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Dal Nuovo Quotidiano di Puglia di lunedì 2 ottobre 2006

Inspiegabile gesto di un bravo ragazzo
S'impicca a 16 anni

VEGLIE - Sconcerto a Veglie per il suicidio di un ragazzo di 16 anni, impiccatosi in campagna. Nulla avrebbe fatto presagire alla famiglia e agli amici il tragico gesto.

Solo un istante o poco più per dare un calcio ad uno scooter e alla vita. Chissà quanto tempo, invece, per arrivare a quel terribile faccia a faccia, pensare e ripensare a come e quando chiudere la partita mentre il tarlo di quel gesto estremo mangiava la freschezza e la voglia di vivere di un ragazzo di appena 16 anni. Nel primo pomeriggio di ieri l'adolescente è stato rinvenuto privo di vita in una campagna alla periferia di Veglie, il paese dove viveva con la famiglia. Aveva una corda stretta intorno al collo. Suicidio, è la parola lapidaria con cui si chiude la storia di un ragazzo normale. Ed è la parola con cui si apre un'altra pagina, quella degli interrogativi, tantissimi e dello sgomento, di una famiglia e di un paese intero. Lui, suo malgrado protagonista di una pagina di dolore, che ha sconvolto un tranquillo pomeriggio d'autunno, ha vissuto la sua tragedia personale in silenzio, senza farne parola con nessuno. Aveva numerosi amici, una vita uguale a quella di tanti altri suoi coetanei, una famiglia serena.

Il fratello maggiore lavorava fuori, la madre impiegata nel campo della sanità, il padre in pensione. Perché, allora, decidere di fermarsi. Sabato scorso intorno alle 18 il ragazzo aveva chiesto al padre una fune per rimorchiare il suo motoscooter 50. Poi si era allontanato da casa per non farvi più ritorno. I genitori in apprensione, la richiesta d'aiuto alle forze dell'ordine, il cellulare del giovane acceso ma muto. Da una parte quel tramestio mentre dall'altra il 16enne allestiva lo scenario ultimo della sua tragedia personale in una campagna in località "Tròali", poco distante da una masseria e da una cava di inerti in attività.

Ieri intorno alle 14 una guardia giurata della Velialpol, impegnata in servizio di pattugliamento, ha visto in lontananza il corpo del ragazzo che legatosi la corda al collo aveva poi dato un calcio proprio a quello scooter per lasciarsi morire. Di lì a poco la macchina dei soccorsi, carabinieri, vigili del fuoco, volontari 118 del Ser di Veglie. Ma è stato tutto inutile. La notizia veloce e tagliente come una lama, ha toccato ogni angolo del paese. I genitori del ragazzo sono accorsi sul posto. La loro ricerca era terminata, nel peggiore e più incomprensibile dei modi. E Veglie ha chinato il capo, in segno di rispetto e sgomento. Nei pressi della scuola media del paese decine di ragazzi in scooter, piangevano lui, l'amico scomparso senza un perché non era solo. Forse non lo sapeva. Il suo corpo è ora al cimitero comunale a disposizione del magistrato di turno. I funerali si terranno oggi pomeriggio, alle 16, nella chiesa Madre.

di  F. P.

  Dal Nuovo Quotidiano di Puglia di martedì 3 ottobre 2006 

Un pianto inconsolabile per l'addio al sedicenne suicida

VEGLIE - I fiori non sarebbero bastati comunque a riempire il vuoto e confondere la vista e i pensieri. Che a volerlo c'era la luce del sole, riflessa sul bianco dei basoli della piazza del paese, a Veglie, a raccontare il contrasto struggente con un autunno, che più che sul calendario, era stampato sui volti. Della gente, tantissima, presente ieri alle 16 per accompagnare nell'ultimo viaggio il ragazzo, che a soli 16 anni si è tolto la vita, tra sabato e domenica, in un angolo silenzioso eppure pieno di vita e piante lussureggianti, della campagna alla periferia del paese.

Si era allontanato da casa alle 18 il 30 settembre, dicendo ai genitori che avrebbe rimorchiato il suo ciclomotore con una corda.

Non è più tornato a casa, lui, e con quella corda ha stretto il collo e il cerchio intorno alla sua partita con la vita.

Perché questo sia accaduto, alla fine, ora che una famiglia normale e serena è sconvolta ed una comunità annichilita, rimane l'unica finestra aperta sulla storia di un adolescente. Uno come tanti, sano, allegro, gioviale e non per gratuita scontata retorica ma per avvilente realtà, che poco cambia le cose, giacché è andata a finire così.

Ed aveva tanti amici, lui. Tutti quelli che ieri, sono accorsi al funerale, nella parrocchia dei Santi Giovanni e Irene e poi al Camposanto, e poi ancora prima, hanno vegliato il suo sonno e preparato striscioni e messaggi.

A vederlo, quel ragazzo di 16 anni, non era solo. Solo si sarà sentito, forse, nel momento disperato del faccia a faccia con la tragedia.

«Il Signore lo ha accolto con le sue grandi braccia» ha detto don Amelio durante l'omelia. «La sua comunità, la sua famiglia avrebbero voluto abbracciarlo, per ascoltare i suoi pensieri. Lui, però, ha scelto il silenzio, e la mente è diventata una gabbia troppo stretta per farcela da solo».

di  F. P.

 

 

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