Ieri mattina in Provincia lo stato delle richieste rilevato dagli assessori alle Politiche energetiche e alle Attività produttive E nel Salento 800 progetti di nuove installazioni
Ormai è una certezza supportata dai dati tecnici, il Salento rischia di essere coperto dagli specchi di silicio fotovoltaico e da torri eoliche d'acciaio alte 150 metri, oltre che da reti di cavidotti ed elettrodotti di chilometri e chilometri e cabine di trasformazione in ogni dove tali da creare un inquinamento elettromagnetico diffuso. La rivelazione è arrivata ieri mattina dalla Provincia di Lecce, dagli assessori alle Politiche energetiche Gianni Stefàno e alle Attività Produttive e Venatorie, Salvatore Perrone, che hanno convocato una conferenza stampa, nella stessa stanza dove in agosto le associazioni ambientaliste salentine, avevano ribadito l'allarme già lanciato nei mesi precedenti, chiedendo alla Regione l'unica soluzione possibile, cioè la moratoria di tutti gli impianti da eolico, fotovoltaico e biomassa, «pena un vero e proprio disastro ambientale». Ben 800 sono le richieste di insediamenti di installazioni elettriche presentate nei 68 comuni salentini che hanno risposto alla domanda di censimento avanzata dalla Provincia. Di questi il 20 per cento è già in fase di realizzazione e si tratta di impianti fotovoltaici inferiori ad un megawatt di potenza, per i quali la legge consente l'esecutività presentando una semplice Dia (Dichiarazione di inizio attività) presso gli uffici tecnici cittadini, che autocertifica la sussistenza delle condizioni stabilite dalla legge per la realizzazione dell'intervento. «Siamo consapevoli del paradosso che viviamo, - fanno sapere dal Forum Ambiente e Salute di Lecce - le energie verdi che salveranno il pianeta uccideranno il Salento, se non interverremo sostituendo alla logica industriale, quella dei grandi impianti di alto impatto, che oggi la Regione ha favorito, la logica virtuosa e non impattante della microproduzione diffusa che con il conto energia da vantaggi economici diretti per le famiglie e che vede i pannelli ubicati solo su edifici moderni su tetti e tettoie e altre superfici biologicamente morte. In gioco è la filosofia stessa delle energie rinnovabili che la logica selvaggia ed industriale oggi favorita dalla Regione nel Salento calpesta e offende». Su questo argomento interviene anche Nicolino Sticchi ex presidente della Commissione ambiente della provincia: «I Comuni, in tema di fonti rinnovabili, se vogliono essere efficaci nel favorire uno sviluppo ecosostenibile e salvaguardare gli aspetti naturalistici e paesaggistici del proprio territorio, devono dotarsi, così come prescrive anche la legislazione nazionale e regionale, di appositi "regolamenti" in materia». Sticchi propone agli amministratori dei Comuni salentini tutta una serie di iniziative: «Disporre con immediatezza l'utilizzo dei pannelli fotovoltaici sulle strutture pubbliche per l'autoproduzione di elettricità, eliminando dal bilancio la voce "costi energia" e utilizzando sul territorio i vantaggi economici conseguiti; incentivare la realizzazione di impianti fotovoltaici da parte dei privati, dando corso innanzitutto all'attuazione della legge regionale che prevede l'inserimento nel "regolamento edilizio" della norma che rende obbligatoria la realizzazione di tali impianti ai fini del rilascio del permesso di costruire per le nuove abitazioni e per i fabbricati industriali; costituire un "gruppo di acquisto" per impianti termici e fotovoltaici, al fine di comprare a prezzi agevolati rispetto al costo medio di mercato, coinvolgendo i cittadini proprietari di strutture edilizie, gli artigiani e i professionisti del luogo esperti nel settore, le banche locali per finanziare la realizzazione degli impianti fotovoltaici utilizzando gli incentivi previsti dal Conto Energia, altri enti pubblici che manifestano interesse; adoperarsi a garantire, tramite il supporto di terzi, i servizi necessari a favorire il cittadino in tutti gli adempimenti necessari e ad assicurare procedure snelle nella realizzazione degli impianti; prevedere sgravi fiscali per chi installa impianti solari; costituire una "Esco" (Società di sevizi energetici) o affiliarsi ad altra Esco, da soli o in associazione con altri partners pubblici-privati, al fine di offrire una serie di servizi alle comunità locali, migliorare gli aspetti ambientali, assicurarsi possibili opportunità economiche». Donato Nuzzaci
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Cresce la preoccupazione per le conseguenze connesse allo sviluppo selvaggio degli impianti energetici nel Salento. E la Provincia torna a chiedere la delega in materia alla Regione. Ieri mattina, a palazzo Adorno, l’assessore provinciale alle Politiche energetiche, Giovanni Stefàno, assieme all’assessore alle Attività produttive e venatorie, Salvatore Perrone, ha prospettato, dati alla mano, un quadro allarmante per il futuro del territorio salentino: migliaia di ettari di campi saranno sottratti alla natura e alle produzioni silvo-agro-pastorali per consentire la realizzazione di centinaia impianti fotovoltaici. Distese di terreni con il destino segnato dalla desertificazione. Sono più di 800 le istanze presentate per l’installazione di pannelli di sili cio sui terreni agricoli di 68 comuni salentini, secondo il monitoraggio effettuato dall’ente di Palazzo dei Celestini. Il 20 per cento degli insediamenti è in corso di realizzazione. Si tratta di impianti al di sotto di 1 megawatt di potenza, per i quali la legge regionale 31 del 2008 richiede soltanto la dichiarazione di inizio attività (Dia) che viene presentata presso gli uffici tecnici cittadini (nel caso di impianti di potenza superiore, invece, le competenze spettano alla Regione). «In questo modo - spiega l’assessore Stefàno - le aziende riescono ad aggirare la legge regionale e a farsi approvare i progetti in tempi molto rapidi: non è un caso che molte aziende tedesche, francesi o spagnole, scelgano di investire in Puglia». Poi lancia un appello al governo regionale: «La legge 31 del 2008 va bloccata - dice - serve un momento di riflessione perché ci stiamo esponendo a una speculazione energetica che rischia di devastare in maniera irreversibile il nostro territorio. Una pianificazione energetica a livello di territorio provinciale è indispensabile per evitare il proliferare indiscriminato di impianti ed è per questo che torniamo a chiedere la delega in materia: non possiamo più assistere passivamente allo scempio in atto». Nell’attesa di una risposta da parte della Regione, la Giunta provinciale chiede a tutti gli enti locali di dotarsi degli strumenti di regolamentazione necessari ad evitare insediamenti indiscriminati nei territori di competenza. A tal fine, ha predisposto tre distinte deliberazioni sulle misure da adottare per gli impianti fotovoltaici (in questo caso, si chiede di mettere da parte un fondo per lo smaltimento dei pannelli), eolici e a biomasse, da sottoporre all’attenzione del prossimo consiglio provinciale. A spingere l’ente di Palazzo dei Celestini ad effettuare un monitoraggio sugli impianti fotovoltaici realizzati o da realizzare nel Salento è stata, in particolare, la denuncia delle associazioni venatorie, secondo le quali questi insediamenti andrebbero a limitare ulteriormente le aree a disposizione per l’attività dei cacciatori. «Il 21 gennaio scorso - spiega l’assessore provinciale Salvatore Perrone - il Comitato tecnico provinciale per la tutela faunistico-venatoria ha approvato all’unanimità le modifiche apportate al Piano faunistico venatorio 2009-2014, sulla base delle proposte avanzate dai cacciatori. Rispetto al piano attualmente in vigore sono state soppresse due oasi di protezione, una in prossimità di Galatina e una lungo il litorale tra Gallipoli e Ugento; inoltre, è stata fortemente ridotta una zona di ripopolamento e cattura compresa tra l’agro di Melendugno e quello di Vernole. Per compensare la superficie sottratta alla tutela venatoria, tra l’altro, sono state istituite due oasi di protezione, una tra Lecce e Novoli e una tra Guagnano e Squinzano». «Tutte queste modifiche - prosegue l’assessore Perrone - sono scaturite dalle critiche mosse dalle associazioni di categoria dei cacciatori sul vecchio piano venatorio; in particolare, hanno segnalato la riduzione delle aree per la cacciagione, aggravata dal pericolo dell’installazione di pannelli di silicio che renderanno aridi i terreni e che tra 20 anni nessuno saprà come smaltire». Flavia Serravezza
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Riflessioni Fotovoltaico ed eolico: basta scempi
«La Regione Puglia ha lavorato molto bene puntando su leggi che si propongono di semplificare il quadro normativo». È quanto ha affermato, qualche mese fa, il presidente dell'Associazione nazionale dell'industria solare fotovoltaica, Gianni Chianetta. Un giudizio comprensibile, vista la provenienza, ma che ormai non trova condivisione in larga parte dell'opinione pubblica pugliese, oltre che nelle stesse istituzioni, ai vari livelli, che inizialmente, forse con troppa superficialità e acritica adesione all'affaire-energia pulita, avevano svenduto pezzi pregiati del territorio per 30 denari e anche meno. Sotto la spinta della comunità internazionale e dell'Unione europea alla cui base ci sono motivazioni strategiche forti - la produzione di energia da fonti rinnovabili è una delle sfide decisive di questo secolo -, e nel conflitto tra leggi nazionali e regionali, si sono imposti comportamenti di pura anarchia, sfuggiti ad ogni controllo, da parte di imprenditori benintenzionati ma anche di profittatori. Così, nel breve volgere di un lustro, la Puglia ha conquistato il discutibile primato di Regione leader in Italia per numero e potenza di impianti eolici e fotovoltaici installati. Un primato che, purtroppo, è ben visibile a chiunque percorra le nostre strade imbattendosi in gigantesche pale eoliche o estese zone dì pannelli solari, che spesso hanno preso il posto di vigneti storici, con gravi conseguenze sul territorio e l'ambiente. Alcuni numeri, ancorché provvisori, fanno impressione. Partiamo dall'eolico: secondo dati aggiornati al 10 agosto di quest'anno in Puglia ci sono già 2.064 torri con 413 impianti attivati e una produzione, sulla carta, di 3.886,77 megawatt. Giace, poi, nei cassetti degli uffici competenti, un numero enorme di progetti per nuovi impianti eolici per una produzione stimabile in non meno di 28.888 megawatt di potenza e circa 12.000 pale gigantesche da elevare. Anche sul fotovoltaico è Puglia dei record con circa 3.000 megawatt di installato (578 impianti con 718 Mw solo nel Brindisino); anche in questo caso, centinaia di progetti già presentati, quasi a prefigurare una Puglia e un Salento ricoperti e devastati dalle distese di pannelli di silicio che renderanno aridi i terreni e che tra 20 anni nessuno saprà come smaltire. Nell'ultimo anno, però, il vento è cambiato e prima le denunce di pochi (è da rileggere quanto ha scritto diversi mesi fa Giacinto Urso sulle colonne di questo giornale), poi una sensibilità sempre più diffusa a livello sociale e culturale, hanno innescato un dibattito che non poteva lasciare indifferenti le Istituzioni. Così, ieri l'altro, è arrivata l'importante decisione del Consiglio provinciale di Brindisi di porre precisi paletti al fotovoltaico selvaggio. Non è stato un no ideologico all'energia pulita, ma un modo per indicare regole precise, capaci di salvaguardare l'ambiente nel suo complesso e, soprattutto, di evitare l'assalto di lobby politico-imprenditoriali, le speculazioni piccole e grandi, alimentate da ricchi incentivi, che, più spesso di quanto non si creda, si nascondono dietro il mito verde delle pale eoliche e dei pannelli solari. Sul piede di guerra era già scesa la Provincia di Lecce che, preoccupata per le conseguenze legate allo sviluppo selvaggio degli impianti energetici nel Salento, aveva chiesto la delega in materia alla Regione, e, nel frattempo, sollecitato gli Enti locali a dotarsi degli strumenti di regolamentazione necessari a evitare insediamenti indiscriminati. Attualmente, secondo i dati di Palazzo dei Celestini, sono più di 800 le istanze presentate per l'installazione di pannelli sui terreni agricoli di 68 Comuni salentini. Il 20 per cento degli insediamenti è in corso di realizzazione.- Si tratta di impianti al di sotto di 1 megawatt di potenza, per i quali la legge regionale 31 del 2008 richiede soltanto la dichiarazione di inizio attività (Dia) da presentare presso gli uffici tecnici dei Comuni (per impianti di potenza superiore, invece, le competenze sono della Regione). Problematiche dello stesso tenore ha anche la Provincia di Taranto. Una scossa è arrivata alla fine di ottobre da Melpignano, dove si è svolto un incontro al quale ha partecipato anche un Vittorio Sgarbi combattivo e in vena di denunce forti. Dalla capitale della Taranta è partita la richiesta alla Regione di una moratoria di tutti gli impianti eolici e fotovoltaici industriali (non quelli dunque per autoproduzione d'energia), autorizzati e non del tutto realizzati, e quelli in iter autorizzativo. La proposta è quella di favorire gli impianti fotovoltaici sui tetti degli edifici recenti (non in zone o su edifici storici), con impatti nulli sull'ambiente e autoproduzioni d'energia pulita a vantaggio diretto degli utenti. Il disco rosso contro l'aggressione selvaggia alle terre pugliesi e salentine è stato acceso ed è ben visibile a tutti. Ora nessuno potrà più dire "io non sapevo". Produrre energia pulita è un bene, ma non a discapito dell'identità di un territorio che ha la sua storia, le sue vocazioni, e che pretende e merita rispetto. Infine, un interrogativo. Si sa che la produzione effettiva di energia da fonti rinnovabili è di circa un quarto della potenza installata. Ma si sa pure, la denuncia ricorre spesso, che, ad esempio, moltissime delle oltre 2.000 pale installate in Puglia non girano mai, sia col vento di scirocco, che di tramontana, di ponente o di levante. Inefficienza o cos'altro? Alcuni dicono che l'affare sta nell'installare le pale per mettere le mani sugli incentivi, non nel farle girare. Sarà vero, sarà falso? Intanto sarebbe interessante conoscere un dato: quanta energia eolica e fotovoltaica viene effettivamente prodotta oggi in Puglia dagli impianti di tipo industriale? Se c'è qualcuno che lo sa, può venirci incontro?
Adelmo GAETANI
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