Scuole bocciate e scuole promosse
Scuole bocciate e scuole promosse. Così “Il Quotidiano di Lecce”, con l’articolo “Pagelle alle scuole: promossi Licei e Professionali” di Maddalena Mongiò, in modo tanto grossolano quanto improprio, fa del dimensionamento della rete scolastica un criterio di valutazione, appunto, di scuole bocciate e scuole promosse. In barba, naturalmente, ai vari, e finora inutili, tentativi, purtroppo, di dotare il nostro sistema scolastico nazionale di un rigoroso e oggettivo servizio di valutazione. Non l’Invalsi, dunque, o qualche altro Istituto di valutazione esterno, ma una semplice, superficiale, cronaca di provincia, scambiando e confondendo i numeri e i criteri di dimensionamento con quelli, ancora difficili da adottare in Italia, di una valutazione rigorosa e oggettiva di prodotto e di processo, a differenza degli altri sistemi scolastici europei. E così scuole, che fino all’anno precedente, con numeri traballanti e insufficienti a mantenere la propria autonomia scolastica , vengono “valutate” e diventano, con salti felini, prime della classe, spesso solo per aver avuto in dotazione l’accorpamento di altre scuole in situazioni ancora più precarie. Come dire, due debolezze diventano forza, a parere di improvvisati quanto improvvidi valutatori. Anzi, eccellenze. Quelle istituzioni scolastiche, all’incontrario, che mantengono nel tempo i numeri e la propria offerta formativa, senza supporti esterni, ma attraverso un costante, laborioso e faticoso, lavoro di qualità , ma anche di numeri, mantengono o, addirittura, perdono, in questa particolarissima quanto bizzarra classifica, il loro primato. Se poi va ad aggiungersi, in tale contesto, la novità delle tre fasce, invece delle quattro , con criteri legati ad un accordo di contrattazione e condivisione fra sindacati e dirigenza scolastica regionale, allora il quadro dovrebbe diventare più chiaro, a dispetto di presunte quanto azzardate ipotesi di valutazione. L’art. 51 del Testo Unico del 1994 ha affidato ad un decreto del Ministero della Pubblica Istruzione il compito di stabilire criteri, tempi e modalità, per la definizione di un Piano pluriennale di razionalizzazione della rete scolastica e non già di valutazione del sistema scolastico, ancora da conseguire, purtroppo. Successivamente, altre norme, la legge 59 del 1997, la 112 del 1998, che affida alle Regioni le funzioni amministrative riguardanti la programmazione sulla base dei piani provinciali, il DPR n. 233 del 1998, per poi giungere ai vari decreti legge , 112 e 133 del 2008 e, infine, anche a sentenze della Corte Costituzionale con pareri di illegittimità su alcuni passaggi legislativi. Insomma, un iter complesso, difficile e intricato che diventa, se non conosciuto almeno in parte , “arma impropria”, ovvero scambiato per sistema di valutazione delle scuole, funzionale solo a fare “cassa”, ovvero notizia, ma creando, contestualmente, confusione e disorientamento nell’utenza, soprattutto in un momento delicato, come quello che precede le iscrizioni. La vera valutazione delle scuole e dei loro Dirigenti scolastici, in attesa di un prossimo, si spera, organismo delegato a tale importante e delicata funzione, passa oggi semplicemente attraverso il giudizio delle famiglie che conoscono direttamente quella particolare scuola con la sua offerta formativa e con l’impegno dei suoi docenti. Scambiare i numeri e i criteri del dimensionamento della rete scolastica , indicando presunti promossi e bocciati, con il sistema di valutazione delle scuole, oltre a creare, come già detto, confusione e disorientamento, non rende certamente giustizia ai fatti, alla vera qualità del servizio scolastico e alla realtà di migliaia di scuole che, fra mille difficoltà quotidiane e tagli verticali, non hanno certamente bisogno di pagelle frutto di letture improvvisate e improprie di numeri. La valutazione della scuola è ben altra cosa.
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