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Dal Quotidiano di Lecce di Martedì 8 Aprile 2003

Incontro con il musicista Realino Mazzotta: Un convegno a Oxford e una serie di corsi nelle scuole

Il suono, una medicina invisibile

     Si racconta che Vittorio Emanuele III non fosse in grado di riconoscere la marcia reale, e qualcuno doveva ogni volta fargli un cenno per fargli capire che era iniziata. Non diversamente accadeva con Caterina II di Russia che si vantava di non riuscire a distinguere i latrati dei suoi cani dagli acuti dei castrati che cantavano alla sua corte di San Pietroburgo.

     Casi rari di "sordità musicale" verso i quali, al di là del mancato godimento dell'aspetto artistico e di intrattenimento, il potere della musica, quello per intenderci del suono del flauto che incanta i serpenti o quello che fa aumentare la produzione del latte nelle mucche che ascoltano musica sinfonica, non avrebbe sortito nessun effetto.

     La musica come espressione artistica, certamente, (per i romantici l'arte per eccellenza) ma vista anche come una forza in grado di evocare e creare suggestioni, modificando il nostro animo, quasi a conferma di quel suo potere divinatorio che la mitologia ci ha narrato parlando di magici eventi sonori. Proprio la considerazione della grandezza e della sacralità dell'elemento musicale hanno fatto sì che già nell'antichità si ritenesse che il suono potesse esercitare una concreta azione sull'essere umano, giustificando quindi la sua forza terapeutica.

     E' la cosiddetta musicoterapia, intendendo con questa espressione l'intervento di carattere preventivo e terapeutico, rivolto sia agli adulti che ai bambini, che utilizza il suono (inteso come mezzo di comunicazione non verbale) finalizzandolo alla stimolazione ed allo sviluppo di funzioni quali, per citarne solo alcune, l'affettività, la motilità ed il linguaggio. Un legame dunque antichissimo quello della musica con la medicina: la credenza nel suo potere incantatorio e curativo risale infatti a molto tempo prima dell'avvento del filosofo Pitagora e della concezione della musica anche come "catarsi", purificazione dell'anima. Fu poi Damone, amico di Pericle, a scrivere un'opera, "Aeropagitico" nella quale affermava che ogni armonia provoca un movimento corrispondente nell'animo, imitando e rispecchiando un certo carattere, potendo perciò correggere le cattive inclinazioni dell'anima.

     Se questo è il passato, la storia recente della musicoterapia è quella di una disciplina che, per quanto non si basi su criteri universalmente riconosciuti, è ormai applicata in molti paesi, con all'avanguardia le scuole argentina,  austriaca, inglese e statunitense. In Italia solo a partire dagli anni '70 gli studi di musicoterapia hanno iniziato ad essere istituzionalizzati, e c'è anche un salentino che da tempo si occupa di questo settore. È Realino Mazzotta, primo violoncello dell'orchestra "Tito Schipa" di Lecce, collaboratore della scuola di musicoterapia psicosomatica di Bari e responsabile del corso di musicoterapia della comunità Emmanuel di Lecce.

     Da oltre vent'anni Mazzotta porta avanti delle ricerche sul suono derivante dagli strumenti tradizionali, dalla voce e dagli strumenti elettronici, e sugli effetti provocati nell'individuo nevrotico o con malattie psichiche organiche. Da poco ha anche avviato presso la scuola elementare "Guglielmo Marconi" di Veglie, in provincia di Lecce, la sperimentazione del suo metodo Tmp (Training musicale psicosomatico) applicato ai bambini.

     Ma a quando risale l'approccio di Mazzotta con la musicoterapia?

«Mi interesso di questa materia  - risponde il musicista - da oltre vent'anni, da quando insegnavo al Conservatorio di Milano. Agli studenti sottoponevo le mie prime sperimentazioni, poi ho iniziato a frequentare a Vicenza vari corsi di ipnosi e musica, e di psicologia, la cui teoria è entrata nel mio protocollo metodologico. Mi rivolgevo in particolare ai ragazzi che soffrivano d'ansia. Dopo essermi formato facendo riferimento ad alcune importanti scuole internazionali mi sono poi avvicinato alla scuola Bari del dottor Palmirotta».

     Mazzotta ha poi formulato il metodo Tmp (Training musicale psicosomatico) presentandolo in diversi convegni italiani di musicoterapia e recentemente al convegno mondiale di Oxford.

     «Proprio a Oxford - ricorda Mazzotta - la musicoterapia è rivolta a soggetti con malattie organiche gravi. Io invece mi occupo di malattie psicosomatiche, con lo scopo di superare i blocchi energetici, lo stress psico-fisico e l'ansia, elementi che provocano gravi sintomi psicosomatici e disturbi del comportamento».

     Ma in concreto, come si svolgono queste lezioni?

     «Premesso che ci sono diversi livelli, individuali e collettivi, la prima mossa - spiega Mazzotta - è quella del rilassamento attraverso i suoni. Generalmente faccio ascoltare brani miei originali ed appositamente composti per queste sedute e con l'elettromiografo mi accorgo se la tensione scende. Appena il soggetto è rilassato apro dei canali di comunicazioni non verbali stimolando in lui, con alcuni suoni studiati precedentemente, alcune immagini, coinvolgendolo dal punto di vista degli affetti e dei sentimenti. Bisogna toccare il cuore del paziente. Sono sufficienti  dieci, quindici sedute per far uscire fuori la parte sana di ogni individuo e migliorare così le sue condizioni mentali, sociali ed emotive».

 

di Eraldo Martucci

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