di Irene Caldararo

 

Edizione "Edit Santoro"

 

"Le iscrizioni Latine e Greche a Veglie"

di Irene Caldararo

 

dalla "Presentazione" del libro (di Mario De Marco docente di Filosofia e Storia):

 

Questo volume di Irene Caldararo nasce nell'ambito dello studio del territorio, così come previsto dal programma ministeriale dell'insegnamento della storia nella scuola secondaria di secondo grado. A conclusione del proprio corso di studi (a.s. 2005-2006) presso il Liceo-Ginnasio "G. Palmieri" di Lecce, corso B, Irene Caldararo al pari di altri miei discenti ha intrapreso con passione l'indagine sulle vicende del suo paese, Veglie, avendo scelto di trascrivere, catalogare e tradurre le superstiti iscrizioni latine e greche del luogo, un centro ricco di storia che da alcuni anni viene esplorata con rigore scientifico dai cultori delle patrie memorie.

È appena il caso di notare che l'epigrafia viene ritenuta la prima disciplina ausiliaria (o complementare) della storia, una fonte che offre larghe garanzie di autenticità e di affidabilità, soprattutto se viene correlata organicamente ad altro materiale documentano idoneo per la ricostruzione delle res gestae e, quindi, per la restituzione dell'identità del luogo. Tale operazione, ovviamente, resta sempre e comunque provvisoria non solo perché potrebbero emergere altri documenti, ma anche e soprattutto per ragioni interpretative connesse all'inevitabile soggettività dello storiografo, sicché si è obbligati a rivedere la ricerca.

 

Il volumetto, che si dota di un interessante introduzione della prof. Pina Caputo e di una corposa appendice del prof. Antonio Greco che ha dedicato le proprie riflessioni sul culto di S.Giovanni Battista, con particolare riferimento a Veglie, dov'è compatrono con S. Irene, è pure arricchito dalle illustrazioni di Valeriano Tondo, artista conosciuto e apprezzato anche oltre i confini, regionali. Il testo, ancora, annovera le foto di Giovanni Potì e di Pino Pierri ma, per onestà intellettuale, va pure detto che Irene Caldararo ha scrupolosamente consultato testi, studiosi e docenti che non hanno lesinato i loro consigli, guidandola nella realizzazione di questo studio, di indubbio spessore scientifico e specialistico, il primo in assoluto che riporta, cataloga e traduce le superstiti iscrizioni latine e greche di Veglie, ora finalmente comprensibili dalla più parte della popolazione che non ha dimestichezza con le lingue antiche.

Pertanto i Vegliosi, ma non solo, potranno capire e gustare il significato "occulto" delle iscrizioni latine e greco-bizantine del luogo che in epoca antica solo i dotti, quasi sempre sacerdoti, potevano comprendere mentre i comuni mortali, per lo più analfabeti e dediti essenzialmente all'agricoltura, dovevano fare i conti con le grame risorse della terra e con l'arroganza dei potenti, padroni indiscussi, un tempo, di uomini e cose.

Avviandomi a concludere, ritengo che questo pregevole studio abbia un solido valore documentario e che si appalesa come testimonianza di civiltà e di fede, considerato che quasi tutte le iscrizioni latine e greco-bizantine riguardano i luoghi sacri di Veglie. Si tratta, pertanto, di una fruizione sicuramente inedita che Irene con atto d'amore dona ai propri concittadini, al Salento, facendo onore alla Scuola che l'ha vista crescere e formarsi, sensibilizzandola anche nei confronti del proprio luogo natio.

MARIO DE MARCO
Docente di Filosofìa e Storia

 

 

dalla "Premessa" del libro (di Pina Caputo docente di Latino e Greco):

 

Le iscrizioni latine presenti nel territorio vegliese richiamano non solo le probabili origini "classiche" della gente che vi ha abitato, ma anche il legame che con tali origini hanno saputo mantenere per secoli gli uomini delle età successive, i quali si sono adoperati per conservare, pur nei mutati contesti socio-politici, un patrimonio linguistico e culturale di cui erano orgogliosi.

Ricercare questi documenti, salvarli dal logorio del tempo, liberarli dall'incuria, decifrarli e farli conoscere, significa ridare voce agli avi, che possono così raccontare ancora qualcosa del loro mondo e trasmettere le loro esperienze alla nostra generazione e a quelle future, perché queste non dimentichino la propria storia: recuperare la memoria del passato è rendersi conto di avere un'identità, e avere un'identità consente di vivere meglio il presente e progettare il futuro. Nel secolo appena iniziato, in cui, per le molteplici e spesso contraddittorie sollecitazioni, che ci giungono da ogni parte e, talvolta, anche da realtà molto lontane dalla nostra tradizione, corriamo il rischio di perdere la nostra identità, ogni tentativo di ricerca di tal genere è altamente meritorio: è necessario, infatti, che la nostra cultura ritrovi il legame con il passato, che ricominci a dialogare con i "classici" attraverso tutto il patrimonio che essi ci hanno lasciato, non solo le opere di maggior valore artistico o letterario universalmente note, ma anche i documenti sconosciuti, presenti in aree marginali. Non è superfluo ricordare che i Latini, ora osannati ora rinnegati, ora imitati ora dimenticati nel corso dei secoli, hanno saputo proporre, e lo possono ancora, valori in cui l'umanità ha bisogno di credere, per proseguire nel cammino della civiltà; d'altra parte vale la pena riaffermare l'utilità dello studio della loro lingua, che è lo strumento indispensabile per capire il loro mondo, conoscere gli interessi e gli orientamenti della loro società e poter trarre insegnamenti dalle loro scelte: non si tratta certo di imitarli come modelli perfetti e insuperabili, ma di confrontarci con loro, comparando le condizioni e le circostanze del loro e del nostro tempo, in modo che il confronto ci aiuti a prendere coscienza di noi stessi e della realtà in cui viviamo, per poterla migliorare prima di affidarla ai posteri.

PINA CAPUTO

Docente di Latino e  Greco