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 dott. Fabio Coppola   -  Giovedì 16 MAggio 2013

 

 

 I MONUMENTI VEGLIESI

 

Anche quest’anno si è conclusa la Giornata di primavera del FAI (Fondo Ambiente Italiano); si è svolto anche l’evento “Giardini e paesaggi aperti” dell’Associazione italiana di architettura del paesaggio. E sembrerebbe che per questa stagione i monumenti vegliesi resteranno chiusi.

Il convento dei francescani e la sua chiesa, la cripta della Favana, il frantoio ipogeo di largo San Vito, la Chiesa della Madonna dei Greci, dell’Iconella…

Escludendo i segnali di direzione delle chiese (tranne l’Iconella), in tutto il centro abitato non esiste segnaletica stradale che indichi il percorso per raggiungere i beni architettonici. Sul sito istituzionale del Comune di Veglie, nella pagina dei monumenti, sicuramente per una svista la cripta e il convento non sono stati riportati.

L’ultima volta che la cripta è stata aperta al pubblico in modo sistematico è stato nel 2011, con il programma “Città aperte” della Regione Puglia. In una delle date prefissate, visitai la cripta in compagnia della guida, che illustrò gli affreschi con la torcia elettrica tascabile, a causa dell’impianto elettrico in avaria.

L’apertura del frantoio ipogeo si verifica raramente grazie alla disponibilità di qualche volenteroso appassionato.

La torre di Galatone (paese dell’entroterra) è aperta tutto l’anno, fungendo anche da infopoint, grazie ad una convenzione tra Proloco e Servizio Civile Nazionale.

Un vecchissimo programma elettorale prevedeva l’istituzione a Veglie di un museo della civiltà contadina. Giuggianello, milleduecento abitanti, museo della civiltà contadina; Acquarica del Capo, quattromilanovecento abitanti, museo del giunco; Cannole, millesettecento abitanti, museo della civiltà contadina; Patù, millesettecento abitanti, museo di Liborio Romano; Tuglie, cinquemilatrecento abitanti, un museo della radio e uno della civiltà contadina; Santa Cesarea Terme, tremila abitanti, museo del mare; Martignano, millesettecento abitanti, parco turistico-culturale “Palmieri”; Supersano, quattromilacinquecento abitanti, museo del bosco… Di tutto, pur di fare marketing del proprio territorio.

Gioielli d’oro del periodo messapico rinvenuti ad Alezio e inizialmente custoditi presso il Museo Archeologico Nazionale di Taranto, sono rincasati con la creazione del museo comunale di Alezio. Pertanto non sarebbe impossibile immaginare il rientro a Veglie dei nostri reperti archeologici esposti nel museo provinciale “Sigismondo Castromediano” di Lecce.

Inoltre diverse aree archeologiche vegliesi attendono una degna valorizzazione. Anche con aperture periodiche dei nostri monumenti, si dirotterebbe parte del flusso turistico dalla costa verso l’entroterra. I turisti, pur accedendo gratuitamente ai monumenti, spenderebbero nell’indotto (bar, pizzerie, ecc.). Oltre agli enti locali, anche i commercianti potrebbero finanziare autonomamente programmi di visite guidate, concludendo l’evento con la degustazione dei propri prodotti o con la visita in azienda.

Sicuramente a Veglie risiedono giovani diplomati o laureati in materie umanistiche (lettere, conservazione dei beni culturali, archeologia) che potrebbero avere sbocchi occupazionali attinenti alla loro preparazione.

Con questo non ho la presunzione di salire in cattedra e dare lezione, o di screditare qualcuno, ma mi limito a descrivere quanto può essere osservato da tutti. Invece è mia intenzione stimolare un dibattito sui beni culturali vegliesi tra amministratori, imprenditori, professionisti, associazionismo e tutta la cittadinanza.

Veglie, 16/05/2013

 

Dott. Fabio Coppola