Il volumetto, che si dota di un
interessante introduzione della prof. Pina Caputo e di una corposa
appendice del prof. Antonio Greco che ha dedicato le proprie
riflessioni sul culto di S.Giovanni Battista, con particolare
riferimento a Veglie, dov'è compatrono con S. Irene, è pure
arricchito dalle illustrazioni di Valeriano Tondo, artista
conosciuto e apprezzato anche oltre i confini, regionali. Il testo,
ancora, annovera le foto di Giovanni Potì e di Pino Pierri ma, per
onestà intellettuale, va pure detto che Irene Caldararo ha
scrupolosamente consultato testi, studiosi e docenti che non hanno
lesinato i loro consigli, guidandola nella realizzazione di questo
studio, di indubbio spessore scientifico e specialistico, il primo
in assoluto che riporta, cataloga e traduce le superstiti iscrizioni
latine e greche di Veglie, ora finalmente comprensibili dalla più
parte della popolazione che non ha dimestichezza con le lingue
antiche.
Pertanto i Vegliosi, ma non solo,
potranno capire e gustare il significato "occulto" delle iscrizioni
latine e greco-bizantine del luogo che in epoca antica solo i dotti,
quasi sempre sacerdoti, potevano comprendere mentre i comuni
mortali, per lo più analfabeti e dediti essenzialmente
all'agricoltura, dovevano fare i conti con le grame risorse della
terra e con l'arroganza dei potenti, padroni indiscussi, un tempo,
di uomini e cose.
Avviandomi a concludere, ritengo che
questo pregevole studio abbia un solido valore documentario e che si
appalesa come testimonianza di civiltà e di fede, considerato che
quasi tutte le iscrizioni latine e greco-bizantine riguardano i
luoghi sacri di Veglie. Si tratta, pertanto, di una fruizione
sicuramente inedita che Irene con atto d'amore dona ai propri
concittadini, al Salento, facendo onore alla Scuola che l'ha vista
crescere e formarsi, sensibilizzandola anche nei confronti del
proprio luogo natio.
MARIO DE MARCO
Docente di Filosofìa e Storia
dalla "Premessa" del
libro (di Pina Caputo docente di Latino e Greco):
Le iscrizioni latine presenti nel
territorio vegliese richiamano non solo le probabili origini
"classiche" della gente che vi ha abitato, ma anche il legame che
con tali origini hanno saputo mantenere per secoli gli uomini delle
età successive, i quali si sono adoperati per conservare, pur nei
mutati contesti socio-politici, un patrimonio linguistico e
culturale di cui erano orgogliosi.
Ricercare questi documenti, salvarli
dal logorio del tempo, liberarli dall'incuria, decifrarli e farli
conoscere, significa ridare voce agli avi, che possono così
raccontare ancora qualcosa del loro mondo e trasmettere le loro
esperienze alla nostra generazione e a quelle future, perché queste
non dimentichino la propria storia: recuperare la memoria del
passato è rendersi conto di avere un'identità, e avere un'identità
consente di vivere meglio il presente e progettare il futuro. Nel
secolo appena iniziato, in cui, per le molteplici e spesso
contraddittorie sollecitazioni, che ci giungono da ogni parte e,
talvolta, anche da realtà molto lontane dalla nostra tradizione,
corriamo il rischio di perdere la nostra identità, ogni tentativo di
ricerca di tal genere è altamente meritorio: è necessario, infatti,
che la nostra cultura ritrovi il legame con il passato, che
ricominci a dialogare con i "classici" attraverso tutto il
patrimonio che essi ci hanno lasciato, non solo le opere di maggior
valore artistico o letterario universalmente note, ma anche i
documenti sconosciuti, presenti in aree marginali. Non è superfluo
ricordare che i Latini, ora osannati ora rinnegati, ora imitati ora
dimenticati nel corso dei secoli, hanno saputo proporre, e lo
possono ancora, valori in cui l'umanità ha bisogno di credere, per
proseguire nel cammino della civiltà; d'altra parte vale la pena
riaffermare l'utilità dello studio della loro lingua, che è lo
strumento indispensabile per capire il loro mondo, conoscere gli
interessi e gli orientamenti della loro società e poter trarre
insegnamenti dalle loro scelte: non si tratta certo di imitarli come
modelli perfetti e insuperabili, ma di confrontarci con loro,
comparando le condizioni e le circostanze del loro e del nostro
tempo, in modo che il confronto ci aiuti a prendere coscienza di noi
stessi e della realtà in cui viviamo, per poterla migliorare prima
di affidarla ai posteri.
PINA CAPUTO
Docente di Latino e Greco
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