a cura di Dino Levante

Bibliotheca Minima

"Pagine e ricordi"

Scritti di Antonio Catamo

a cura di Dino Levamte

 

dalla presentazione del libro (Fernando Fai):

 

Se il nostro paese può vantare una storia scritta, completa, precisa e ben documentata lo dobbiamo ad un illustre concittadino, storico intelligente, spinto da un autentico amore di patria: Antonio Catamo che ha sempre avuto un'espressione di affetto nei confronti della propria città, infatti, chi ama il suo paese ne sa decantare anche la storia.

Del piacere di ricordare degnamente e adeguatamente la figura e, soprattutto, l'opera di Antonio Catamo si era parlato più volte. Ora, a distanza di dieci anni dalla sua morte, quel desiderio si è avverato e colgo l'occasione per ringraziare quanti hanno favorito questo prezioso lavoro di riedizione di alcuni suoi scritti apparsi sul periodico vegliese "La mia famiglia parrocchiale" e di quanto egli ha anche operosamente prodotto nei fruttiferi anni della sua esperienza terrena.

Si è colta così un'opportunità non solo per conoscere e ricordare, ma anche come tentativo di divulgare attravers fotogrammi, poesie, articoli e storia un patrimonio culturale proprio del nostro passato e della nostra civiltà.

E' per questo che ritengo importante e significativo per i giovani d'oggi, conoscere le proprie origini, cercando di ricostruire idealmente la vita del passato, affinchè ci si senta tutti, giovani e meno giovani, continuatori di una cultura che ci appartiene e ci arricchisce moltissimo.

È nostro dovere ricostruire la storia del paese in cui viviamo e dove molti di noi sono nati, infatti, abbiamo sempre sperimentato che la conoscenza del passato, è stata utile per vivere e non solo nell'esaltare le cose positive per spirito di amor patrio, ma anche nel ricordare quelle negative che ci fanno correggere i nostri difetti.

Sfogliando le pagine di questo libro ci si sente immersi nelle radici della nostra storia ed accogliendo la ricca eredità trasmessaci dall'amico Catamo, tutti dobbiamo far sì che si conservi ciò che abbiamo ricevuto in dono cercando di incrementarlo negli anni e costituendo un prezioso patrimonio per le generazioni future.

Il presente contributo vuole essere occasione per rendere omaggio allo scrittore, ma anche nuovo anello che lega il Comune di Veglie, costantemente attento ai variegati fenomeni della cultura, al suo sempre più esigente territorio.

Fernando Fai

Sindaco di Veglie

 

dall'ntroduzione  del libro (Antonio De Bartolomeo):

 

Non ho alcuna pretesa di riuscire a delineare in poche righe la figura di Antonio Catamo. Il mio vuole essere solo un modesto contributo alla sua memoria; contributo che sento doveroso e che ho l'opportunità di dare quale Presidente del Consiglio comunale di Veglie con delega alla Cultura, ma soprattutto come suo amico ed estimatore.

Ho di lui un ricordo straordinario: una persona solare, sempre pronta alla battuta, ma soprattutto una persona di grande cultura.

Nonostante gli anni di differenza, 21 per essere precisi, e la diversa ideologia politica, Antonio un uomo di destra, io un militante socialista, le nostre discussioni erano tranquille e pacate, sempre un confronto alla pari, mai, da parte sua, un tentativo di prevaricazione. Era soprattutto quello che apprezzavo in lui: il discutere senza imporre.

Chi come me ha vissuto il '68 in prima persona, ricorda quanto fosse difficile riuscire a trovare nel mondo degli adulti interlocutori capaci di capire, per non dire di sopportare, la nostra voglia di cambiare il mondo, i nostri sogni, le nostre speranze, le nostre illusioni.

Antonio era disponibile al dialogo, credeva nei giovani, capiva il nostro disagio, le nostre aspettative, sapeva ascoltare, ma nello stesso tempo non lesinava consigli, capace di dosarli al momento giusto perché non sembrassero paterne imposizioni.

Nel 1982, Antonio siede in Consiglio comunale, siamo su banchi opposti, io in maggioranza, lui all'opposizione. Ricordo i suoi interventi e la sua rabbia per il degrado in cui venivano lasciati i monumenti della nostra cittadina. È anche grazie a lui e alle sue insistenti grida di allarme se oggi qualche risultato si è conseguito: il monastero dei Francescani è stato riportato alla sua originaria bellezza, molti affreschi sono stati restaurati, la cripta della Favana è stata in parte recuperata.

Con la sua scomparsa, il 17 maggio 1996, Veglie perde un suo appassionato cantore e una instancabile voce critica che, con coraggio, per anni, ha denunciato la disattenzione di tanti amministratori che hanno abbandonato in un inesorabile degrado tanti tesori del nostro passato.

Nel decennale della sua morte, l'Amministrazione comunale ha voluto mettere insieme alcuni suoi scritti pubblicati su "La mia famiglia parrocchiale". Un omaggio a chi ha dedicato gran parte della sua vita alla ricerca storica e un dovuto riconoscimento per quanto ha scritto e pubblicato.

Da parte mia la soddisfazione di aver onorato un impegno e mantenuto una vecchia promessa.

Antonio De Bartolomeo
Presidente del Consiglio comunale
con delega alla Cultura