Sansificio Meglio confrontarsi “tecnicamente”
Ieri sera un amico al telefono mi chiedeva cosa ne pensassi della storia del sansificio e se avessi intenzione di aderire al comitato “Ambiente Sano”, anche solo a titolo personale. Io non sono un ambientalista, e lui lo sapeva bene per averne parlato tante volte. Non partecipo a nessuna manifestazione di piazza, non sventolo bandiere verdi e gialle, non capisco cosa abbia da ridere quel sole, non urlo slogan preparati la sera prima, non parlo di argomenti che non conosco, non amo filosofeggiare sui perché in quanto lo ritengo un esercizio mentale fine a se stesso se rapportato all’argomento. Mi fanno sorridere coloro i quali parlano di diossina, di normal esano, di monossido di carbonio, senza nemmeno conoscerne la formula chimica e poi ancora di emissioni di inquinamento di falde di prodotti e sottoprodotti senza fare né conoscere la distinzione fra “materiali” e “sostanze”, e che fanno confusione fra vapore, fumo, e particolato. Provo profondo disgusto per i politicanti che pur nella completa incompetenza ed ignoranza si atteggiano a paladini dell’ambiente praticando terrorismo psicologico di massa o, peggio, si innalzano a fautori del libero mercato e della concorrenza, dell’Impresa come stile di vita, dell’inarrestabilità dello sviluppo e dell’industria calpestando l’inviolabile diritto alla salute di ogni singolo cittadino. In genere mi disgusta l’ipocrisia, la demagogia, l’arroganza, l’astuzia e l’opportunismo. In genere tutte prerogative della politica e dei suoi abili burattinai, scusatemi ma io “non mi lego a questa schiera”, a questi personaggi vorrei anzi dire che non li sopporto. Ho letto di tutto in questi giorni, dagli inviti alla lotta contro i mulini a vento, alla strenua difesa di una famiglia, dal pilatesco e ignavo comunicato di una formazione politica, alla precisazione sul normal esano che, se pur corretta, utilizza unità di misura differenti a seconda del peso che si vuol dare e tralascia la fondamentale differenza fra operazioni con sostanze cancerogene in “ciclo chiuso o aperto”, ma queste differenze, si sa, le colgono solo gli addetti ai lavori. Non conosco la “Oil Salento”, non ne ho visionato il progetto, non ho idea delle tecnologie che utilizzerà, non posso quindi esprimere giudizi sulla sua corretta progettualità, né sull’efficacia di eventuali sistemi di abbattimento delle emissioni, qualora ce ne fossero. Onde evitare inutili perdite di tempo ai soliti investigatori privati, preciso ancora che non sono parente della famiglia titolare della società interessata né di nessun membro dell’attuale Consiglio Comunale.
Ma il mio amico al telefono sapeva anche che sono un Ambientalista convinto e fattivo, un Ambientalista con la A maiuscola. È il mio lavoro, la mia passione, è qualcosa in cui credo fermamente senza isterismi, senza idealismi, senza integralismi in quanto, generalmente, non amo gli “Ismi”. Il mio lavoro consiste nel ridare dignità ad una terra, la nostra, spesso umiliata e bistrattata da interessi economici, da infime bugie, da bassezze politiche perpetrate con l’ignobile scusa del ricatto occupazionale, e col fine di riservarsi un immenso serbatoio di voti. Ci hanno sempre venduto, o meglio svenduto, a partire dagli anni sessanta con le cattedrali nel deserto, siano esse l’Ilva (ex Italsider), il petrolchimico, le mega centrali a carbone e tanto ancora. Ma ci sono e bisogna tenerne conto, è necessario averne cura, rispetto ed attenzione. Oggi però non è difficile né impossibile non solo contenere, nel rispetto della legislazione vigente, eventuali inquinamenti o emissioni in atmosfera, ma si possono anche fare dei passi indietro attraverso azioni mirate di bonifica sia di falde che di terreni. Bisogna volerlo politicamente e sostenerlo economicamente. Ma a Veglie di cosa si discute? È solo pre campagna elettorale o davvero ci sono le basi per intavolare un confronto serio e costruttivo fra le parti? E se queste basi ci fossero le parti hanno voglia di confrontarsi “tecnicamente” senza sputare veleno ad ogni affermazione? E per cortesia, smettetela di tirare fuori le storielle del Comunismo, della Fede e tutte le altre vostre favolette, siete spesso patetici oltre che ridicoli. La questione è un’altra, ed anche molto seria. La questione è che, a parte poche persone, l’argomento è trattato da “incompetenti” che parlano per sentito dire e per sensazioni, improvvisati tecnici che pensano di avere “la verità in tasca” sol perché hanno letto qualche trafiletto su di un giornale, magari scritto male e in cattiva fede. L’invito che rivolgo alla “Oil Salento” è quello di confrontarsi “tecnicamente” con chi ne ha le capacità, e non sono io, l’invito che rivolgo ai vari comitati e società civile è quello di abbandonare per un istante i pregiudizi, gli asti personali, e tutto ciò che di tecnico non ha nulla. La “Oil Salento” ha un progetto, lo tiri fuori senza paura, metta a disposizione gli annessi tecnici, le specifiche di costruzione e di processo, garantisca che gli eventuali sistemi di abbattimento saranno conformi alla “migliore tecnologia disponibile”, siano essi a carboni attivi o altro. È chiaro che l’iter autorizzativo non prevede incontri chiarificatori con la cittadinanza, ma credo che questo sforzo sia necessario al fine della completa comprensione dell’argomento e delle sue problematiche. La paura è palese, ma la paura è sempre figlia dell’ignoranza. Il diritto di ognuno di conoscenza è inviolabile, come lo è quello di qualunque imprenditore a volersi cimentare in una nuova attività. Le streghe non sono mai esistite, esiste l’Uomo con la sua capacità di evolvere in maniera esponenziale, così come la sua immensa capacità di autolesionismo.
Perdonate la franchezza,
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