Comitato Ambiente Sano - Comunicato stampa L’interrogazione del consigliere provinciale Donato Margarito apre un nuovo fronte di gravi domande sul sansificio di Veglie
L’interrogazione del consigliere provinciale Donato Margarito apre un nuovo fronte di gravi domande sulla già complessa vicenda del sansificio di Veglie. La Provincia di Lecce, che per placare le proteste delle popolazioni e dei sindaci dei Comuni interessati dal sansificio, a novembre scorso, ha deliberato l’affidamento dell’ incarico di procedura di verifica di assoggettabilità a V.I.A. dell’opificio OIL Salento” sito in Veglie(Le) a quattro docenti dell’Università degli studi di Lecce (€ 10.000,00) e contestualmente ha deliberato l’affidamento dell’incarico di produrre la documentazione tecnica prevista dalla Legge Regionale per la procedura di verifica ad un professionista indicato dalla Ditta Oil (€ 5.000,00). Il primo dispositivo è motivato dalla Giunta Provinciale con la “concreta impossibilità di attivare in tempi brevi la consulenza dell’ARPA”. Motivo smentito dal Direttore dell’ARPA, prof. Giorgio Assennato, come da nota allegata. Il secondo dispositivo è immotivato. La delibera riporta la norma regionale sulla base della quale i “costi dell’intera procedura saranno a totale carico della Provincia”, ma non si capisce per quale motivo la procedura non risulti obbligatoria per la Ditta Oil ai sensi della L.R. n. 11/2001 (e quindi da attuare a sue spese) e soprattutto perché l’affidamento dell’incarico per produrre la documentazione tecnica sia stato conferito ad un professionista “di parte e interessato”, senza nessuna evidenza pubblica, pagato con pubblico denaro. Fra le righe della delibera si può leggere che a spingere la Giunta Provinciale a tanto sia stata la fretta e “i tempi brevi” per chiudere la vicenda, o per meglio dire, siano state le pressioni della Ditta in ritardo sui tempi preventivati di avvio del sansificio. L’intera vicenda pone inquietanti interrogativi: perché non è stata coinvolta l’ARPA, organo istituzionale ed organo terzo rispetto alla Ditta e ai cittadini che dicono no al santifico? Perché si lascia intravedere nella delibera che l’Arpa sia stata interpellata e invece non lo è stata perché è stato chiesto subito l’intervento dell’Università? Perché tanta fretta? E perché l’istituzione Provincia risulta apparire, in questa vicenda, succube di un’impresa privata? I cittadini, organizzati e non, chiedono risposte convincenti e rapide a questi interrogativi. Il Comitato “Ambiente Sano”, che non ha mai creduto ad un procedimento di VIA parziale ma ha chiesto insistentemente, unitamente ai sindaci della zona, al Comune di Veglie la revoca dei provvedimenti autorizzatori dell’11 agosto 2008 per avviare una VIA dell’intero progetto, guarda con preoccupazione alla delibera della Giunta Provinciale del 7 novembre 2008 che appare un ulteriore pasticcio che si aggiunge agli altri del Comune di Veglie; auspica che il Presidente Pellegrino chiarisca quanto prima le questioni sollevate dal consigliere provinciale Donato Margarito; si augura che non debba essere aperto un altro giudizio amministrativo che porterebbe ad impugnare la validità del provvedimento che la Provincia porrà in essere per l’autorizzazione (qualunque essa sia: negata, condizionata o meno), della immissione dei fumi in atmosfera chiesta dalla Oil Salento.
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Comitato Ambiente Sano Osservazioni del dr. Arcangelo Rollo su "Produzione di rifiuti" e "Emissioni inquinanti" del sansificio di Veglie (Inviate a: Sindaco Comune di Veglie; Assessorato provinciale all’Ambiente Lecce; ARPA Puglia Bari; Dipartimento Provinciale ARPA Lecce)
Oggetto: Procedura di verifica preliminare di assoggettabilità a V.I.A. inerente un progetto “per la ristrutturazione edilizia dei fabbricati esistenti in uno stabilimento industriale per destinarlo a produzione e commercializzazione di nocciolino di sansa” – progetto in corso d’opera da realizzarsi nel Comune di veglie in contrada “La Casa” da parte della Società “OIL SALENTO s.r.l.”- corrente in Veglie alla Contrada “La Casa”. Legge Regione Puglia 12 aprile 2001 n. 11 riportante “Norme sulla valutazione dell’impatto ambientale” – art. 16, comma 4: osservazioni.
Il sottoscritto Arcangelo Rollo, Dottore in Chimica Industriale e già Direttore di Produzione e Direttore Tecnico di Industria Chimico-Farmaceutica, in riferimento all’oggetto su esposto, osserva quanto segue con particolare riferimento al capitolo 3.3 “Produzione di rifiuti” ed al capitolo 3.8 “Produzione di emissioni” della relazione.
Capitolo 3.3 –Produzione di rifiuti
Sia dai dati della relazione tecnica del Progetto della Oil Salento presentato al Comune di Veglie lo scorso Marzo 2008 che dalla relazione tecnica della variante in corso d’opera al permesso di costruire n° 172 del 11/08/08, si desume che il sansificio dovrebbe lavorare circa 13.000 q.li/giorno di sansa umida bruciando circa 1000 q.li/giorno di combustibile costituito da nocciolino e/o polverino di sansa essiccata e/o esausta. Considerato che nelle varie relazioni tecniche presentate sino ad ora dalla Oil Salento, non è mai indicata con dati precisi e completi l’origine e la composizione della sansa umida da processare, secondo noi un impianto di questo tipo e dimensioni si può assimilare ad un inceneritore. Orbene, la relazione tecnica dell’ing.Coluccia descrive l’impianto di essiccazione della sansa umida costituito da 2 forni produttori di aria calda e da 2 essiccatoi rotanti ad aria calda ma non fa alcun cenno alle condizioni operative di quest’impianto. Queste condizioni operative sono solo in parte indicate nella relazione tecnica presentata con la variante in corso d’opera n° 172 del 11/08/08. E’ assai importante invece conoscere con esattezza le condizioni operative di un tale impianto. La legge nazionale sugli inceneritori (Decreto Legislativo 11 Maggio 2005, n° 133)prevede infatti che “gli impianti di incenerimento devono essere progettati, costruiti, equipaggiati e gestiti in modo tale che i gas prodotti nel processo di incenerimento siano portati in modo controllato ed omogeneo, anche nelle condizioni più sfavorevoli, ad una temperatura di almeno 850 °C per almeno 2 secondi”. “Tale temperatura è misurata in prossimità della parete interna della camera di combustione o in altro punto rappresentativo della camera di combustione indicato dall’autorità competente. Se vengono inceneriti rifiuti pericolosi contenenti oltre l’1% di sostanze organiche alogenate, espresse in cloro, la suddetta temperatura deve essere di almeno 1100 °C per almeno due secondi’’. Solo con queste condizioni operative infatti si ha la certezza di distruggere completamente anche piccolissime quantità di sostanze altamente tossiche e/o cancerogene (diossine ed altre molecole) sempre presenti nei prodotti di combustione di sostanze organiche quali appunto la sansa ed i suoi derivati. E’ opportuno quindi che le Agenzie Regionali e Provinciali per la protezione dell’ambiente (ARPA), prima del parere da esprimere in sede di conferenza dei servizi per la immissione dei fumi in atmosfera, controllino opportunamente l’impianto di essiccamento della Oil Salento per accertarsi che esso risponda ai requisiti sopra indicati, come d’altra parte è previsto dalla legge sopra indicata.
Capitolo 3.8 – Produzione di emissioni
Per quanto concerne la produzione di emissioni, la relazione dell’ing.Coluccia è, secondo noi, lacunosa sia per il tipo e le quantità di emissioni inquinanti che per i controlli di queste emissioni. Inoltre, le tecnologie utilizzate (cicloni e scrubbers a umido) per l’abbattimento di queste emissioni sono inadeguate e assai lontane da quelle che sono le BAT (Best Available Technologies o migliori tecnologie disponibili ) attualmente in questo campo. Di seguito sono indicate le nostre osservazioni rispettivamente su:
Emissioni inquinanti In aggiunta a quanto dichiarato nel capitolo 3.8 della relazione dell’ing. Coluccia, le emissioni inquinanti provenienti dal camino di un impianto industriale che brucia nocciolino e/o polverino di sansa essiccata e/o esausta, tipo quello della Oil Salento, sono costituiti da: Ossido di Carbonio (CO), Anidride Carbonica (CO2), Ossidi di Zolfo (SOx), Ossidi di Azoto (NOx), Acido Cloridrico (HCl), Polveri, Fuliggine contenente IPA (Idrocarburi Policiclici Aromatici), Metalli pesanti (tra cui Arsenico, Antimonio, Cadmio, Cobalto, Cromo, Mercurio), Diossine. Tutte queste emissioni sono a vario livello tossiche ed alcune di loro (IPA, Diossine e Metalli pesanti) cancerogene e saranno diffuse sia nell’aria che nei terreni attorno all’impianto dove si accumuleranno col tempo. Considerando le dimensioni del camino (altezza 40 mt e diametro 2.5 mt), si può all’incirca calcolare che l’area interessata a queste emissioni interesserà un raggio di almeno 5-6 Km attorno all’impianto in direzioni diverse a seconda della direzione dei venti. Tutti i gas acidi sopra indicati attaccano le vie respiratorie degli esseri umani e, trasportati dal vento in tutte le direzioni e abbattuti poi dall’eventuale pioggia, ricadono e vengono assorbiti dal terreno con rischio di contaminazione della falda acquifera sottostante e di intossicazione dei prodotti agricoli coltivati su quei terreni. La fuliggine contenente gli IPA, i Metalli pesanti e le Diossine (tutte sostanze cancerogene) presenti nelle polveri e nelle ceneri volanti trascinate dai fumi di combustione vengono trasportate dal vento in tutte le direzioni e depositate sul terreno e sulla vegetazione (erba, verdure e piante varie). Tutte queste sostanze vengono poi, mediante la pioggia, assorbite dal terreno dove si accumulano entrando nel ciclo vegetativo delle varie piante/vegetazione con grave rischio di contaminazione del cibo prodotto da queste piante/vegetazione e di quello prodotto dagli animali che si nutrono delle stesse. Vedasi l’esempio delle pecore delle Masserie vicino Taranto contaminate dalla diossina proveniente dallo stabilimento ILVA di Taranto. A proposito poi di polveri inquinanti, l’ing. Coluccia parla nella sua relazione di “abbattimento delle polveri fino a 50 micron per poi essere immesse in un impianto di abbattimento ad umido che ha il compito di abbattere le polveri a dimensione inferiore a 50 micron”. A noi sembra che questo sia un modo abbastanza generico e superficiale per descrivere il problema delle polveri inquinanti e della loro rimozione. Infatti è assai importante considerare l’aspetto qualitativo e cioè la finezza delle polveri emesse dal camino di un impianto tipo quello della Oil Salento. In genere più sono alte le temperature di combustione e più aumenta la finezza e la pericolosità delle polveri. Ha poco senso parlare di abbattimento di polveri sino a 50 micron e genericamente di abbattere quelle inferiori a 50 micron come fa l’ing. Coluccia. Nel mondo scientifico le dimensioni delle particelle delle polveri inquinanti vengono normalmente indicate col termine PM (Particulate Matter) ed in particolare il PM10 indica le particelle con diametro inferiore a 10 micron, il PM 2,5 quelle con diametro inferiore a 2,5 micron e così via. Le particelle PM10 penetrano nel tratto respiratorio superiore degli esseri umani, quelle tra 5 e 2,5 micron si depositano prima dei bronchioli mentre le particelle con diametro inferiore a 2,5 micron sono in grado di penetrare nei polmoni, specie durante la respirazione dalla bocca. Per dimensioni ancora inferiori (PM1, PM0,1), si tratta di polveri in grado di penetrare profondamente nei polmoni fino agli alveoli. Le dimensioni delle particelle determinano anche la durata della loro permanenza nell’atmosfera. Infatti mentre le particelle più grossolane (tra 10 e 2,5 micron di diametro) sedimentano e precipitano dall’atmosfera nel giro di poche ore dall’emissione, quelle più sottili possono rimanere nell’aria per giorni o perfino per settimane. Di conseguenza queste particelle possono percorrere distanze molto lunghe. Per quanto riguarda i rischi per la salute, la valutazione sistematica dei dati completata nel 2004 dall’OMS (Organizzazione Mondiale Sanità) Europa, indica che il PM10 ha un impatto sulle malattie respiratorie, come indicato dai ricoveri ospedalieri per questa causa mentre il PM2,5 danneggia seriamente la salute aumentando i decessi per malattie cardio-respiratorie e cancro del polmone. L’UE, con direttiva 1999/30/EC del 22 Aprile 1999 riguardante la concentrazione di PM10, ha stabilito il valore limite giornaliero delle PM10 che non deve superare i 50 milionesimi di grammo per metro cubo di aria, limite da non superare più di 35 volte all’anno. Il DM 60 del 2 Aprile 2002, che accoglie le direttive Europee, identifica come limite giornaliero di PM10 nelle aree urbane il valore di 50 milionesimi di grammo/metro cubo di aria ed è dunque conforme ai parametri indicati dalla direttiva Europea. Purtroppo, per la legge Italiana, i limiti relativi alle emissioni degli inceneritori e degli impianti industriali non considerano la finezza delle polveri ma solo il peso totale di 10 mg/metrocubo (millesimi di grammo per metro cubo di fumi). Infine è da notare che l’ultima Direttiva CE ‘’Direttiva 2008/50/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 21 Maggio 2008 relativa alla qualità dell’aria ambiente e per un’aria più pulita in Europa’’ ,non ancora recepita dalla legislazione Italiana,pone dei limiti ancora più restrittivi alle emissioni in atmosfera di gas, fumi e polveri inquinanti ed è assai più rigorosa per quanto riguarda i controlli di questi emissioni e le eventuali sanzioni.
Controllo delle emissioni Per quanto riguarda quest’argomento, la relazione tecnica dell’ing. Coluccia a pag. 72 dice: “In particolare sul camino saranno installati :Impianto di monitoraggio in continuo della temperatura e della portata dei fumi e dei seguenti macro inquinanti: ossigeno, polveri totali, monossido di carbonio, NOx e sistema di campionamento in continuo a secco di eventuali microinquinanti (Diossine)”. A noi questo sistema di controllo delle emissioni sembra insufficiente considerate le caratteristiche e le dimensioni dell’impianto industriale della Oil Salento. Così come richiesto da ARPA Emilia-Romagna per impianti di incenerimento di quella Regione, debbono essere misurate e registrate in continuo nell’effluente gassoso le concentrazioni di monossido di carbonio (CO), ossidi di azoto (NOx), ossidi di zolfo (SOx), polveri totali, TOC (carbonio organico totale), acido cloridrico (HCl). Nella relazione tecnica dell’ing.Coluccia manca poi completamente il monitoraggio e controllo sulla situazione ambientale nelle aree attorno all’impianto della Oil Salento. Questo monitoraggio e controllo si riferisce sia all’aria che al suolo nelle aree attorno all’impianto sempre considerando le dimensioni del camino (altezza 40 mt e diametro 2.5 mt). In particolare, per l’aria dovrebbero essere previste (come prescritto da ARPA Emilia-Romagna) 5 postazioni di monitoraggio di cui 2 fisse con monitoraggio di: PTS (Polveri Totali Sospese), PM10, NOx, Metalli, Diossine, IPA. Per quanto riguarda le ricadute degli inquinanti al suolo, dovrebbero essere previsti (come prescritto da ARPA Emilia-Romagna) 5 punti di monitoraggio più 1 di bianco (ogni bimestre) con monitoraggio di Metalli, Diossine, IPA. Le procedure di campionamento e misurazione utilizzate per ottemperare agli obblighi di controllo periodico e sorveglianza dei singoli inquinanti atmosferici ed idrici, nonché la localizzazione dei punti di campionamento e misurazione assieme alle modalità e frequenza dei controlli programmati per accertare il rispetto delle condizioni e delle prescrizioni contenute nell’autorizzazione alle emissioni, devono essere effettuate da parte dell’Agenzia Regionale e Provinciale per la protezione dell’Ambiente (ARPA) con oneri a carico del gestore.
Migliori Tecnologie disponibili (BAT) I valori reali di un moderno impianto sono il risultato dell’applicazione delle migliori tecnologie disponibili (BAT) la cui applicazione costituisce un onere non indifferente nella costruzione e gestione degli impianti e può essere imposta in fase di autorizzazione dell’impianto stesso. A noi sembra che l’impianto di abbattimento fumi e polveri della Oil Salento, basato sull’utilizzo di cicloni e scrubbers, sia tecnologicamente obsoleto e assolutamente non in grado di abbattere e rimuovere le particelle di polvere più fine, contenute nel range dimensionale 0,5-2 micron che sono quelle in grado di penetrare nelle parti più interne dell’apparato respiratorio e quindi di causare i maggiori danni clinici alle persone ed in particolare ai bambini. E’ scientificamente dimostrato che il sistema a multicicloni utilizzato dalla Oil Salento presenta una buona efficacia di abbattimento (95-99%) per particelle del diametro di 15-50 micron, un’efficienza del 50-80% per particelle del diametro inferiore a 5 micron ed è assolutamente inadatto per particelle del diametro uguale o inferiore a 1 micron. Per particelle così fini, le migliori tecnologie attualmente disponibili sono:
Elettrofiltri Sono costituiti da fili ad alta tensione (30-60 KV) sospesi nel canale di scarico dei gas, tra piatti metallici paralleli posti a massa. Il sistema presenta un’elevata efficienza di raccolta e rimozione (80-90%) fino al formato minimo di 0,1 micron.
Filtri a manica Sono veri e propri filtri di tessuto in forma di una superficie cilindrica attraverso i quali passa il gas da depurare. Il materiale filtrante può essere costituito da 2 tipi di materiale: - Tessuto, costituito da fili (fibre di vetro) - Teflon (feltro pressato) Il sistema presenta un’elevata efficienza di raccolta e rimozione fino al 98% di particelle anche del formato minimo di 0,1 micron.
Tecnologia Aerobate Il gas da depurare viene forzato a passare controcorrente attraverso acqua nebulizzata e caricata elettrostaticamente con carica rispettivamente positiva e negativa in 2 camere poste in serie. Il sistema presenta un’elevata efficienza di abbattimento fino al 99.5% di particelle anche del formato minimo di 0,05 micron.
Con osservanza
Veglie (LE),22/12/2008
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Comitato Ambiente Sano Osservazioni sulla procedura di assoggettabilità a V.I.A. (Inviate a: Sindaco Comune di Veglie; Presidente della Provincia di Lecce)
Oggetto: Procedura di verifica preliminare di assoggettabilità a V.I.A. inerente un progetto “per la ristrutturazione edilizia dei fabbricati esistenti in uno stabilimento industriale per destinarlo a produzione e commercializzazione di nocciolino di sansa” – progetto in corso d’opera da realizzarsi nel Comune di veglie in contrada “La Casa” da parte della Società “OIL SALENTO s.r.l.”- corrente in Veglie alla Contrada “La Casa”. Legge Regione Puglia 12 aprile 2001 n. 11 riportante “Norme sulla valutazione dell’impatto ambientale” – art. 16, comma 4: osservazioni.
I sottoscritti, a nome e per conto del Comitato “Ambiente Sano”,
letti gli artt. 16 e 17 della Legge Regionale n. 11/01, in particolare l’art. 14, co. 4; esaminati gli allegati 1 b) e 1 c) del Progetto “ristrutturazione edilizia dei fabbricati esistenti in uno stabilimento industriale per destinarlo a produzione e commercializzazione di nocciolino di sansa” di cui all’oggetto,
osservano quanto segue:
A) OSSERVAZIONI PRELIMINARI
B) OSSERVAZIONI a) relativamente agli aspetti di carattere generale e alla localizzazione del progetto:
b) relativamente alle caratteristiche del progetto:
CONCLUSIONI
La relazione di procedura di verifica di assoggettabilità a V.I.A. del progetto in esame presenta molti punti di criticità. Si chiede, previo S.I.A., la Valutazione di Impatto Ambientale.
Con osservanza.
Veglie 23.12.2008
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Comitato Ambiente Sano Osservazioni di Legambiente sul sansificio (Inviate a: Sindaco Comune di Veglie; Presidente della Provincia di Lecce)
Oggetto: Procedura di verifica preliminare di assoggettabilità a V.I.A. inerente un progetto “per la ristrutturazione edilizia dei fabbricati esistenti in uno stabilimento industriale per destinarlo a produzione e commercializzazione di nocciolino di sansa” – progetto in corso d’opera da realizzarsi nel Comune di veglie in contrada “La Casa” da parte della Società “OIL SALENTO s.r.l.”- corrente in Veglie alla Contrada “La Casa”. Legge Regione Puglia 12 aprile 2001 n. 11 riportante “Norme sulla valutazione dell’impatto ambientale” – art. 16, comma 4: osservazioni.
Il sottoscritto Maurizio Manna, responsabile provinciale di “Lega Ambiente”, esaminata la relazione del progetto in oggetto osserva quanto segue:
1) Qualsiasi fonte rinnovabile ha un bilancio energetico e ambientale positivo solo se sviluppa una filiera di biomassa locale. Ed è proprio dalla enorme dimensione dell’impianto in oggetto che partiamo per la valutazione di esso. Prima di tutto, a riguardo, si osserva che nella relazione manca totalmente una stima della biomassa disponibile nell'area di insediamento dell’impianto a fronte di un fabbisogno ragguardevole stimato in 13.000 q/g (pag. 9). Nella relazione (pag. 11) si legge che “l’approvvigionamento della sansa vergine trattata nell’impianto proverrà quasi completamente dai frantoi ubicati nel Salento e comunque in Puglia…”. Se calcoliamo che, secondo studi specifici, la disponibilità di sansa esausta in provincia di Lecce è di 63.000 t. e di queste il 50% è già utilizzata come combustibile presso gli stessi stabilimenti per soddisfare il fabbisogno energetico richiesto per l’essiccazione della sansa vergine e per l’estrazione dell’olio, è facile dedurre che la OIL Salento per il suo megaimpianto dovrà approvvigionarsi certamente da frantoi ubicati almeno in Puglia, che sappiamo quanto sia lunga geograficamente e non solo nel Salento. E’ evidente quindi che l’impianto di “LA CASA” non è stato realizzato in funzione della salvaguardia della natura propriamente endogena della sansa vergine locale. Perciò l’importazione di essa pone grossi limiti ambientali ed economici e la sua importazione da frantoi distanti centianai di chilometri dall’impianto riduce sensibilmente i benefici ambientali associati alle fonti rinnovabili ed ai contenuti previsti dal protocollo di Kyoto. Uno dei punti critici, quindi, della relazione rimane l’approvvigionamento e la capacità di legare gli investimenti industriali soprattutto alla biomassa locale nel rispetto dei criteri dello sviluppo sostenibile.
2) Il prodotto e il processo produttivo. A pag. 4 della relazione si legge: “In sintesi con questo progetto la OIL Salento srl. Intende realizzare i seguenti processi produttivi…”. Si indica che il prodotto da lavorare è: “la sansa vergine umida da essiccare” e che il prodotto lavorato è il nocciolino di sansa da confezionare e commercializzare. Null’altro è detto in merito al prodotto e alla destinazione finale del nocciolino di sansa confezionato. Occorre porre, invece, attenzione sia sul prodotto (e sulle problematiche della filiera dell’olio d’oliva) che sul processo, con l’obiettivo di identificare i carichi energetici ed ambientali associati ad entrambi (prodotto/processo). Il Prodotto: la sansa vergine. E’ un materiale molto variabile a seconda del tipo di estrazione impiegato. A pag. 3 della relazione si riportano i dati in tabella del Consiglio Oleicolo Internazionale del 2006 circa il tenore in olio e tasso di umidità sulla base del sistema di estrazione dell’olio di oliva utilizzato in frantoio. E si deduce: “Considerando i frantoi presenti sul territorio di interesse…”. In realtà, secondo i dati del “Programma Interregionale Biocombustibili (PROBIO). Approvazione progetto regionale “Certificazione della filiera delle biomasse residuali agro-industriali” approvato con la D.G.R n.1933 del 27 novembre 2007, “è possibile affermare che la tecnologia maggiormente utilizzata in Puglia sfrutta sistemi continui centrifughi che producono una sansa vergine con un elevato contenuto di umidità (50/70%)”. Queste tecnologie producono più resa d’olio ma modificano notevolmente le caratteristiche del prodotto in uscita. Per questo motivo la produzione di sansa è poco conveniente economicamente e anche questo spiega perché la OIL Salento s.r.l con la DIA del 15 settembre 2008 ha deciso di non produrre più olio di sansa. Lo stesso Programma della PROBIO afferma che “l’alto contenuto di umidità della sansa rende obbligatoria una miscelazione delle stesse con materiale in grado di aumentare il contenuto della sostanza secca”. Ovviamente diverse possono essere le tipologie di miscelazione, con altrettante caratteristiche chimico-fisiche e con esiti, in termini di fumi, di polveri, di vincoli ecc. altrettanto diversi. Di queste annotazioni, ormai acquisite dalla tecnica e dalla prassi in materia, la OIL Salento se ne avvarrà dopo la autorizzazione di immissione dei fumi in atmosfera senza che ante operam siano state valutate dall’autorità competenti dal momento che la relazione ad esse non fa alcun cenno? E con quali conseguenze per i fumi inquinanti e le polveri immessi in atmosfera?
Il processo produttivo La relazione del progetto in oggetto descrive solo la parte riguardante la produzione di nocciolino e polverino di sansa del processo produttivo. Nulla, o quasi, è detto in essa sulla prima fase del processo (la preparazione del materiale), in particolare sul trasporto della sansa vergine e sull’ultima fase (distribuzione del prodotto finito). Quanto inciderà sull’ambiente il trasporto del nocciolino per la commercializzazione? A chi sarà venduto? A impianti domestici, a impianti energetici di media-grande taglia o a impianti industriali?
I mezzi di trasporto e CO2 Pagg. 68-69
Non è
stato stimato l'incremento di traffico conseguente alle necessità di
conferimento della sansa vergine (“sarà limitato anche se costante”)
né viene fatto alcun approfondimento circa i percorsi che i mezzi seguiranno
(provenienza, distanze percorse, strade interessate, ecc.) sia per valutare
l'impatto ambientale dei conferimenti sia per verificarne la convenienza
economica (sarebbe certamente opportuno, anche in questa fase del
procedimento, una analisi costi-benefici);
In conclusione le informazioni prodotte dalla relazione e la scarsa e limitata documentazione presentata a corredo della richiesta di esclusione dalla procedura di V.I.A. non consentono la piena comprensione delle caratteristiche dell’opera e dei suoi effetti sull’ambiente. Si ravvisa quindi la necessità di approfondire la conoscenza dello stato di fatto ante operam e degli impatti degli interventi proposti, soprattutto riguardo: -alla natura della sansa vergine da trattare; -ai flussi di traffico generati in fase di esercizio, alla loro distribuzione spaziale e temporale ed ai conseguenti effetti, in particolare sulle componenti atmosfera e rumore; -all’inserimento paesaggistico dell’opera, alle mitigazioni e alle compensazioni di carattere ecosistemico, nonché alla tutela delle risorse idriche superficiali e sotterranee.
Sia consentita una valutazione finale su tutto il progetto della OIL Salento. Esso appare molto datato, molto impattante con l’ambiente, pensato frettolosamente, autorizzato senza alcuna partecipazione popolare e senza l’informazione dovuta dei soggetti interessati ma soprattutto non tiene conto per nulla delle esperienze innovative del settore. A mo’ di esempio riportiamo quanto già sperimentato con il supporto del CNR in Abruzzo:
Un’esperienza innovativa per l’utilizzo delle sanse umide provenienti dal ciclo estrattivo a due fasi. Gli studi preliminari effettuati dalla Sezione Olivicoltura del CNR- ISAFOM con contributo finanziario del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, si sono recentemente ulteriormente concretizzati con la realizzazione del progetto europeo LIFE00 ENV/IT 000223 TIRSAV, nell’ambito di un partenariato che comprende il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano in qualità di beneficiario, la Provincia di Salerno, la Ditta Verdegiglio Macchine Agricole s.r.l., la Cooperativa Nuovo Cilento e l’Azienda Monacelli quali partners e la Sezione Olivicoltura del CNR-ISAFOM quale sub-contraente, responsabile scientifico del progetto. Le attività progettuali, ancora in corso, hanno consentito di realizzare due impianti per il riciclaggio delle sanse e delle acque di vegetazione, attualmente operativi presso i frantoi dei partners privati del progetto, entrambi situati all’interno della zona parco e caratterizzati da impianti estrattivi a due e a tre fasi. Tali macchine, pertanto, si prestano a soddisfare le esigenze di tutte le diverse tipologie di frantoi a ciclo continuo oggi maggiormente diffusi. La tecnologia messa a punto è volta al raggiungimento dei seguenti obiettivi: - processare automaticamente ed in continuo i reflui direttamente in frantoio, per produrre un substrato confezionato in sacchi a rete, non percolante, non maleodorante, di facile ed immediato trasporto dal frantoio all'azienda; - ottenere un materiale organico con caratteristiche chimico-fisiche assimilabili a quelle di un concime organico od organico minerale, attraverso la miscelazione dei reflui con altri sottoprodotti agricoli e dell’industria (paglie, residui di potature, cascami di lana, etc.). Ulteriori vantaggi ascrivibili al sistema innovativo realizzato sono: - lo stoccaggio opportuno del materiale organico in azienda garantisce una sua “maturazione” che migliora l’efficacia del suo impiego agronomico; - si riduce, almeno in parte, l’impiego dei concimi minerali; - viene meno la produzione dell’olio di sansa, di qualità scadente, con conseguente eliminazione delle problematiche ambientali causate dai sansifici; - la possibilità di recuperare, a monte dal refluo, il nocciolino da destinare ad altri impieghi economicamente vantaggiosi (produzione di energia, sabbiatura di componenti esterne, produzione di carbone attivo); - la possibilità di valorizzare un’olivicoltura di qualità, eco-compatibile, poiché il substrato che scaturisce dal sistema può essere certificato per un suo impiego in Agricoltura Biologica. L’output del processo ideato è attualmente in corso di sperimentazione agronomica, oltre che come ammendante/concimante in oliveti, anche come substrato di crescita per barbatelle di olivo, per fragola coltivata fuori suolo e per l’allevamento di funghi in ambiente condizionato. In definitiva, la tecnologia innovativa sviluppata dalla Sezione Olivicoltura dell’ISAFOM offre una soluzione alternativa allo smaltimento dei reflui oleari, consentendo di ridurre significativamente l’impatto ambientale dell’intera filiera olivicola. Fonte: www.cnr.it
Con osservanza
Veglie 23.12.2008
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Comitato Ambiente Sano Osservazioni del C.N.R. sulla procedura di assoggettabilità a V.I.A.
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