da La Gazzetta del Mezzogiorno del 27/01/09 Arpa Puglia: L'acqua salentina si può bere tranquillamente
BARI - I valori di trialometani (sottoprodotti di disinfezione) riscontrati nei giorni scorsi in campioni di acqua potabile provenienti da alcune fontanine pubbliche e serbatoi dell’Aqp in provincia di Lecce “in nessun modo possono essere ritenuti, alla luce delle attuali conoscenze, motivo di allarme per la salute pubblica”. Lo precisano in una nota congiunta l’assessorato regionale alle Politiche della salute e l’Arpa Puglia. Le concentrazioni rilevate dal laboratorio del dipartimento provinciale di Lecce di Arpa Puglia, è scritto nella nota, sono comprese tra 47 e 59 microgrammi per litro. La soglia fissata in Italia è di 30 microgrammi, ma a diverse regioni, fra le quali la Puglia, è stata concessa una deroga che innalza il limite a 60 microgrammi. Su richiesta avanzata dalla Regione Puglia nell’ottobre scorso, il Consiglio superiore di sanità ha rinnovato la deroga per tutto il 2009, sempre con lo stesso limite.
Regione e Arpa sottolineano che in
altri Paesi i valori limite esistenti oscillano fra gli 80 microgrammi
(Stati Uniti) e i 100 microgrammi (Unione europea e Canada)
LA ASL INVIA UNA NOTA AGLI AMMINISTRATORI DI VEGLIE, NARDÒ, LEVERANO, GUAGNANO, COPERTINO, PORTO CESAREO E SALICE «Acqua dei rubinetti off-limits» Parametri difformi dalla legge in sette comuni. L’Aqp: «Nessun rischio per la salute»
«E’ assolutamente vietato bere acqua dai rubinetti o anche semplicemente utilizzarla per preparare bevande». Un annuncio shock quello lanciato ieri mattina dal sindaco di Veglie, Fernando Fai, a cui ha fatto eco, in serata, il sindaco di Nardò, Antonio Vaglio. Un’emergenza in realtà assai estesa. Oltre a Veglie e alle marine di Nardò, i comuni in cui l’acqua è al momento off-limits sono Leverano, Guagnano, Copertino, Porto Cesareo e Salice. Il problema è il serbatoio ubicato in località «Zanzara», nel feudo di Leverano: una gigantesca struttura che eroga circa 6mila metri cubi di acqua ogni giorno ai sette comuni. Dalle analisi effettuate dalla Asl sull’acqua in ingresso e in uscita dal serbatoio, un parametro è risultato fuori norma: si tratta del trialometano, un sottoprodotto del cloro. Il dipartimento di prevenzione dell’Azienda sanitaria ha così inviato immediatamente una nota ai Comuni, invitando la popolazione ad astenersi dal bere acqua dai rubinetti. L’Acquedotto pugliese mette però le mani avanti e spegne gli allarmismi. Si tratta, spiegano dall’azienda, solo di un problema tecnico-normativo: l’Aqp ottiene ogni anno dal ministero della Salute una deroga per quanto riguarda il valore dei trialometani. L’acquedotto della Puglia, infatti, con i suoi 20mila chilometri di rete, ha un maggiore ristagno delle acque e quindi maggiore chance che nelle sue tubature si verifichino processi chimici lenti come appunto la formazione dei trialometani. «Questa deroga scade il 31 dicembre e non è stata ancora rinnovata. E’ solo un problema di tempi tecnici del ministero. In realtà l’acqua che arriva nelle case dei salentini è la stessa dei mesi precedenti, solo che manca al momento l’atto ministeriale che dà di fatto il nullaosta allo sforamento del parametro in questione». Problema tecnico o meno, la Asl non ha perso tempo ed ha avvisato le amministrazioni comunali dei comuni interessati. «Non si tratta di voler generare allarmismi - spiega il sindaco di Veglie - ma d’altra parte nella lettera del dipartimento di prevenzione c’è scritto nero su bianco che l’acqua che esce dai rubinetti non si può al momento bere, né può essere usata ad esempio per preparare caffè o altre bevande. Dunque, come primo cittadino non potevo fare altro che allertare la popolazione». Al momento i sindaci aspettano nuove analisi dell’acqua ed ulteriori indicazioni da parte dell’Acquedotto pugliese. «Le precauzioni in questi casi - conclude Fai - non sono mai troppe». Daniela Pastore
LA REPLICA DI GIUSEPPE VALENTINI «Attendiamo la deroga»
«Non c’è davvero alcun problema per la salute delle persone. E’ solo una questione tecnico-normativo». Giuseppe Valentini, responsabile della sezione leccese dell’Acquedotto pugliese, assicura che il parametro rilevato dalla Asl non ha alcun effetto negativo sulla salute umana. «I trialometani si formano dalle reazioni della sanificazione dell’acqua, che viene fatta con il cloro. E’ una reazione chimica lenta, assai frequente in acquedotti come quello pugliese, il più grande in Italia. L’acqua viene dalla Basilicata e quindi la sua permanenza nelle tubature è maggiore di altri tipi di acquedotti». I valori di trialometani dell’acqua in entrata nel serbatorio di Leverano registrati dalla Asl sono di 98 microgrammi al litro, mentre quelli in uscita sono di 59. «Voglio precisare - aggiunge Valentini - che la normativa italiana è molto più restrittiva di quella europea per ciò che riguarda le acque. L’Unione europea consente valori di trialometani sino a 100 microgrammi per litro, mentre l’Italia fissa il tetto a 30. La deroga che otteniamo per l’Aqp è fino a 80 microgrammi al litro. Dunque i parametri registrati non devono destare alcun allarme, anche perché quando l’acqua arriva al rubinetto di casa il valore si abbassa ulteriormente rispetto ai 59 microgrammi registrati in uscita dal serbatorio». A determinare un picco della presenza di trialometani, probabilmente, le piogge insistenti che hanno riempito gli invasi in tempi record, portando con sé milioni di microrganismi. «Ma ripeto - chiosa Valentini - non c’è alcun pericolo per la salute». d.p.
Sostanze nel mirino I trialometani fra disinfestazione e rischi per la salute
I trialometani furono tra i primi sottoprodotti di disinfezione ad essere scoperti in acqua clorinata. Queste sostanze si formano durante la disinfezione del cloro e la disinfezione con disinfettanti clorurati. I trihalomethanes possono essere divisi in triclorometano (cloroformio), diclorometano di bromo, tribromometane di cloro e tribrometano. Le sostanze si formano durante la reazione fra cloro e la materia organica contenuta nell'acqua. La concentrazione di trialometano in acqua superficiale d'estate supera la concentrazione presente d'inverno. Ciò è provocato dall'aumento nella temperatura e del contenuto di materia organica dell'acqua. Un’eccessiva concentrazione di trialometani può creare danni al fegato, reni e al sistema nervoso centrale. Sono inoltre considerati cancerogeni.
dal Nuovo Quotidiano di Puglia del 27/01/09
Allarmi e Burocrazia: Da Copertino Leverano e Porto Cesareo. L'Acquedotto: nessun pericolo Acqua vietata in 7 comuni
Divieto di bere acqua erogata dall'Acquedotto pugliese e, comunque, di utilizzarla per usi commestibili in sette Comuni salentini. Si tratta di Veglie, Leverano, Guagnano, Copertino, Porto Cesareo, Salice Salentino e Nardò, quest'ultimo comune limitatamente alle frazioni costiere di Boncpre e Sant'Isidoro. Il divieto è la conseguenza di un mix di un'alterazione "provvisoria" dei dati di analisi e di ritardi burocratici. Come conseguenza l'allarme e i disagi. Divieto di bere acqua e di utilizzarla per usi commestibili. Come dire, niente bevute alla fonte, niente caffè, tè o camomilla. E' la nuova emergenza che stanno vivendo sette comuni del Salento jonico-settentrionale, e precisamente i paesi di Veglie, Leverano, Guagnano, Copertino, Porto Cesareo, Salice Salentino e Nardò, quest'ultimo limitatamente alle frazioni costiere di Boncore e Sant'Isidoro dove ieri i sindaci si sono preoccupati di far sapere alla cittadinanza l' "avviso di burrasca" inviato via fax dall'Asl, o meglio dal responsabile del servizio di tutela delle acque per il settore Nord Salento, la sera di venerdì. Ma solo ieri mattina i sindaci, a uffici riaperti dopo la pausa festiva, hanno potuto leggere l'allarme e la richiesta: alte concentrazioni di trialometani totali, un derivato del cloro, trovati in un serbatoio dell'Aqp e conseguente invito a informare i cittadini che l'acqua non sarebbe potabile. Tutto inizia venerdì in un serbatoio nel territorio di Leverano, località "Zanzara", sulla via per Porto Cesareo, dov'è presente la grossa cisterna dalla quale parte l'acqua per i centri abitati dell'arco jonico. Nel corso di periodici controlli effettuati dall'Asl di Lecce sono emersi valori ritenuti eccessivi ma non incompatibili per la salute umana: un valore di 98 trialometani totali riscontrati alla condotta di ingresso al serbatoio, un valore di 59 nella condotta di uscita. Cosa vuol dire? Nulla per l'Aqp e neppure per il Consiglio superiore della Sanità che tollera una valore massimo di 100 microgrammi per litro di trialometani, così come indica una direttiva della Comunità europea. Ma a complicare la situazione arrivano la burocrazia e alcune norme che sembrano fatte apposta per rendere più complesse situazioni che non sono certamente semplici. Allora, in Italia il valore stabilito per il derivato del doro è di 30 microgrammi per litro, ma in regime di "deroga" è stabilità la piena regolarità anche se i trialometani raggiungono quota 100. Il problema, però, è che la deroga comunitaria recepita dal ministero della Salute è annuale (dal 2009 sarà triennale) e per motivi tecnico-consuetudinari viene praticamente reiterata dopo due o tre mesi, ovvero intorno al mese di marzo. In questa vacatio l'Asl di Lecce, che attraverso analisi chimiche routinarie ha trovato valori in questa fase fuori norma, ha informato i sindaci dei sette comuni circa l'uso dell'acqua, innescando una reazione a catena dagli esiti comprensibili. «Mi sono subito attivato per informare la cittadinanza - ha affermato il sindaco di Veglie Fernando Fai - e metterla in guardia, del resto sono io per primo una persona che beve acqua del rubinetto e comprendo che in tanti facciano come me senza parlare delle bevande e dei cibi che con quell'acqua si preparano». E ieri stesso dal comando di polizia municipale di Veglie, la richiesta all' Acquedotto Pugliese d'inviare in paese un'autobotte che garantisse l'approvvigionamento idrico. Procedura ripetuta anche negli altri paesi dove i sindaci hanno emesso ordinanze in cui di fatto ribadiscono la non potabilità e la non conformità dell'acqua. L'emergenza ha subito visto l'assalto alle scorte di acqua, con supermercati presi letteralmente d'assalto com'era prevedibile e svuotati dei depositi di acqua imbottigliata. La situazione dovrebbe comunque tornare alla normalità entro pochi giorni e per questo motivo Aqp, Arpa e Asl sono già al lavoro.
L'Aqp: Il mancato reitero di una deroga comunitaria ha fattop scattare l'allerta. Bufera per il documento dell'Asl «Ma è tutto regolare. Solo un fatto tecnico»
Trialometani totali: è questa la formula chimico-burocratica che ha gettato nello sconforto i cittadini di sette comuni del Nord Salento. Si tratta di un derivato del doro provocato da sostanze organiche (non batteriche come l'escherichia coli) presenti e depositate nelle condotte idriche. E l'acquedotto pugliese è particolarmente esposto: «Abbiamo le condotte più lunghe d'Europa, per questo motivo e in assoluta tranquillità per la salute umana godiamo della deroga comunitaria che consente valori fino a 100 miligrammi per litro di trialometani» afferma Pino Valentino, responsabile dell'Unità tecnica di Lecce dell'Acquedotto pugliese. «La deroga ha validità annuale, è scaduta il 31 dicembre scorso e solo per motivi tecnici non è stato ancora rinnovata, è così ogni anno» spiega Valentino che si dice sicuro della qualità dell'acqua. In sostanza il doro immesso nelle condotte nei bacini di prelievo e quello aggiunto nei serbatoi di distribuzione se versato in quantità superiori e in concomitanza di una lunga permanenza dell'acqua nelle tubature si trasforma in parte formando trialometani, una situazione che si verifica spesso all'inizio di primavera quando gli invasi sono colmi (anche di fango) e l'acqua contiene alghe e pollini. Sono queste sostanze organiche che mutano il cloro: e l'acqua per coprire il viaggio dalla Basilicata al Salento impiega 7 giorni. Il valore trovato al serbatoio di Zanzara (98 al collettore in entrate, 56 nella condotta di uscita) rientrerebbe quindi nel regime previsto, ma in questa fase l'Aqp è "scoperta" in quanto in mancanza di deroga comunitaria il valore legale riconosciuto dall'Italia è di 30 microgrammi per litro. E per questo motivo l'Asl ha immediatamente informato i sindaci interessati. Ma anche su questo fronte si intravedono polemiche piuttosto roventi, anzi nella stessa Asl fonti molto attendibili parlano di contrasti con il contenuto del fax inviato ai Comuni, documento che a quanto pare, è stato conosciuto dal vertice dell'Azienda sanitaria leccese solo ieri, dopo le preoccupazioni espresse dai sindaci. Secondo i tecnici inoltre, il valore legale dei trialometani non sono quelli riferiti ai serbatoi ma quelli del rubinetto, all'utente finale. «La presenza di trialometani totali si corregge con semplici e opportuni interventi che l'Acquedotto potrebbe aver già fatto» assicura un esperto dell'Asl che però ha chiesto di non essere citato. La situazione è tesa, l'impressione è quella di un pastrocchio che ha provocato un allarme eccessivo nella popolazione. E i rischi per la salute? «Solo alte e soprattutto prolungate esposizioni al derivato potrebbe, ripeto potrebbe, provocare insorgenza di tumori. Ma sono eventualità verificabili solo dopo diversi anni» avvertono in ambienti dell'Asl di Lecce.
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