Comunicato stampa del Consigliere Provinciale Nicolino Sticchi del Gruppo Consiliare del Partito Democratico Sono necessarie da parte delle Istituzioni maggiore cautela, responsabilità e preventiva Valutazione di Impatto Ambientale, anche laddove non richiesta dalla normativa per le dimensioni dell’impianto E’ da tempo che la Commissione Ambiente sta denunciando l’assenza di una pianificazione energetica da fonti rinnovabili a livello di territorio provinciale, indispensabile per evitare il proliferare indiscriminato di impianti di produzione di energia elettrica, causa di elevate preoccupazioni da parte dei cittadini sulle possibili conseguenze sullo stato dell’ambiente e della salute e sui reali timori di devastazione del territorio, a livello paesaggistico e naturalistico. Il Piano Energetico Regionale, condivisibile nei principi generali e nel raggiungimento di determinati obiettivi, è però carente a livello di pianificazione provinciale, di adeguate tutele, di azioni di controllo, di atti di indirizzo chiari, per evitare che ogni singolo Comune si senta libero di decidere come meglio ritiene opportuno, senza coinvolgere il territorio e senza preoccuparsi delle conseguenze. La Provincia di Lecce, costituita da 97 Comuni, più le frazioni, non può assolutamente accogliere le numerose istanze di impianti di produzione di energia elettrica da eolico, biomasse e fotovoltaico, pervenute ai vari Enti. E’ necessaria una regia a livello provinciale, con poteri di delega di pianificazione, di coordinamento tra i vari Enti locali, di valutazione reale della disponibilità di biomassa esistente e/o da produrre, per evitare che alle necessità si faccia fronte con le sole importazioni di materia prima. Oggi per dare corso alle esigenze di richiesta di realizzazione di tutti gli impianti da biomasse, con materia prima, almeno in parte proveniente da filiera corta (70 Km), occorrerebbe un territorio di estensione forse sei volte l’attuale disponibilità, eppure quasi tutti i richiedenti sostengono di avere la disponibilità. Ancora, se dovessero essere realizzati tutti gli impianti eolici richiesti di grossa taglia, un terzo dei Comuni sarebbe invaso da torri di altezza complessiva di 125/130 metri cadauna, per un totale di 600 torri circa, occupando così l’intero spazio visivo. Se a ciò si aggiungono poi le numerose istanze per la realizzazione di impianti fotovoltaici su aree libere di suolo agricolo, non so proprio quanto e quale terreno rimarrebbe disponibile da destinare a coltivazioni agricole per usi alimentari. Emerge allora la necessità che la Regione valuti in fretta percorsi di riflessione per frenare la devastazione del Salento e che affidi con urgenza delega di programmazione energetica alla Provincia. Occorre che le forze di Governo regionale e dei Governi locali (Provincia e Comuni) definiscano il modello di sviluppo di questo territorio, privilegiando, a livello energetico, al di là della realizzazione di qualche grosso impianto, se possibile, l’autoconsumo privato e pubblico. Inoltre è necessario incentivare ancor più il risparmio energetico degli edifici pubblici e privati e attivare percorsi comportamentali e formativi di cambiamento culturale verso il risparmio energetico. Oggi stiamo rischiando di vanificare anni di investimenti; di valorizzazione delle nostre colture tradizionali, delle nostre risorse territoriali. A che è servito sponsorizzare sino ad ora i nostri paesaggi, le nostre coste, il nostro mare, le nostre bellezze architettoniche, i percorsi naturalistici, se poi i terreni agricoli in parte saranno cristallizzati dai pannelli fotovoltaici, l’aria sarà ancor più compromessa dai fumi emessi dai numerosi impianti da biomasse realizzabili, il cielo sarà devastato dalle numerose torri eoliche previste? Al Partito Democratico, nel quale io mi riconosco, rivolgo l’appello di una attenta ed urgente riflessione sulle problematiche esposte. Continuare a lasciare andare la protesta delle Associazione su temi così importanti, quali l’ambiente, la salute, lo sviluppo del nostro territorio, non giova ai Partiti, non giova alle Istituzioni, non giova all’Imprenditoria, serve solo ad alimentare il divario tra le parti e ad aumentare il senso di sfiducia verso chi può intervenire e non lo fa. Il cittadino, davanti agli impianti da biomasse, siano essi alimentati da combustibile da rifiuti, da residuali dell’agricoltura, da olio vegetale grezzo, da sansa esausta o da altri combustibili, nutre forti preoccupazioni per la propria salute. D’altronde i segnali di inquinamento ambientale, che fino ad ora sono arrivati dal mondo industriale dell’area ionico-salentina, sono stati allarmanti. Ecco allora che sono necessarie da parte delle Istituzioni preposte al rilascio delle autorizzazioni maggiore cautela, responsabilità e preventiva Valutazione di Impatto Ambientale, anche laddove non richiesta dalla normativa per le dimensioni dell’impianto.
Rimango fermamente convinto che la vocazione principale di questa Provincia
non è quella di grande produttore di energia elettrica per conto terzi,
perché questo significherebbe la morte naturale dello sviluppo di questo
territorio. Lecce 4 febbraio 2009
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