Comunicato Stampa Proposto il ricorso al Tar per lo scioglimento del Consiglio Comunale
Tutti gli 11 consiglieri comunali dimessisi dalla carica il 28 maggio 2009, rappresentati dall’avv. Gianluigi Manelli del foro di Lecce, hanno proposto ricorso al TAR per sentir dichiarare lo scioglimento del Consiglio Comunale di Veglie, negato dalla Prefettura, e l’annullamento delle surroghe (di soli 6 dimissionari su 11, per mancanza di disponibilità) dei giorni scorsi. Primo firmatario del ricorso è proprio Tonio De Bartolomeo, presidente del consiglio comunale fino alla mattinata del 28 maggio e primo dimissionario. È stato chiaro sin dall’inizio che nella presentazione delle dimissioni dei suddetti consiglieri, volte a provocare lo scioglimento del consiglio comunale, non vi sono stati né vizi di forma né vizi procedurali. Ciò che è avvenuto a Veglie è caso unico e irripetibile. La Prefettura di Lecce ha fondato il proprio parere negativo, in ordine allo scioglimento del consiglio, su una comunicazione parziale da parte del Segretario Comunale che aveva omesso di dare atto dell’intervenuta chiusura dello sportello del protocollo. L’Ufficio Territoriale Governativo (Prefettura) si è limitato così a rilevare un presunto “consistente lasso di tempo” tra le dimissioni di De Bartolomeo (ore 13:47) e quelle degli altri 10 consiglieri (ore 15:32), senza tenere conto che, di fatto, tra l’acquisizione delle dimissioni del primo e quella delle altre 10 dimissioni è intercorso un arco temporale di appena 10 minuti, e che i numeri di protocollo in entrata attribuiti alle 11 dimissioni sono assolutamente consecutivi. La frammentazione temporale, dunque, priva di rilevanza sotto il profilo giuridico, si è verificata esclusivamente per esigenza di servizio dell’Ufficio Comunale (chiusura per la pausa pranzo) e non è imputabile alla volontà dei dimissionari. Né si può attribuire una qualche valenza all’avviso di convocazione del consiglio, intervenuto a protocollo chiuso, quando cioè ai dimissionari era impedita la manifestazione della loro inequivocabile volontà di sciogliere il consiglio comunale. Detto avviso di convocazione rappresenta un atto di dubbia legalità, palesemente strumentale e posto in essere al solo fine di precludere ai dimissionari il perseguimento del proprio legittimo scopo, nell’interesse degli elettori. “Le dimissioni dei consiglieri comunali di Veglie”, afferma l’avv. Gianluigi Manelli, “sono espressione dell’univoca e condivisa volontà di sciogliere il consiglio e, come tali, non potranno che produrre l’effetto che ad esse la legge attribuisce”. I dimissionari ricorrenti si dichiarano fiduciosi nell’operato della magistratura che eliminerà, anche in questo caso, la furberia di chi, senza alcuna dignità politica, ha voluto chiudere gli occhi dinanzi al dato inequivocabile che il Consiglio Comunale, democraticamente eletto nel 2005, non esiste più. Oltre e prima del dato giuridico, si pone inquietante un interrogativo ovvio e molto diffuso tra i cittadini. Perché il sindaco Fai non si è ancora dimesso? Al di là delle farneticanti dichiarazioni di Fai contro la minoranza, fatte alla stampa e in sede consiliare, rimangono i dati politici inequivocabili:
Fai è drammaticamente solo. Ma il suo ostinato comportamento di rimanere attaccato alla poltrona è tale che non può essere giustificato solo con la mancanza di dignità politica, che probabilmente non appartiene all’attuale Sindaco. La sua ostinazione è spiegata da molti con la convinzione che Fai non è capace e non ha la libertà di dimettersi. E se fosse vera questa lettura la situazione amministrativa e del paese sarebbe davvero grave e molto più compromessa di quel che appare. In tale ipotesi, le dimissioni dei consiglieri appaiono l’ultimo tentativo per “dissequestrare” un’amministrazione bloccata da interessi forti e da politicanti senza scrupoli.
Veglie 19 giugno 2009
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