da
"Dania" -
Giovedì 18 Dicembre 2002
Per
Natale? Tutti più buoni!
Siamo vicini al Natale: aleggia nell'aria questo periodo in cui, si dice,
tutti si sentono più buoni. Vorrei dissentire, soffermandomi a dimostrare
che invece non è vero, perché chi ha il cuore "pesante" non
sopporta l'altrui serenità e s'impegna oltremodo per rovinare tutto. Ma
potrebbero essere pensieri antichi; comunque eccezionali, tanto da
confermare la regola. D'accordo, allora: per Natale, tutti più buoni!
Come dimostrare il nostro buon animo, se non partendo dai poveri, non del
Terzo Mondo stavolta, ma da quelli che vivono intorno a noi. Dicono siano
tanti, ma dove son finiti? Non esistono più i poveri di una volta!
Eppure faceva comodo individuarli e incontrarli, per consegnare loro dei
pacchi indumenti composti da tutto il soprappiù che stava ammassato
nell'armadio, occupando spazio prezioso che urgeva liberare, per inserire
tanti bei caldi e morbidi capi nuovi.
Certo, oggi ci sono i cassonetti, ma non è la stessa cosa: il cassonetto
non ringrazia e, soprattutto, non è riconoscente, come i poveri di una
volta, che in cambio di tanto ben di Dio donavano qualche servigio, tanto
lavoro a maglia o qualche modesto galletto del proprio pollaio.
No, non esistono più i poveri di una volta, quelli, appunto, che erano
felici del pacco di vecchi indumenti, perché sapevano industriarsi con
forbice, ago, macchina da cucire e tanta fantasia, per ricavare dal
vecchio qualcosa che potesse, il più possibile, apparire per nuovo. Il
grande diventava piccolo, il rovescio prendeva il posto del dritto e le
toppe inserite così bene, da non essere riconoscibili.
Il termine moda non aveva senso, allora, mentre oggi è di notevole
importanza: non è detto che uno perché è povero debba andare in giro
vestito alla Carlona, o al Carlo Codega, come si dice da queste parti, ma
ingegnarsi un poco non farebbe male neppure ai giorni nostri.
No, oggi non vale più la pena di lavorare tanto, di rammentare i calzini
o di girare i colli delle camicie: lo dicono i poveri, chiedendo in
prestito i soldi per la prossima scadenza del mutuo o della cambiale,
senza neppure farsi sorgere il dubbio che chi può permettersi il lusso di
"prestare", forse è proprio perché quei lavori li ha saputi e
voluti fare.
Come sempre, in ogni cosa c'è il dritto così come il rovescio. La
dignità è un diritto-dovere per tutti.
Sei ricco? Dona, insieme al soprappiù, qualcosa di nuovo, oppure,
inserita in una busta, una cartamoneta, che possa essere spesa in maniera
autonoma. E non dimenticare il sorriso, in maniera che l'altro possa
capire che il tuo è un atto d'amore e di solidarietà.
Sei povero? Chiedi, con serenità, motivando le tue necessità. Senza
sottomissione, ma non pretendendo con arroganza, magari con indosso una
pelliccia, perché dalle persone "ricche" alle quali ti rivolgi,
forse hai già avuto più di quello che realmente avrebbero potuto
offrirti.
Dania
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