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da "Giovanni Caputo"  -  26 luglio 2005  

E se riscoprissimo la politica

Avendo dedicato parte della propria esistenza coinvolto dalla passione per la politica, vissuta come strumento di comprensione della complessità e dei conflitti, che regolano la gestione dei rapporti tra le persone, determinando il corso della storia, uno ritiene di poter fare una proposta, affinché la sua parte possa, attraverso un progetto e un percorso, elaborati con il concorso di tutti, divenire maggioranza.

Costui pensa che dalle sue riflessioni possano scaturire contestazioni, idee, bozze di programmi, una progettualità diffusa in grado di avviare un cammino difficile, articolato, complesso, ma comunque un cammino in grado di elaborare un’idea di sviluppo di paese condivisa. Poi ci si sarebbe presentati dinanzi ai cittadini con una classe dirigente capace di attuare la proposta elaborata.

Fatta la dovuta analisi dei fallimenti di altri percorsi, anche per responsabilità dello scrivente, ma non solo, il nostro Geppetto si rimbocca le maniche e all’interno di uno spazio neutro, come il Web, propone di costruire tutti insieme la casa comune del centrosinistra. Chiede di iniziare questo percorso, sotterrando le asce di guerra e tralasciando i ruoli di maggioranza e opposizione in vista delle prossime elezioni politiche, della primavera 2006. A tale richiesta una parte del centrosinistra, quella interessata alle sorti della maggioranza, preferisce declinare l’invito; l’altra, in maniera incomprensibile, recupera i materassi, sfodera i Kalashnikov e, come nella migliore tradizione della storia della sinistra, da inizio alla zuffa.

A chi possa giovare l’esasperazione dei toni del confronto non è facile intuirlo; a quale fine miri l’offesa e la delegittimazione dell’interlocutore rimane un arcano freudiano, difficilmente interpretabile con le categorie della politica. Tutti disponibili all’unità, ma tutti esacerbati, rancorosi, ostinati, sanguigni, puntigliosi a tratti astiosi e vendicativi. Verità assolute e personali letture di chiarimenti diventano i contenuti del dibattito, premesse imprescindibili per comprendere le cause e le responsabilità del fallimento. Il dialogo, prerequisito necessario all’unità, parte male.

L’unico mezzo per parlarsi nel centrosinistra sembra debba passare attraverso l’umiliazione e l’offesa dell’interlocutore, l’identificazione e la cacciata dell’untore, in quanto responsabile della mancata unità e quindi della sconfitta. Con queste premesse a Veglie, il centrosinistra sarà sconfitto per i prossimi 370 anni.

Allora proporrei, non un calendario da imporre a qualcuno ma, di partire dalla concretezza delle cose e su di esse confrontiamo le nostre possibili soluzioni, le nostre proposte, le nostre priorità.

Che idea abbiamo di sviluppo?

Quali risposte dare agli imprenditori che chiedono zone artigianali?

Come regolarsi nei riguardi degli operatori economici che chiedono concessioni edilizie in zona agricola per ampliare le proprie attività?

Abbiamo idea di quali fonti energetiche dovremmo sostenere per abbassare i costi di fornitura di energia alle nostre imprese?

Per chi vuole creare piccole filiere di servizi tra loro coordinate quali risposte abbiamo?

Negli anni passati più di mille persone percepivano un reddito, benché molto modesto, dal tessile, oggi il settore è in forte difficoltà, ha eliminato più del settanta per cento degli addetti, abbiano uno straccio d’idea di cosa potremmo fare o il problema non ci riguarda?

L’agricoltura, vocazione originaria del nostro territorio, ha subito grandi trasformazioni passando dalla quantità alla qualità, il percorso però è lungo e accidentato, noi del centrosinistra abbiamo orecchie disponibili per i giovani imprenditori che producono prodotti di pregio, riuscendo a confrontarsi con il mercato?

Non si dovrà riprendere il discorso interrotto dell’accorpamento del cooperativismo agricolo o a tutti i costi bisognerà conservare la gestione dei propri feudi, indipendentemente dall’interesse degli agricoltori?

Il centrosinistra ha da dare suggerimenti a tal proposito?

Dobbiamo rimanere fuori dalle nuove tecnologie?

Nel nostro territorio ci sono realtà di tutto rispetto nell’ambito dell’impiantistica, telecomunicazioni, rete dati e sicurezza, che operano e si confrontano a livello europeo, è sufficiente che Pompilio Rollo regali loro una targa, o noi dovremmo interloquire per capire quale ricaduta sul territorio un’azienda di questa portata può offrire?

Quale è il tempo massimo per le concessioni che il Comune da in gestione ai privati?

La gestione della pubblica illuminazione è stata data per trent’anni ad un’impresa di Nardò, è consigliabile perseguire in questa direzione?

E ancora, come pensiamo di tutelare e difendere il territorio?

Quale deve essere il lotto minimo per rilasciare concessioni onerose in zona agricola?

Opereremo per la bonifica delle cave dismesse, così come stabilisce la legge, o faremo finta che non esistono?

Le perimetrazioni sono la soluzione legislativa all’abusivismo condonato, i costi sono insopportabili per molti cittadini, abusivi per necessità, abbiamo una risposta credibile da offrire a queste situazioni?

La piazza del paese, che rappresenta la memoria storica di una comunità, è stata violentata ed espropriata dalla sua identità, vogliamo tenercela così o pensiamo di recuperarla alla sua storia?

Come vorremmo realizzare la gestione e la raccolta dei rifiuti, visto che i costi per i cittadini salgono in maniera esponenziale?

Che fine ha fatto la raccolta differenziata?

Non rimaniamo imbrigliati all’interno delle griglie del politichese, che copre di banalità e luoghi comuni discorsi che nessuno vuol più sentire, non aspiriamo alla gestione delle sorti dell’umanità, tutti siamo contro le missioni di guerra e a favore dell’integrazione, ma quanti sono gli stranieri che vivono a Veglie e cosa si fa per integrarli?

Il sindaco deve favorire i processi di integrazione sociale, un’amministrazione ha le sue responsabilità, ma a nessuno è vietato intraprendere attività d’integrazione sociale, il centrosinistra a Veglie cosa fa?

Il progetto per la costruzione della piscina si è bloccato, o comunque non se ne parla da quattro anni, non lo riteniamo utile per il nostro paese?

Il palazzotto dello Sport deve rimanere appannaggio solo della società che l’ha ricevuto in gestione o può essere utilizzato da altre società, che, senza scopo di lucro, favoriscono lo sport a Veglie?

Anche il progetto della circonvallazione sembra segni il passo, la cittadinanza è distratta dal caldo estivo; Rifondazione comunista, Comunisti Italiani, Margherita, Democratici di Sinistra, Sdi, Udeur, Italia dei valori, Verdi vogliono essere contagiati da questa distrazione generale o sono disposti, per la realizzazione dell’opera, ad intraprendere iniziative politiche verso la Provincia? Quali iniziative? Quando?

 

Questi sono solo alcuni dei problemi di una società moderna, complessa e dinamica; altri, altrettanto importanti, solo per questione di spazio, sono rimasti fuori e me ne scuso. Pertanto, bene farebbero il professore Antonio De Bartolomeo (Segretario della Margherita e Presidente del Consiglio Comunale), l’avv. Antonio Simone (Segretario dei Comunisti Italiani, candidato alla Provincia), il dott. Gianni Muci (candidato al Consiglio Regionale, segretario di Rifondazione Comunista), il prof. Antonio Greco (già sindaco di Veglie), Antonio Cascione (segretario dello Sdi e assessore ai LL.PP.), il responsabile dell’Italia dei Valori, il rappresentante dei Verdi e i compagni dei D.S. e insieme a loro: professionisti, imprenditori, rappresentanti sindacali e tutti gli interessati ai problemi del Paese ad esprimersi sui tanti aspetti della nostra comunità, affinché essa migliori con il contributo di tutti, poiché nessuno ha le ricette giuste per la soluzione delle difficoltà, che la modernità, ogni giorno, ci mette di fronte.

E chissà, forse potrebbe iniziare da questo confronto, in campo neutro, un diverso percorso di unità del centrosinistra.

Vogliamo provarci? Io ritengo che abbiamo il dovere di farlo!

Giovanni Caputo