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Dopo Leone De Castris, considerato il re del vino e deceduto a febbraio del 2003 , si è spento un altro mito del panorama imprenditoriale salentino: Gaetano Quarta, fondatore dell'omonima industria di torrefazione.

In nessuna valigia di salentini lontani dal proprio paese è mai mancata una busta di "Caffè Quarta" simbolo del Salento in tutto il mondo. Ci sembra giusto quindi ricordare la figura di quest'uomo che oltre ad essere il "re del caffè" era considerato anche un "grande uomo".

Riportiamo di seguito alcun stralci dal Nuovo Quotidiano di Puglia e da La Gazzetta del Mezzogiorno.

dal Nuovo Quotidiano di Puglia del 10/10/03

Addio a don Nino, fondatore di un'azienda "ambasciatrice" del Salento

Un impero costruito sui chicchi di caffè. Un imprenditore, cavaliere del lavoro, che ha fatto conoscere il Salento in tutto il mondo e che è stato sempre un esempio da seguire per i giovani che si affacciano al mondo dell'impresa. Un nome - anzi un cognome - che è un pò una sorta di marchio per l'intera provincia. Tutto questo era e rimarrà Gaetano Quarta, il "re del caffè", morto ieri mattina a 76 anni nella sua azienda di Lecce in seguito ad un ictus che l'ha colpito proprio mentre si accingeva a far visitare lo stabilimento ad una delegazione di militari della Nato, a Lecce per un convegno.

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Per i dipendenti oggi è un giorno di lutto. Molti di loro hanno lasciato la fabbrica in lacrime. «Ci eravamo salutati appena è arrivato nello stabilimento - raccontava ieri un dipendente - mi ha sorriso e mi ha chiesto se avessi bisogno di nulla, se fosse "tutto a posto". Per noi non era solo il principale. Era un padre. Era, fatemelo dire, uno di noi».

 

Mezzo secolo scandito da una lunga serie di successi

di Antonio Muci

E' morto in fabbrica e non poteva essere che così: Gaetano Quarta, don Nino per i leccesi, viveva praticamente lì. Nello stabilimento sulla statale 16 era possibile trovarlo anche di domenica, quando le macchine erano spente. Uno sguardo alle carte sulla scrivania, per pianificare il lavoro della settimana, una piccola attenzione nelle aiuole: c'è sempre qualche foglia secca, diceva.

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A rendergli omaggio un via vai continuo di gente. Dai personaggi più importanti dell'economia salentina agli anonimi baristi di paesi lontani decine di chilometri. Lo specchio tangibile di una vita trascorsa tra la gente: 50 anni alla guida di un'azienda che ha fatto crescere fino a portarla tra le prime dieci in Italia nel settore della torrefazione del caffè.

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Un vecchio dipendente, in pensione da tempo, ricorda che don Nino partiva dallo stabilimento di San Lazzaro con una Topolino furgonata grigia, guidata da Gino Scippa morto qualche anno fa, per andare a vendere il caffè. Giravano mezza provincia e quando riuscivano a piazzare cinque chili di caffè era festa.

Gaetano Quarta ha cominciato così, stabilendo da sempre un rapporto diretto con i suoi clienti, un rapporto che non ha mai interrotto. Ha sempre sostenuto che la chiave del successo della sua azienda andava cercata nella capacità di guardare negli occhi i suoi interlocutori.

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La meticolosità al limite della pignoleria, di don Nino Quarta, facevano i conti con un mercato più vasto. In fabbrica non voleva vedere un chicco di caffè per terra, all'esterno riteneva intollerabile un ritardo rispetto ai tempi di consegna concordati: una sorta di tedesco in un Salento poco avvezzo ai ritmi e ai tempi industriali, cresciuto grazie alle sue intuizioni di imprenditore, anche nella cultura del lavoro.

Comprese che le macchine avrebbero fatto la differenza: accettò la modernità, ma il progresso, ripeteva in modo ossessivo, deve rispettare l'ambiente e la qualità del prodotto.

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Per difendere l'ambiente aveva investito in tecnologie, dotato i macchinari della sua fabbrica di moderni filtri per l'abbattimento dei fumi; aveva acquistato una macchina per il compostaggio e il riutilizzo degli scarti di lavorazione. E  le buste dell'azienda le aveva volute in carta riciclata.

Come imprenditore e come uomo aveva due valori: la famiglia e il lavoro, valori inscindibili tra loro, diceva. Il lavoro era la sua famiglia allargata, dai dipendenti ai clienti. Sapeva tutto di tutti e si informava continuamente delle vicende di chi gli viveva accanto: la salute, i progressi scolastici dei figli. Si sentiva responsabile non solo del lavoro dei suoi collaboratori, ma anche della serenità delle loro famiglie.

«Ho fatto le condoglianze a tutti i dipendenti»: queste parole del figlio Antonio forse rendono più di ogni altra considerazione il rapporto che don Nino aveva stabilito con i suoi collaboratori.

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Gaetano Quarta è stato presidente del Consorzio Torrefattori Italia, è stato nominato cavaliere del Lavoro, ha accomunato tanti altri incarichi di prestigio, ma la porta del suo studio è rimasta sempre aperta, anche di domenica, per chi avesse bisogno di parlare con lui, dal dipendente al cliente che aveva problemi ad onorare un pagamento. Per tutti aveva comprensione e consigli: una parola buona, diceva, vale molto.

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da La Gazzetta del Mezzogiorno del 10/10//03

E' morto «don Nino» Quarta, il re del caffè

Dagli anni '50 un marchio leader

 

Stava parlando della sua azienda, dei progetti per il futuro, con l'ardore di sempre. Ma il cuore, questa volta, non lo ha seguito. Una fitta acuta, un sussulto. Si è spento così, ieri mattina, Gaetano Quarta, «don Nino», 76 anni compiuti il mese scorso, una vita dedicata al lavoro, alla famiglia, ad un grande sogno imprenditoriale. L'avventura nel mondo del caffè era cominciata negli anni Cinquanta: con una piccola torrefazione artigianale, un bar di degustazione nel centro di Lecce, poche decine di clienti affezionati, la voglia di fare bene. Ieri mattina, «don Gaetano», cavaliere del lavoro dal '96, mostrava con orgoglio ad una delegazione della Nato la sua azienda iper-tecnologica, la Quarta Caffè spa: oltre 150 dipendenti, tra le prime dieci del settore in Italia. Il risultato di mezzo secolo di lavoro caparbio, instancabile, ispirato. Nella sua azienda i sindacati non avevano grandi battaglie da combattere. Perché «don Nino» li conosceva uno ad uno, i suoi lavoratori, e quando avevano un problema si buttava a capofitto per aiutarli, non dormiva la notte. E andava a lavoro all'alba. In fondo, se cresceva l'azienda, pensava, crescevano anche i suoi dipendenti. Un affetto ricambiato. Ieri, nella camera ardente, allestita proprio nell'azienda, si sono stretti attorno a don Nino tutti i collaboratori, gli operai, i dipendenti della Quarta Caffè. Un pellegrinaggio commosso, silenzioso. Attorno al feretro, la moglie Elsa, i figli Antonio, Ornella, Fabiana, Anna Chiara, Carla. «Era come un padre anche per noi. Una frase vera, senza retorica», dice Gianfranco De Santis, responsabile marketing dell'azienda e amico di famiglia. «Un uomo profondamente legato al lavoro, ma anche attento ai figli, premuroso. Ho un ricordo dolcissimo di lui, di molti anni fa: la domenica caricava nella sua macchina un'intera squadra di calciatori in erba, il figlio Antonio, i suoi amici, e li portava tutti a giocare». Quando non era impegnato nel lavoro, «don Nino» coltivava la passione per il volo, era un aviatore provetto. E poi, amava passeggiare. Lunghe camminate domenicali, in compagnia di don Gaetano Quarta, suo cugino, scomparso qualche giorno fa, a cui lo univa una vita di dialogo fitto, profondo. «Era molto provato e credo che il suo cuore ne abbia risentito», osservano le persone vicine alla famiglia.
Commozione viene espressa dal presidente della Provincia, Lorenzo Ria. «Il cavaliere Nino Quarta per l'intera comunità salentina è stato un uomo che ha saputo coniugare grande intuito imprenditoriale a professionale a serietà ed onestà intellettuale, divenendo raro esempio di vita. La sua scomparsa determina un profondo sentimento di cordoglio. Sono vicino al dolore dei familiari e di quanti lo ebbero amico, maestro e testimone di grandi valori». I funerali saranno officiati oggi, alle 16, nel Duomo di Lecce.
 

di Daniela Pastore

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