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  Antonio Greco -  Giovedì 4 febbraio 2010

 

 "Viene prima il bene del paese di quello degli schieramenti politici"

 

Finalmente, mi sembra, decolli un dibattito libero, in cui persone, fatti e atteggiamenti vengono chiamati per nome e cognome.

Non sono intervenuto prima, perché percepivo il rischio di un uso strumentale dei siti locali per finalità poco chiare. Ora, chiamato in causa, in un clima elettorale in cui le parole dette rischiano di non contare più perché contraddette un minuto dopo, spero che almeno le parole scritte abbiano credibilità e ascolto.

Per quanto mi riguarda, dopo quasi cinque anni di esercizio del controllo consiliare sull’amministrazione Fai-Cascione-Spagnolo M., svolto senza risparmi di tempo e di energie e senza la finalità poi di passare “alla cassa”, da mesi porto avanti un progetto di una lista civica-trasversale  (idea lanciata per primo da “Unione per Veglie”), in cui far convergere forze politiche, movimenti locali e singoli cittadini non coinvolti nell’esperienza amministrativa appena conclusa. E questo con incontri pubblici e aperti, anche se è difficile raggiungere i più fino a quando non saranno le primarie (regolamentate per tutti da una legge) a selezionare le candidature.

L’obiettivo è quello di far superare alla città il pesante immobilismo, il clima di saccheggio delle risorse pubbliche e di inquinamento morale in cui è caduta negli ultimi cinque anni.

Ho profuso ogni sforzo, ho avanzato diverse proposte, pronto a rinunciare a candidature e punti di vista, per giungere alla coesione di tutti coloro che intendono impedire una nuova vittoria degli attuali amministratori. Ho, pubblicamente e per iscritto, sostenuto che in questo progetto avrei lavorato senza alcun ruolo presente e futuro, anche perché dopo 15 anni di vita amministrativa era giunto il momento (e non perché sessantenne) di mettermi da parte.

Conscio di essere “figura anomala” nel quadro della classe politica locale, ho precisato, però, che “mettermi da parte” non significava abbandonare il paese come qualcuno desidera e spera. Significava soltanto, con più libertà, esercitare il controllo amministrativo e mettermi a servizio, in modi più impegnativi (dopo i tanti altri, fra cui la scuola di formazione politica portata avanti con tanti sacrifici per tre anni e il lavoro concreto e progettuale del Gal “Terra d’Arneo” per 15 anni), per il rinnovamento della classe politica locale. La scuola di formazione politica è stato un seme. Il Gal è stato un investimento altamente qualificato per il futuro del territorio. Certo il disastro della emigrazione giovanile e della fuga dei cervelli non consente di fare miracoli nel ricambio della politica locale.

Per questo progetto, basato sulla convinzione che viene prima il bene del paese di quello delle parti e degli schieramenti politici, e per la gravità dei problemi economico-finanziari del Comune, diversi soggetti, provenienti da esperienze politiche diverse, sono impegnati in queste ore a trovare un accordo su punti preliminari e programmatici, che per brevità qui non riporto, per una azione concreta ed efficace della prossima amministrazione. Per essere più chiaro: non abbiamo discusso solo di poltrone ma anche di contenuti e di problemi del paese con incontri pubblici e centri di ascolto.

In tutto questo, quando si è trattato di definire l’organigramma (le poltrone), sono stato molto chiaro sul mio ruolo: posso lavorare senza incarichi; se mi è chiesto, posso candidarmi a consigliere senza aspirare ad alcuna carica; con molta fatica accetto di candidarmi anche a sindaco se è necessario per la realizzazione di questo progetto. Senza condizioni e senza tattiche, così di moda in questi mesi. Per quanto mi riguarda “non ‘ncete niente sutta”. Non ho carriera da fare, non interessi personali e familiari da difendere, sono libero da legami di partito locali e sovrapaesani, il potere non mi gratifica perché so già che cosa vuol dire fare il sindaco…

Questa posizione, senza padroni e senza servilismi verso chicchessia, ha scatenato reazioni a dir poco sconcertanti, parole e scritti contraddittori, rinnegamento di un passato politico con motivazioni umilianti per chi le ha pensate e le ha dette. Mi ritrovo, oggi, in una situazione assurda e paradossale: difendermi dagli attacchi di coloro con cui ho vissuto per anni il mio impegno politico ed essere difeso da coloro che ieri erano avversari politici ma con cui ho realizzato l’opposizione, fianco a fianco. Avrò le mie responsabilità, ma attendo che mi si dica dove ho sbagliato.

Si può uscire da questa situazione? E’ l’interrogativo più interessante. Perché fare analisi oggi è facile. Come al solito siamo tutti allenatori ma senza squadra.

Ho da tempo proposto anche di candidare a sindaco un cittadino che non sia né Carlà né Greco. Se c’è una buona squadra e due ex sindaci esperti che gli danno una mano può andare lontano. A questa proposta, fino a questo momento, i “pasdaran” di Greco non hanno ricevuto ancora una risposta seria e non strumentale dai “pasdaran” di Carlà!!!

 

Un’ultima nota sui “giovani in politica”.

Appare davvero cinico che adulti responsabili, direttamente o indirettamente, della grave situazione politica locale, ora alla finestra, spingano giovani, senza alcuna preparazione, a cimentarsi con un’esperienza elettorale che rischia fortemente di essere fallimentare e deludente. A chi grida: “sempre gli stessi”, o si riempie la bocca con: “i giovani…i giovani”, chiedo: “cosa avete fatto per loro in questi cinque anni?”. Invocare una lista di soli giovani (senza un percorso di pre-servizio alla comunità, quello che una volta si faceva nei partiti), oggi a Veglie, significa solo fare il gioco di coloro che li incoraggiano ad esercitare una “semplice testimonianza” che, nell’attuale situazione, non cambia nulla e significa solo marginalità ed esclusione politica.

Mi risulta, invece, che non pochi giovani stanno per essere inseriti tra i probabili candidati nelle diverse liste in cottura. Spetta ai cittadini che invocano i giovani in politica essere coerenti e sostenerli con il voto.

 

Antonio Greco