“Il Due di Coppe” a volte vale più di una sterile polemica
Come ormai da molti anni, nel periodo di Natale viene pubblicato e
distribuito a Veglie il foglio informativo “Fiamma Tricolore” a cura della
sezione locale di Alleanza Nazionale.
“È risaputo che, nei nostri paesi, molto spesso mancano le risorse
economiche e che quindi, occorre fare le nozze coi fichi secchi; occorre,
cioè, organizzarsi in francescana povertà e spendere il meno possibile. UN UOMO INCOLTO
L'articolo sopra citato si riferisce all’ultima manifestazione organizzata dal “Circolo amici della Fotografia” dal titolo “A Carte Scoperte” svoltasi dall’8 al 18 dicembre presso il Convento Francescano di Veglie (www.veglienews.it/cartedagioco ). Personalmente non ho preso parte all’organizzazione vera e propria di tutto l’evento ma, come spesso è accaduto, ho avuto il piacere di curare e allestire le pagine web della manifestazione nonché il piacere di dare una mano nell’allestire la mostra e la serata per la presentazione del libro pubblicato per l'occasione. Ho avuto modo quindi di seguire da vicino tutta la fase organizzativa e solo per questo motivo sento il dovere di replicare a quanto scritto nell’articolo prima riportato. E’ sorprendente leggere che il convento è stato trasformato “..in un ritrovo per giocatori di carte!” e che “...tra una bestemmia e un bicchiere di vino si passano le lunghe ed uggiose sere d’invero.” E tutto questo scritto da qualcuno che non ha neanche sentito il dovere di assistere alla manifestazione visto che poi doveva polemizzare su di essa. Su quali notizie ci si è basati per scrivere questo commento polemico e inutile? Se, al contrario, chi ha scritto l’articolo fosse stato presente alla serata inaugurale di tutta la manifestazione, avrebbe potuto capire che il torneo era solo un piccolo contorno a qualcosa di più grande che parlava della storia, della cultura, dell’arte, della socializzazione che ruota attorno ad un semplice mazzo di carte. Avrebbe potuto ascoltare gli interessanti interventi del dottor Nicola De Giorgio che, attraverso le origini e la storia delle carte da gioco di tutto il mondo, ha ricostruito gli aspetti storici e sociali della nostra società.
Avrebbe potuto apprezzare la competenza del dottor Sergio Mastromarino che parlando dei giochi di carte e di società diffusi in tutto il mondo, ha spiegato come tutti i popoli di tutte le culture alla base di tutto abbiano la necessità di socializzare con i propri simili e che proprio i giochi, molto spesso, contribuiscono a soddisfare a loro modo anche queste esigenze. E, cosa più importante, avrebbe capito, ascoltando i due relatori, che le carte, o la “Briscola” nel nostro caso, non sono sinonimo di “bettole”, “bestemmie”, “vino”, e quanto di più infimo possa aver immaginato “uomo incolto”. Sedersi attorno ad un tavolo e giocare a “briscola” in un “circolo” di un paese qualsiasi è, per molti anziani, l’unico modo per parlare con qualcuno, per raccontarsi le loro storie di vita, per chiacchierare, per ridere... E lo scopo di questo piccolo torneo era proprio quello di sfatare i pregiudizi che molti hanno (lo dimostra appunto l’articolo di cui parliamo) e di far sedere allo stesso tavolo generazioni diverse che potessero, con la scusa delle carte, cominciare un dialogo che molto spesso nella vita non esiste. Ma forse queste sfumature non sono state recepite da chi cerca di fare di qualsiasi cosa una polemica politica. “Uomo incolto” avrebbe anche notato quanti di coloro presenti alla serata inaugurale, vegliesi e non, abbiano approfittato dell’occasione per visitare e ammirare, alcuni per la prima volta , il nostro Convento e la Cripta. Si è forse chiesto “uomo incolto” che anche un umile torneo di briscola può essere occasione per far visitare il Convento e la Cripta a "quell’anonima persona" che trovandoli sempre chiusi non sa a chi o come chiedere di poterli visitare? Quanto al luogo poi, bisognerebbe smettere di parlarne indicandolo come “Cimitero”. Questa manifestazione come tante altre, non ultima il presepe vivente realizzato dai bambini delle scuole elementari, si è svolta nel “Convento Francescano”, che è una struttura separata e distinta dal cimitero. Fino a quando non capiremo che il convento può essere un contenitore per diversi tipi di manifestazioni, fino a quando non saremo convinti che il cimitero e i defunti meritano tutto il rispetto possibile ma che essere nel convento non significa essere nel cimitero, fino ad allora non supereremo mai quel tabù che ci impedisce di andare ad assistere nel nostro convento ad un concerto, ad una rappresentazione teatrale, ad un convegno e a quanto altro sia possibile fare al suo interno. Molti non si sono ancora resi conto che senza queste manifestazioni organizzate da associazioni culturali locali, da scuole e da altri enti, il convento rimarrebbe sempre chiuso e ricadrebbe nell'oblio in cui è stato per anni. E ben venga se per renderlo vivo e vivibile occorre organizzare tornei di carte, concerti musicali di vario genere, teatro, cabaret, convegni e chi più ne ha più ne metta. Vi rendereste conto di quanto sia piacevole e rilassante trascorrere un pomeriggio primaverile nel chiostro. Ritornando alla manifestazione, è necessario ricordare a “uomo incolto” che oltre al tanto criticato “Torneo di Briscola” la manifestazione comprendeva:
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