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"Giovanni Caputo” - 1 ottobre 2008

A chi giova considerare fatto personale l’impegno civile?

Dopo la grande e civile partecipazione popolare di domenica, quanti sono ancora disposti a sostenere che la vicenda “sansificio” è solo una montatura di qualche esaltato, contrario alle attività imprenditoriali dell’Oil Salento?  In realtà, la formazione delle idee percorre itinerari complessi ai quali, molto spesso, è impossibile risalire. Ma forse è utile riflettere su un brano dal “Barbiere di Siviglia”.


La calunnia è un venticello
Un'auretta assai gentile
Che insensibile sottile
Leggermente dolcemente
Incomincia a sussurrar.
Piano piano terra terra
Sotto voce sibillando
Va scorrendo, va ronzando,
Nelle orecchie della gente
S'introduce destramente,
E le teste ed i cervelli
Fa stordire e fa gonfiar.
....Dalla bocca fuori uscendo
Lo schiamazzo va crescendo.
Alla fin trabocca, e scoppia,
Si propaga si raddoppia
E produce un'esplosione
Come un colpo di cannone....


Ora io penso che la tecnica di comunicazione esposta nel brano, non valga solo per veicolare la calunnia, ma venga usata per costruire molta dell’informazione su cui ognuno di noi elabora le proprie idee. Certo tale tecnica agisce con maggiore efficacia sui predisposti e sui distratti.

Chiedo scusa per questo pistolotto introduttivo, ma è veramente insopportabile che una battaglia di civiltà per il completamento di un’opera pubblica di indubbia utilità come la circonvallazione, per la quale battaglia bisognerebbe essere grati a chi l’ha condotta, diventi, agli occhi del mio amico impresario, un’aggressione personale ad un imprenditore dalle indiscusse qualità manageriali.

Quando poi lo stesso imprenditore viene scoperto che sta per realizzare abusivamente nel feudo di Veglie il più grande sansificio d’Italia, il mio amico ritiene di essere certo che tutto sia solo ed esclusivamente una macchinazione e un attacco alla persona del magnate da parte di chi semina odio nel paese.

Che intorno a questa vicenda si siano mobilitate migliaia di persone, con i rispettivi sindaci e Consigli Comunali (nei diversi paesi di San Pacrazio, Guagnano, Salice, Porto Cesareo, Campi, Nardò) per impedire che l’opificio si realizzi, arrivando a deliberare incarichi legali per ricorrere al Tribunale Amministrativo; che il presidente della Commissione Ambiente della Provincia e il responsabile del Parco del Negroamaro si siano espressi contro tale intervento; che centinaia di piccoli proprietari stiano ricorrendo alle vie legali per tutelare le loro produzioni; che gli studi dei più noti amministrativisti della provincia siano impegnati intorno alle vicende concessorie di questo intervento; che l’assessora all’urbanistica della Regione Puglia, interpellata sulla procedure, abbia espresso parere apertamente contrario, rispetto al parere dell’architetto Anglano, che ha rilasciato la concessione; che “Gazzetta” e “Quotidiano” escano da più di un mese con articoli e dichiarazioni intorno alla realizzazione del sansificio; che il consigliere regionale Piero Manni abbia coinvolto, attraverso un’interpellanza all’assessore regionale all’Ambiente, l’intera Regione Puglia su questo insediamento; che movimenti, partiti di destra e di sinistra per la prima volta si trovino d’accordo nell’impedire l’attività; che la stessa Oil Salento, presenziando ogni manifestazione di dissenso, abbia deciso di ammorbidire la sua posizione e rinunciare alla produzione di olio e sia disposta a modificare il progetto; che una domenica pomeriggio un intero popolo si ritrovi in Piazza Umberto I ad applaudire quanti sono contrari alla realizzazione del megaimpianto, questo agli occhi del mio amico è d’importanza secondaria. Lui è convinto, o è stato convinto, che tutto ciò sia stato voluto da una sola persona che ha dichiarato guerra al proprietario dell’Oil Salento.

Mi chiedo quali siano i processi mentali che determinano la modifica della logica.

La simpatia dei soggetti in campo? Il mio amico difende la categoria, come fa l’avvocato Bonanno?

Tutti gli imprenditori vanno difesi, perché lavorano e danno posti di lavoro, sostiene il mio amico, ma anche l’avvocato Bonanno; per giunta non sopporta chi s’interessa di politica, perché, secondo lui, è un perditempo che non ha mai lavorato.

Il ragionamento è troppo semplicistico. Non tutti gli imprenditori, per fortuna, difendono quanti di loro si arrogano il diritto di determinare con ogni mezzo gli aspetti strutturali e la vita dei vegliesi.

Allora, perché c’è chi è portato a svilire l’impegno civico? Perché il mandato popolare non deve essere preso nella giusta considerazione? Perché non si apprezza chi, svolgendo il ruolo di opposizione, controlla la gestione e le scelte fatte dalla maggioranza? Perché l’interesse per il bene pubblico deve essere considerato rancore verso qualcuno? Perché fatica a farsi strada la consapevolezza che salvaguardare l’ambiente, le produzioni autoctone, la cultura, le tradizioni, con le quali si vive insieme alla propria comunità, sia interesse di tutti?

La diversità delle opinioni è la ricchezza di una comunità e dà valore alla democrazia, ma il mio amico sbaglia nella sua analisi e deve vigilare sulle sue sinapsi, ancorché sulla sua memoria, poiché questo è il paese, che ha costruito sulle dune, ha distrutto le coste e ha fatto dell’abusivismo edilizio una fonte di ricchezza, è il paese che per anni non ha regolamentato l’uso dei pesticidi e degli anticrittogamici, è il paese in cui si falsifica in maniera ricorrente il vino, l’olio e per ultimo anche il formaggio, è il paese del Petrolchimico di Brindisi, della centrale di Cerano, dell’Ilva di Taranto e tutto questo ce l’hanno venduto come progresso e sviluppo, per poi scoprire, sulla pelle di molti, che invece si chiama cancro.

A Veglie, al di là di quello che pensa il mio amico, la partenza, per impedire l’ennesimo scempio ambientale, è stata buona. Il cammino, però, è lungo e c’è bisogno della partecipazione di tutti. Le assenze, come in modo acuto ha notato “Dany”, sono ancora tante, e ciò non aiuta il Paese e scredita le funzioni e i ruoli esercitati dagli assenti. La vita la si tutela sempre e in ogni circostanza.
 

Giovanni  Caputo