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da "Giovanni Caputo"  - 15 aprile 2006  

Riflessioni sul dopo elezioni

Dopo ogni elezione segue tutto un ragionare sui risultati del voto, per cercare di comprendere l’orientamento espresso dai cittadini, che si sono recati alle urne e hanno manifestato la loro preferenza. Si analizzano le strategie adottate durante la campagna elettorale, i sistemi di comunicazione, i programmi proposti, la capacità d’interpretare i bisogni e le aspettative. Si esaminano i punti di forza e di criticità delle scelte operate per intercettare il consenso. Attraverso il consenso si legittima la gestione delle istituzioni che si dovranno governare. In questo periodo aumenta la tiratura della stampa, che si cimenta in analisi e prospettive future, poiché le persone vogliono capire al di là della singola scelta e di quella dei propri conoscenti, l’orientamento generale di comunità sempre più ampie chiamate a scegliere i propri governanti.

Così è successo anche nelle ultime elezioni del 10 e 11 aprile per il rinnovo del Parlamento. In quest’occasione, il dopo elezioni è reso più intricato dalla vittoria di misura del centro-sinistra, che il Presidente del Consiglio fatica a riconoscere, poiché non è contemplata, nella sua visione del mondo, l’idea di perdere. Prevedibili e puntuali dichiarazioni di brogli elettorali, richiesta di riconoscimento del risultato del voto, improvvise proposte di grandi coalizioni, richiesta di nuove elezioni, stravolgimento di alleanze, strategie, programmi, proclamazioni inneggianti all’unità nazionale e al bene comune si susseguono con finalità e obiettivi non sempre facilmente decifrabili.

Qualcuno cerca di rendere confusa e illegittima una consultazione elettorale democratica e ordinata. I cittadini italiani, che liberamente hanno espresso le loro opinioni, meritano tutto questo? Le istituzioni reggeranno agli scossoni di questa continua delegittimazione? Come finirà l’aggrovigliata vicenda? Rischiamo di diventare la Bielorussia? Gino Bartali, dopo l’attentato a Togliatti, salvò l’Italia dalla guerra civile. Se si continua ad attentare alla democrazia, abbiamo un “Bartali” a portata di mano? Dopo l’impegno per le festività pasquali il Cardinale Ruini inviterà a più miti consigli il Presidente Berlusconi?

Queste riflessioni, gravide di preoccupazioni smorzate dalla festa, non permettono di soffermarsi su una situazione che andrebbe scandagliata, nel voto locale, alla ricerca di percorsi ricompositivi degli schieramenti di riferimento nazionale. Nonostante le posizioni schizofreniche, i calcoli dei singoli e lo svuotamento del ruolo dei partiti, l’elettore sull’onda di un dibattito nazionale e al di là di ogni aspettativa, premia, in una consultazione fortemente veicolata dalle segreterie, i simboli vecchi e nuovi dello schieramento di sinistra. L’Ulivo, che a Veglie non c’è, (chissà per colpa di chi?) viene suffragato da un 23,52% con uno scarto in più di circa quattro punti sulla somma dei partiti che lo compongono e senza che quest’ultimi abbiano preso una sola iniziativa politica unitaria. A Veglie 2004 persone votano un simbolo per mandare al governo una coalizione di centro sinistra e nessuno sul territorio sente la necessità di farsi garante di quella volontà. Ora che la volontà unitaria non sia una dote molto diffusa, che le ragioni degli altri vengano sempre dopo le nostre, che le identità siano difficilmente ricomponibili, che i principi non possano essere barattati col cinismo lo sappiamo, ma quando un cittadino su quattro ti chiede di unirti e uno su due ti chiede di stare dalla tua parte, tu dirigente politico di centro-sinistra di Veglie cosa gli rispondi? A Veglie non ci sono le condizioni? Ma le condizioni chi le crea? Sei tu che rappresenti la sinistra a Veglie. Sei tu a doverle costruire e se occorre inventarle! I cittadini da te pretendono lo sforzo dell’unità. E sullo stare insieme che la politica si gioca la sua credibilità. E appena finita una campagna elettorale combattuta sull’impossibilità del centro-sinistra di rimanere unito. Metà del popolo italiano ha dato fiducia a questa possibilità, è possibile che tu a Veglie non senta il richiamo forte della volontà della tua gente?

Giovanni Caputo