SCELGONO IL RITO ABBREVIATO I DUE LADRI INTERCETTATI A SAN PANCRAZIO Rocambolesco inseguimento, condannati genero e suocero Un anno a Scandone, quattro mesi in più per Totaro
VEGLIE - Condannati per direttissima Matteo Scandone, 21 anni, nato a Copertino ma residente a Veglie, ed il suocero Antonio Totaro, 40 anni, di San Pancrazio, arrestati venerdì notte dai carabinieri con le accuse di furto aggravato e resistenza a pubblico ufficiale. Il giudice Francesca Mariano ha inflitto un anno di reclusione a Scandone, già rimesso in libertà, ed un anno e quattro mesi a Totaro, che invece resta in regime di arresti domiciliari.
L’inseguimento a San Pancrazio, dove i militari della locale
stazione avevano intercettato una Mercedes classe B, carica della
refurtiva appena
Il 21enne, che si trovava alla guida dell’autovettura, prima finse
di fermarsi all’Alt intimato dai militari per poi effettuare
un’inversione e darsi
Hanno patteggiato i due presi dopo un movimentato inseguimento: un anno a Matteo Scandone, un anno e quattro mesi Antono Totaro In fuga dopo il furto, condannato genero e suocero
VEGLIE - Si è chiuso con due condanne nel giudizio per direttissima, l’inseguimento della notte fra venerdì e sabato fra San Pancrazio Salentino e Guagnano con il lancio per strada di matasse di acciaio, computer ed altro per fermare la corsa dei carabinieri. Un anno di reclusione ha patteggiato Matteo Scandone, 20 anni, di Veglie, ed un anno e quattro mesi il futuro suocero Antonio Totaro, 40 anni, di Veglie. Entrambi hanno chiuso il conto con la giustizia ricorrendo alla formula del patteggiamento delle pene, quelle concordate dagli avvocati difensori Luigi Rella e Maria Lucia Pagliara con il pubblico ministero Giovanni Gagliotta ed avallate dal giudice della prima sezione penale Francesca Mariano. Diverse tuttavia le conseguenze immediate per i due imputati: Scandone è tornato libero in quanto è incensurato, mentre per Totaro il giudice ha stabilito che dovesse restare ai domiciliari. Entrambi sono stati giudicati per le ipotesi di reato di furto aggravato, violenza e resistenza a pubblico ufficiale. E trattandosi di materia di competenza del giudice monocratico, sono stati giudicati per direttissima: lo prevede la riforma del ministro della Giustizia Paola Severino, entrata a regime nel Tribunale di Lecce, l’1 aprile scorso e che prevede il carcere per gli arresti in flagranza solo per i reati più gravi. Diversamente, come è accaduto per Scandone e Totaro, si opta peri domiciliari. Ci sarebbero anche le celle di sicurezza delle caserme e dei commissariati, ma non sono omologate e poi non possono garantire i pasti ed il servizio di custodia. Il furto per il quale sono stati giu diciati Scandone e Totaro è quello alla "Meccanica Salentina" di Veglie quantificato in 30mila euro: due televisori di 55 e 32 pollici, un computer portatile, due matasse di filo in acciaio del peso complessivo di 30 chili, tre torce per saldatrice a filo continuo, due dispositivi telepass, una valigia con una saldatrice elettrica, sei porta attrezzi contenenti rispettivamente trapani, tassellatori a batteria di varie marche, una sega circolare a batteria marca Makita, due stampanti a colori, un monitor per pc, un flex, tre molette e rispettivi dischi nuovi di vari diametri e tipologie, un navigatore satellitare, uno stereo, due prese trifase e contenitori con ugelli per Plasma.
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