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Torre Lapillo

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tra sprechi

e abbandono.


La lettera seguente è a firma del signor Tonino Cosimo di Piossasco (TO). E' stata inviata al "Quotidiano di Lecce" e pubblicata nell'edizione di Giovedì 19 ottobre 2000.

Dal Quotidiano di Giovedì 19 ottobre 2000 (Tonino Cosimo)

    "Abito in provincia di Torino, ma sono nato a Veglie. Da anziano pensionato, tutti gli anni soggiorno per brevi periodi a Torre Lapillo di Porto Cesareo (n.d.r. località marina a circa 12 Km. da Veglie). E' una località con grande rilievo turistico, ma ha problemi che si accavallano e si aggravano. Ha bisogno di tutto. Sono bastate poche luci in centro, quale illuminazione pubblica, per capire, nel fermento di masse brulicanti, la realtà turistica serale. Torre Lapillo non ha alcuna ricettività turistica. Il miracolo lo hanno compiuto le circa diecimila case abusive, con strade asfaltate in proprio, con acqua presa dalle autocisterne a costi esorbitanti, con illuminazione privata e strade buie. In più, la fatalità di dipendere dal comune di Porto Cesareo, che, oberato com'è di problemi, trascura le problematiche di Torre Lapillo. Un impegnato presidente della Pro Loco della frazione, con offerte spontanee, ha realizzato un viale con panchine, la Fontana della Poesia, una statua della Madonna.

 Un'altra storia desolante, è quella del parco naturale di Torre Castiglione. La recinzione è stata realizzata con paletti di cemento su muretto di circa 20 cm. e una rete di protezione in fil di ferro. Appena finito il lavoro è stata demolita con un semplice tocco di mano. Lavoro inutile, spesa inutile. Rimpiazzo di detta recinzione con paletti di legno col sistema staccionata. Pur se rimasta intatta, quasi tutti sono stati divelti i frontespizi di strade che terminano al parco. Quindi libero accesso. Spesa inutile. L'altro spreco: la piantagione di carrubo e corbezzolo eseguita con buca di appena 8-10 cm., inferiore a quella occorrente ad una pianta di pomodoro. Risultato: tutto secco. Spesa inutile. Ma chi controlla? Ora si parla di un secondo progetto per la piantagione di 18.000 alberi. Non è la insulsa polemica sulla scelta di pino d'aleppo , carrubo o corbezzolo. Il problema di fondo è non sprecare miliardi inutili. Mi rivolgo alle autorità competenti: per carità, fermate la seconda fase del progetto in questione. Non ho competenza specifica in merito, ma ho nozione che l'albero di medio-alto fusto, da piantare su un terreno roccioso, ha bisogno di una buca di un metro cubo vuotato dalla roccia e riempito di terra, e comunque la pianta va curata con irrigazione almeno da aprile a settembre. A ridosso del Parco in argomento vi è un campeggio con alberi rigogliosi e verdeggianti. Esperti hanno seguito la crescita giornalmente con impianto idrico a goccia che erogava cinque litri di acqua al giorno per ogni pianta. Le pecore indisturbate entrano a pascolare, danneggiando gravemente ciò che esiste del parco naturale. Venisse curato ciò che già esiste, sarebbe gran cosa. Lasciare nell'abbandono completo, come è sempre stato quando era Demanio è anche cosa grande, rispetto ad una progettazione programmatica senza un minimo di logica costruttiva.

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