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Da La Gazzetta del Mezzogiorno di Giovedì 24  Gennaio 2013 (di Rosario FAGGIANO)

 

Mossa a sorpresa dell’azienda “Salento agricolo” dopo il definitivo no alla realizzazione del discusso impianto

Sansificio, il Consorzio ci riprova e si appella alla Corte europea

Nel ricorso si ipotizza la violazione del principio di libertà d’impresa

 

VEGLIE - Si riapre la storia infinita del megasansificio realizzato nel cuore del Parco del Negroamaro e mai avviato per l’opposizione, dinanzi ai giudici amministrativi, di diversi Comuni del comprensorio, di “Italia nostra”, dell’Associazione consumatori organizzati e di numerose aziende agricole della zona.

Il “Consorzio agrario Salento agricolo”, subentrato nel tempo alla “Oil Salento”, non demorde e presenta un nuovo ricorso al Consiglio di Stato per chiedere la revoca della precedente decisione con la quale, nel giugno del 2012, il supremo organo di giustizia amministrativa aveva dichiarato inammissibile l’appello del Consorzio avverso la precedente sentenza del Tar Lecce. Quest’ultimo aveva rigettato il ricorso contro il provvedimento di diniego del Comune di Veglie, adottato a seguito di istanza per l’attivazione dell’impianto destinato alla trasformazione della sansa in nocciolino. L’opificio in questione, realizzato in un immobile ristrutturato un tempo adibito a pomodorificio, ha potenzialità di lavorazione pari a circa 13mila quintali di sansa al giorno.

Il Consorzio, che dichiara di rappresentare oltre 8mila produttori agricoli salentini, nel nuovo ricorso lamenta il mancato rilievo, da parte del Consiglio di Stato, di formale censura riguardante la violazione del principio di libertà d’impresa di cui all’articolo 16 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea. E, pertanto, chiede un rinvio della controversia alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea “per la qualificazione della sansa come prodotto agricolo”. Il Consorzio, in pratica, continua a sostenere che l’impianto non ha natura industriale e che l’attività dello stesso può essere svolta nell’area perché rientrante nella filiera agricola.

I Comuni di Veglie, San Pancrazio, Porto Cesareo, San Donaci, Guagnano, Salice Salentino, nonché gli ambientalisti, le associazioni e le aziende agricole della zona sono, naturalmente, di opinione opposta. E, pertanto, sarà di nuovo battaglia.

L’avvocato Pietro Quinto, che insieme all’avvocato Angelo Vantaggiato ha difeso le ragioni dei Comuni, commenta: “C’è una sentenza del Consiglio di Stato, avente natura di giudicato, che ha qualificato il processo di trasformazione della sansa in nocciolino come attività non strettamente connessa con la trasformazione di prodotti agricoli. Non in discussione, quindi, la libertà di iniziativa economica di un’impresa, bensì la disciplina urbanistica di un comprensorio e la determinazione del Comune di Veglie che, a buona ragione, si oppone all’insediamento, in una zona a vocazione agricola, di un sansificio tra i più grandi d’Europa”.
 

Rosario FAGGIANO

Il sindaco ribadisce la contrarietà

“Un altro tentativo che non avrà seguito”

 

VEGLIE - “Questa nuova iniziativa mi sorprende. Sono sicuro che, come le altre, si rivelerà infruttuosa per il Consorzio”. Il sindaco Sandro Aprile annuncia ferma volontà di ostacolare, insieme agli altri Comuni interessati, alle associazioni e alle aziende dell’area, il nuovo tentativo di avviare il grande sansificio in una zona di produzione di olio pregiato e di uve “Salice Salentino doc”.

“Finora – ricorda – nei quattro giudizi che si sono succeduti, due dinanzi al Tar e due dinanzi al Consiglio di Stato, la realizzazione del sansificio è stata puntualmente bocciata. La vicenda, pertanto, per noi avrà un esito scontato. Intanto, nei prossimi giorni, secondo quanto già da tempo programmato, l’Ufficio tecnico comunale procederà ad un sopralluogo nel sansificio per un eventuale provvedimento di ripristino dello stato dei luoghi a seguito della realizzazione di opere abusive”.

 

Dal Nuovo Quotidiano di Puglia di Giovedì 24  Gennaio 2013 (di Paola ANCORA)

Nuovo ricorso da parte di 8.000 imprenditori decisi a costruire un impianto industriale fra i vigneti del Negroamaro

Sansificio nel Parco, i produttori tornano alla carica

 

VEGLIE - Vietare l‘apertura di un sansificio nel parco del Negramaro viola il principio di libertà d’impresa contenuto nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea.

Con questa motivazione, un Consorzio di circa 8000 produttori agricoli salentini ha proposto un nuovo - l'ennesimo — ricorso al Consiglio di Stato chiedendo che sia proprio Bruxelles a dire se quell‘impianto debba aprire oppure no all‘interno del parco. Il Consorzio ritiene di sì, alla luce del fatto che la trasformazione della sansa in nocciolino, cioè in combustibile - attività prima del sansificio in questione - rientra a suo dire nell‘ambito della filiera agricola, e, come tale, l’impianto produttivo di trasformazione deve trovarsi in zona agricola.

Fin qui la posizione del Consorzio. Le amministrazioni dei Comuni del Parco del Negramaro - Veglie, San Pancrazio, Porto Cesareo, San Donaci, Salice Salentino — le associazioni dei produttori, le aziende agricole della zona e Italia Nostra si preparano a resistere al nuovo ricorso.

«Si contesta - dichiara l’avvocato Pietro Quinto, che ha difeso nei precedenti giudizi, fra gli altri, anche il Comune di Veglie - che un Consorzio costituito da aziende olearie, di natura eminentemente industriale, possa assumere la qualifica di imprenditore agricolo. In ogni caso — sostiene il legale — c’e una sentenza del Consiglio di Stato, passata in giudicato, che ha qualificato il processo di trasformazione della sansa in nocciolino come attività "non strettamente connessa con la trasformazione di prodotti agricoli". Non è quindi in discussione - conclude Quinto - la libertà di iniziativa economica di un’impresa, bensì la disciplina urbanistica di un comprensorio e la determinazione del Comune di Veglie, che, a buona ragione, si oppone all‘idea che in una zona a vocazione agricola, destinata alle esigenze dell’ agricoltura e della zootecnia del territorio possa insediarsi un sansificio, tra i più grandi d’Europa».

La sentenza cui Quinto fa riferimento è del giugno 2012. Allora il Consiglio di Stato disse definitivamente di no alla possibilità di costruire un impianto industriale di lavorazione degli  scarti della produzione dell‘olio in agro di Veglie. Il primo progetto risale al 2008. Un grande imprenditore salentino era intenzionato allora a fare di un vecchio pomodorificio dismesso un impianto capace di trasformare la sansa in nocciolino, un combustibile per riscaldamento che rende più del carbone. Inizialmente,  l‘imprenditore aveva ottenuto l'autorizzazione del Comune di  Veglie, ma aveva anche sollevato le proteste vibranti dei Comuni vicini, i primi a fare ricorso al Tar: in quell‘area, infatti, ci sono  vigneti pregiati e non la si può  deturpare, sostennero le amministrazioni, con il continuo passaggio di camion per il trasporto di 13mila quintali di sansa al giorno. Tanto in primo che in secondo grado, i giudici amministrativi hanno accolto le ragioni di Porto Cesareo, Guagnano, San Donaci e Salice Salentino, difesi dall‘avvocato Quinto, ma questo non è bastato a far finire il progetto in un cassetto. Un Consorzio di produttori agricoli salentini lo ha riproposto, ma stavolta la nuova amministrazione di Veglie, con il sindaco Sandro Aprile, ha negato l'autorizzazione. Da qui un nuovo ricorso al Tar — rigettato — da parte del Consorzio e l'appello al Consiglio di Stato che a giugno ha detto la sua parola definitiva: il sansificio non deve essere costruito. Ora il nuovo ricorso. E la parola torna ai giudici di Palazzo Spada.

 

Paolo ANCORA

 

 

 

Dal Nuovo Quotidiano di Puglia di Venerd' 25  Gennaio 2013 (di F. Pac.)

 

Sansificio fra gli ulivi, il Consorzio chiede 8 milioni di danni

 

VEGLIE - Un risarcimento da otto milioni di euro e una possibile demolizione all’orizzonte. E questo il doppio volto dello spettro che bussa alle porte del Comune di Veglie per la vicenda relativa al sansiñcio in contrada "La Casa", nel parco del Negroamaro. Il Consorzio Agrario Salento Agricolo, che chiese di produrre combustibile dalla sansa fa appello alla Corte di Giustizia Europea e promette una richiesta di risarcimento danni pari a 8 milioni di euro considerando che la struttura, imponente tanto da essere una delle più  grandi d’Europa, non è mai entrata in funzione.

«Alcuni mesi fa ci è stata recapitata una lettera che preannunciava la richiesta del risarcimento — afferma il sindaco di Veglie, Sandro Aprile - Aspettiamo a breve sollecitazioni analoghe».

Nel frattempo il Comune non sta certo a guardare. Spunta infatti l’ordinanza dell’ufficio tecnico comunale, firmata tra il 2009 e il 2010, subito dopo il no del Consiglio di Stato all’impianto, in cui si fa espressa richiesta di demolizione dell’opificio, dopo attenta valutazione tecnica.

Proprio l’ufficio preposto sta valutando in queste ore se effettuare un sopralluogo in contrada "La Casa" per verificare che quell’ordinanza sia stata o meno rispettata.
 

F. .Pac.

 

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