportano gli alberi d'ulivo per poi commercializzarli: questa pratica non solo è severamente vietata dalla legge ma andrà perseguita duramente, con multe severe, «Gli alberi d'ulivo di età superiore ad ottanta anni e gli alberi di carrubo aventi età superiore a quaranta - ha detto Lomelo - costituiscono elementi caratteristici e peculiari del territorio e del paesaggio pugliese, non possono che essere protetti».

   Ma questo è solo un esempio di divieto. Anche la vegetazione spontanea che si produce sui laghi, nelle paludi, e sulle scogliere non potrà essere danneggiata. Ancora, si intende proteggere anche i prodotti del sottobosco o di ambienti lasciati allo stato naturale.

   Per quanto riguarda invece la fauna, rientrano nelle specie  protette i molluschi, alcune specie marine tra cui i datteri e i ricci di mare. La legge prevede, altresì, la protezione dell'ambiente naturale, vietando l'abbandono di rifiuti e detriti di qualunque genere in luoghi pubblici, aperti al pubblico o privati, nonché negli specchi d'acqua, corsi d'acqua, mare e coste. Un altro aspetto importante, che riguarda le nostre coste è quello relativo al divieto di asportare la sabbia dalle spiagge. In ultimo, la legge affronta la questione dell'architettura rurale pugliese tradizionale, trulli, chiese rurali torri, pozzi, aie, stalle, edicole, ecc..

    In tal senso sarà fatto un censimento ed una catalogazione del territorio pugliese tenendo conto delle priorità decise dalla giunta regionale. Al momento dell'approvazione in Consiglio di questo progetto di legge, entrerà in vigore un "codice regionale dell'ambiente" che selezionerà le norme regionali in vigore su questa materia

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Dal Nuovo Quotidiano di Puglia di Mercoledì 27 Agosto 2003

Una battaglia che inizio nella Città Bianca

La battaglia contro il traffico di ulivi pugliesi è iniziata un paio di anni fa, quando più alte si levarono le grida d'allarme per la vendita di alberi secolari che subito dopo venivano portati nel Nord per abbellire alcune ville locali. Già nel 2001, il fenomeno si rese visibile nell'Ostunese e proprio in quella zona, grazie alI'intervento delle forze dell'ordine, vennero bloccati Tir carichi di ulivi secolari con destinazione regioni del Nord. Quasi un anno fa, a metà settembre, un Tir diretto a Padova venne bloccato dai  vigili urbani della Città Bianca. Per decisione degli amministratori i due ulivi caricati sul camion vennero recuperati e successivamente piantati nei giardinetti della zona abitativa e direzionale di via Giovanni XXXIII.

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Dal Nuovo Quotidiano di Puglia di Mercoledì 27 Agosto 2003

A Monopoli un supermarket in collina

Maggio 2002, e a Monopoli, tra il mare e la collina, viene scoperto un autentico market dell'ulivo. Tra il silenzio della campagna, un cimitero di ulivi secolari: più di 30 alberi sono in bella mostra pronti ad essere venduti al miglior offerente. L'albero più piccolo viene venduto a 1.600 euro, quello più grande, con il tronco contorto e nodoso, quindi più suggestivo, viene venduto anche a 8.000 euro. Tutto questo avveniva, poco più di un anno fa, in un vivaio regolarmente autorizzato nel cuore di quella Puglia che ha proprio negli alberi di ulivo uno degli elementi caratterizzanti del suo ambiente. Proprio il caso di Monopoli rilanciò il dibattito sulla necessità di tutelare un patrimonio di questa terra. La legge regionale non può attendere.

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Da La Gazzetta del Mezzogiorno di Domenica 31  Agosto 2003

L'allarme/ Un'estate di spiantamenti, vendite, incendi. L'assessore regionale Saccomanno: aiuti regionali a chi li difende
Salviamo gli ulivi di Puglia
Ma come? Non rendono molto e non sono ben protetti dalle leggi

 

   Anche lo scrittore cileno Luis Sepulveda ha firmato per la campagna sulla tutela dei nostri olivi secolari lanciata dal nostro giornale (Gazzetta del 13 giugno u.s.) e dal neonato Comitato per la salvaguardia. Sono già più di diecimila le adesioni raccolte durante l'estate, ma nonostante tutti gli sforzi manca ancora una vera e propria strategia per bloccare l'emorragia di piante che dalla Puglia finisce nei giardini del Nord. Considerata la gravità della situazione il censimento proposto dall'Assessore all'Ambiente della Regione Michele Saccomanno (Gazzetta del 26 giugno u.s) potrebbe non bastare. E' necessario trovare un compromesso tra tutela del paesaggio ed esigenze agricole e imprenditoriali. Oggi, infatti, le colture di olivo si rivelano spesso improduttive e, come avvenuto in forma massiccia nel tarantino, lasciano naturalmente il posto a coltivazioni più redditizie. Gli agricoltori possono sbarazzarsi facilmente delle loro piante con mille espedienti e, forse, neppure una norma di tutela servirebbe a risolvere il problema.

   Una possibile soluzione viene da Nicola Ruggiero, presidente dell'Unaprol ente che tra gli altri ha aderito al Comitato di Salvaguardia degli olivi pugliesi. «Siamo convinti - dice Ruggiero - che normative con vincoli generalizzati di tutela siano un errore. Del resto oggi si tende anche a livello europeo non a vietare la fruizione delle risorse ambientali, ma a gestirle adeguatamente. E' necessario, infatti, procedere preliminarmente per la Puglia ad una zonizzazione, cioè identificare le aree da tutelare, magari quelle che insistono nei pressi delle strade di maggiore scorrimento o in zone di particolare pregio paesaggistico e ambientale. Non pensiamo a parchi naturali, bensì ad aree rurali protette nelle quali istituire degli itinerari agrituristici capaci di valorizzare la nostra offerta turistica complessiva».
«Superata questa prima fase - continua Ruggiero - e dopo aver identificato le aree bisogna prevedere degli incentivi per le aziende che lì hanno le produzioni. Non siamo in una fase meramente progettuale, perché i fondi ci sono già. Il Regolamento CE n.1334/2002 già recepito nel nostro ordinamento ha destinato ingenti risorse proprio per la tutela e l'impatto ambientale che possono e devono essere utilizzate per la tutela dei nostri olivi. Lo scorso anno sono stati assegnati alla Puglia tramite l'U.N.A.P.R.O.L ben 2.382.120 euro. Si tratta solo del 3% del contributo totale, ma contiamo di arrivare solo per la parte ambientale degli agricoltori al 10% e qui le cifre divengono davvero consistenti. E' chiaro che le aziende saranno così incentivate alla manutenzione dei loro olivi ed avranno uno specifico interesse non solo morale, ma anche economico alla loro salvaguardia e tutela».
Gli olivi hanno bisogno del contributo di tutti noi, per questo durante l'estate è stata promossa una mostra itinerante curata da Gianni Picella dal titolo Il giardino degli ulivi che ha già toccato i comuni di Castellana, Locorotondo e Fasano dove è attualmente presso la Casina Municipale della Selva. La manifestazione continuerà poi a Cisternino, Casamassima, Conversano, Mola di Bari, Monopoli, Noci, Polignano, Ostuni, Putignano, Rutigliano, Turi e Martina Franca seguendo il percorso del Comitato Viedulivi n.3 e del Consorzio intercomunale Trulli, Grotte, Mare. Durante l'esposizione si può firmare per la campagna di tutela. In alternativa si può scrivere a Gianni Picella via Quarnaro 16 - 70121 - Bari oppure mandare una mail a picella@infinito.it

di Nicolò Carnimeo

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Da La Gazzetta del Mezzogiorno di Domenica 31  Agosto 2003

Facile ottenere l'autorizzazione ad abbattere

Fino a diecimila euro sui mercati del nord

   Le aggressioni al patrimonio naturalistico dei patriarchi verdi si fanno sempre più continue e pressanti anche perché un ulivo può valere sui mercati del Nord sino a 10mila euro. «Purtroppo non ci sono sufficienti strumenti di tutela - riferisce Michele Miulli Comandante Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dei Carabinieri di Bari con competenza su Puglia Basilicata e Molise - a parte le zone vincolate, non abbiamo strumenti sufficienti per intervenire. Gran parte degli alberi viene abbattuta con la dovuta autorizzazione che è abbastanza semplice ottenere. Rimane il codice penale, ma in quel caso dobbiamo coglierli in flagranza di furto o danneggiamento. Purtroppo in Puglia non è a rischio sono il patrimonio degli ulivi, ma anche dei trulli che spesso vengono smontati e venduti».
Ecco una carrellata dei principali avvenimenti degli ultimi mesi nei quali sono avvenuti non solo furti e snellimenti, ma anche dei terribili incendi.
- Il 28 agosto un uomo è stato arrestato a Scanzano Jonico in provincia di Taranto mentre in un'area sottoposta a vincolo paesaggistico aveva sradicato e già caricato su un camion ben 32 ulivi secolari, tutti di circa duecento anni.
- Il 27 agosto la polizia ha fermato sei tagliatori di Andria i quali erano stati incaricati di abbattere alberi di ulivo secolari per ricavarne legna in un fondo in provincia di Brindisi. Quando i sei sono stati arrestati avevano gia abbattuto 16 piante di ulivo secolari ricavando un ingente quantitativo di legna.
- Il 20 luglio un incendio ha distrutto nel territorio di Specchia, nel Salento, 250 ulivi secolari, piantati in un uliveto di cinque ettari nelle vicinanze della strada provinciale per Presicce. Sempre in provincia di Lecce nelle campagne di Collepasso nell'estate del 2001 andarono in fumo più di 200 ulivi.
- Il 18 giugno due ulivi secolari, espiantati in zone di campagna alla periferia di Ostuni e già caricati su un tir diretto a Padova sono stati "bloccati" da una pattuglia dei vigili urbani. Due estati fa nella provincia di Brindisi furono più di 150 le piante sequestrate dopo essere state rubate e divelte. Erano già sui camion pronte a partire per il Nord Nella stessa operazione vennero rinvenuti altri 170 alberi di ulivo provenienti dal Salento e precisamente da Castrignano del Capo e Patù.

di N.C.

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Da La Gazzetta del Mezzogiorno di Domenica 31  Agosto 2003

Ecco i casi in cui si può abbattere

Per spiantare basta presentare un modulo e qualche certificato

   La prima norma emanata nel dopoguerra per la tutela degli olivi è stato il decreto legislativo luogotenenziale n.475 del 27/07/1945 il quale vietava l'abbattimento di questi alberi anche nei casi di «piante danneggiate da operazioni belliche o in stato di deperimento per qualsiasi causa, sempre che possano essere ricondotte a produzioni con speciali operazioni colturali».
L'abbattimento era possibile solo in casi determinati e con autorizzazione prefettizia su proposta dell'Ispettorato provinciale dell'agricoltura. Il decreto è stato poi novellato sei anni più tardi con la legge 14 febbraio 1951 n.144 nella quale le maglie del legislatore si allargano e viene consentito l'abbattimento di cinque alberi ogni biennio.
L'autorizzazione all'abbattimento può essere data anche in altri casi: quando sia accertata la morte fisiologica della pianta e la permanente improduttività o scarsa produttività dovuta a cause non rimovibili; quando l'eccessiva fittezza dell'impianto rechi danno all'oliveto; quando l'abbattimento si rende indispensabile per l'esecuzione di opere di miglioramento fondiario. Possibile l'abbattimento anche nel caso di realizzazione di opere di pubblica utilità.
La norma è ancora in vigore, ma sono cambiate solo le competenze per il rilascio dell'autorizzazione all'abbattimento. Oggi quando si intenda spiantare degli olivi ci si deve recare all'Ispettorato Provinciale dell'Agricoltura, compilare un semplice modulo e consegnarlo insieme ad alcuni certificati. Per istanze superiori a 3.00.00 Ha o che superino 300 piante di olivo da svellere basta allegare un Piano di Sviluppo Aziendale. La procedura è semplice e una volta ottenuta l'autorizzazione si è nella piena legalità e...addio olivi.

 

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Da La Gazzetta del Mezzogiorno di Domenica 31  Agosto 2003

L'appello di un «amatore» veneto

«Miei cari pugliesi difendeteli per tutti»

(Testimonianza giunta via mail dal Veneto alla redazione de La Gazzetta del Mezzogiorno)

Cari pugliesi,
io sono un Veneto (provincia di Treviso), mi chiamo Cris, e sono molto distante sia dalla vostra regione, ma per Dna amo la bellezza in ogni sua manifestazione artistica e ambientale.
Detesto quando per piccoli motivi di lucro si annienta un opera d'arte, quando se ne riduce la sua carica culturale. E un albero è un opera d'arte, è una scultura perfetta ed armoniosa e come una scultura, invecchiando assume valore aggiunto quale testimone del tempo.
Ma riflettendo bene, non potrei immaginare il David di Michelangelo trasferito in un altro luogo, in Polinesia ad esempio o i Bronzi di Riace in un giardino di qualche mediocre produttore di infissi trevisano.
No, ci rimetterebbero entrambi i luoghi, perderebbero in bellezza.
Non so cosa ci facciano decine, centinaia di ulivi a Castelfranco Veneto,grossi 1-2 metri mozzati e riposti in sacconi di nylon, non lo so...ma mi fa orrore pensare che qualcuno guadagni sopra questo mercato di tal capolavori vegetali! E per finire dove? In un qualche giardino di qualche riccone pien de schei ed ignorante?
Non ho le prove che siano tutti pugliesi quegli olivi che ho visto in molti vivai veneti, ma la maggior parte sicuramente.
Dico solo: attenti a quello che succede nelle vostre campagne, perchè ogni albero di tal risma che viene sradicato e portato al nord è l'equivalente per Venezia di una picconata sul pavimento della Cattedrale di S. Marco: un danno per sempre, per tutti.

Cris Montagner

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