Da
La Gazzetta del Mezzogiorno di mercoledì 23 novembre 2005 |
La semplice verifica di una
cripta conduce alla scoperta dell'antro, ad opera di Mario Martina
Via Isonzo svela
un'antica grotta medievale
Potrebbe essere l'opera dei
monaci bizantini fuggiti dall'Oriente per sottrarsi alle persecuzioni
religiose
VEGLIE -
Via Isonzo svela una grotta dell'alto medioevo. Celata per tutto questo
tempo, è stata la padrona silenziosa di un agro nei pressi della zona
Saraceno.
«In qualità di
esperto conoscitore del territorio circostante - dice Mario Martina,
vigile urbano di Veglie - sono stato inviato dal Comune ad esaminare
alcuni agri in zona Saraceno per verificare la presenza di una cripta,
ma con gran stupore, mi sono imbattuto in una scoperta ancora più
entusiasmante: una grotta risalente al periodo dell'alto medioevo. In
realtà, le premesse c'erano tutte; il paese già vanta ritrovamenti di
grande interesse come la chiesa-cripta della Favana ed altre numerose
grotte adibite a celle, opera di un gruppo di monaci bizantini fuggiti
dall'Oriente per sottrarsi alle persecuzioni religiose. Nonostante ciò,
è stato entusiasmante ritrovarsi di fronte ad una scoperta del genere».
Al paese è
riconosciuto un elevato numero di reperti storici, alcuni dei quali sono
stati consegnati al museo provinciale di Lecce. «Ma - continua Martina -
non furono solo i monaci a scavare nella terra rocciosa, ma anche parte
della popolazione rurale salentina». A causa, infatti, della crisi
economico sociale dovuta alle invasioni e alla pirateria saracena che
aveva colpito il Salento nel periodo compreso tra il IX e il X secolo,
gran parte della popolazione era stata costretta a rifugiarsi nelle
grotte naturali o a scavarne di nuove in luoghi aspri e boscosi.
Inoltre, anche quando i paesi ritornarono a ripopolarsi e ad essere il
punto cardine della organizzazione politica ed economica, gli
insediamenti rupestri continuarono ad essere abitati almeno fino al XIV-
XV secolo.
di Katia Manca |