Bibliografia Vegliese: "Il Ponte della legalità"
Un libro mette nero su bianco
l'incredibile genesi della circonvallazione Dieci anni per realizzare 180 metri di viadotto su una cava di tufo
VEGLIE - Dieci anni per realizzare 180 metri di viadotto su una cava di tufo e completare una circonvallazione. Un conflitto politico e giudiziario estenuante. Decine di faldoni tra progetti, varianti, programmi, delibere, determine, e soprattutto ricorsi e controricorsi giudiziari. Può essere il racconto di tante opere nel Sud che, se completate, finiscono con il costare il doppio del preventivo. Veglie, alle porte dell'Arneo, da 50 anni tentava di liberarsi dal traffico delle strade provinciali. I protagonisti: il Comune con le sue diverse stagioni politiche, la Provincia, un'impresa, la più grossa del paese, proprietaria della cava calcarea, che si mette di traverso, e soprattutto un gruppo di cittadini che diventano i difensori civici dell'opera, assurta a simbolo di buona amministrazione e di corretta prassi istituzionale. La novità è che gli stessi cittadini hanno deciso di raccontare la vicenda con un libro - un vero diario degli intricati passaggi - di 174 pagine (editore Piero Manni). Dieci capitoli, con una ricca bibliografia sui passaggi burocratici, testimonianze, articoli, foto delle diverse fasi del conflitto: una «memoria» per la storia di un comune del Sud. A legare i fatti col filo del ragionamento Antonio Greco, ex sindaco di Veglie, persona che si spende per buone battaglie. Il libro è una idea per la democrazia, un modo per raccontare, ricapitolare e produrre informazioni e valori indispensabili ad una consapevole partecipazione. Le buone idee fanno chiarezza, s'introducono nei fatti e provocano salutari contraddizioni, soprattutto quando mettono al centro l'interesse generale. In più, sconfiggono il cinismo e la cattiva abitudine di quanti ripetono che sia inutile darsi da fare e avviare battaglie giuste, tanto si decide sempre dentro i palazzi del potere. Invece, questa è una storia fertile. Durata dieci anni sì, ma con l'esito sperato: ottenere un'arteria esterna al centro abitato per liberarlo dall'asfissia del traffico. Tutto inizia nel 1997 quando un'amministrazione originale nella composizione rilancia, dopo decenni di parole, l'idea di una circonvallazione per liberarsi dal traffico proveniente da Leverano, Copertino, Guaguano, Salice e Carmiano. Il progetto è costoso e soldi non ce ne sono. La giunta, sindaco Antonio Greco, s'appella alla buona azione civica: preparate voi un progetto di massima, offritelo all'amministrazione, sarà poi cura della giunta e del consiglio presentarlo alla Provincia per il finanziamento. Sull'onda del volontarismo quattro imprese locali danno l'incarico a un progettista. Una di queste è la ditta Panarese, la più attrezzata del paese, costituita da fratelli che hanno saputo avviare iniziative economiche importanti. Sarà questa impresa, a causa di una cava che inizialmente costeggiava il tracciato dell'opera, ad opporsi in modo aspro al viadotto bloccando il completamento della struttura. La Provincia, presieduta da Lorenzo Ria, apprezza l'iniziativa del Comune, ma decide di realizzare direttamente il progetto. Il consiglio comunale il 24 novembre 1997 lo approva definitivamente in variante al piano regolatore. Il tracciato è lineare, senza il ponte. Partono gli espropri, tra i 200 proprietari ci sono anche i Panarese con due particelle ancora non interessate alle attività della cava. I guai. cominciano a maggio del 1999, a sette mesi dalla gara d'appalto alla quale partecipa lo stesso Panarese: i tecnici della Provincia incaricati di prendere possesso dei circa tremila metri quadrati interessati al tracciato verificano uno scavo di sette metri sulle due particelle. Una parte è abusivo, ma nessuno lo evidenzia. Cosa fare? Cambiare il tracciato con il rischio di lungaggini burocratiche e di far saltare l'opera, finanziata dai soldi europei, oppure insistere e poi scavalcare la cava con un ponte? Passano i mesi, si tentano compromessi, ma ogni alternativa cade. Panarese dà battaglia senza sconti, contesta gli espropri, il Tar gli da ragione (ottobre 1999), il Consiglio di Stato ribalta la sentenza. La cava avanza fino a rendere impossibile il passaggio dell'arteria. I fratelli Panarese, lo riconoscono tutti, sono persone che lavorano sodo. Si son fatti dal nulla, si ripete. Hanno buoni rapporti con le istituzioni, danno lavoro a molte persone. La loro opposizione a soluzioni ragionevoli a molti è incomprensibile. Le strade e i ponti - loro ne hanno costruiti tanti - nascono per congiungere luoghi, simbolo di unione e di scambio. Panarese ne fa occasione di conflitto. Rifiuta i 40mila euro di indennizzo della Provincia e chiede sette milioni per presunti danni all'attività della cava. Il «libro bianco» ricostruisce tutto, anche i passaggi tecnici dietro i quali, a volte, si nasconde il gioco della politica. La vicenda si svolge tra stagioni di entusiasmo improvviso e delusioni. Realizzare un'opera nel Sud è già una grande impresa quando le cose non hanno ostacoli voluti, immaginiamo quanto sia duro quando ci sono opposizioni e avvocati e giudici prendono in mano i destini delle iniziative. Non ci sono opere senza contenziosi, l'ultima parola, nel Mezzogiorno, è sempre di un avvocato o di un giudice. Così è anche per Veglie. E' stato un funzionario dello Stato, Vincenzo Calignano, commissario prefettizio per alcuni mesi del 2000 a salvare l'opera. Il commissario sprona la Provincia, cerca di difendere l'integrità del tracciato e ricorre contro la sentenza del Tar. Il procedimento è salvo. Dopo la decisione del Consiglio di Stato, i lavori possono cominciare. Panarese è sulla difensiva. I sette chilometri e mezzo di circonvallazione prendono forma, ma circa 200 metri, occupati dalla cava profonda ormai 25 metri, impediscono la conclusione dei lavori. Altre riunioni, a fine 2001 prende corpo l'idea del viadotto. Servono soldi. L'opera, inizialmente, doveva costare due milioni e mezzo, con il viadotto di soldi ce ne vogliono più del doppio, Panarese non molla. Altri ricorsi, altre spese. La cronostoria è implacabile. Il 13 marzo 2002 i tecnici della provincia avviano il progetto con una verifica dei luoghi. Ad aprile il Tar respinge un altro ricorso di Panarese, la Provincia può andare avanti, progettare il viadotto in acciaio e poi, tra errori tecnici, blocchi burocratici e tentativi di accordo, preparare la nuova gara d'appalto. Centocinquantasette metri, con una larghezza di dieci metri e mezzo, due piloni di 25 metri, costano circa due milioni e 300mila euro. Si fa la gara d'appalto. Ma sul mercato il prezzo dell'acciaio è salito. L'impresa vincitrice ci ripensa, ci vogliono altri soldi. Sembra, che la maledizione incomba. E Panarese minaccia licenziamenti e insiste con la richiesta di milioni per danni alla cava. Il ponte ora è quasi ultimato. Mancano le protezioni. Si erge come un monumento nella piana campagna, ma anche come segno dei conflitti. La circonvallazione per Monteruga, subito dopo l'incrocio per Salice, è bloccata. Dicono che il ponte aprirà per le elezioni. La cava di tufo, giù sotto il ponte, è un enorme ferita a terrazzamenti, tra oliveti di proprietà dei Panarese, Un operaio lavora alle protezioni. Sono passati dieci anni dall'avvio dell'opera in contrada Traoli. Il viadotto ha impegnato amministrazioni diverse, le ha divise e a volte bloccate. Era interesse della comunità ottenere la circonvallazione, con un tracciato razionale e sicuro. Peccato che l'impresa più importante del paese si sia opposta. Poteva dimostrare sensibilità comunitaria, aiutare gli amministratori, favorire soluzioni. Ogni impresa deve avere senso civico e responsabilità sociale. C'è una coda del racconto. Panarese, con una transazione con la Provincia, ha ottenuto 400mila euro, ma deve pagare - così ha deciso il Consiglio di Stato - le spese legali. La sua azione ha indotto le istituzioni a spendere di più, con un raddoppio dell'investimento. Ha determinato anni di ritardi, decine di persone hanno lavorato tra le difficoltà. Perché? Solo per una difesa dì interessi dì parte? Forse c'è di più. Tentare di dimostrare di poter bloccare il corso ordinato delle cose. E' merito di un gruppo di cittadini, che il potere spesso guarda con sufficienza e fastidio, aver ricostruito una storia come insegnamento per tutti. P.s. Alla vicenda della circonvallazione e del viadotto Maurizio Rampino, nostro indimenticabile collega, ha dedicato con passione una parte significativa del suo lavoro. La conclusione dell'opera è anche un suo successo. Tonio Tundo |
Bibliografia Vegliese: "Il Ponte della legalità"
Intervento di Luigi DEL PRETE
La più grande testimonianza di quotidiano impegno civile per l'interesse pubblico di cui si abbia mai avuta notizia alle latitudini meridiane. Il Comitato per il Completamento della Circonvallazione di Veglie ha scritto una delle più belle pagine del mezzogiorno. La civile, umile, pacata, gentile ma irremovibile fermezza con cui il Comitato ha per oltre un decennio tutelato l'interesse pubblico nel proprio territorio battendosi per la realizzazione di un'opera utile a tutto il Salento, merita molto, molto di più che una semplice attestazione di stima e rispetto collettivi. Potrebbe rappresentare, se le istituzioni avranno la sensibilità di coglierne la portata, l'inizio di un nuovo modo di essere cittadini, una nuova speranza per la ripresa civile del mezzogiorno, l'avvio di un nuovo modo di fare politica non con il blaterare solito della querula classe politica meridionale, fatta di chiacchiere e parate vuote, ma con la volontà tenace di operare il bene comune, nell'invisibile lavoro quotidiano di chi ha valori reali in cui credere. Di chi sa cos'è il bene pubblico oltre le parate, lo starnazzare sciocco, l'inconcludente vaniloquio che caratterizza la classe politica di destra e di sinistra di questo mezzogiorno martoriato. Martoriato soprattutto dall'incapacità, dall'inconsistenza, dalla sciatteria di una classe politica impreparata e rozza ignorante e senza capacità di progettare priva di etica pubblica e di senso di responsabilità, arraffona e disonesta. Pubblicato grazie all'aiuto del consigliere regionale Piero Manni, "II ponte della Legalità - Diario e segreti di una sfida vinta", è il vero diario di 13 anni di battaglie condotte senza mai mollare dal Comitato per il Completamento della Circonvallazione di Veglie. E' la cronistoria dettagliata, documentata e puntuale, come meglio non potrebbe essere, della battaglia condotta nel pubblico interesse acché la circonvallazione che dalla strada provinciale per Salice va verso il mare fosse completata nell'interesse di tutti. Quella strada, però, attraversava la proprietà di qualcuno che a quella circonvallazione si è opposto con fiumi di carte bollate, passaggi tortuosi molti dei quali ancora da chiarire, e la tanta burocrazia che nel Mezzogiorno crocifigge ogni buona intenzione, salvando e nascondendo tutto e tutti. Quella stessa burocrazia che ha spesso nascosto interessi illeciti, giri di tangenti, opere infinite ed incomplete già a partire dalla loro progettazione. Come è successo e succede tante volte nelle opere pubbliche del Mezzogiorno, dove l'interesse, sovente, non è quello pubblico, ma quello di finanziare campagne elettorali di tizio caio o sempronio. Spesso tali opere pubbliche vengono concepite solo per foraggiare per decenni politici ed amministratori, rimanendo perenni cantieri aperti, coperti dall'omertà e dalla burocrazia, l'eterna connivente. Ma a Veglie la storia è andata diversamente. Il Comitato ha sostenuto inflessibilmente la propria battaglia. E la ha vinta portando al completamento della circonvallazione, costata, questo si, molti, molti soldi di più di quanto previsto inizialmente. Soldi sborsati da tutti noi contribuenti. Luigi Del Prete |