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Di seguito possiamo leggere un vecchio documento che riguarda le misure dell'epoca. L'articolo, scritto da E. D B.,  è tratto dal "Gazzettino di Veglie" dell'agosto 1989.

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PESI E MISURE

In un documento datato 1850, il decurionato di Veglie (corrispondente all'attuale amministrazione comunale) stabiliva al Cap. II, quale doveva essere l'intera serie de pesi e delle misure da utilizzarsi nelle attività commerciali. Vi si legge:

"I venditori al minuto di generi solidi debbono avere e fare uso dei pesi del rotolo, del mezzo rotolo, del tre quarti, del quarto di rotolo, del mezzo terzo, del mezzo quarto, del tre centesimi, d'un centesimo e mezzo e del tre quarti di centesimo.

I venditori di generi aridi, cioè  di frumento, biade e simili, debbono avere e fare uso del tomolo, la mezzetta, l'ottavo di tomolo, la mezza misura ed il quarto di misura.

I vinattieri e i venditori d'acquevite, debbono avere almeno le misure dl quarto di barile, della caraffa, della mezza caraffa, del quarto e dell'ottavo di caraffa.

Gli oliandoli debbono avere le misure di capacità del rotolo, mezzo rotolo, del terzo e del quarto di rotolo, di tre decimi, del decimo e del cinque centesimi di rotolo.

I venditori di panni e di ogni specie di tessuti debbono avere ed usare la mezza canna legale."

Poi il documento continua con alcuni divieti:

"E' vietato di formare il rotolo coll'unire nella bilancia i pesi del mezzo rotolo, del terzo e del mezzo terzo di rotolo; ma deve usarsi i peso del rotolo proprio ed intero. E' vietato il formare i due terzi di rotolo unendo il mezzo rotolo ed il mezzo terzo, ma si deve formare ponendo il rotolo nella coppa dei pesi ed il terzo unitamente al genere nell'altra coppa. E' vietato di tirare la rasiera sulle misure di capacità degli aridi col taglio, invece che col piano."

Per capire meglio le unità di misura di quel tempo bisogna sapere che alla base dell'intero sistema vi era il Palmo (3,78 palmi formano un metro e un palmo è uguale a metri 0,26455...). A complicare questo sistema di misura poi, vi erano delle ripartizioni diverse per alcune località. Per cui si usavano tra gli altri: il passo (7 palmi), la canna (8 palmi), la pertica (10 palmi), il braccio (diverse misure).

Il 6 aprile 1840, Ferdinando I d'Aragona mette ordine a queste innumerevoli differenze stabilendo per tutti la sola Canna di 10 palmi. Quindi il palmo viene diviso in parti decimali  e dieci palmi costituiscono la canna. Esistevano quindi la canna lineare (10 palmi lineari), la canna quadrata (100 palmi quadrati), la canna cubica (1000 palmi cubici).

Per la misurazione delle superfici agrarie, viene stabilito il Moggio di 10.000 palmi quadrati. L'unità di misura di capacità per gli aridi è il tomolo che equivale a 3 palmi cubici; è suddiviso in 2 mezzette o in 4 quarte o in 24 misure. La misura degli aridi doveva essere eseguita sempre a raso e non a colmo. L'unità delle misure di capacità per alcuni liquidi come il vino, l'aceto, l'acqua, ecc., era il Barile. Esso equivale ad un cilindro retto del diametro di un palmo e 3 palmi di altezza. Si divide in 60 caraffe. Occorrevano 12 barili per formare la misura di una Botte che era uguale ad un cilindro retto di 3 palmi di diametro e 4 palmi di altezza. Per misurare l'olio le cose si complicano. Questo liquido veniva misurato sia a peso che a capacità. Anche se la legge imponeva la misurazione a peso e cioè a Cantaia (100 rotoli), a Rotoli e a frazioni decimali di rotoli.

Di tutte queste misure oggi è rimasto solo qualcosa come ad esempio: "quartuddru" (52,5 are), "stuppieddru" (392 mq.), "menza" (10-11 litri).

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