La Chiesa e le prossime elezioni
L’imminente scadenza elettorale interpella, in modo esigente, la coscienza dei credenti. Essi non possono, proprio in nome della loro fede, disinteressarsi della cosa pubblica, bollandola come affare sporco. Se è giusto che la Chiesa non si schieri con nessuna parte politica e non faccia alcuna indebita ingerenza nei confronti dello Stato laico, essa, tuttavia, non può esimersi dal dovere morale di illuminare le coscienze, di indicare prospettive nuove, di denunciare con franchezza evangelica, quando è necessario, ogni operazione volta alla denigrazione o alla violazione dei diritti della persona umana. Non può, innanzitutto, non riflettere, in modo lucido, con tutti gli uomini di buona volontà, di cultura laica e cristiana, sulle cause del progressivo imbarbarimento della civiltà a cui apparteniamo e del degrado morale verso cui scivola ogni giorno la società umana. Non può più esimersi, per ragioni di quieto vivere o per un malinteso senso di neutralità, dal distogliere di impegnarsi in politica chi ha la fedina penale non proprio linda o trascorsi esistenziali poco trasparenti e dal domandare, senza mezzi termini, ai nostri candidati nostrani, oggi più che mai, se stanno servendo il bene comune o la carriera personale, la persona umana o l’ideologia di partito, gli ultimi o gli interessi consolidati dei primi. Non può non indignarsi contro chi, anche all’interno delle nostre chiese, continua a considerare i clandestini come criminali esasperando i toni del delicatissimo problema dell’immigrazione fino a creare un clima inospitale e discriminatorio con i conclamati casi di violenza efferata, razzismo ed intolleranza. Non può più tollerare che la classe politica sia cooptata dall’alto togliendo la libertà ai cittadini di ‘eleggere’ liberamente i propri rappresentanti mediante il voto di preferenza e che, a livello istituzionale, la partecipazione democratica dei cittadini sia gravemente compromessa. La Chiesa, in obbedienza all’evangelo del suo Signore, ai dettami della retta coscienza e alle indicazioni della Dottrina sociale, intende, in accordo con i valori della Carta repubblicana, salvaguardare i principi fondamentali del personalismo solidale e sussidiario, vale a dire la centralità della persona umana e del lavoro, la promozione della pace e della giustizia sociale, il perseguimento del bene comune, in una fase culturale, come l’attuale, che diventa sempre più individualistica, utilitaristica e egoistica. C’è bisogno di un umanesimo nuovo e di un nuovo cattolicesimo democratico in grado di ascoltare e di interpretare le attese diffuse di libertà e di solidarietà. C’è bisogno di iniziative culturali capaci di rimettere in circolazione le tante energie deluse e in grado di stimolare i vecchi e nuovi partiti di ispirazione cristiana oggi in crisi, aiutandoli ad ‘andare oltre’ gli schemi logori.
C’è urgente
bisogno di fare appello agli uomini “liberi e forti”,
secondo la felice espressione di don Luigi Sturzo: uomini e
donne che pensano globalmente e che agiscono localmente;
uomini e donne che operano nel rispetto della diversità e
delle opinioni di ognuno; uomini e donne appassionati e
liberi come i santi, come i profeti, come chi ha scritto le
pagine più belle della nostra amata storia repubblicana.
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