Terza giornata, oggo, per il festival "Suoi tra due mari": esibizioni in mattinata e in serata Bande, tradizione in mano ai giovani Nel Salento circa 50 gruppi: 18/20 anni l'età media dei suonatori
TREPUZZI - Terza giornata oggi, ai Trepuzzi, per "Bande a Sud - Suoni tra due mari", il festival, diretto da Gioacchino Palma, che celebra questa importante tradizione meridionale. Due i momenti clou: in mattinata, in Piazzetta Chiesa Madre, l'esibizione del Gran Concerto Bandistico di San Giorgio Jonico, e, alle 21, in Largo Margherita, le note e i ritmi della Municipale Balcanica. Il progetto "Bande a Sud" porta avanti un percorso di rivalorizzazione dell'universo banda. Per anni, infatti, queste formazioni - spesso messe insieme reclutando dilettanti - hanno avuto il merito di aver reso realmente popolari le arie più famose di Verdi e di Puccini, di aver fatto fischiettare nelle piazze la celebre cavatina di Figaro o quella di Norma, di averle, in sostanza, trascinate giù dai palcoscenici per condurle in strada, fra la gente radunata intorno alla cassa armonica durante. le feste patronali. Una funzione sociale, quindi, assolta a pieno fino a quando il mono non ha ingranato una marcia superiore, complici la tv e l’evoluzione tecnologica. Oggi, nel Salento, ne esistono circa cinquanta. «Non c'è festa senza la banda», dice Cosimo Costa, direttore artistico dell'Associazione Bandistica "A.Reino" di Veglie, una delle più attive sul territorio e fra le poche ad esibirsi con un proprio corpo di "majorette". «Stanno facendo decadere la tradizione bandistica - sostiene Costa - che resiste grazie ai ragazzi delle scuole medie che suonano il flauto dolce e si avvicinano alla banda. La musica, in molti casi, toglie i giovani dalla strada. Con la nostra associazione li formiamo gratuitamente e alcuni diventano professionisti». L'età media, infatti, per chi suona è di 18-20 anni, a fronte di un pubblico per lo più formato da anziani. «È vero, ma chi poi si avvicina ad ascoltare, si appassiona, perché la banda stupisce sempre». Costa lancia un appello a istituzioni e media, che diano più attenzione a questa realtà musicale. «Si è tanto amplificato il discorso pizzica e non la tradizione bandistica salentina, che ha avuto in passato risonanza nazionale. Oggi nascono tante bande giovanili e, anche se il pubblico è di meno, soprattutto in certi posti, c'è ancora voglia di ascoltare la banda». Per adeguarsi ai tempi, anche il repertorio sta cambiando, come spiega Anna Ciaccia, che dirige la banda di San Giorgio Jonico, ospite oggi a Trepuzzi. «All'inizio vengono proposte sempre le arie più famose di Rigoletto, Norma e via dicendo. Esaurita questa parte classica, si passa al cosiddetto “Canzoniere", una sorta di secondo tempo rivolto ai più giovani in cui il maestro si congeda e la banda si autogestisce, eseguendo pezzi di Morricone, un po' di musica leggera, qualche tarantella e improvvisando anche coreografie in stile Blues Brothers». D'altra parte, le bande di oggi, rispetto a quelle degli inizi, sono formate da professionisti che studiano al Conservatorio e che possono fare fra gli 80 e i 120 concerti l'anno andando fuori. In Abruzzo, ad esempio, le bande pugliesi sono molto richieste. Motivo in più per non lasciar morire questa tradizione. «Anche Riccardo Muti - conclude la direttrice - qualche anno fa si è espresso a favore di questo grandissimo patrimonio culturale, perché come diciamo che la tv ha debellato l'analfabetismo così bisogna dire che le bande hanno aiutato il Meridione a conoscere la musica».
Ilaria MARINACI
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