RENDITE FINANZIARIE E BOT Le menzogne del centro-destra sulla proposta
di tassazione delle rendite
finanziarie La campagna elettorale, che per fortuna sta per concludersi, ha disseminato il dibattito politico di una enormità incredibile di menzogne. Una delle più eclatanti è quella mossa al centro-sinistra che, con l’aumento della tassazione delle rendite finanziarie, provocherebbe una catastrofe nelle tasche degli italiani e soprattutto in quelle dei piccoli risparmiatori. Cercherò, dal mio punto di vista, di fare un po’ di chiarezza su quest’argomento. Le rendite finanziarie sono i “frutti” degli strumenti finanziari il cui possesso genera, alle relative scadenze, la maturazione degli interessi e dividendi oppure, in caso di vendita dello strumento finanziario, delle plusvalenze (utili). Anche se non tecnicamente perfetta come definizione, spero che il concetto espresso sia comprensibile non solo agli addetti ai lavori. Attualmente gli interessi, i dividendi e le plusvalenze sono tassate dalla vigente legislazione fiscale in modo molto diverso. Si parte da una tassazione del 27% sugli interessi dei c/c bancari, un 12,5% dei Bot, Cct, Btp. ecc. sino ad arrivare, in alcuni casi, ad una completa esenzione fiscale delle plusvalenze finanziarie. La proposta del centro-sinistra è quella di armonizzare la tassazione delle rendite finanziare applicando su di esse una imposizione fiscale omogenea del 20% circa. Bene, il centro-destra, sta tentando di limitare l’attenzione dell’elettore solo sull’aumento della tassazione di Bot, Cct, Btp, ecc. che andrebbe dall’attuale 12,5% al 20%. Ma la manovra proposta dal centro-sinistra è più ampia e mira soprattutto a tassare gli altri strumenti finanziari quelli cioè che generano rendite e plusvalenze enormi, e che oggi sono esenti o quasi da tassazione. Ciò servirebbe sia per creare maggiore gettito sia per ottenere una migliore equità fiscale. Capisco la difficoltà dell’argomento e cercherò di spiegarmi con due esempi. Il primo riguarda le rendite finanziarie. La scorsa estate tutti i giornali hanno riportato la notizia che un ristrettissimo gruppo di industriali/finanzieri hanno realizzato delle plusvalenze azionarie guadagnando circa un miliardo e duecentomilioni di euro (pari a 2.300 miliardi di lire) semplicemente comprando e vendendo dei pacchetti azionari. Sicuramente saranno stati bravi a fare queste operazioni sulla cui trasparenza non mi pronunzio. Ma lo scandalo sta nel fatto che, utilizzando alcune disposizioni fiscali, questi soggetti non hanno pagato un centesimo di tasse. Ed è proprio questo che il centro-sinistra vuole riformare e portare a tassazione. Una tassazione che mira ad abolire i vantaggi attualmente esistenti sulle grandi rendite finanziarie. Con il secondo esempio voglio parlare del problema della tassazione dei Bot, Cct, Btp, ecc. per dimostrare con i fatti l’infondatezza delle critiche del centro-destra che dice che con questa manovra tutti gli italiani saranno più poveri e che i capitali fuggiranno all’estero. Ipotizziamo che un cittadino vegliese sia possessore di 100.000 euro di Bot. Io mi auguro che a Veglie vi siano molti cittadini che posseggono 100.000 euro di Bot, Cct, Btp, ecc., ma credo più realisticamente che di questi cittadini ve ne sono molto pochi. Per semplicità di calcolo supponiamo che su questi Bot, Cct, Btp o altro vengano corrisposti interessi in ragione del 2% annuo. Ciò vuol dire che questi titoli produrranno un interesse annuo lordo di 2.000 euro. Su questi interessi si dovranno pagare le tasse. Attualmente, in ragione del 12,5% sono dovuti 250 euro di tasse; con la futura tassazione del 20% saranno dovuti 400 euro di tasse. Se vogliamo parlare in termini di rendimenti netti nel primo caso abbiamo un rendimento netto dell’1,75% nel secondo caso dell’1,60%.. Come vedete esiste una differenza di 150 euro che in termini percentuali equivale ad uno 0,15%.. Io non credo che pagare 150 euro all’anno in più di tasse, naturalmente se ben spesi, faccia cadere in povertà un soggetto che possiede titoli di stato per 100.000 euro. Non credo nemmeno che per questo risicato aumento di tassazione gli investitori internazionali fuggiranno dall’Italia. E’ risaputo che gli investitori internazionali nella scelta dei mercati ove investire sono più attenti al “rating” o salute finanziaria di una nazione o, per meglio dire ancora, alla sicurezza del rimborso del capitale più che al tasso di interesse percepito. L’Italia, per fortuna, ancora non è un paese a rischio ed io mi auguro che non lo diventi mai. Gli investitori internazionali conoscono bene l’Italia, per cui, se non investono, certamente non lo fanno o non lo faranno per l’aumento della tassazione delle rendite finanziarie, ma per altri motivi ben noti all’opinione pubblica ed alla classe politica. Come si può facilmente notare, si sta cercando di creare solo allarmismo, non per reali motivi di carattere economico, ma solo nella speranza di ottenere in modo ingannevole consensi elettorali.
In termini finanziari questa scorretta diffusione di notizie false, penalmente sanzionabile, si chiama “turbativa di mercato” e si ha, appunto, quando uno diffonde notizie false sul mercato al fine di ottenere vantaggi economici. In questo caso sembra che non si miri ad ottenere vantaggi economici ma vantaggi politici. Purtroppo, ed è questo che ci spaventa maggiormente, sulla nostra pelle abbiamo constatato quanto questo Governo sia bravo a trasformare i vantaggi politici in suoi vantaggi economici. Io da vecchio militante della sinistra auspico, come previsto dalla Costituzione e come è giusto fare, che tutti paghino le tasse in base alla loro capacità contributiva. Per questo motivo credo che sia compito fondamentale dello Stato attuare politiche economiche che favoriscano la redistribuzione della ricchezza, al fine di promuovere la persona umana e la famiglia. Io credo che il Governo in carica abbia sbagliato completamente politica, perché di fatto ha solo favorito l’accumulo di grandi capitali in mano di pochi, mentre tantissime famiglie sono costrette a vivere miseramente. Tutto questo non è colpa delle Torri Gemelle, dell’internazionalizzazione del mercato, della Cina, dell’euro, del debito pubblico o di altro. Dai migliori tempi della Democrazia Cristiana, in Italia non si aveva un Governo con una così solida maggioranza. Il Governo Berlusconi aveva tutti i numeri per consolidare l’Italia come una grande democrazia quale essa è stata; oggi invece ci interroghiamo se di fatto esistono ancora i fondamentali diritti che dopo tante lotte e sacrifici i nostri padri ed i padri della Democrazia ci avevano regalato.
I sogni in cui tanti cinque anni fa
avevano creduto si sono trasformati in incubi. Veglie, 3 aprile 2006 Salatore Frisenda |
|