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da "Dania"  -  27 dicembre 2005  

Tra una partita e una discussione

E’ tremendo come alcuni nostri vissuti possano incidere sull’inconscio, tanto da renderci statici e incapaci di guardare al di là della nostra personale esperienza.

Posso ben comprendere la descrizione della partita a carte fatta da “Uomo Incolto”, anche se la ritengo incompleta, perché al bicchiere di lambrusco ed alla bestemmia avrebbe dovuto aggiungere il forte, acre e impregnante odore di fumo.

Ma può bastare questo quadro, del tutto personale, per cercar di minimizzare o, peggio ancora, ridicolizzare, le iniziative di ben diversa portata, messe in atto al Convento dei Francescani?

Certo che no. Anche perché a quel triste quadro del gioco delle carte (pur veritiero) se ne possono sovrapporre altri più lieti, vuoi di serate trascorse in famiglia dove col gioco della vecchia o del sette-e-mezzo si riusciva a coinvolgere tutti quanti, giovani, vecchi e piccini.

Oppure il ricordo di come i nipotini, giusto col gioco delle carte, imparavano a contare ed anche a scoprire che non sempre si può vincere.

Al Convento dei Francescani non è accaduto nulla di dissacrante. Forse che, se si fosse trattato di una più “nobile” partita a scacchi le cose sarebbero state diverse? Il fatto è che alla cultura si vuol dare sempre un volto pomposo, mentre cultura altro non è che conoscenza. E delle carte, appunto, si conosceva troppo poco.

Non tutto può piacere. Non tutto può essere ritenuto ugualmente interessante. Quello che mi spiace è il dover osservare come, ogni volta che qualcuno s’impegna in qualche iniziativa a favore della collettività, qualcun altro cerchi di far finire tutto in gloria. Si fatica ad accettare e valorizzare il lavoro - se non si vuole chiamarlo bene - compiuto dagli altri. Il problema sta tutto qua.

Dania