Sfuma anche il secondo progetto di trasformazione della sansa in nocciolino proposto da “Salento agricolo” Pietra tombale sull’ex sansificio, dal Consiglio di Stato l’ultimo “no”
Per i giudici è
incompatibile con la vocazione agricola della zona
VEGLIE - Sansificio ultimo round. Il Consiglio di Stato blocca definitivamente il secondo progetto, presentato dal Consorzio “Salento agricolo”, per l’attivazione dell’impianto di trasformazione della sansa in nocciolino (combustibile per riscaldamento). La sentenza, pubblicata ieri con numero 3623/12, chiude un’annosa vicenda iniziata allorché la “Oil Salento”, titolare del primo progetto, si vide annullare dal Tar e dal Consiglio di Stato l’autorizzazione all’avvio dell’opificio a seguito di ricorso avanzato da Comuni del circondario e da Associazioni di categoria. I ricorrenti all’epoca contestavano la localizzazione della struttura, considerata non compatibile con le caratteristiche agricole dell’area. Dopo la vicenda “Oil Salento”, l’iniziativa fu ripresa dal Consorzio il quale, dopo l’insediamento dell’Amministrazione guidata dal sindaco Sandro Aprile, presentò una nuova proposta, subito rigettata dal Comune, riguardante il sansificio. A seguito del diniego, il Consorzio impugnò la legittimità del provvedimento prima dinanzi al Tar (esito sfavorevole per il ricorrente) e poi dinanzi al Consiglio di Stato (medesimo esito sfavorevole). A sostenere la linearità del comportamento dell’Amministrazione sono stati gli avvocati Pietro Quinto e Angelo Vantaggiato (difensori del Comune), nonché gli avvocati Gianluigi Manelli (Associazione consumatori), Donato Saracino (Italia nostra) Saverio Sticchi Damiani (Tenuta Mater Domini) e Carlo Mignone (aziende agricole della zona). Nel giudizio sono intervenuti anche i Comuni di Porto Cesareo, San Donaci e Salice. “La questione di diritto che è risultata determinante nella decisione del Consiglio di Stato – spiega l’avvocato Quinto – è stata l’eccezione di giudicato sollevata nel corso della discussione. Ho rilevato che la locazione dell’azienda ad un Consorzio di produttori agricoli non era circostanza utile per superare l’insegnamento dello stesso Consiglio di Stato contenuto nella precedente pronuncia emessa nei confronti della proprietà. Con quella sentenza i giudici avevano affermato che la trasformazione della sansa in nocciolino costituisce un processo di lavorazione di secondo grado di natura industriale, come tale non assimilabile alla naturale trasformazione dei prodotti agricoli consentita dallo strumento urbanistico in zona agricola. Sotto il profilo urbanistico era rilevante il fatto che nel territorio, caratterizzato da valori agricoli di particolare pregio, sarebbero confluiti carichi di sansa esausta, fino a 13mila quintali al giorno, per essere lavorati in un ciclo industriale”.
Rosario Faggiano
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