da "Fernando" - Sabato 19 Luglio 2003 Buona circolazione, ragazzi! Sono passati ormai venti anni (e forse più) da quando, appena “patentinati” si andava in giro con gli scooter di allora, vale a dire le mitiche “Vespe Piaggio Px” . In inverno non ci fermava né la pioggia, né le piccole nevicate, nè il gelo. Diventavamo ghiaccioli in sella alle vespe e una volta arrivati, occorreva un buon quarto d’ora prima di scongelarsi del tutto. Erano un’avventura anche le Pasquette. Un branco di vespe e motorini pronti per la partenza e per l’assalto dei chilometri d’asfalto che ci separavano dalla meta che era quasi sempre la solita: Santa Maria di Leuca e il giro del tacco salentino. E che dire poi dell’estate. Almeno due volte al giorno Veglie-Torre Lapillo e viceversa: una il pomeriggio sulla spiaggia e una la sera per uscire e “andare a caccia”.
Momenti belli da ricordare ora con gli amici. Per ogni uscita in vespa c’è
un’avventura o un episodio particolare da raccontare. All’epoca il casco non era obbligatorio. Anzi, chi lo portava, ed erano pochissimi se non nessuno, veniva addirittura deriso. Andava bene e veniva ben visto su una moto di grossa cilindrata, ma su una vespa o su un motorino (ricordate i “sì” o i “boxer”?) faceva quasi “ridere”. E poi, nei film chi portava il casco su una vespa era quasi sempre uno scippatore e di conseguenza vederne uno "conciato" in quel modo nei propri paraggi non rassicurava. Questa immagine che si dava nei film di sicuro non incentivava l’uso del casco. In quegli anni non avevamo proprio la mentalità giusta per pensare alla nostra sicurezza e alla nostra vita. Allora era importante “farsi vedere”, in sella ad una vespa. Alcuni anni dopo il casco diventò obbligatorio (si, anche allora) e tutti a comprare il casco più colorato e più bello. Molto spesso era quello integrale da “motomondiale”. Ma dopo il primo mese rimase sull’armadio delle molte stanze da letto dei ragazzi a prendere polvere. E forse è ancora lì come ricordo di quegli anni. Ora, a distanza di anni, noi 30-40enni ci siamo resi conto di quanto importante sia l’uso del casco e di tutte quelle accortezze che rendono o possono rendere più sicura la strada. Ce ne rendiamo conto solo ora dopo aver perso un amico non ancora ventenne in un incidente stradale (a prescindere se sia avvenuto in moto o in auto). Ce ne rendiamo conto solo ora dopo che in questi poco più di venti anni trascorsi da quelle prime uscite in vespa abbiamo visto sparire molti ragazzi nostri coetanei a causa di incidenti che sarebbero potuti essere meno fatali se si fossero usati il casco o le cinture. Ragazzi che oggi, come noi, avrebbero potuto avere una famiglia e dei figli. In quegli anni non si rischiavano i punti della patente. Si rischiava “solo” la propria vita. Con la sola differenza che i punti si possono riacquistare, la vita invece era ed è solo una. Senza possibilità di proroga. Non ho diritto di fare una “predica” perché anche io sono tra quelli che una sera appoggiarono il casco sull’armadio e poi rimase lì senza più essere usato nonostante un paio di incidenti e un volo che miracolosamente ebbe lievi conseguenze. In questi anni però, dopo aver visto spegnersi la giovane vita di un amico e di tanti conoscenti, si arriva al punto da capire le stupidità che abbiamo fatto. Per tutti questi motivi spero che ci sia qualche ragazzo che possa leggere questa pagina, in particolare qualcuno di quelli che si vedono in questo periodo estivo sulla strada Torre Lapillo-Veglie e che continuano imperterriti a circolare senza casco. Sono sicuro che questi discorsi a quell’età possono sembrare banali e retorici. Anche io, noi, la pensavamo così. Ma il tempo ci ha dato torto.
Convincetevi e convincete i vostri amici ad usare il casco, le cinture e a
circolare sulla strada con la testa “collegata”. Vedrete che un giorno sarà
bello poter festeggiare il compleanno dei vostri figli insieme ai figli dei
vostri amici. Fernando |