Come due sentieri, che partono da
punti molto distanti, dopo un lungo percorso possono unirsi e
incrociarsi, così i percorsi diversi dei due, quello del
responsabile di una ditta appaltatrice e quello di un rappresentante
del Comitato di cittadini per il completamento della
circonvallazione, si incrociano in un punto, su quel viadotto, opera
di tutti e che serve a tutti, anche a chi l'ha osteggiata.
Lo spettacolo sotto il viadotto è
impressionante e inquietante. A destra il ventre della terra che
continua ad essere squarciato dalle ruspe e dalle pale. A sinistra
la forma dei gironi dell'Inferno immaginato da Dante. I due
camminano insieme a 27 metri di altezza. Chi ha sostenuto l'opera
perché non c'era alternativa al suo completamento, e per questo è
stato anche insultato, cammina insieme a chi, per averla realizzata
materialmente, pure ha subito aggressioni. I loro passi sono 27
metri distanti da chi ha fatto di tutto per non farli incontrare in
quel punto. Ed è una distanza sufficiente a indicare due modi
diversi (quello di chi ha voluto il viadotto e quello di chi l'ha
osteggiato) di concepire l'interesse pubblico, la politica,
l'ambiente, i rapporti umani, il legame con il denaro e con le cose.
Ma per non andare lontano con il pensiero, lo sguardo torna a ciò
che è vicino e mi accorgo che nel cemento del viadotto sono segnate
delle date. Un altro diario è scritto sulla pietra. Riporta le
ultime pagine di una storia che dura da 13 anni. Le prime pagine,
quelle più importanti di un diario più corposo, sono un po' ovunque.
Nella memoria dei protagonisti, già sbiadite. Negli archivi di molti
Enti locali, già ingiallite. Nei tanti interrogativi che un'opera
così imponente suscita. Nelle risposte documentate o in quelle di
parte vendute come verità. Il diario di arroganze private e di
latitanze pubbliche sconfitte è un attestato per vincere il tempo
che passa e la memoria corta.
Ma è anche una testimonianza che
essere liberi, nella pubblica amministrazione e in politica, si può.
Antonio Greco
alcuni stralci dall'introduzione di
Antonio Greco:
[***]
Questo libro è uno strumento per
rispondere ai legittimi interrogativi su un'opera atipica per il
Salento pianeggiante. È anche uno strumento per smascherare bugie e
falsità, per rinfrescare la memoria troppo corta, per informare con
documenti chi, per ragioni anagrafiche, non può aver vissuto la
vicenda. Chi ha tentato e tenta ancora di collocare nel torto chi ha
avuto ragione, sarà smentito dagli atti e dai fatti documentati.
Raccontiamo una storia a lieto fine.
Non sempre vincono i furbi e gli arroganti. Meglio non pensare a
cosa sarebbe accaduto se l'esito della vicenda fosse stato diverso.
[***]
Alla introduzione seguono tre parti.
La prima parte risponde, anche con
documentazione fotografica, ai tre interrogativi che sorgeranno
spontanei nella testa di chi attraverserà il ponte.
La seconda parte contiene dieci
capitoli di diario che, a partire dal 1994 e fino al 2007, seguono
gli eventi in ordine temporale. Ogni capitolo contiene una sintesi
iniziale dei fatti, il Diario pubblico e una intervista con il
sottoscritto. Le dieci parti del Diario pubblico sono state affidate
a cittadini di Veglie, che in una lunga sera d'estate, insieme hanno
discusso, chiesto, approfondito, dialogato. Il dialogo-intervista
del testo conclusivo della prima parte nasce, invece, da una
discussione corale del Comitato. Abbiamo cercato di evitare il
linguaggio della documentazione burocratica, senza esserci, per la
materia, sempre riusciti. E tutto è rigorosamente documentato con
rinvii in appendice e note.
La terza parte del volume è dedicata
alla documentazione. Contiene gli elenchi dei:
- Documenti amministrativi essenziali
della vicenda.
- Ricorsi e delle sentenze del TAR
Puglia -Lecce e del Consiglio di Stato.
- Documenti dei Protagonisti.
- Articoli della Stampa locale.
Non è stato possibile consultare
l'Archivio dell'Ufficio Minerario Regionale e il fasci-
colo aperto sul caso dalla Prefettura di Lecce.
[***]
Il testo non è un giallo o un
romanzo. Né ha pretese letterarie. Certamente è stato scritto per
essere letto. Ma al lettore che si pone anche uno solo dei tanti
interrogativi che il viadotto suscita vengono date più possibilità:
fermarsi alla documentazione fotografica, farsi un'idea dell'intera
vicenda con la lettura delle sintesi iniziali di ogni capitolo,
approfondire qualche aspetto con il diario e i suoi documenti,
leggere nel dialogo - intervista le domande e le risposte più
intriganti del caso. Insomma è un libro ma si può leggere anche come
un giornale. |