E' per questo che ritengo importante
e significativo per i giovani d'oggi, conoscere le proprie origini,
cercando di ricostruire idealmente la vita del passato, affinchè ci
si senta tutti, giovani e meno giovani, continuatori di una cultura
che ci appartiene e ci arricchisce moltissimo.
È nostro dovere ricostruire la storia
del paese in cui viviamo e dove molti di noi sono nati, infatti,
abbiamo sempre sperimentato che la conoscenza del passato, è stata
utile per vivere e non solo nell'esaltare le cose positive per
spirito di amor patrio, ma anche nel ricordare quelle negative che
ci fanno correggere i nostri difetti.
Sfogliando le pagine di questo libro
ci si sente immersi nelle radici della nostra storia ed accogliendo
la ricca eredità trasmessaci dall'amico Catamo, tutti dobbiamo far
sì che si conservi ciò che abbiamo ricevuto in dono cercando di
incrementarlo negli anni e costituendo un prezioso patrimonio per le
generazioni future.
Il presente contributo vuole essere
occasione per rendere omaggio allo scrittore, ma anche nuovo anello
che lega il Comune di Veglie, costantemente attento ai variegati
fenomeni della cultura, al suo sempre più esigente territorio.
Fernando Fai
Sindaco di Veglie
dall'ntroduzione
del libro (Antonio De Bartolomeo):
Non ho alcuna pretesa di riuscire a
delineare in poche righe la figura di Antonio Catamo. Il mio vuole
essere solo un modesto contributo alla sua memoria; contributo che
sento doveroso e che ho l'opportunità di dare quale Presidente del
Consiglio comunale di Veglie con delega alla Cultura, ma soprattutto
come suo amico ed estimatore.
Ho di lui un ricordo straordinario:
una persona solare, sempre pronta alla battuta, ma soprattutto una
persona di grande cultura.
Nonostante gli anni di differenza, 21
per essere precisi, e la diversa ideologia politica, Antonio un uomo
di destra, io un militante socialista, le nostre discussioni erano
tranquille e pacate, sempre un confronto alla pari, mai, da parte
sua, un tentativo di prevaricazione. Era soprattutto quello che
apprezzavo in lui: il discutere senza imporre.
Chi come me ha vissuto il '68 in
prima persona, ricorda quanto fosse difficile riuscire a trovare nel
mondo degli adulti interlocutori capaci di capire, per non dire di
sopportare, la nostra voglia di cambiare il mondo, i nostri sogni,
le nostre speranze, le nostre illusioni.
Antonio era disponibile al dialogo,
credeva nei giovani, capiva il nostro disagio, le nostre
aspettative, sapeva ascoltare, ma nello stesso tempo non lesinava
consigli, capace di dosarli al momento giusto perché non sembrassero
paterne imposizioni.
Nel 1982, Antonio siede in Consiglio
comunale, siamo su banchi opposti, io in maggioranza, lui
all'opposizione. Ricordo i suoi interventi e la sua rabbia per il
degrado in cui venivano lasciati i monumenti della nostra cittadina.
È anche grazie a lui e alle sue insistenti grida di allarme se oggi
qualche risultato si è conseguito: il monastero dei Francescani è
stato riportato alla sua originaria bellezza, molti affreschi sono
stati restaurati, la cripta della Favana è stata in parte
recuperata.
Con la sua scomparsa, il 17 maggio
1996, Veglie perde un suo appassionato cantore e una instancabile
voce critica che, con coraggio, per anni, ha denunciato la
disattenzione di tanti amministratori che hanno abbandonato in un
inesorabile degrado tanti tesori del nostro passato.
Nel decennale della sua morte,
l'Amministrazione comunale ha voluto mettere insieme alcuni suoi
scritti pubblicati su "La mia famiglia parrocchiale". Un omaggio a
chi ha dedicato gran parte della sua vita alla ricerca storica e un
dovuto riconoscimento per quanto ha scritto e pubblicato.
Da parte mia la soddisfazione di aver
onorato un impegno e mantenuto una vecchia promessa.
Antonio De Bartolomeo
Presidente del Consiglio comunale
con delega alla Cultura
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