dal Nuovo Quotidiano di Puglia del 8/02/08 Raccolta di firme tra la gente per trattenere a Veglie le monache di Ivrea Le suore vanno via, il paese non vuole e si mobilita
(Il palazzo Pia Casa Verrienti) VEGLIE - Il tam tam comincia a diffondersi in paese, a Veglie, ma l'affare sarebbe in realtà cosa vecchia. Decisione presa ormai l'estate scorsa. Le suore d'Ivrea vanno via. Destinazione ignota o almeno non ancora ufficializzata ma la madre badessa e le autorità preposte non tornerebbero indietro. E tra i cittadini è sconcerto e ancor più scompiglio tanto che è già stata avviata una raccolta di firme mirata ad impedire il tutto o quanto meno a manifestare stima e affetto alle sorelle in partenza. Tre, per la verità ne son rimaste nella struttura che sorge in piazza, a Veglie, e tutte in là con gli anni. Destinate a quanto pare a rimpinguare per così dire organici numericamente esigui altrove o dove comunque ci sarebbe più bisogno di loro. I vegliesi intanto danno la priorità al loro, di bisogno, anche perché le suore d'Ivrea sono una vera e propria istituzione, presenti da circa un secolo, cui fa parte peraltro una scuola materna piuttosto frequentata. La notizia è piombata come un fulmine a ciel sereno in questi giorni durante una solenne messa celebrata dal parroco don Amelio De Filippis, ma ci sarebbe ben poco da fare contro il volere dei ranghi più alti dell'ordine deputati a prendere tali decisioni.
(Il palazzo Pia Casa Verrienti ai primi del '900) «La nostra comunità a giugno perderà per sempre l'opera solerte e silenziosa di queste religiose - sono le parole dell'avvocato Lorenzo Catamo - che in silenzio ma con estrema dignità hanno educato quattro generazioni di vegliesi. E già partita una raccolta di firme per far recedere la casa madre dalla decisione e certo Veglie risponderà con slancio e affetto. Io non so - conclude Catamo - cosa ci sia dietro anche se si vocifera che si siano scatenati voraci appetiti attorno a quell'immobile che la santa memoria del nostro vescovo monsignor Adolfo Verrienti volle destinare alle suore d'Ivrea». Pare anche sia intervenuto l'arcivescovo della diocesi competente, quella di Brindisi-Ostuni, monsigor Rocco Talucci ma la madre badessa sarebbe stata irremovibile. Intanto l'Amministrazione comunale «garantisce che la scuola materna continuerà comunque a funzionare - sono le parole dell'assessore Maurizio Spagnolo - e proveremo, se le tre sorelle andranno via, a far giungere suore di un altro ordine». La storia certo non finisce qui, lo anticipano gli abitanti di Veglie che si sono mobilitati in queste ore anche se il timore è che accada quanto già purtroppo verificatosi nel vicino Comune di Salice Salentino dove l'antico convento francescano è stato chiuso, nonostante mille battaglie, per la presunta carenza di vocazioni. Fabiana Pacella da La Gazzetta del Mezzogiorno del 8/02/08 Avviata una raccolta di firme. Lorenzo Catamo, esponente di An, lancia l’allarme A giugno le suore d’Ivrea dovranno abbandonare Veglie
Una presenza discreta
e solerte datata 1928. Da allora intere generazioni sono passate per le
stanze della Pia Casa Verrienti per imparare a leggere e a scrivere, ma
anche per apprendere l’antica arte del merletto a tombolo
VEGLIE - A giugno le suore di Ivrea, dopo ottanta anni di lavoro nella cittadina, rischiano il trasferimento. Le religiose, da sempre impegnate in attività a favore dei bambini, dal 1928 risiedono nella «Pia Casa Verrienti», immobile a loro destinato dal vescovo Adolfo Verrienti. «Ormai è ufficiale, spiega Lorenzo Catamo, ex vicesindaco, esponente di Alleanza Nazionale - sta per accadere qualcosa di veramente sgradevole: le suore d'Ivrea stanno per abbandonare la nostra comunità dopo decenni di proficua e lodevole presenza. Lo ha ufficializzato l'arciprete - aggiunge Catamo - scatenando una valanga di proteste. Se non si interverrà con forza e decisione, la nostra comunità a giugno perderà per sempre l'opera solerte di queste religiose che, in silenzio ma con estrema dignità, hanno educato quattro generazioni di vegliesi. Nella cittadina - continua ancora l'ex vicesindaco - è già partita una raccolta di firme per far recedere la casa madre dalla decisione e sono certo che Veglie risponderà con slancio e con affetto al fine di trattenere le suorine, che fanno parte a pieno titolo della grande famiglia cittadina». E' difficile, infatti, rassegnarsi all’dea che le suore d’Ivrea possano lasciare Veglie. In tutte le case c’è qualcuno che con le religiose ha condiviso momenti importanti della propria vita: le scolaresche, le feste sociali, le rappresentazioni teatrali, i compleanni. Grazie a loro molti bambini hanno imparato a leggere e a scrivere e, le bambine, nel pomeriggio, a cucire e a ricamare. Nella Pia Casa Verrienti, inoltre, le donne e le ragazze hanno avuto l’opportunità di apprendere l’antica arte del merletto a tombolo. «Io non so che cosa ci sia dietro, - aggiunge Catamo - anche se si vocifera che si siano scatenati voraci appetiti attorno a quell'immobile - e, come cittadino e cattolico qualunque, lancio l'allarme. La cittadina, già tanto materialista e scristianizzata, non può permettersi il lusso di perdere anche questo simbolo dopo aver aver registrato, centocinquanta anni or sono, l’allontana - mento dei frati conventuali di San Francesco d'Assisi in seguito all'infame legge Rattazzi voluta dalla massoneria piemontese dopo la malriuscita unità d'Italia». Fin qui il «fronte» politico. E su quello religioso? Don Amelio, parroco della chiesa Madre, dice: «La madre provinciale mi ha comunicato che, a causa della carenza di suore, sono costretti a chiudere 12 case tra le quali anche quella di Veglie, ma la decisione non è ufficiale. Ho scritto infatti alla madre provinciale per avere conferma, attendo una risposta al più presto». Katia Manca |
Il parroco: «Sono una vera istituzione e la città è legata alla loro presenza» Firme e mobilitazione per le Suore di Ivrea
VEGLIE - Continua la mobilitazione per trattenere a Veglie le suore d'Ivrea destinate al trasferimento altrove entro il prossimo giugno secondo quanto stabilito da un apposito provvedimento preso dalla madre badessa che si trova a Roma. Tre le suore rimaste nella struttura di Veglie che ospita anche una scuola materna, suor Giovanna, la madre superiora, e altre due sorelle. Pare che in realtà alla base della decisione vi sia «la chiusura di dodici case dell'ordine in tutto il Salento», spiega il parroco di Veglie don Amelio De Filippis, a causa di una vera e propria crisi delle vocazioni e la struttura di San Pietro in Lama è infatti stata già chiusa. «Le suore d'Ivrea si trovano nella nostra comunità da 80 anni, sono una vera e propria istituzione, la cittadinanza è particolarmente legata ed è anche per questi motivi - aggiunge giunge don Amelio - che ho scritto personalmente alla madre badessa, dopo aver letto la missiva che lei aveva inviato, subito dopo la visita in paese dell'arcivescovo monsignor Rocco Talucci lo scorso 17 gennaio, su questa vicenda ma non ho ancora ricevuto risposta». Intanto la petizione popolare va avanti, i cittadini non vogliono proprio saperne di subire passivamente questa vicenda. Al momento non c'è un vero e proprio coordinamento nella raccolta di firme. Certo la storia ha fatto presto il giro del paese e per sottoscrivere questa vera e propria battaglia basta andare in una serie di esercizi commerciali del paese, su molti banconi si trova infatti il fascicoletto con la scritta "No trasferimento suore". «Questa storia ha investito anche noi come amministrazione comunale - dice l'assessore Maurizio Spagnolo - e stiamo cercando di saperne di più ma non è escluso che si possano contattare, come ho già spiegato, suore di altri ordini per farle venire a Veglie». F.P. |
Maggioranza ed opposizione contro il trasferimento delle religiose
Veglie, appello
bipartisan «Le suore d’Ivrea restino» VEGLIE - L’intera cittadina si mobilita contro il possibile trasferimento delle suore di Ivrea. A scendere in campo insieme ai cittadini anche maggioranza e opposizione che, per la prima volta, dopo tre anni di amministrazione guidata dal sindaco Fernando Fai, si trovano concordi su un argomento. A giugno le suore, dopo ottanta anni di lavoro nella cittadina, impegnate in favore dei bambini, nella “Pia Casa Verrienti”, immobile a loro destinato dal vescovo Adolfo Verrienti, rischiano di essere trasferite. La madre provinciale, infatti, ha comunicato al parroco Don Amelio che, a causa della carenza di suore, sono costretti a chiudere 12 case tra le quali anche quella di Veglie. Ma i cittadini non ci stanno e sin da subito si sono adoperati per la raccolta di firme. Non è stato disposto alcun banchetto, ma i moduli di adesione con la scritta «No al trasferimento delle suore di Ivrea» sono stati posti in diversi esercizi commerciali della cittadina. «Ognuno di noi - dice il primo cittadino - si sente legato alle suore di Ivrea. Per quanto mi riguarda, avevo sedici mesi quando ho fatto il mio primo ingresso nella scuola materna di Pia casa Verrienti. Comprendo il malumore espresso in questi giorni dai cittadini. Da parte mia - continua il sindaco - ho provveduto a chiedere chiarimenti sulla vicenda al vescovo Rocco Talucci, il quale mi ha confermato che nella casa Verrienti ci sarà sempre un ordine religioso, ma con molta probabilità non le suore di Carità dell’Immacolata Concezione di Ivrea. Comunque sono vicino a tutti i cittadini che in questi giorni si sono mobilitati in favore della presenza delle religiose nella cittadina». Intanto sono già tante le firme raccolte, tra le quali anche quelle di esponenti dell’amministrazione Comunale, come quella del consigliere di minoranza di centro destra Valerio Armonico. «Insieme alla mia famiglia abbiamo deciso di firmare - dichiara Armonico - perchè siamo contrari al trasferimento della religiose e ci sentiamo vicini alle proteste messe in atto dai cittadini. Le suore hanno da sempre svolto il loro lavoro con amore e devozione, educando intere generazioni, nessuno può dimenticarlo». Appare difficile immaginare la cittadina senza le sue amate religiose. Nessuno può dimenticare i momenti importanti della propria vita: le scolaresche, le feste sociali, i corsi di cucito e ricamo. «Se le religiose andranno via - dice Antonio Greco, consigliere di minoranza di centro sinistra - si chiuderà per la cittadina un pezzo di storia». Katia Manca |
Le suore d'Ivrea lasciano Veglie
(Il palazzo Pia Casa Verrienti) VEGLIE - Ormai è ufficiale: le suore d’Ivrea lasciano la cittadina per far posto ad una nuova congregazione di religiose. Lo afferma don Amelio De Filippis, parroco della chiesa Sant'Irene che, su un cartello appositamente affisso all’interno dell’istituto scolastico «Pia Casa Verrienti», fa sapere: «Come amministratori della scuola materna siamo in contatto con una comunità di religiose che assicurano la presenza nell’istituto per il prossimo anno. Possiamo assicurare la continuità sia della scuola materna sia della sezione primaria. Le iscrizioni sono ancora aperte». Il trasferimento delle suore di Carità dell’Immacolata Concezione di Ivrea scrive dunque il suo ultimo capitolo. Una vicenda che sin dalle sue prime battute ha turbato l’intera cittadina. Già a febbraio, infatti, quando si vociferava del trasferimento delle religiose, voluto dalla Madre provinciale, in molti si mobilitarono contro tale decisione sottoscrivendo una petizione. Un provvedimento dettato dalla necessità di chiudere dodici case dell’Ordine. Anche il sindaco Fernando Fai, insieme con diversi esponenti politici di maggioranza e opposizione, come Lorenzo Catamo, Antonio Greco, Valerio Armonico, manifestarono amarezza per l’accaduto. Ma, nonostante le varie azioni messe in atto, nulla è cambiato: le tre suore rimaste nell’istituto, suor Giovanna, la madre superiora, suor Maria Piera e suor Luigia, andranno via. Ma non i loro insegnamenti. Quasi un secolo di storia che la cittadina e le suore d’Ivrea hanno voluto scrivere insieme. Un libro che alla sua ultima pagina si chiude con una festa di ringraziamento all’intera comunità vegliese da parte delle religiose. E’ previsto, infatti, per oggi alle ore 18, presso la chiesa Sant'Irene, un momento di preghiera. Veglie per oltre 80 anni ha rispettato ed amato le religiose. Questa di oggi però non sarà una giornata facile: prende vita un vuoto affettivo nell’immaginario di un’intera comunità.
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