Domani all'esame del Tar un motivo di conflitto politico e ora anche giudiziario «Una donna in Giunta» Ieri è stata presentata una petizione con oltre 400 firme VEGLIE - Sarà il Tar di Lecce a decidere se la composizione della giunta e l'assegnazione delle deleghe ai consiglieri risponde ai requisiti di legge. In piedi ci sono complessivamente tre ricorsi, che saranno discussi domani, due presentati dai sette esponenti dell'opposizione, uno dal consigliere di maggioranza Stefania Capoccia. Quest'ultimo segno di un malessere che serpeggia all'interno della coalizione guidata da Fernando Fai. Ma procediamo con ordine. Il centrodestra e il centrosinistra si sono affidati agli avvocati Sandro Matino e Barbara Taurino per impugnare il decreto di nomina della Giunta e quello con il quale il primo cittadino ha assegnato le deleghe ai consiglieri. Per quanto riguarda l'esecutivo è contestata la mancanza di una donna, mentre per le deleghe si rileva come si tratte delle vere e proprie deleghe, diciamo così, di governo e non, come prevede le legge, delle deleghe temporali mirate alla soluzione di problemi specifici. Poi c'è il terzo ricorso presentato dalla consigliera Capoccia attraverso l'avvocato Antonio Malerba. Questo, come uno dei due presentati dall'opposizione, riguarda la violazione delle legge sulle pari opportunità e quindi la mancanza di una donna in Giunta. Va detto che al di là della decisione del Tribunale amministrativo il ricorso presentato da Stefania Capoccia è dirompente negli equilibri della coalizione guidata da Fai. Infatti è inimmaginabile che un esponente di maggioranza contesti, davanti alla giustizia amministrativa, una decisione del «suo» sindaco. Pertanto è possibile che, a prescindere dall'esito del ricorso, il sindaco Fai abbia perso il sostegno di un consigliere. Inoltre proprio ieri è stata presentata in municipio una petizione con oltre 400 firme nella quale quale si chiede al primo cittadino di nominare una donna nella Giunta. |
dal Nuovo Quotidiano di Puglia del 8/07/05 Reazioni e polemiche dopo la decisione del Tar che sospende la nomina della giunta. L'opposizione tuona: esposti al ridicolo Un rimpasto rosa? Il sindaco ribatte: «Non c'è obbligo» VEGLIE - Complesso, meticoloso e studiato a tavolino sarà - dovrà essere - il lavoro di restyling della giunta che il sindaco di Veglie Fernando Fai dovrà effettuare, tempo un mese e mezzo, sotto la luce di molti, troppi riflettori. Il dilemma che invade ambienti politici e non del comune salentino, in queste ore, è presto svelato e si gioca tra la possibilità che Fai riveda la sua posizione nella scelta degli assessori o piuttosto spieghi quella già operata lo scorso aprile. «Non vi è dubbio che l'ordinanza del Tar costituisca una novità nel sistema - dichiara Fernando Fai - non per la parte relativa alla questione degli assessori donna ma più che altro per la questione, sulla cui condivisibilità il segretario ritiene di manifestare qualche dubbio, che vede il Tar come organo di controllo esterno dell'attività dei singoli componenti dell'ente locale». Ribadendo che l'attuale giunta è comunque in carica e nella pienezza dei poteri avendo il Tar assegnato al primo cittadino un termine per provvedere, «si richiama l'attenzione sulla circostanza che i giudici - conclude Fai - non hanno per nulla imposto e affermato l'obbligatorietà imprenscindibile della presenza femminile, ma la necessità di un contemperamento delle norme che favoriscono e garantiscono la presenza femminile con le prerogative che competono al sindaco, secondo i canoni della ragionevolezza, giungendo ad affermare che l'eventuale esistenza di ragioni ostative di natura tecnico-politica legittimano scelte diverse che dovevano essere motivate con puntualità e concretezza». E aspre quanto prevedibili piovono le reazioni all'accaduto. «La sentenza del tribunale amministrativo ha gettato sul paese l'ombra di una nuova crisi di governo, una storia che si ripete con inevitabili conseguenze politiche e amministrative, e il sindaco in carica si trova a dover fronteggiare equilibri interni già precari», tuona dall'opposizione il segretario dei Democratici di sinistra Mimmo Saponaro. I Diesse ritornano inoltre sulla vicenda della garanzia delle pari opportunità «che ha già determinato lo scioglimento della seconda giunta guidata da Antonio Greco nel '99». In quel periodo infatti, «la stessa consigliera Capoccia, nel '97 candidata con la lista vincente, in quota ai Democratici di sinistra, aveva preteso questo ruolo istituzionale, rivendicato quest'oggi a suon di carte bollate. Oggi - continua Saponaro - il sindaco Fai ha subito un duro colpo alla stabilità della giunta, e dovrà provvedere prima della fine dell'estate a sostituire uno dei suoi assessori con una rappresentante donna». Questo dal punto di vista politico, ma da quello amministrativo «i cittadini si chiedono che fine faranno le delibere fino ad oggi approvate da una giunta illegittima, quali le spese sopportate indebitamente da questa giunta per il suo funzionamento». E sterzate giungono anche allo staff che accompagna Fai. «Come è stato consigliato il sindaco in questa vicenda? - si chiedono dai Democratici di Sinistra - E il segretario comunale che posizione ha assunto in merito alla vicenda? Siamo davanti ad una maggioranza barricata nel palazzo e che non può guidare un paese dinamico come Veglie. Per questo i diesse in campagna elettorale hanno preferito non appoggiare la lista Fai. Sapeva con chi si era alleato e ora il sindaco non ha giustificazioni». Da Alleanza Nazionale infine «l'amministrazione - dicono - si è coperta di ridicolo facendosi annullare la nomina della giunta dal Tar. Inoltre ogni atto deliberativo adottato è radicalmente nullo con relativo danno erariale per il comune di Veglie. Essendo il primo caso in Italia di una sentenza del genere, il sindaco Fai è stato capace di segnalare alla nazione la nostra cittadina per un primato non certo esaltante». Fabiana Pacella
Ma il primo ricorso è partito proprio dalla maggioranza Infuria la bufera a Veglie, a poco meno di 48 ore dall'ordinanza con cui il Tar di Lecce ha accolto il ricorso presentato contro il Comune, il sindaco Fernando Fai e i sette assessori del suo staff di governo, "accusati" di non aver rispettato il principio delle pari opportunità escludendo la presenza femminile nella sua giunta. Un ricorso per così dire "doppio", presentato in ordine di tempo prima dalla consigliere di maggioranza Stefania Capoccia (Indipendente) patrocinato e difesa dall'avvocato Antonio Malerba e poi, a seguire, dai consigliere di opposizione. Il primo cittadino del comune di Veglie ha ora 45 giorni di tempò per "rivedere" la sua posizione adoperandosi cioè ad assicurare una rappresentanza femminile in giunta o, nel caso in cui ciò non sia per ragioni tecnico-politiche possibile, illustrando con motivazione puntuale, esaustiva e concreta le ragioni che impediscono l'attuazione del principio delle pari opportunità.
Ria: «Il sindaco con questa mossa ha sbagliato» In un botto solo, violazione dell'articolo 51 della Costituzione, della legge 267 del 2000 e dell'articolo 32 dello Statuto comunale. In poche parole, un tiro mancino al principio delle pari opportunità. Garantito in via precettiva dal 2003. Questo sarebbe accaduto al comune di Veglie. E sulla vicenda giunge quanto mai chiarificatore il parere dell'ex presidente della provincia di Lecce, Lorenzo Ria, sia come autorevole avvocato amministrativista, sia come amministratore che nei suoi team di governo non si è fatto mancare validi collaboratori di sesso femminile. «La questione delle pari opportunità per me è superata da tempo - sostiene Ria - il principio sancito è già previsto. Come avvocato quando ci furono i primi statuti comunali e provinciali approvati dopo la legge 242 del 90 che rimodulava l'assetto delle pubbliche amministrazioni, gli stessi statuti costituivano una sorta di piccola Costituzione dei comuni e delle province e per questo in quello del mio comune previdi già allora la norma statutaria dell'obbligo di presenza di donne nell'amministrazione. La feci prevedere inoltre in qualità di consulente, anche nello statuto del comune di Tiggiano, ne ero insomma convinto anche quando non era una norma precettiva». Il sindaco di Veglie, dunque, «ha sbagliato con questa mossa» taglia corto Lorenzo Ria. Circa il ruolo della donna nelle sale di regia delle pubbliche amministrazioni, poi, «non c'è differenza in questo tra uomini e donne - conclude Ria - entrambi infatti devono avere una certa capacità politica per fare la sintesi di posizioni diverse nonché una certa capacità di gestione e preparazione». F. P. da La Gazzetta del Mezzogiorno del 8/07/05 E' divenuta un caso la decisione del Tar di Lecce sulla necessità di garantire in Giunta una presenza femminile. Entro 45 giorni
Il sindaco:
«Saranno i partiti a decidere il da farsi» VEGLIE - Non abbiamo mai avuto alcun problema a nominare una donna in Giunta». Il sindaco di Veglie Fernando Fai commenta così l'ordinanza del Tar di Lecce che gli ha «suggerito» di rimodulare la Giunta tenendo conto della presenza femminile. «Devo dire, a scanso di equivoci - spiega Fai - che l'attuale esecutivo è in carica nella pienezza dei poteri. Il Tar mi ha assegnato un termine di 45 giorni per provvedere alla rimodulazione del mio esecutivo». Il primo cittadino, inoltre, intende sottolineare che «il tribunale amministrativo non ha per nulla imposto l'obbligatorietà imprescindibile della presenza femminile, ma la necessità di un contemperamento delle norme che favoriscono e garantiscono la rappresentanza femminile con le prerogative che competono al sindaco. Tutto ciò - continua il sindaco Fai - secondo i canoni della ragionevolezza, giungendo ad affermare che l'eventuale esistenza di ragioni ostative di natura tecnico-politica, legittimano scelte che dovevano essere motivate con puntualità e concretezza». In sostanza, Fai respinge l'accusa di essere un primo cittadino contrario alla presenza delle donne nella vita amministrativa del paese. «Abbiamo nominato una donna, Stefania Capoccia, nella Giunta dell'Unione dei Comuni e la stessa Capoccia - continua Fai - è presidente di una commissione consiliare. Ora - dice ancora il primo cittadino - utilizzerò il tempo a disposizione che mi ha concesso il Tar per valutare, insieme a tutti i rappresentanti della coalizione che mi sostiene, in che modo comportarci, perchè non posso nominare una donna in Giunta oggi senza tenere conto dei partiti della maggioranza. Certo - conclude con rammarico - non mi aspettavo il ricorso da parte del consigliere Stefania Capoccia, anche perchè si è detta sempre favorevole agli accordi presi per la formulazione della Giunta e mai mi ha fatto presente la sua eventuale volontà di entrare nell'esecutivo. Peraltro - conclude Fernando Fai - se dovessi decidere di nominare un assessore donna esterno, dovrei tenere conto di quanto previsto dalla Statuto comunale riguardo le competenze e questo non è certo nè facile nè agevole».
Interventi: Barbara Taurino e Sandro Matino, avvocati «Un'ordinanza davvero innovativa e con una duplice chiave di lettura» Con l'ordinanza 680 del 2005 il Tar di Lecce ha accolto la domanda di sospensione della esecuzione dei decreti sindacali di nomina della Giunta del comune di Veglie, presentata dai Consiglieri dell'opposizione, decretando l'azzeramento della Giunta in quanto mancante della rappresentanza femminile. Il Tar di Lecce, dunque, ha assegnato al Sindaco del comune di Veglie il termine di 45 giorni dalla comunicazione dell'ordinanza, per procedere nel corretto esercizio delle sue attribuzioni, ad una nuova della Giunta, adoperandosi per assicurarvi una rappresentanza femminile o, nel caso in cui ciò non sia possibile, per ragioni politiche, illustrando con motivazione puntuale, esaustiva e concreta le ragioni che impediscono l'attuazione del così detto principio delle pari opportunità. Il Giudice Amministrativo ha condiviso le argomentazioni svolte dai consiglieri dell'opposizione in ordine alle scelte poste in essere dal primo cittadino di Veglie ritenute illegittime in quanto assunte in contrasto con una precisa previsione statutaria ed in spregio di un principio, quale è quello delle pari opportunità tra uomini e donne, che, inteso come uno dei tanti aspetti del più generale principio di eguaglianza sancito dall'articolo 3 della Costituzione, si pone come regola di irrilevanza giuridica del sesso anche, giusta la nuova lettera dell'articolo 51 della Costituzione, in termini di elettorato passivo. Il Tar di Lecce ha dato accesso alla tutela giurisdizionale ai componenti dell'opposizione del Consiglio, riconoscendo nei loro confronti oltre al tradizionale interesse ad agire in giudizio per l'impugnazione di atti incidenti in via diretta sul diritto all'ufficio ricoperto, anche un'analoga potestà nei casi in cui venga contestata sotto altri profili la legittimità dell'azione degli organi politici dell'Ente di appartenenza. La portata innovativa dell'ordinanza può dunque cogliersi sotto un duplice aspetto, da una parte, l'innovativa lettura in chiave precettiva del principio delle pari opportunità tra uomini e donne in materia di composizione degli organi collegiali e, dall'altra, il ruolo centrale che i componenti del Consiglio rivestono nella vita politica dell'Ente. Barbara Taurino - Sandro Matino
Interventi: Antonio Malerba, avvocato «E adesso pari opportunità anche nella sfera politica» Ciò che mi ha entusiasmato, nel cercare di dar credito alle istanze di chi chiedeva giustizia e la salvaguardia della propria dignità, è stato un principio, quello delle pari opportunità, che per la prima volta è applicato anche in una sfera particolare, quella politica. Il principio, pur presente nel nostro ordinamento, aveva avuto un impulso ad una concreta attuazione dal diritto comunitario. Ed è per esso e con esso, che aveva trovato una applicazione nell'ambito della nostra Costituzione. Il Parlamento Europeo, dal 1996 in poi aveva emanato una serie di risoluzioni, tendenti ad obbligare le istituzioni degli Stati membri, a vietare le ineguaglianze derivanti dal sesso. Nella Carta di Nizza, il principio delle pari opportunità aveva assunto un rango costituzionale, nel senso che era posto un limite alla esistenza di qualunque fatto o atto del diritto nazionale in contrasto con detti principi. Si era affermato che l'applicazione doveva essere intesa in tutti i campi, specificando che ogni Stato doveva adottare misure che prevedevano vantaggi specifici a favore del sesso sottorappresentato. Ora, per un processo ormai stabile e definito di comunitarizzazione del diritto, anche l'Italia, ancorchè in ritardo, aveva adottato una serie di disposizioni, tendenti a rendere sempre più cogente ed effettivo il principio delle pari opportunità. Gran parte dei casi sorti riguardavano la discriminazione operante nell'ambito del lavoro, inteso nella sua accezione più ampia. Sembrava, pertanto, che questioni attinenti alla politica dovessero relegare detto principio ad un ruolo marginale. Il primo esempio concreto, di un organo non legislativo, dell'applicazione del principio delle pari opportunità fu l'introduzione dell'apposito Ministero nell'ambito del governo. Dopo un dibattito di circa due anni, fu introdotta la modifica dell'articolo 51 della Costituzione, che aggiungeva:"A tal fine la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini". Una coordinata lettura con l'articolo 3 aveva posto un problema, ossia quello di rendere effettivo l'accesso alle cariche pubbliche per le donne. Il termine «promuove» voleva indicare che lo Stato garantiva una presenza nella vita anche politica, ma occorreva però precisarne la portata e gli effetti. Vi era un orientamento che sosteneva una garanzia a monte, della tutela delle pari opportunità. Questo orientamento, però, non era passato, e l'interpretazione corretta era che la garanzia fosse da intendersi comunque solo dopo l'avvenuta elezione, e quindi selezione elettorale. Dopo la modifica della Costituzione del 2003 quelle che erano mere indicazioni sono divenuti precetti. L'ordinanza 683 ha il pregio di essere il primo atto giurisdizionale in cui, nella specie, un giudice amministrativo ritiene di sospendere l'esecuzione del provvedimento di nomina sindacale degli assessori. Le ragioni che hanno motivato l'ordinanza sono sicuramente il contrasto tra un atto del Sindaco e lo Statuto comunale, il D. Lgs. 267/2000, e l'articolo 51 della Costituzione. Invece, sulle novità e sulle implicazioni che una tale pronuncia può avere sull'assetto di tutti i Comuni d'Italia, delle Province e delle Regioni, ma anche, si badi bene, di altri Enti non territoriali, sarà sicuramente approfondito dalle prossime pronunce giurisdizionali, di cui questa è stata pioniera». Avvocato Antonio Malerba |
dal Nuovo Quotidiano di Puglia del 14/07/05 Iniziativa di sette consiglieri dell'opposizione dopo l'ordinanza del Tar Diffida al sindaco: «La giunta è sospesa, non può deliberare»
VEGLIE - Niente donne in giunta, giunta sospesa, per cui il sindaco Fernando Fai è diffidato "dal deliberare e pubblicare atti amministrativi di giunta dal 6 luglio e fino all'attuazione dell'ordinanza". E' questo il succo della lettera inviata al sindaco di Veglie ed al segretario generale di quel Comune, nonché al prefetto di Lecce. Firmano la diffida, che fa seguito all'ordinanza del Tar di Lecce che ha momentaneamente sospeso i decreti di nomina della nuova giunta della città per mancanza di rappresentanti di sesso femminile, i consiglieri di minoranza Valerio Armonico, Vanni Carlà, Claudio Paladini, Salvatore Vetrano, Sandro Aprile, Antonio Greco e Stefano Stefanizzi. I sette consiglieri si dicono allarmati in particolare dal commento all'ordinanza del Tribunale amministrativo di Lecce fatto dal sindaco Fai, quando afferma che "a scanso di equivoci, l'attuale esecutivo è in carica nella pienezza dei poteri". Per gli esponenti di minoranza invece proprio quell'ordinanza dei giudici ha sospeso sia il decreto di nomina della giunta comunale, sia il conferimento delle diverse deleghe ai vari assessori "per cui al momento quei decreti sindacali sono da considerare privi di qualsiasi efficacia giuridica". I sette consiglieri hanno chiesto infine un incontro urgente al prefetto di Lecce per parlare della "mancanza di rispetto delle norme e dei regolamenti" al Comune di Veglie. da La Gazzetta del Mezzogiorno del 14/07/05 Offensiva dello schieramento d'opposizione dopo l'ordinanza del Tar Giunta sospesa, stop alle delibere La minoranza ha chiesto un incontro al Prefetto per discutere la vicenda VEGLIE - Parte l'offensiva dell'opposizione contro la maggioranza guidata dal sindaco Fernando Fai. In questi giorni è stata notificata la diffida al primo cittadino «a deliberare e pubblicare atti amministrativi di Giunta, dal 6 luglio 2005 momentaneamente sospesa, fino all'attuazione dell'ordinanza». Un tegola di non poco conto per il primo cittadino e la sua coalizione che ora dovrà fare i conti anche con questa nuova situazione. Questa, però, non è la sola iniziativa dei sette consiglieri, tre di centrosinistra e quattro del centrodestra. Contemporaneamente alla diffida, gli esponenti della minoranza Valerio Armonico, Vanni Carlà, Claudio Paladini, Salvatore Vetrano, Sandro Aprile, Antonio Greco, e Fabrizio Stefanizzi, hanno chiesto un incontro urgente con il Prefetto Gianfranco Casilli per «esporre la grave situazione in cui versa l'amministrazione del comune di Veglie per la mancanza di rispetto delle norme e dei regolamenti». Tra le altre cose c'è, appunto, la sentenza del Tar che obbliga il sindaco a nominare una donna in Giunta e dispone un termine di 45 per ottemperare all'ordinanza. In maggioranza, intanto, si discute di questa ordinanza. C'è da decidere chi, tra gli attuali amministratori, dovrà fare posto al gentil sesso e sopratutto chi dovrà essere nominato nell'esecutivo. E, nel tentativo di riuscire a mantenere immutato lo stato delle cose, è partita una petizione con la quale si chiede a Fai di lasciare inalterati gli attuali equilibri di Giunta e quindi della maggioranza. Sembra ormai certo che non sarà chiamata nell'esecutivo Stefania Capoccia, unica donna nell'assemblea cittadina e firmataria di uno dei ricorsi accolti dal Tribunale amministrativo. Non è escluso che, a questo punto, la si possa considerare estranea, dal punto di vista politico, all'attuale maggioranza. Ora bisognerà capire che posizione intende prendere il Prefetto, dopo l'incontro con l'opposizione, e soprattutto che effetto sortirà la diffida a non proseguire l'attività di Giunta in attesa di un adeguamento all'ordinanza del Tar di Lecce. Se l'interpretazione della minoranza troverà terreno fertile dal punto di vista giuridico, Fai non potrà più andare avanti con l'attività amministrativa e, soprattutto, tutti gli atti compiuti a partire dalla notifica dell'ordinanza del Tribunale amministrativo dovranno considerarsi nulli. Insomma, si è aperto un altro fronte a cui la coalizione centrista dovrà in qualche modo rimediare. |
dal Nuovo Quotidiano di Puglia del 23/07/05 Rinominata la Giunta tutta maschile
VEGLIE - A Veglie giunta riconfermata, integralmente, dal sindaco Fernando Fai nonostante le ordinanze del Tar di Lecce che ne aveva censurato la composizione tutta al maschile. Con il suo decreto il sindaco però si giustifica spiegando "le ragioni tecnico-politiche che hanno impedito l'attuazione del cosiddetto principio delle pari opportunità". In primo luogo "accordi scritti prelettorali ed elettorali; motivazione pertanto complessa corroborata da accordi ed obiettivi di equilibrio tecnico-politico e politico-amministrativo"; quindi la considerazione che "gli atti di nomina dovevano essere rivolti ad assicurare gli interessi della comunità locale secondo un programma amministrativo sul quale è intervenuto il voto popolare, voti che hanno determinato la ripartizione degli assessorati tra le forze politiche che hanno sostenuto la lista Uniti per Veglie". Il sindaco ricorda poi come l'unica consigliera eletta, Stefania Capoccia, fosse stata delegata da lui stesso a ricoprire la carica di vicepresidente ed assessore dell'unione dei Comuni "Union 3", mentre in ambito comunale aveva ricevuto l'incarico di curare le politiche giovanili e le pari opportunità; inoltre era stata eletta presidente della commissione consiliare Affari sociali, incarichi questi regolarmente accettati. Dopo la firma del ricorso giudiziario in sindaco ora ritiene "naturalmente affievolito" il rapporto fiduciario con la consigliera Capoccia. da La Gazzetta del Mezzogiorno del 23/07/05 Il primo cittadino e la sua maggioranza hanno deciso di ribadire le scelte contestate dal Tar
Fai ripropone la
Giunta senza donne VEGLIE - Nessuna donna entrerà in Giunta. Il sindaco Fernando Fai, d'accordo con la maggioranza che lo sostiene, ha emesso un nuovo decreto con il quale conferma l'attuale esecutivo e spiega, in ottemperanza a quanto disposto dal Tar di Lecce, le ragioni dell'esclusione del gentil sesso. «La formulazione dell'esecutivo - dice il primo cittadino - è stata fatta in base agli accordi, scritti, preelettorali ed elettorali. Una motivazione, pertanto - spiega ancora Fai - complessa, corroborata da accordi ed obiettivi di equilibrio tecnico-politico e politico amministrativo». Oltre a questo, il sindaco precisa ancora: «Gli atti di nomina - dice il capo dell'amministrazione - dovevano essere rivolti ad assicurare gli interessi della Comunità locale secondo un programma amministrativo sul quale è intervenuto il voto popolare: voti - precisa Fernando Fai - che hanno determinato la ripartizione degli assessorati tra le forze politiche che hanno sostenuto la lista "Uniti per Veglie"». In altre parole, la distribuzione dei posti in Giunta, (due agli indipendenti, due allo Sdi, due all'Udc e uno ai Verdi), era stata concordata al momento della composizione della lista che ha poi vinto le elezioni. Alla Margherita, secondo questo accordo, è stato assegnato il sindaco. Ma la volontà del primo cittadino di dare rappresentanza e dignità alle donne, secondo il ragionamento fatto da Fai e dalla sua maggioranza, è dimostrato dalla nomina del consigliere Stefania Capoccia nell'Unione dei Comuni, in cui ricopre la carica di vice presidente e assessore. Ed è da ricordare, per comprendere il riferimento, che Stefania Capoccia ha promosso il ricorso al Tar che con la sua ordinanza ha aperto la questione. E oltre questo, il consigliere Capoccia ha avuto, dalla maggioranza a cui appartiene, l'incarico di curare le Politiche giovanili e le Pari opportunità, oltre che la presidenza della commissione Affari sociali. «Incarichi, sostiene il primo cittadino, accettati dalla stessa Capoccia che poi, inspiegabilmente ha deciso diversamente». Ma non solo. Il sindaco Fai ricorda che nel corso del consiglio comunale del 20 aprile scorso Stefania Capoccia, in risposta ad Antonio Greco che aveva sollevato la questione, rispose difendendo le scelte del primo cittadino e ricordando all'ex sindaco che neanche nella sua precedente amministrazione erano presenti donne. «Pertanto - conclude Fernando Fai - sorprende che dopo queste affermazioni la consigliera Capoccia abbia intrapreso un ricorso giudiziario. Per quanto accaduto si è avuto un naturale affievolimento del rapporto fiduciario da parte della maggioranza nei sui confronti. E mi auguro che con questo decreto si concluda una vicenda ampiamente amplificata e strumentalizzata». |
Le reazioni alla decisione del sindaco di confermare l'attuale Giunta senza la presenza femminile
«Fai getta benzina
sul fuoco» VEGLIE - Se il sindaco Fai voleva chiudere un caso di portata nazionale, si è illuso o è stato mal consigliato. Ha gettato, invece, benzina sul fuoco». Non si sono fatte attendere le reazioni dell'opposizione alla decisione del primo cittadino Fernando Fai di riproporre la stessa Giunta, argomentando la mancata elezione di una donna con accordi elettorali all'interno della lista e quindi con la salvaguardia degli equilibri politici della coalizione. «Con la soluzione del problema mediante un artificio - spiegano i consiglieri di "Città Unita" e di "Prima di tutti i cittadini" - ritenuto tecnico-amministrativo, la cui infondatezza sarà facilmente rilevata nelle sedi proprie, il sindaco di Veglie ha dimostrato di non aver compreso che il problema non è solo di inserire una donna in Giunta, ma prima di tutto quello del rispetto delle regole; di non avere nessuna sensibilità politica per il problema delle pari opportunità; di essere prigioniero di impropri accordi pre-elettorali e post-elettorali, stipulati per far vincere il sindaco a qualsiasi costo e per i quali ora non può spostare nemmeno una pedina per riportare alla legalità una Giunta comunale nominata in violazione dello Statuto comunale della legge 267 del 2000 e della Costituzione». «Pensiamo d'altra parte - affermano ancora i sette esponenti dell'opposizione - che il valore civico e democratico di 6.500 donne vegliesi valga bene uno degli assessori della Giunta Fai». Infine i sette esponenti della minoranza replicano al riferimento fatto da Fai sul mancato inserimento di Stefania Capoccia nella ex giunta guidata da Antonio Greco. «Appare - dicono - ingenuamente strumentale il richiamo a vicende del passato, di epoche in cui la legislazione era diversa e che, in ogni caso, non potrebbero legittimare errori del presente, così come il richiamo ad incerti orientamenti di singoli consiglieri». «E se per un problema di pari opportunità - concludono - la risposta è questa, cosa accadrà quando saranno affrontati altri nodi della vita del paese?». Al sindaco Fai replica anche Stefania Capoccia ricostruendo la sua vicenda personale nell'amministrazione e le ragioni che l'hanno spinta a rivolgersi al Tar. «E' necessario precisare - spiega Capoccia - che nella lista "Uniti per Veglie" non ci sono mai stati accordi elettorali scritti proprio per volontà dell'allora candidato sindaco. Appena eletta, Fai mi convocò per dirmi che il regolamento del Consiglio non prevedeva la presenza di una donna in Giunta; gli feci notare che lo prevedeva espressamente lo Statuto comunale. Dopo una serie di incontri di maggioranza, il sindaco nominò la Giunta pur sapendo del mio disagio per il mancato rispetto del principio delle pari opportunità». «Nella seduta dell'Assemblea del 20 aprile, poi - afferma ancora Capoccia - il riferimento alla modifica dell'articolo 32 dello Statuto era solo ironico e provocatorio proprio per la mancanza di una donna in Giunta. Quando ho chiesto a Fai di prendere posizione sulla petizione delle donne non ho avuto risposta e per questo ho deciso di rivolgermi al Tar con l'aiuto dell'avvocato Antonio Malerba». «E il Tar - continua l'esponente della maggioranza - ha accolto la richiesta di sospensiva, obbligando il sindaco ad assicurare una presenza femminile in Giunta oppure a dare una motivazione puntuale, esaustiva e concreta che impedisca l'attuazione del principio delle pari opportunità». «Preciso - dice ancora Capoccia - che il ricorso è stato motivato dalla sola richiesta di una presenza femminile nell'esecutivo e che io espleto tutte le mie funzioni sentendo di aver concorso alla vittoria della coalizione». «Comunque - conclude Stefania Capoccia - il rapporto fiduciario, pur importante in una maggioranza, non può in ogni caso prevaricare la Costituzione, le leggi nazionali e lo Statuto comunale, a meno che non si voglia far tornare Veglie al medioevo». |
Il caso Giunta:
«Nonostante il Tar il sindaco trova l'uscita peggiore» VEGLIE - «Per rispondere a due ordinanze (la 680 e la 683) del Tar di Lecce con la quale era stata bocciata e sospesa la giunta comunale, il sindaco Fai ha scelto la soluzione peggiore. Se voleva chiudere un caso di portata nazionale, si è illuso o e stato mal consigliato. Ha gettato invece benzina sul fuoco»: all'indomani del nuovo decreto con cui il sindaco di Veglie ha rinominato gli assessori, tutti uomini, questo il commento dei consiglieri di opposizione, Alessandro Aprile, Antonio Greco, Fabio Stefanizzi, Valerio Armonico, Vanni Carlà, Claudio Paladini e Salvatore Vetrano. Con l' "artifizio tecnico Amministrativo" a cui sarebbe ricorso, il sindaco, secondo i consiglieri di minoranza, "ha dimostrato di non aver compreso che il problema non è solo quello di inserire una donna in giunta ma prima di tutto di rispetto delle regole. «Inoltre - scrivono i sette consiglieri in una nota - il sindaco si dimostra prigioniero di impropri accordi prelettorali e postelettorali, stipulati per vincere e fare il sindaco a qualsiasi costo e per i quali ora non può spostare nemmeno una pedina per riportare alla legalità una giunta nominata in violazione dello Statuto comunale, della legge 267 del 2000 e della Costituzione». Dopo aver respinto i richiami a vicende del passato fatti da Fai, la minoranza lo invita a entrare quanto prima "nella pienezza dei suoi poteri". |
Caso "Giunta": Intervento di Serenella Molendini - Consigliera di Parità effettiva alla Provincia di Lecce
«Caro Sindaco, ci
ripensi apra la giunta alle donne» VEGLIE - In qualità di consigliere di parità della Provincia, mi permetto di chiedere al sindaco di Veglie di voler riconsiderare la sua decisione del 20 luglio scorso, in riferimento alla ordinanza del Tar di Lecce n° 680 del 6.07.05. In una democrazia moderna la questione della rappresentanza femminile non può essere più soltanto un'istanza di genere, di una parte peraltro maggioritaria della società, qual è la componente femminile nell'elettorato europeo e nello specifico anche vegliese. Non si tratta di una semplice rivendicazione femminile, ma è lo snodo centrale della maturità e dell'effettività democratica delle nostre Istituzioni. Sappiamo che è stato difficile per i Partiti o per le coalizioni, anche in occasione delle ultime campagne elettorali, trovare donne disposte ad entrare nella competizione politica, perchè spesso i Partiti sono un "club maschile» che si ricorda delle donne solo quando devono raccogliere consensi. Nella Piattaforma di Pechino del 1995 era stato posto l'obiettivo di "Adottare misure per assicurare alle donne pieno e paritario accesso e partecipazione alle strutture di potere e ai processi decisionali". A New York - nel marzo del 2005 nella Conferenza mondiale "Pechino - 10" - il Comitato internazionale per l'eliminazione della discriminazione contro le donne, dopo aver esaminato il quinto rapporto periodico dell'Italia, sulle politiche di parità del nostro Paese esprime rammarico e preoccupazione all'Italia per non aver fatto abbastanza in tale direzione. Siamo al 73° posto in una graduatoria di 183 Stati, con 71 donne alla Camera (11,05% del totale dei membri) e 26 al Senato (8,01%). I dati dimostrano inequivocabilmente come le donne italiane siano in condizione di svantaggio rispetto a quelle degli altri paesi europei e del resto del mondo. Il problema della rappresentanza delle donne nella gestione politica non è dunque più rinviabile! Ho appreso, perciò, con soddisfazione il pronunciamento del Tar sulla vicenda, ma, mi creda, è con sconforto che leggo le ''motivazioni esaustive e concrete richiestele dal Tar e da lei addotte per impedire che sia garantita la presenza di entrambi i sessi nella giunta da lei guidata. Mi chiedo, al di là della sentenza del Tar, se è possibile che accordi pre-elettorali possono andare in senso contrario alle norme (art. 51 della Costituzione, articolo 32 comma 5 dello Statuto Comunale di Veglie etc.). Ma, soprattutto - entrando nel merito - non crede che le capacita e le competenze delle donne possano integrare ed arricchire la politica, quella con la P. maiuscola che non è fatta di potere ma di servizio alle cittadine e ai cittadini? Non crede che il punto di vista delle donne sia importante per analizzare i bisogni e trovare soluzioni, al di là della delega alle pari opportunità e alle politiche giovanili, al territorio (urbanistica), al lavoro, al bilancio, magari tentando di intraprendere nel Suo Comune la sperimentazione di un bilancio di genere? Non c'è forse la necessità, in questa nostra società così malata e insicura", di avere la consapevolezza che ogni identità di genere, femminile e maschile non è un limite ma una possibile ricchezza da cui partire? In marzo aderendo alla campagna promossa dal Ministero delle Pari Opportunità "Io voto donna" ho chiesto soprattutto alle altre donne di votare donne capaci e competenti. Bene, una donna nel suo Comune è stata votata. Vogliamo prenderne atto e dare a lei, oppure ad un'altra donna in qualità di assessore esterno, di colmare quel deficit di democrazia che, con la sua decisione, ha creato a Veglie? L'Italia ci guarda. Diamo la prova di una nuova maturità che altri, il Presidente della Provincia Giovanni Pellegrino e il Presidente della regione Nichi Vendola, hanno dimostrato nominando, nelle due rispettive giunte, tre assessori donne. Le donne tutte, non solo quelle di Veglie, le riconosceranno il merito di saper tornare sui propri passi per l'affermazione di una democrazia compiuta. Serenella Molendini Consigliera di Parità effettiva alla Provincia di Lecce |
L'opposizione al gran completo si
rivolge al rappresentante del Governo, Gianfranco Casilli
VEGLIE - «Un consiglio comunale per discutere della petizione popolare con la quale si chiede all'amministrazione di inserire una donna in Giunta». La richiesta all'esecutivo guidato da Fernando Fai viene dai consiglieri Alessandro Aprile, Antonio Greco, Valerio Armonico, Claudio Paladini, Fabrizio Stefanizzi, SalvatoreVetrano, Giovanni Carlà. All'ordine del giorno, come detto, la petizione firmata da 480 donne che hanno sollecitato, a norma dello statuto comunale, la convocazione di un'Assemblea cittadina nella quale discutere tale richiesta. Una richiesta fatta cadere dallo stesso presidente del Consiglio che avrebbe dovuto invece convocare un'Assise cittadina per discutere proprio del caso. «Non si comprende - dicono i consiglieri di opposizione di centrosinistra di "Città Unita" e di centrodestra della lista "I cittadini prima di tutto" - per quale ragione sia stata respinta la convocazione di Consiglio, con il parere discutibile dello stesso segretario generale». Proprio a causa di queste incomprensioni, l'opposizione si rivolgerà al Prefetto di Lecce per chiedere al rappresentante del Governo la convocazione del Consiglio. Una misura stabilita dalla legge che, se effettivamente dovesse verificarsi, potrebbe mettere in difficoltà l'amministrazione guidata da Fernando Fai. Com'è noto, sulla vicenda dovrà a giorni pronunciarsi il Tribunale amministrativo regionale. Ora è necessario capire chi tra il sindaco Fai e i suoi contendenti ha ragione. E quindi se sono necessarie le donne in Giunta. |
dal Nuovo Quotidiano di Puglia del 27/10/05 Veglie: donne in giunta, il Tar dà 30 giorni al sindaco per rimediare
VEGLIE - Un nuovo terremoto scuote Palazzo di Città a Veglie. Dopo le fibrillazioni degli ultimi mesi, gli scambi di accuse fra maggioranza e opposizione e le guerre a suon di ricorsi a carte bollate, ritorna la questione della mancanza di un assessore in rosa nella giunta guidata dal sindaco della Margherita Fernando Fai. E di ieri, infatti, l'ordinanza del Tar, presidente Ald Ravalli, che accoglie il ricorso dei consiglieri di opposizione di "Città Unita" con cui la minoranza chiedeva una nuova pronuncia sulle dichiarazioni addotte dal primo cittadino per giustificare la nomina tutta al maschile del suo staff. Un primo ricorso in tal senso, infatti, era stato presentato nei mesi scorsi dalla opposizione vegliese, e da lì il Tar aveva dato 45 giorni di tempo al sindaco per giustificare in maniera esaustiva e valida la sua scelta o rimodulare la giunta. Al secondo ricorso, però, la minoranza ha avuto partita vinta. «Confermo integralmente la nomina degli assessori comunali sul presupposto che trova origine negli accordi scritti preelettorali ed elettorali, con equilibrio tecnico-politico e politico-amministrativo che prevedevano l'assegnazione delle deleghe assessorili secondo criteri di ripartizione che tenessero in debita considerazione il numero dei voti assegnati ai candidati delle diverse parti politiche» Questa la motivazione addotta da Fernando Fai circa la scelta degli assessori Maurizio Spagnolo, Vittorio Albano, Giovanni Maggiore, Cosimo Spagnolo, Antonio Cascione, Pompilio Rollo e Marcello Vadacca. I consiglieri d'opposizione non si sono dati per vinti, ed infatti le giustificazioni del primo cittadino pare non fossero sufficienti a contravvenire all'articolo 51 della Costituzione e all'articolo 6 e 3 del Testo Unico e 32 dello Statuto comunale che garantiscono il rispetto del principio delle Pari Opportunità. E così, stando all'ordinanza del Tribunale amministrativo regionale, emesso ieri, il sindaco di Veglie ha ora trenta giorni per «procedere alla formazione di una nuova giunta nel rispetto della normativa in materia di Pari Opportunità». Ed ancora, si legge nell'ordinanza: «Risulta opportuno sollecitare il potere di controllo del prefetto e quello di vigilanza del ministero per le Pari opportunità», cui la stessa ordinanza è stata trasmessa. di Fabiana Pacella da La Gazzetta del Mezzogiorno del 27/10/05 Il Tar ribadisce la sua decisione. Nuova «bocciatura» per il primo cittadino
Donne in Giunta
entro un mese VEGLIE - Il Tar di Lecce dà ancora torto al sindaco Fernando Fai. Le ragioni con le quali ha escluso le donne dall'esecutivo comunale non sarebbero valide o quanto meno non sufficienti a giustificare la decisione adottata. Ieri la prima sezione del Tribunale amministrativo, presieduta da Aldo Ravalli (relatore Ettore Manca), ha concesso 30 giorni di tempo a Fai per riformulare la Giunta con la presenza di una donna. Ma non solo. Il Tar, questa volta, ha pensato bene di inviare la propria decisione al Prefetto per «sollecitare il potere di controllo amministrativo» e al Ministero delle Pari Opportunità per «quello di vigilanza politico-amministrativa». Come si ricorderà il Tar, già prima dell'estate, aveva annullato il decreto di nomina della Giunta Fai per l'assenza di una donna nell'esecutivo; il sindaco successivamente, con un nuovo decreto aveva riproposto gli stessi assessori giustificando l'esclusione dell'unica donna presente in Consiglio, Stefania Capoccia, con gli accordi elettorali presi prima e dopo le elezioni e con il venir meno del rapporto di fiducia. Queste argomentazioni, secondo il Tribunale, non stanno in piedi, non sono sufficienti a giustificare delle violazioni delle norme costituzionali, legislative e statutarie. E questo, tenuto conto - fa intendere tra le righe il Tribunale amministrativo nella sua ordinanza - che di fatto si potrebbe attingere ad una figura esterna. A questo punto, quindi, il sindaco Fai, a parte un eventuale ricorso al Consiglio di Stato, è obbligato da qui a un mese a riformulare la Giunta comunale prevedendo la presenza del gentil sesso. Una grana di non poco conto, che potrebbe destabilizzare gli equilibri dell'attuale maggioranza, composta da Margherita, Udc, Socialisti, Verdi e indipendenti.
di Maurizio Rampino |
Fai ottempera agli obblighi della sentenza del Tar. Ma l'opposizione protesta:domani comizio Attesa finita: il sindaco nomina l'assessore donna
VEGLIE - Ecco l'assessore rosa. Il sindaco di Veglie, Fernando Fai, da subito seguito ad ordinanza con cui il Tar di Lecce ha stabilito il termine perentorio di 30 giorni per rimodulare la giunta di Palazzo di Città rispettando le prescrizioni del testo unico, dello statuto comunale e della Costituzione italiana in termini di rispetto del principio delle Pari Opportunità. Nello staff assessorile di Fai, insediatosi sei mesi fa, infatti, non figuravano donne. Del 29 ottobre scorso l'ultima pronuncia del Tar che ha invalidato le motivazione addotte da Fai per riconfermare gli assessori in carica. Solo 24 ore dopo, in seguito a riunione a fiume, il sindaco di Veglie ha rivisto le sue precedenti scelte, tutti gli assessori hanno rassegnato le dimissioni e ieri mattina sono stati emessi i nuovi decreti. Maria Calcagnile 49 anni, dello Sdi, ostetrica presso l'Ospedale di Copertino, sposata e madre di due figli è il nuovo assessore alla Sanità e al Personale che subentra al collega Cosimo Spagnolo dello Sdi che rappresenterà il Comune di Veglie all'Union Tre. Maria Calcagnile ha contribuito alle definizioni politiche per la promozione del parternariato nazionale internazionale per il sostegno per le Pari opportunità su iniziativa della Confederazione e ha partecipato alla progettazione di azioni previste da bandi europei per la promozione dei diritti delle donne. Tutto sommato soddisfatto lo stesso Fai: «Abbiamo preso coscienza della sentenza del Tar ma la cosa più importante è notare lo spirito sinergico e la coesione all'interno del mio staff. Tutti gli assessori hanno rassegnato le dimissioni dimostrandosi pronti a qualsiasi scelta. Se qualcuno pensava di poter destabilizzare la vita amministrativa di questo paese si sbagliava». E piovono a raffica le dichiarazioni dell'opposizione. I consiglieri di "Prima di tutto i cittadini" e "Città unita" vanno giù duro: «Denunciamo che sono stati persi sei mesi di tempo con spreco di denaro pubblico per risolvere un problema semplice, la paralisi amministrativa nasce quando non si rispettano le regole e la responsabilità cade solo su chi non le rispetta». Domani, alle 18.30, pubblico comizio dell'opposizione in piazza Umberto I. di Fabiana Pacella |
Stefania Capoccia:
«Io, in Giunta dopo sei mesi eppure la legge parla chiaro» VEGLIE - «Il 28 ottobre scorso, a Veglie, è stato emesso il decreto 45 del 2005 con cui il sindaco Fernando Fai, dopo l'enunciazione della legge 267 del 2000, come prevedono statuto e regolamento comunale, ha nominato una donna in giunta. Questo principio sarà applicato non solo in tutti i Comuni d'Italia ma in tutti gli altri Enti pubblici territoriali e non, in cui è prevista l'elezione dei componenti dell'organo esecutivo. Ma sbadatamente il sindaco non ha citato l'articolo 32 comma 5 che recita: "Nella composizione della giunta è garantita la presenza dei rappresentanti di entrambi i sessi". Forse lo ha fatto per non perdere tempo ma, si sa, la fretta fa commettere errori. Sarebbe bastato leggere lo Statuto comunale, operazione che dura solo pochi minuti, per garantire la presenza femminile in giunta, senza aspettare quasi sei mesi! Finalmente, dopo due ricorsi più un "motivo aggiunto" e tre ordinanze del Tar, il sindaco di Veglie ha preso coscienza, forse suo malgrado non condividendo l'ordinanza, del principio delle pari opportunità. Per chi non avesse seguito la vicenda, ricordiamo che il problema era se fosse obbligatoria o meno la presenza in giunta di almeno una donna. Da una parte il sindaco, che ha escluso in maniera categorica che potesse essere uno statuto comunale a determinare il sesso degli assessori. Dall' altra la sottoscritta, eletta nella stessa maggioranza, che consigliava il sindaco di applicare almeno una norma comunale, meglio ancora la Costituzione, su cui il primo cittadino ha giurato. Poi ancora c'erano le opposizioni Greco-Carla', che anche sostenevano la stessa tesi. Grazie ad un intervento bipartisan, alla fine hanno vinto coloro che sostenevano la necessità della presenza di una donna in giunta. Qual è il problema politico? Il sindaco non è un re e i cittadini non sono i suoi vassalli. Il sindaco deve rispettare la legge come un comune mortale. Sono contenta di aver letto sulla Gazzetta del Mezzogiorno del 28 ottobre che il sindaco Fai, utilizzando il plurale, affermava: "Abbiamo condiviso una richiesta che, indipendentemente dall'ordinanza del Tar, ci sembrava giusta". Strano: o si è convertito sulla via della Prefettura di Lecce o la giornalista è stata poco fedele nel riportare il suo pensiero. Comunque una cosa è certa: la mia delega alle pari opportunità me la sono proprio guadagnata». Stefania Capoccia Consigliere comunale indipendente di Veglie |
L.Catamo: «Donne
in Giunta, il sindaco ha sbagliato tutto» VEGLIE - «Erano assolutamente risibili le giustificazioni del sindaco Fai sul perchè si fosse deciso di non assegnare ad una donna il ruolo di assessore». Questo il commento di Lorenzo Catamo, dirigente provinciale di An, sul caso di Veglie finito di fronte al Tar. Fra le tesi chiamate in causa dal sindaco vi era anche quella di un presunto accordo fra i partiti di maggioranza come fonte di quell'esclusione. «Tesi sballate e palesemente perdenti» che, a parere di Catamo, hanno avuto bisogno «di un legale pagato col denaro pubblico». Il caso ha inoltre avuto un riscontro negativo davanti a tutta la nazione, creando per Veglie la fama di paese arretrato e sprovveduto. Dure le considerazioni di Catamo: «Dov'è finita la nuova figura di sindaco eletto dal popolo e che solo al popolo doveva rendere conto? Di sicuro non lo sa questa maggioranza che altro non è che una riedizione delle vecchie giunte Dc-Psi di un quarto di secolo fa». |
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«Fai non vuole
donne in Giunta e ricorre al Consiglio di Stato» VEGLIE - Il sindaco Fai ricorre al Consiglio di Stato contro l'ordinanza del Tar che aveva imposto una donna in Giunta. Dopo aver risposto con la nomina di Maria Calcagnile come assessore alla Sanità e al Personale al posto di Cosimo Spagnolo, il primo cittadino ha deciso di «impugnare l'ordinanza del Tribunale amministrativo - commentano i consiglieri di centrodestra e centrosinsitra (Valerio Armonico, Giovanni Carlà, Claudio Paladini, Salvatore Vetrano, Alessandro Aprile, Antonio Greco e Fabrizio Stefanizzi) incaricando un legale esterno per una presunta difesa degli interessi del Comune di Veglie». «Sindaco e Giunta - aggiungono gli esponenti dell'opposizione - vogliono impugnare l'ordinanza del Tar perché ne ipotizzano l'annullamento da parte del Consiglio di Stato. I risultati possono riguardare la possibile uscita forzata di Maria Calcagnile e il ripristino di una Giunta di soli uomini, nominata il 20 aprile e rinominata il 20 luglio. Cercano di scoraggiare l'opposizione a svolgere un ruolo di controllo nella vita del Comune sostenendo che i consiglieri di minoranza non sono legittimati ad agire a tutela di interessi comuni anche quando si violano Costituzione, leggi, statuto e regolamenti comunali. Azioni queste, che lascerebbero gli interessi pubblici privi di protezione anche in sede processuale. Inoltre la maggioranza percorrendo la strada del ricorso al Consiglio di Stato sta cercando di far pagare a noi consiglieri di minoranza le spese e le competenze legali maturate nel corso del tempo». Certo, continua l'opposizione, «forse Giunta e sindaco non hanno ancora valutato l'ipotesi che il Consiglio di Stato possa confermare l'ordinanza del Tar di Lecce, riaprendo così, una polemica nazionale sulla cinica insensibilità del sindaco Fai al problema delle pari opportunità, già condannata da qualificati esponenti del suo stesso partito prima ancora delle pronunce del Tar». Inoltre, i consiglieri di minoranza chiedono «un sostegno nell'affrontare il problema delle pari opportunità nella doppia e inscindibile prospettiva giuridica e politica», chiamando in causa il ministro delle Pari opportunità, la delegata regionale commissione Pari opportunità, la consigliera provinciale Pari opportunità, i senatori e deputati di Lecce, il presidente regionale, il presidente della Provincia, i consiglieri regionali di Lecce ed i consiglieri provinciali. La minoranza sottolinea anche che «l'amministrazione guidata da Fernando Fai dimentica che gli interessi del Comune si difendono con il rispetto delle previsioni costituzionali, legislative e statutarie in materia di pari opportunità e che i giudici del Tribunale amministrativo sono stati costretti a sollecitare il potere di controllo amministrativo del prefetto e quello di vigilanza politico/amministrativo del ministero per le Pari opportunità sull'operato del primo cittadino». «L'attuale esecutivo comunale - concludono i sette consiglieri di opposizione - si deve rendere conto che, in questa fase storica e nazionale, il dispositivo del Tar di Lecce non interessa solo il piccolo orticello vegliese e tra l'altro, riteniamo che sul problema delle pari opportunità sia ipocrita separare la soluzione politica da quella giuridica». di Katia Manca dal Nuovo Quotidiano di Puglia del 13/12/05 I consiglieri di minoranza contro l'appello al Consiglio di Stato del sindaco Fai Assessore donna: opposizione all'attacco VEGLIE - Continua il braccio di ferro a Veglie tra maggioranza e opposizione circa il rimpasto in giunta finalizzato a garantire la presenza di un assessore donna secondo il principio delle pari opportunità. La questione che ha tenuto banco negli ultimi mesi in un bailamme di botta e risposta e guerre di ricorsi, torna alla ribalta con un intervento dei consiglieri di minoranza di "Prima di tutto i cittadini" e "Città Unita" che segue un singolare dietrofront del primo cittadino Fernando Fai a poco meno di due mesi dall' ordinanza con cui il Tar di Lecce ha ritenuto obbligatoria la rimodulazione della giunta con l'inclusione di una donna. Allora infatti Fai, che in un primo momento aveva riconfermato le nomine tutte al maschile, è stato giocoforza costretto dal tribunale amministrativo a rivedere la sua posizione avendo violato norme costituzionali e statutarie. «Ma la giunta -spiegano i consiglieri "insorti"- ha autorizzato il sindaco a proporre appello al Consiglio di Stato contro l'ordinanza del 26 ottobre scorso con cui il Tar di Lecce ha prescritto al primo cittadino di procedere alla formazione di una nuova giunta secondo le pari opportunità ed ha inoltre incaricato un legale esterno per la difesa degli interessi del Comune di Veglie». In seguito al rimpasto nello staff di Fai è stata nominata l'assessore Maria Calcagnile, subentrata al posto del collega Cosimo Spagnolo. «Abbiamo condiviso una richiesta che indipendentemente dall'ordinanza del Tar ci sembrava giusta». Dalla minoranza si chiedono il perché, dunque, del ricorso al Consiglio di Stato: «A questo punto -incalzano dall'opposizione- sindaco e giunta auspicano la possibile cacciata della Calcagnile col ripristino della giunta di soli uomini e vogliono scoraggiare i consiglieri di minoranza a svolgere un molo di controllo nella vita dell'ente locale facendo pagare loro le spese e le competenze legali maturate». di Fabiana Pacella |
Il sindaco Fai replica alle accuse dell'opposizione «Donne in Giunta, un ricorso per l'immagine del Comune» VEGLIE - «La donna in Giunta non si tocca». Le parole sono del sindaco Fernando Fai, alla guida di un'amministrazione di centro, come risposta alla denuncia dei consiglieri della minoranza. «La scelta di nominare e inserire Maria Calcagnile all'interno della Giunta - commenta il primo cittadino - è stata consapevole e soprattutto voluta. Mi rammarica molto l'atteggiamento ostile della minoranza che, nonostante l'Amministrazione abbia agito attuando ciò che veniva richiesto dal Tar, nominando appunto il nuovo assessore, continua a strumentalizzare l'argomento. Trovo lecito e importante - spiega ancora Fai - il lavoro che deve svolgere la minoranza all'interno dell'Ente pubblico, ma mi riesce difficile considerare queste accuse come lavoro di controllo. Devo, anzi, vista la realtà dei fatti, considerare queste accuse vere e proprie calunnie. Tengo a ricordare che entrambi gli schieramenti, ora facenti parte dell'opposizione ma che in passato erano alla guida del paese, non hanno mai preso in considerazione la possibilità di avere una donna nell'esecutivo. Trovo pertanto diffamanti le insinuazioni poste dalla minoranza, che non mirano solo a colpire il mio operato ma che, sprezzanti, feriscono anche la sensibilità dell'assessore Maria Calcagnile, che ormai lavora nell'amministrazione per il bene dell'intera comunità». Il sindaco,poi, si sofferma sulla decisione di rivolgersi al Consiglio di Stato: «Al di là della nuova composizione della Giunta, che è un dato acquisito e che tale resterà, il nostro ricorso ai secondo giudici vuole essere un'azione che cerca di ripristinare la lesione avuta all'immagine dell'Ente comune. A tal proposito - continua - ci risulta incomprensibile l'atteggiamento dell'opposizione, che si contrappone alla nostra volontà di chiedere il giudizio dell'organo Giurisdizionale superiore. Non mi è chiaro perché tanto accanimento su una questione ritenuta così importante da parte di coloro che, a nelle dichiarazioni, si prodigano per il bene e per la giustizia del paese. La nostra - conclude il primo cittadino - è una semplice ricerca di chiarimento su azioni e ruoli dell'amministrazione comunale, che servirà non solo a noi ma a tutti quei sindaci e Amministrazioni che si trovano o si troveranno nella medesima situazione». di Katia Manca |
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