I piaceri della stupidità - Riedizione
Caro direttore, nel gennaio 2002, inviai alla redazione di VEGLIEONLINE questo articolo di Vitaliano BRANCATI pubblicato sul TEMPO nel lontanissimo 1948. Dopo le polemiche seguite ai miei "copia e incolla" ( ? ), ritengo utile riproporlo. Stimolerà sicuramente qualche riflessione. I PIACERI DELLA STUPIDITA'
Parecchie volte, nel corso dei secoli, gli uomini intelligenti hanno avuto l'idea di scrivere una storia della Stupidità. Ma l'idea si è alterata e guastata durante la fatica di attuarla: e invece di una storia della Stupidità, abbiamo avuto una storia della vitalità-umana, un saggio sopra gli errori degli antichi, una storia del commercio e delle guerre ecc. E' mancato il coraggio di attribuire a una qualità negativa il novantanove per cento delle cose umane. I filosofi, che non sempre hanno messo la propria intelligenza al servizio dell'Intelligenza, sono intervenuti per dare alla Stupidità nomi affettuosi: e alcuni, specie nel nostro secolo, dopo averle attribuito questi nomi di Intuizione, Slancio Vitale, Vitalità, l'hanno messa al disopra dell'intelligenza stessa. Un delitto simile meriterebbe il più nero castigo: la Stupidità viene proclamata fonte di poesia, di vita, di amore, di attività; l'intelligenza, principio di aridità e di morte. La Stupidità, incoraggiata, adulata, ingrossata, furiosa, si getta su tutti coloro che non le somigliano, anche su quelli che l'hanno aizzata in simile modo, come una bestia fuori di sé che divori perfino colui che l'ha allevata.
E' inutile ingannare noi stessi col dare bei nomi a una qualità così semplice e comune. Il fatto che essa si trovi su quasi tutta la terra, non deve farei smarrire. E' proprio vero che gli uomini intelligenti, nel corso dei secoli, sono stati pochissimi, e che la storia (almeno la più appariscente e vistosa, perché della vera pochi si occupano), si è fatta senza di loro.
Dar ragione al numero, non osando dichiarare inferiore un esemplare umano, per il fatto che esso è ripetuto in milioni e milioni di copie, mi sembra l'errore più funesto della nostra epoca.
No, la Stupidità non ha nulla di sacro, e non può confondersi né con la Vita, né con lo Slancio, né Sentimento ecc. Essa è la Stupidità pura e semplice.
Molte guerre, le ha fatte lei; molte navigazioni, molte imprese. Non lasciamoci impressionare! Queste guerre, navigazioni, imprese hanno in verità acquistato un senso soltanto quando sono entrate o nel cervello di un uomo intelligente o nella sua vita intima. Il mondo è fatto di buoni libri: senza di essi, dietro di noi non ci sarebbe nulla; il mondo comincerebbe ogni mattina per finire la sera.
Purtroppo gli uomini, in massima parte, non solo sono stupidi, ma vogliono con tutte le forze rimanere stupidi; ne sono prova l'ammirazione universale e l'applauso con cui ripagano colui che difende, perpetua e accresce la loro stupidità, e le persecuzioni e condanne a morte che hanno sempre riserbato a colui che tentava di renderli intelligenti. Il caso dei grandi artisti, ammirati dai loro contemporanei, non può farci pentire di quello che abbiamo detto. La Stupidità trae partito da ogni cosa: e anche nell'arte più grande, trova di che nutrirsi e rafforzarsi. In questo caso, però, l'ammirazione non va alla poesia, ma alle sue scorie peggiori. Tutti sanno che l'arte più ammirata è la musica. In questa, infatti, la Stupidità trova, al di fuori dell'arte, qualcosa che spinge al vago, al piacere, al sonno. "Tutte le arti tendono a raggiungere la condizione di musica" scrisse un romantico. Ed è vero; ma ciò vuol dire che tutte le arti non rimangono sempre sublimi, ma tendono a degradarsi e a blandire la Stupidità. Accanto alle chiare parole che dice, e alle quali pochi prestano orecchio, la musica ha un potere animalesco che addormenta i bambini e tiene ritte le vipere. Gli evviva dei teatri vanno unicamente a questo potere... Ma coloro che non diedero alla Stupidità il modo di prenderli per il suo verso, ebbero una sorte iniqua (Socrate, Gesù Cristo, Campanella, Gandhi ecc.). Fortunatamente gli equivoci sulla Stupidità, le difese, le adulazioni di cui è pieno il principio del nostro secolo, vanno cadendo in modo buffo o tragico, uno dopo l'altro sotto i nostri occhi. La stupidità è una qualità disgustosa. Non si riesce più a sopportarla né a compatirla, anche se mescolata con la Bellezza, con la Forza, e con l'Amore.
Quella della "donna tutta natura e istinto" è una favola insensata. Non c'è bella donna che non finisca col diventare ripugnante, anche fisicamente, se nei suoi occhi regna la Stupidità. Questa rende le più armoniose e perfette membra come torpide e unte di perpetuo sonno. Essere amati da una creatura sciocca non lusinga per nulla. Ha un bel dire Tolstoi: "Amare è comprendere." Si può amare senza comprendere, gettando un fascio di rozzi sentimenti attraverso la nebbia della stupidità. Ma l'amore non è nulla o è una cosa ben miserabile, se privo d'intelligenza. Occhi pieni di bellezza, d'amore e di stupidità possono risparmiarsi dal guardarci. In realtà, le parole di Tolstoi dovrebbero suonare diversamente: "Non si può amare se non si ha intelligenza!" Gesù Cristo disse: "Beati i poveri di spirito!" ma intendeva parlare dei poveri di malizia, non dei poveri d'intelligenza. A questi ultimi non è riservata alcuna beatitudine, se si toglie il piacere di dormire.
La disperazione di Leopardi (d'altronde tutta apparente) per non essere un focoso e vitale Stupido, se commuoverà sempre, convince sempre di più.
L'uomo di vera intelligenza, se pure gli viene a mancare un occhio, vedrà, con quello che gli resta, meglio dello stupido che guarda con due; e se li perde tutti e due, spenderà, attraverso l'udito, una somma di vita maggiore di quella che lo stupido spende attraverso l'udito e la vista insieme; e se perderà anche l'udito, finché avrà un senso, una particella del suo corpo, che si muova e senta, nel buio, nel silenzio, chiuso in se stesso come in una tomba, vivrà sempre di una vita ben forte e degna.
"Il Tempo", 24 febbraio 1948
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