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Dal Quotidiano di Lecce di Martedì 5 dicembre 2000 Grottella, un anno di rabbia "Ma giustizia sarà fatta" Ci sarà una messa, verrà scoperto un monumento. Poi tutti in corteo fino al luogo maledetto, quello della strage, dei tre vigilantes uccisi, dei due furgoni crivellati a colpi di kalashnikov e fatti saltare anche in aria, con l'esplosivo. Numeri, più che agenti, più che vite, più che padri di famiglia, quegli uomini per il commando assassino arrivato il 6 dicembre di un anno fa sulla via della Grottella, tra Copertino e San Donato, con l'obiettivo di prendere i soldi in viaggio sui blindati della Velialpol verso 18 uffici postali, tre miliardi e poco più. Furono tre morti. E tre feriti. Domani quella giornata verrà rievocata, per una commemorazione, aVeglie e poi ancora il 18 a Copertino. "Affinché il ricordo non sia solo sofferenza ma lievito di speranza, fede e giustizia". E' scritto così, in alto, nel pieghevole che annuncia e spiega la manifestazione dell'anniversario, organizzata dal Comune di Veglie e dalla Velialpol. Speranza, fede. E giustizia, soprattutto. Perché l'arresto di due pastorisardi a poche ore dall'agguato - e ora c'è il processo in Assise - non ha placato la voglia di giustizia, che da queste parti continua ad essere enorme. Erano almeno dieci quelli che hanno trucidato Luigi Pulli, Rodolfo Patera e Raffaele Arnesano. Il dolore diventa quesito che diventa appello disperato. "Gli altri; anche gli altri. Dove sono? Perché non stanno in galera?". In Procura non c'è segno di resa. "Capiamo il dolore dei parenti delle vittime - spiega il pm Guglielmo Cataldi, magistrato della Direzione distrettuale antimafia che con i colleghi Giuseppe capoccia e Leonardo Leone De Castris ha condotto l'inchiesta - ma l'indagine su quella tragedia non è chiusa. Abbiamo sentito affermare che due arresti sono pochi per un fatto così grave. Ma episodi del genere capita spesso che rimangano del tutto insoluti. E qui invece le cose sono andate diversamente: l'arresto immediato dei sardi per ricettazione di una delle auto usate dal gruppo; poi una loro seconda cattura per concorso in omicidio e rapina, e questo grazie ad un lavoro con pazienza certosina di polizia e carabinieri che, attraverso piccoli indizi, sommati e incastrati tra loro, hanno permesso l'emissione di un'ordinanza di custodia cautelare neppure impugnata". Questo dicono in Procura. Per spiegare, chiarire. Nessuna polemica, per carità. "Noi abbiamo messo il massimo impegno - aggiunge Cataldi -. Per i due pastori l'inchiesta è chiusa anche per questioni di opportunità: incombeva la scadenza dei termini di custodia cautelare. Ma l'indagine prosegue a carico di ignoti, pronta a riprendere slancio ad ogni nuovo elemento utile". La pista investigativa non cambia: un patto scellerato tra sardi, leccesi e brindisini. Ma non è solo questo - giustizia - che a Veglie, paese delle tre vittime, sede della Velialpol, attendono ancora. C'è anche il rispetto degli impegni presi. Lo ha ricordato pochi giorni fa Gianni Pulli, figlio di uno dei tre vigilantes: "Lo Stato aveva promesso di attuare la legge in favore dei parenti delle vittime di agguati di tipo mafioso. Aspettiamo ancora." Fa riferimento ad un posto di lavoro per ogni nucleo familiare, posto che tarda ad arrivare. Non parla per sé il giovane carabiniere. Solo che qui, dove il danno è stato enorme e lacerante, si teme la beffa. Ecco. L'appuntamento per domani 6/12/00 è alle 10, a Veglie, in piazza della Costituzione: la messa di monsignor Rocco Talucci, la benedizione del monumento alla memoria. Poi in corteo sul luogo dell'eccidio, per un altro monumento, voluto dai colleghi dei tre morti. Ci saranno il sindaco Roberto Carlà, il governatore Raffaele Fitto, il prefetto Giovanni D'Onofrio, il presidente Lorenzo Ria. Dovesse piovere, la cerimonia si svolgerà nella Chiesa dei Santi Giovanni e Irene. Che splenda il sole, almeno. |
Dal Quotidiano di Lecce di Martedì 5 dicembre 2000 "Il dolore di una moglie" A messa ogni giorno, preghiere per Luigi che non tornerà. Si reca ogni giorno in chiesa, Antonietta Casavecchia, moglie di Luigi Pulli. Una messa pomeridiana nella parrocchia della piazza grande a Veglie, e poi subito a casa, lontano da tutti e tutto. Il 6 di ogni mese poi, una messa particolare. Quella in onore di suo marito. La vita deve continuare, si sa, alla meno peggio. I soldi dell'assicurazione stipulata con la Velialpol, la pensione del marito, i proventi di manifestazioni benefiche e della solidarietà di molti, aiutano a tirare avanti. Ma come, se si avverte, opprimente, l'assenza del compagno di una vita, del padre dei suoi due figli? Già, i figli. Maria, vedova di Rodolfo Patera, ha due bambini piccoli, un maschio e una femmina. L'unica ragione di vita accanto alla rabbia che la spinge a sperare che gli assassini di suo marito siano scovati e puniti a dovere. Ci sono due bimbi a cui spiegare l'assenza del padre, risposte da dare a domande insidiose e spesso poco opportune. In comune per queste vedove, la necessità di essere lasciate in pace, lontano dai riflettori di inevitabili quanto inutili, almeno per loro, eventi mass-mediatici. Un pò di pace per quanto possibile, almeno quella . . . Il clamore della tragedia che fu si stempera inuna quotidianità difficile da sopportare. E così il silenzio diventa rifugio. Da rispettare. di Fabiana Pacella |
Dal Quotidiano di Lecce di Martedì 5 dicembre 2000 "I ricordi di un padre" Quelle visite in banca cercando un figlio che non c'è più A Torre Lapillo, nella rivendita di tabacchi di Luigi Arnesano, padre di Raffaele, c'è un poster affisso al muro. Una foto che ritrae il giovane, sorridente, a cavallo. E' così, conun immagine semplice eppure carica di vitalità, che il padre, il fratello. la madre e tutti i familiari vogliono ricordare lui, Raffaele. Felice. Disponibile coni clienti quando nel tempo libero, soprattutto d'estate, dava un amano in negozio. Un gran lavoratore, sicuramente. Il suo ricordo è vivo e presente nel cuore e negli occhi di Luigi, che spesso si reca alla filiale della Banca 121 a Porto Cesareo. E' lì che Raffaele prestava servizio come vigilante. E' lì che il padre vuole ancora immaginarlo, con la divisa e lo sguardo intenso color del mare. Come se il tempo si fosse fermato. Anche Romina, giovane vedova del ragazzo, lo ricorda così. Semplice e scherzoso, con la battuta pronta anche quando era stanco.Ma ricorda soprattutto il sogno incessante di aver presto un bambino, lei e il suo giovane marito. Quel desiderio infranto che rimarrà per sempre nel cassetto. Così si va avanti nella disperazione del ricordo, aggrappandosi a frammenti di vita vissuta per sperare ancora che nulla sia cambiato. In attesa che Raffaele rientri a casa. Come ogni giorno prima di quel maledetto giorno. di Fabiana Pacella |