Dal
Nuovo Quotidiano di Puglia di mercoledì 23 novembre 2005 |
Fernando Spano,
supporti poveri per evocare i grandi
Le opere di
Fernando Spano sono un atto d'affetto e una dichiarazione d'amore per
l'arte e per i grandi maestri della pittura contemporanea.
Su supporti
poveri, che provengono dalla vita personale e dalle occasioni del
quotidiano, emergono con forza i volti o i nomi di grandi artisti del
secolo scorso. I ritratti di Pollock, Fontana, Beuys insieme a quelli di
Picasso e di Braque appaiono enormi e suggestivi su grandi lenzuoli o si
intravedono appena su piccoli frammenti di materiale di scarto.
Sono icone
fotografate e dipinte con le quali l'artista di Veglie si confronta
entrando in una sorta di collegamento simbiotico.
Ferdinando Spano
dipinge da sempre sperimentando materiali e tecniche fatte di vernici,
resine e colori che stende su superfici non tradizionali. «Amo questi
materiali perché ho lavorato in un colorificio del mio paese - racconta
Spano - ma oggi sono diventate lo strumento e l'occasione per un'intensa
attività di ricerca e di sperimentazione».
Le tecniche sono
molteplici, collage, assemblage, dripping e molto spesso sono messe
sottilmente in relazione con il soggetto a cui il quadro è dedicato. In
questo modo nei numerosi ritratti dedicati a Beuys emerge la forza
vitale del maestro insieme all'intensa ricerca sulle proprietà fisiche
della materia e sull'energia delle forze della natura.
I ritratti o i
libri d'arte appaiono addensati sui loro supporti. Le vernici e le
resine sono impiegate in maniera consistente, levigano le immagini e
solidificano i soggetti facendo emergere a volte con la delicatezza
dello "stiacciato", a volte con una sorta di forte tridimensionalità, lo
spessore del legno, delle stoffe e della molteplicità delle "cose"
utilizzate. Appaiono anche frasi e parole che spostano la visione su
piani concettualmente complessi.
Le immagini
fotografiche retinate, riportate su vaste superfici, acquistano la forza
della pittura grazie all'inserimento di colori, luci, e spessori
modellati e così il bianco e nero di alcuni volti fa cadere lo
spettatore distratto nell'inganno della visione: in questo caso non è
fotografia ma al contrario un uso accurato del mezzo pittorico. Tutti
gli elementi presenti nelle opere grandi e piccole sono connessi,
manipolati e accentuano il gioco continuo tra "visione naturale e
artificio".
Il filo conduttore
della mostra appena conclusa presso il Conservatorio di Sant'Anna
Il ruolo e la figura dell'artista - Icona ritrovata (così titola Dino
Del Vecchio il catalogo che accompagna la mostra), la sua presenza forte
ed intensa nel panorama culturale degli anni Sessanta e Settanta
tradotta in un galleria intensa di ritratti nei quali possiamo
sicuramente individuare quello che amiamo di più.
Le influenze sono
molte e tutte dichiarate, appaiono come una sorta di percorso storico
che Fernando Spano non sembra volere però ripercorrere cronologicamente
ma al quale appare legato dall'intensità degli atti affettivi e con il
quale dichiara con forza "io ci sono".
di Marinilde
Giannandrea |