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 Comitato Ambiente Sano - Comunicato stampa 24  gennaio 2009

Comitato Ambiente Sano - Comunicato stampa

L’interrogazione del consigliere provinciale Donato Margarito apre un nuovo fronte di gravi domande sul  sansificio di Veglie

 

L’interrogazione del consigliere provinciale Donato Margarito apre un nuovo fronte di gravi domande sulla già complessa vicenda del sansificio di Veglie.

La Provincia di Lecce, che per placare le proteste delle popolazioni e dei sindaci dei Comuni interessati dal sansificio, a novembre scorso, ha deliberato l’affidamento dell’ incarico di procedura di verifica di assoggettabilità a V.I.A. dell’opificio OIL Salento” sito in Veglie(Le) a quattro docenti dell’Università degli studi di Lecce (€ 10.000,00) e contestualmente ha deliberato l’affidamento dell’incarico di produrre la documentazione tecnica prevista dalla Legge Regionale per la procedura di verifica ad un professionista indicato dalla Ditta Oil (€ 5.000,00).

Il primo dispositivo è motivato dalla Giunta Provinciale con la “concreta impossibilità di attivare in tempi brevi la consulenza dell’ARPA”. Motivo smentito dal Direttore dell’ARPA, prof. Giorgio Assennato, come da nota allegata.

Il secondo dispositivo è immotivato. La delibera riporta la norma regionale sulla base della quale i “costi dell’intera procedura saranno a totale carico della Provincia”, ma non si capisce per quale motivo la procedura non risulti obbligatoria per la Ditta Oil ai sensi della L.R. n. 11/2001 (e quindi da attuare a sue spese) e soprattutto perché l’affidamento dell’incarico per produrre la documentazione tecnica sia stato conferito ad un professionista “di parte e interessato”, senza nessuna evidenza pubblica, pagato con pubblico denaro.

Fra le righe della delibera si può leggere che a spingere la Giunta Provinciale a tanto sia stata la fretta e “i tempi brevi” per chiudere la vicenda, o per meglio dire, siano state le pressioni della Ditta in ritardo sui tempi preventivati di avvio del sansificio.

L’intera vicenda pone inquietanti interrogativi: perché non è stata coinvolta l’ARPA, organo istituzionale ed organo terzo rispetto alla Ditta e ai cittadini che dicono no al santifico? Perché si lascia intravedere nella delibera che l’Arpa sia stata interpellata e invece non lo è stata perché è stato chiesto subito l’intervento dell’Università? Perché tanta fretta? E perché l’istituzione Provincia risulta apparire, in questa vicenda, succube di un’impresa privata?

I cittadini, organizzati e non, chiedono risposte convincenti e rapide a questi interrogativi.

Il Comitato “Ambiente Sano”, che non ha mai creduto ad un procedimento di VIA parziale ma ha chiesto insistentemente, unitamente ai sindaci della zona, al Comune di Veglie la revoca dei provvedimenti autorizzatori dell’11 agosto 2008 per avviare una VIA dell’intero progetto, guarda con preoccupazione alla delibera della Giunta Provinciale del 7 novembre 2008 che appare un ulteriore pasticcio che si aggiunge agli altri del Comune di Veglie; auspica che il Presidente Pellegrino chiarisca quanto prima le questioni sollevate dal consigliere provinciale Donato Margarito; si augura che non debba essere aperto un altro giudizio amministrativo che porterebbe ad impugnare la validità del provvedimento che la Provincia porrà in essere per l’autorizzazione (qualunque essa sia: negata, condizionata o meno), della immissione dei fumi in atmosfera chiesta dalla Oil Salento.


Veglie 20.01.09

 

IL COMITATO Ambiente Sano

 

 

 Comitato Ambiente Sano - Osservazioni del dr. Arcangelo Rollo

Comitato Ambiente Sano

Osservazioni del dr. Arcangelo Rollo su "Produzione di rifiuti" e "Emissioni inquinanti" del sansificio di Veglie

(Inviate a: Sindaco Comune di Veglie; Assessorato provinciale all’Ambiente Lecce;

ARPA Puglia Bari; Dipartimento Provinciale ARPA Lecce)

 

Oggetto: Procedura di verifica preliminare di assoggettabilità a V.I.A.  inerente un progetto  “per la ristrutturazione  edilizia dei fabbricati  esistenti in uno stabilimento industriale per destinarlo a produzione e commercializzazione di nocciolino di sansa” – progetto in corso d’opera da realizzarsi nel Comune di veglie in contrada “La Casa” da parte della  Società “OIL SALENTO s.r.l.”- corrente in Veglie alla Contrada “La Casa”.

Legge Regione Puglia 12 aprile 2001 n. 11 riportante “Norme sulla valutazione dell’impatto ambientale” – art. 16, comma 4: osservazioni.

 

Il sottoscritto Arcangelo Rollo, Dottore in Chimica Industriale e già Direttore di Produzione e Direttore Tecnico di Industria Chimico-Farmaceutica, in riferimento all’oggetto su esposto, osserva quanto segue con particolare riferimento al capitolo 3.3 “Produzione di rifiuti” ed al capitolo 3.8 “Produzione di emissioni” della relazione.

 

Capitolo 3.3 –Produzione di rifiuti

 

Sia dai dati della relazione tecnica del Progetto della Oil Salento presentato al Comune di Veglie lo scorso Marzo 2008 che dalla relazione tecnica della variante in corso d’opera al permesso di costruire n° 172 del 11/08/08, si desume che il sansificio dovrebbe lavorare circa 13.000 q.li/giorno di sansa umida bruciando circa 1000 q.li/giorno di combustibile costituito da nocciolino e/o polverino di sansa essiccata  e/o esausta.

Considerato che nelle varie relazioni tecniche presentate sino ad ora dalla Oil Salento, non è mai indicata con dati precisi e completi l’origine e la composizione della sansa umida da processare, secondo noi un impianto di questo tipo e dimensioni si può assimilare ad un inceneritore.

Orbene, la relazione tecnica dell’ing.Coluccia descrive l’impianto di essiccazione della sansa umida costituito da 2 forni produttori di aria calda e da 2 essiccatoi rotanti ad aria calda ma non fa alcun cenno alle condizioni operative di quest’impianto.

Queste condizioni operative sono solo in parte indicate nella relazione tecnica presentata con la variante in corso d’opera n° 172 del 11/08/08.

E’ assai importante invece conoscere con esattezza le condizioni operative di un tale impianto.

La legge nazionale sugli inceneritori (Decreto Legislativo 11 Maggio 2005, n° 133)prevede infatti che “gli impianti di incenerimento devono essere progettati, costruiti, equipaggiati e gestiti in modo tale che i gas prodotti nel processo di incenerimento siano portati in modo controllato ed omogeneo, anche nelle condizioni più sfavorevoli, ad una temperatura di almeno 850 °C per almeno 2 secondi”.

“Tale temperatura è misurata in prossimità della parete interna della camera di combustione o in altro punto rappresentativo della camera di combustione indicato dall’autorità competente.

Se vengono inceneriti rifiuti pericolosi contenenti oltre l’1% di sostanze organiche alogenate, espresse in cloro, la suddetta temperatura deve essere di almeno 1100 °C per almeno due secondi’’.

Solo con queste condizioni operative infatti si ha la certezza di distruggere completamente anche piccolissime quantità di sostanze altamente tossiche e/o cancerogene (diossine ed altre molecole) sempre presenti nei prodotti di combustione di sostanze organiche quali appunto la sansa ed i suoi derivati.

E’ opportuno quindi che le Agenzie Regionali e Provinciali per la protezione dell’ambiente (ARPA), prima del parere da esprimere in sede di conferenza dei servizi per la immissione dei fumi in atmosfera, controllino opportunamente l’impianto di essiccamento della Oil Salento per accertarsi che esso risponda ai requisiti sopra indicati, come d’altra parte è previsto dalla legge sopra indicata.

 

Capitolo 3.8 – Produzione di emissioni

 

Per quanto concerne la produzione di emissioni, la relazione dell’ing.Coluccia è, secondo noi, lacunosa sia per il tipo e le quantità di emissioni inquinanti che per i controlli di queste emissioni.

Inoltre, le tecnologie utilizzate (cicloni e scrubbers a umido) per l’abbattimento di queste emissioni sono inadeguate e assai lontane da quelle che sono le BAT (Best Available Technologies o migliori tecnologie disponibili ) attualmente in questo campo.

Di seguito sono indicate le nostre osservazioni rispettivamente su:

  • Emissioni inquinanti

  • Controlli sulle emissioni

  • Migliori tecnologie disponibili ( BAT)

 

Emissioni inquinanti

In aggiunta a quanto dichiarato nel capitolo 3.8 della relazione dell’ing. Coluccia, le emissioni inquinanti provenienti dal camino di un impianto industriale che brucia nocciolino e/o polverino di sansa essiccata e/o esausta, tipo quello della Oil Salento, sono costituiti da:

Ossido di Carbonio (CO), Anidride Carbonica (CO2), Ossidi di Zolfo (SOx), Ossidi di Azoto (NOx), Acido Cloridrico (HCl), Polveri, Fuliggine contenente IPA (Idrocarburi Policiclici Aromatici), Metalli pesanti (tra cui Arsenico, Antimonio, Cadmio, Cobalto, Cromo, Mercurio), Diossine.

Tutte queste emissioni sono a vario livello tossiche  ed alcune di loro (IPA, Diossine e Metalli pesanti) cancerogene e saranno diffuse sia nell’aria che nei terreni attorno all’impianto dove si accumuleranno col tempo.

Considerando le dimensioni del camino (altezza 40 mt e diametro 2.5 mt), si può all’incirca calcolare  che l’area interessata a queste emissioni interesserà un raggio di almeno 5-6 Km attorno all’impianto in direzioni diverse a seconda della direzione dei venti.

Tutti i gas acidi sopra indicati attaccano le vie respiratorie degli esseri umani e, trasportati dal vento in tutte le direzioni e abbattuti poi dall’eventuale pioggia, ricadono e vengono assorbiti dal terreno con rischio di contaminazione della falda acquifera sottostante e di intossicazione dei prodotti agricoli coltivati su quei terreni.

La fuliggine contenente gli IPA, i Metalli pesanti e le Diossine (tutte sostanze cancerogene) presenti nelle polveri e nelle ceneri volanti trascinate dai fumi di combustione vengono trasportate dal vento in tutte le direzioni e depositate sul terreno e sulla vegetazione (erba, verdure e piante varie).

Tutte queste sostanze vengono poi, mediante la pioggia, assorbite dal terreno dove si accumulano entrando nel ciclo vegetativo delle varie piante/vegetazione con grave rischio di contaminazione del cibo prodotto da queste piante/vegetazione e di quello prodotto dagli animali che si nutrono delle stesse.

Vedasi l’esempio delle pecore delle Masserie vicino Taranto contaminate dalla diossina proveniente dallo stabilimento ILVA di Taranto.

A proposito poi di polveri inquinanti, l’ing. Coluccia parla nella sua relazione di “abbattimento delle polveri fino a 50 micron per poi essere immesse in un impianto di abbattimento ad umido che ha il compito di abbattere le polveri a dimensione inferiore a 50 micron”.

A noi sembra che questo sia un modo abbastanza generico e superficiale per descrivere il problema delle polveri inquinanti e della loro rimozione.

Infatti è assai importante considerare l’aspetto qualitativo e cioè la finezza delle polveri emesse dal camino di un impianto tipo quello della Oil Salento.

In genere più sono alte le temperature di combustione e più aumenta la finezza e la pericolosità delle polveri.

Ha poco senso parlare di abbattimento di polveri sino a 50 micron e genericamente di abbattere quelle inferiori a 50 micron come fa l’ing. Coluccia.

Nel mondo scientifico le dimensioni delle particelle delle polveri inquinanti vengono normalmente indicate col termine PM (Particulate Matter) ed in particolare il PM10 indica le particelle con diametro inferiore a 10 micron, il PM 2,5 quelle con diametro inferiore a 2,5 micron e così via.

Le particelle PM10 penetrano nel tratto respiratorio superiore degli esseri umani, quelle tra 5 e 2,5 micron si depositano prima dei bronchioli mentre le particelle con diametro inferiore a 2,5 micron sono in grado di penetrare nei polmoni, specie durante la respirazione dalla bocca.

Per dimensioni ancora inferiori (PM1, PM0,1), si tratta di polveri in grado di penetrare profondamente nei polmoni fino agli alveoli.

Le dimensioni delle particelle determinano anche la durata della loro permanenza nell’atmosfera.

Infatti mentre le particelle più grossolane (tra 10 e 2,5 micron di diametro) sedimentano e precipitano dall’atmosfera nel giro di poche ore dall’emissione, quelle più sottili possono rimanere nell’aria per giorni o perfino per settimane.

Di conseguenza queste particelle possono percorrere distanze molto lunghe.

Per quanto riguarda i rischi per la salute, la valutazione sistematica dei dati completata nel 2004 dall’OMS (Organizzazione Mondiale Sanità) Europa, indica che il PM10 ha un impatto sulle malattie respiratorie, come indicato dai ricoveri ospedalieri per questa causa mentre il PM2,5 danneggia seriamente la salute aumentando i decessi per malattie cardio-respiratorie e cancro del polmone.

L’UE, con direttiva 1999/30/EC del 22 Aprile 1999 riguardante la concentrazione di PM10, ha stabilito il valore limite giornaliero delle PM10 che non deve superare i 50 milionesimi di grammo per metro cubo di aria, limite da non superare più di 35 volte all’anno.

Il DM 60 del 2 Aprile 2002, che accoglie le direttive Europee, identifica come limite giornaliero di PM10 nelle aree urbane il valore di 50 milionesimi di grammo/metro cubo di aria ed è dunque conforme ai parametri indicati dalla direttiva Europea.

Purtroppo, per la legge Italiana, i limiti relativi alle emissioni degli inceneritori e degli impianti industriali non considerano la finezza delle polveri ma solo il peso totale di 10 mg/metrocubo (millesimi di grammo per metro cubo di fumi).

Infine è da notare che l’ultima Direttiva CE ‘’Direttiva 2008/50/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 21 Maggio 2008 relativa alla qualità dell’aria ambiente e per un’aria più pulita in Europa’’ ,non ancora recepita dalla legislazione Italiana,pone dei limiti ancora più restrittivi alle emissioni in atmosfera di gas, fumi e polveri inquinanti ed è assai più rigorosa per quanto riguarda i controlli di questi emissioni e le eventuali sanzioni.

 

 

Controllo delle emissioni

Per quanto riguarda quest’argomento, la relazione tecnica dell’ing. Coluccia a pag. 72 dice:

“In particolare sul camino saranno installati :Impianto di monitoraggio in continuo della temperatura e della portata dei fumi e dei seguenti macro inquinanti: ossigeno, polveri totali, monossido di carbonio, NOx e sistema di campionamento in continuo a secco di eventuali microinquinanti (Diossine)”.

A noi questo sistema di controllo delle emissioni sembra insufficiente considerate le caratteristiche e le dimensioni dell’impianto industriale della Oil Salento.

Così come richiesto da ARPA Emilia-Romagna per impianti di incenerimento di quella Regione, debbono essere misurate e registrate in continuo nell’effluente gassoso le concentrazioni di monossido di carbonio (CO), ossidi di azoto (NOx), ossidi di zolfo (SOx), polveri totali, TOC (carbonio organico totale), acido cloridrico (HCl).

Nella relazione tecnica dell’ing.Coluccia manca poi completamente il monitoraggio e controllo sulla situazione ambientale nelle aree attorno all’impianto della Oil Salento.

Questo monitoraggio e controllo si riferisce sia all’aria che al suolo nelle aree attorno all’impianto sempre considerando le dimensioni del camino (altezza 40 mt e diametro 2.5 mt).

In particolare, per l’aria dovrebbero essere previste (come prescritto da ARPA Emilia-Romagna) 5 postazioni di monitoraggio di cui 2 fisse con monitoraggio di: PTS (Polveri Totali Sospese), PM10, NOx, Metalli, Diossine, IPA.

Per quanto riguarda le ricadute degli inquinanti al suolo, dovrebbero essere previsti (come prescritto da ARPA Emilia-Romagna) 5 punti di monitoraggio più 1 di bianco (ogni bimestre) con monitoraggio di Metalli, Diossine, IPA.

Le procedure di campionamento e misurazione utilizzate per ottemperare agli obblighi di controllo periodico e sorveglianza dei singoli inquinanti atmosferici ed idrici, nonché la localizzazione dei punti di campionamento e misurazione assieme alle modalità e frequenza dei controlli programmati per accertare il rispetto delle condizioni e delle prescrizioni contenute nell’autorizzazione alle emissioni, devono essere effettuate da parte dell’Agenzia Regionale e Provinciale per la protezione dell’Ambiente (ARPA) con oneri a carico del gestore.

 

 

Migliori Tecnologie disponibili (BAT)

I valori reali di un moderno impianto sono il risultato dell’applicazione delle migliori tecnologie disponibili (BAT) la cui applicazione costituisce un onere non indifferente nella costruzione e gestione degli impianti e può essere imposta in fase di autorizzazione dell’impianto stesso.

A noi sembra che l’impianto di abbattimento fumi e polveri della Oil Salento, basato sull’utilizzo di cicloni e scrubbers, sia tecnologicamente obsoleto e assolutamente non in grado di abbattere e rimuovere le particelle di polvere più fine, contenute nel range dimensionale 0,5-2 micron che sono quelle in grado di penetrare nelle parti più interne dell’apparato respiratorio e quindi di causare i maggiori danni clinici alle persone ed in particolare ai bambini.

E’ scientificamente dimostrato che il sistema a multicicloni utilizzato dalla Oil Salento presenta una buona efficacia di abbattimento (95-99%) per particelle del diametro di 15-50 micron, un’efficienza del 50-80% per particelle del diametro inferiore a 5 micron ed è assolutamente inadatto per particelle del diametro uguale o inferiore a 1 micron.

Per particelle così fini, le migliori tecnologie attualmente disponibili sono:

  • Elettrofiltri o precipitatore elettrostatico.

  • Filtri a manica

  • Tecnologia Aerobate

Elettrofiltri

Sono costituiti da fili ad alta tensione (30-60 KV) sospesi nel canale di scarico dei gas, tra  piatti metallici paralleli posti a massa.

Il sistema presenta un’elevata efficienza di raccolta e rimozione (80-90%) fino al formato minimo di 0,1 micron.

 

Filtri a manica

Sono veri e propri filtri di tessuto in forma di una superficie cilindrica attraverso i quali passa il gas da depurare.

Il materiale filtrante può essere costituito da 2 tipi di materiale:

- Tessuto, costituito da fili (fibre di vetro)

- Teflon (feltro pressato)

Il sistema presenta un’elevata efficienza di raccolta e rimozione fino al 98% di particelle anche del formato minimo di 0,1 micron.

 

Tecnologia Aerobate

Il gas da depurare viene forzato a passare controcorrente attraverso acqua nebulizzata e caricata elettrostaticamente con carica rispettivamente positiva e negativa in 2 camere poste in serie.

Il sistema presenta un’elevata efficienza di abbattimento fino al 99.5% di particelle anche del formato minimo di 0,05 micron.

 

 

Con osservanza

                     

Veglie (LE),22/12/2008

 

     Dr Arcangelo Rollo – Comitato ‘’Ambiente sano’’ di Veglie già

Direttore di Produzione e Direttore Tecnico di Industria Chimico-Farmaceutica
 

 

 

 

 Comitato Ambiente Sano - Osservazioni sulla procedura di assoggettabilità a V.I.A.

Comitato Ambiente Sano

Osservazioni sulla procedura di assoggettabilità a V.I.A.

(Inviate a: Sindaco Comune di Veglie; Presidente della Provincia di Lecce)

 

Oggetto: Procedura di verifica preliminare di assoggettabilità a V.I.A.  inerente un progetto  “per la ristrutturazione  edilizia dei fabbricati  esistenti in uno stabilimento industriale per destinarlo a produzione e commercializzazione di nocciolino di sansa” – progetto in corso d’opera da realizzarsi nel Comune di veglie in contrada “La Casa” da parte della  Società “OIL SALENTO s.r.l.”- corrente in Veglie alla Contrada “La Casa”.

Legge Regione Puglia 12 aprile 2001 n. 11 riportante “Norme sulla valutazione dell’impatto ambientale” – art. 16, comma 4: osservazioni.

 

I sottoscritti, a nome e per conto del Comitato “Ambiente Sano”,

 

letti gli artt. 16 e 17 della Legge Regionale n. 11/01, in particolare l’art. 14, co. 4;

esaminati gli allegati 1 b) e 1 c) del Progetto  “ristrutturazione  edilizia dei fabbricati  esistenti in uno stabilimento industriale per destinarlo a produzione e commercializzazione di nocciolino di sansa” di cui all’oggetto,

 

osservano quanto segue:

 

A)    OSSERVAZIONI PRELIMINARI

  1. Una procedura di verifica di assoggettabilità a V.I.A. che valuti il progetto parzialmente (solo per la emissione dei fumi in atmosfera) non è assolutamente condivisibile. Occorre una procedura di verifica di assoggettabilità a V.I.A. dell’intero progetto, previo annullamento in autotutela sia del Permesso a costruire in sanatoria n. 172 che del provvedimento di conclusione del procedimenti unico n. 50/08, entrambi datati 11/08/2008, a firma del Dirigente Suap del Comune di Veglie. Questa richiesta di assoggettare a VIA l’intero progetto è stata sostenuta e stabilita da un riunione dei sindaci dei paesi limitrofi, regolarmente convocata e tenutasi a Veglie il 25 agosto 2008, alla presenza dell’assessore provinciale dr. Gianni Scognamillo (cfr. verbale della riunione a firma del Responsabile del Settore Affari generali del Comune di Veglie).

  2. Con nota del 15/1°/2008, il Presidente della Provincia e l’assessore all’Ambiente hanno chiesto al Dirigente del Servizio rifiuti Scarichi ed emissioni “in considerazione delle dimensioni dell’impianto di cui all’oggetto… di attivare la procedura di verifica di assoggettabilità a VIA ai sensi dell’art. 4 comma 7 della L.R. n. 11/01” dando per scontato che il soggetto proponente non fosse tenuto ex lege a sottoporre il progetto a V.I.A. per la soglia quantitativa di prodotto trattato e delle conseguenti possibili emissioni. La capacità produttiva massima dell’impianto, relativamente al prodotto finito, è pari a 3.200 quintali al giorno di nocciolino di sansa, di gran lunga superiore ai limiti imposti dalla normativa regionale per escludere un progetto dalla VIA.

  3. L’approvazione del progetto in oggetto mediante avvio di procedimento unico, ex art. 4 del D.P.R. n. 447/98,  presso lo Sportello Unico del Comune di Veglie sembra sia sbagliata per una serie di motivi. Fra questi ci interessa rilevare come, a causa di questa procedura, per un progetto di enorme grandezza, vengano esclusi dai pareri e dalla partecipazione i comuni limitrofi, fortemente interessati alle conseguenze della presenza dell’impianto. Non si comprende, infatti, perché dalla relazione (allegato 1 b) in esame sia stato escluso il territorio di Avetrana (Ta) contiguo alla zona di collocazione del progetto.

  4. Il manuale in materia di gestione della qualità nell’industria olearia: i sansifici, del Consiglio Oleicolo Internazionale, pubblicato nel 2006, al punto 6.1 - Ubicazione degli stabilimenti -, tra l’altro scrive: “si raccomanda che siano ubicati lontano da corsi d'acqua pubblici e aree esposte a inondazioni, a meno che non esistano adeguati dispositivi di sicurezza”. Il territorio del Comune di Veglie è classificato a rischio idrogeologico R4 (molto elevato) secondo quanto stabilito dalla Delibera di Giunta Regionale n. 1492 del 27.10.1999.

  5. Nella Deliberazione della Giunta Provinciale n. 345 del 7 novembre 2008, avente per oggetto: “Università degli studi di Lecce – Affidamento incarico di procedura di verifica di assoggettabilità a V.I.A. dell’opificio OIL Salento”, si legge: “stante la complessità e gravosità della valutazione in rapporto alle competenze specialistiche richieste ed ai carichi di lavoro della struttura preposta e constata(to) inoltre la concreta impossibilità di attivare in tempi brevi la consulenza di ARPA…”. Da ciò si deduce che è stato violato l’art. 6. co. 6 della L.R. 11/01 (affidamento della consulenza e dell’istruttorie all’ARPA) per fare in fretta la procedura di assoggettabilità a VIA del progetto. Non si capisce perché tutta questa fretta. In soli quattro giorni sono stati concessi Permesso a costruire in sanatoria n. 172 e Provvedimento di conclusione del procedimenti unico n. 50/08, entrambi datati 11/08/2008, da parte del Comune di Veglie, con tutte le conseguenze da tutti  ormai conosciute. La stessa cosa accadrà per la procedura di assoggettabilità a VIA delle emissioni in atmosfera del progetto?

  6. L’articolo 16, comma 1, lettera d) della L.R. n. 11/01 recita: “ogni altro documento utile ai fini dell’applicazione degli elementi di verifica di cui all’art. 17”. E’ facile constatare che tra la documentazione in esame a firma dell’ing. Colucci non vi è traccia di “altri documenti utili”. Si chiede di allegare e prendere in esame i seguenti documenti che si ritengono molto utili ai fini di una completa verifica preliminare di assoggettabilità a VIA del Progetto:

  • Piano Regionale di Qualità dell’aria, Linea b: Inventario delle emissioni in atmosfera, Regione Puglia, Assessorato all’Ecologia, 2007;

  • Atlante delle cause di morte della Regione Puglia, a cura dell’Osservatorio Epidemiologico della Regione Puglia, 2007;

  • Relazione sullo stato dell’Ambiente, ARPA PUGLIA, 2003;

  • Delibera di Giunta Regionale n. 1492 del 27.10.1999;

  • Consiglio Oleicolo Internazionale, Manuale in materia di gestione della qualità nell’industria olearia: i santifici, 2006;

  • Il Piano Tematico Coordinamento Provinciale, approvato dalla Regione Puglia nel luglio 2008;

  • Tutta la documentazione riguardante il Parco del Negramaro, già approvato dalla Provincia di Lecce e in fase di realizzazione;

  • Tutta la documentazione di Agenda 21 (citata dall’ing.Coluccia) ma non tenuta in considerazione;

  • I Piani di Sviluppo Locale del Gal Terra d’Arneo: Leader II e Leader+;

  • Programma di Sviluppo Rurale della Regione Puglia per il periodo 2007-2013 Asse 4 - Misura 410 - Documento Strategico Territoriale (DST) di Terra d’Arneo.

  • DIRETTIVA 2008/50/CE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 21 maggio 2008 relativa alla qualità dell’aria ambiente e per un’aria più pulita in Europa;

  1. Si fa notare, infine, preliminarmente che la DIA del 15 settembre 2008 con la quale è stato ridotto il progetto (produzione di nocciolino e polvere di sansa) non ha comportato il ritiro del progetto autorizzato l’11 agosto e tra  le due relazioni tecniche (del progetto intero e della DIA) vi sono molte discrepanze.

 

B)     OSSERVAZIONI

a) relativamente agli aspetti di carattere generale e alla localizzazione del progetto:

  1. L’art. 16, comma 1 lett. A) della L.R. 11/01 chiede che sia allegato alla domanda di verifica di assoggettabilità a Via il progetto preliminare dell’intervento. Si osserva che presso l’Ufficio SUAP sono depositati gli elaborati inerenti il Progetto di Variante in corso d’opera al permesso di costruire n. 172/08, allegato alla D.I.A. presentata al Comune di Veglie il 15/09/2008. Il Permesso a costruire in sanatoria n. 172 che del provvedimento di conclusione del procedimenti unico n. 50/08, entrambi datati 11/08/2008, a firma del Dirigente Suap del Comune di Veglie, sono tuttora vigenti ed è ben sottolineato che “in particolare nella suddetta D.I.A. si prevedeva la non realizzazione, al momento, dei reparti di estrazione e distillazione con deposito di esano ed il deposito di olio grezzo”. Il progetto non è un preliminare ma è in fase avanzatissima di realizzazione;

  2. la relazione non dimostra se è possibile superare la capacità del territorio di sostenere nuovi rilevanti insediamenti (capacità di carico dell’ambiente naturale) come quello in esame. Tale aspetto non è stato valutato nella relazione depositata;

  3. inoltre va rilevato che il progetto è qualificato dal committente come “ristrutturazione edilizia dei fabbricari esistenti...”, “l’intervento in esame non incide sui parametri urbanistici…”. In realtà, a causa di mancanza di qualsiasi istruttoria (cosa assurda!) da parte dell’Ufficio Suap dei titoli abilitativi pregressi-preliminari per la ristrutturazione edilizia dell’opificio, vi sono numerose discordanze tra la relazione tecnica del progetto autorizzato con il permesso a costruire n. 172/08 dell’11 agosto, la relazione tecnica della D.I.A. e la relazione della procedura di verifica di assoggettabilità a V.I.A. in merito alle superfici e alle volumetrie dell’opificio. Anche tra la figura 3 di pag. 7 e la figura 4 di pag.10 vi sono discordanze.

b) relativamente alle caratteristiche del progetto:

  1. un elemento assunto come positivo nel bilancio d’impatto è l’eliminazione da parte della ditta (cfr. intervento sul Nuovo Quotidiano di Puglia dell’agosto 2008) di quintali di aminato. In realtà nessuno conosce come e dove è stato smaltito tanto amianto;

  2. anche sotto l’aspetto paesaggistico, non è stato rilevato che sono stati sradicati 40 alberi di ulivo (70-80 anni) senza alcuna autorizzazione per fare spazio ad una vasca di deposito della sansa; anche per questo era necessario il nulla osta paesaggistico regionale mai chiesto così come confermato dalla allegata nota dell’assessore regionale al territorio Angela Barbanente;

  3. riguardo all’assetto idrogeologico dell’area interessata dagli interventi, la realizzazione dell’insediamento logistico comporterà una diminuzione dell’infiltrazione d’acqua nel sottosuolo e un aumento del deflusso superficiale in relazione all’impermeabilizzazione di una significativa superficie; per il sistema di raccolta delle acque piovane manca la previsione di adeguate azioni di compensazione, attraverso un affinamento del progetto tendente a contenere l’aumento del deflusso superficiale di acque bianche, mediante il recupero di superfici permeabili della maggiore ampiezza possibile nell’ambito del sedime di progetto (in ciò collegandosi anche con le esigenze relative alla tutela dell’assetto ecosistemico e paesaggistico). Nel progetto manca la specifica autorizzazione della Provincia per il trattamento delle acque meteoriche;

  4. riguardo al traffico generato non è stato fornito un adeguato studio dei flussi generati dal nuovo insediamento (con un dimensionamento supportato da espliciti e sostenibili criteri) e quindi del traffico sulla rete locale interessata; è assente, più in generale, la considerazione della sovrapposizione degli effetti con gli altri insediamenti esistenti logistici e produttivi nell’intorno;

  5. date la arterie interessate direttamente dall’insediamento e il basso livello di servizio attualmente riscontrabile, è necessario che un approfondito studio di traffico sia supportato da dati precisi e non generici relativi ai flussi; l’impianto è servito da stradine rurali di tre metri di larghezza assolutamente inadeguate al movimento di sansa  vergine e di nocciolino di sansa;

  6. quanto esposto rispetto al traffico ha diretta ripercussione sulle componenti atmosfera e rumore, che non risultano adeguatamente approfondite in rapporto agli effetti sulle aree limitrofe all’insediamento proposto e sui paesi che i mezzi di trasporto dovranno attraversare per raggiungere l’impianto, e per le quali pure è richiesto un approfondimento, ai fini di una corretta valutazione previsionale degli effetti;

  7. per quanto riguarda l’impatto sul patrimonio storico la relazione è totalmente carente e non tiene conto dei dati di notevole importanza rilevati sia da Agenda 21 che dai Programmi Leader del Gal Terra d’Arneo;

  8. le rilevazioni della Relazione in merito ai possibili impatti sulle attività turistiche sono del tutto carenti. Basta considerare che la figura 59 di pag. 80 ne rileva solo 5 e dimentica di notare che a 100 metri di distanza dall’impianto è collocata la Masseria La Nuova (ristruttura con i fondi Leader+ per turismo rurale) e il complesso agrituristico “Donna Sandra”. La relazione tecnica presentata appare carente, inoltre, anche perché trascura un altro dato importante dal punto di vista turistico rappresentato dalla presenza sulla zona di una rete turistica l’Associazione Salento terra d’Arneo” di cui fanno parte circa 26 aziende, 6 delle quali sono site ad una distanza di circa 2-4 Km dall’impianto in questione. In particolare la rete di che trattasi è costituita da circa 300 posti letto ed ha come finalità principale l’incremento dell’attività ricettiva nella zona di riferimento. A tal proposto, infatti, l’Associazione ha proposto e, realizzerà nel prossimo anno, un pacchetto turistico da offrire sul mercato nei mesi che vanno da ottobre a gennaio, il quale prevede l’accoglienza di turisti per la partecipazione diretta alla raccolta delle olive e alla produzione dell’olio, anche attraverso un gemellaggio con altri paesi produttori dell’olio d’Europa, le cui delegazioni sono già state presenti nelle strutture dell’Associazione. E’, infatti, risaputo che la tendenza turistica ultima è proprio incentrata sulla offerta al turista di una vacanza che gli consenta di scoprire i prodotti e la lavorazione della terra, attività tipica dell’agriturismo. A ciò si aggiunga che molte delle strutture in questione, ed in particolare quelle che si trovano alla distanza di circa 2-4 Km dall’impianto, oltre ad offrire posti letto, svolgono attività di ristorazione tutto l’anno: Castello Minaci, costituisce una delle sale ricevimenti più importanti della zona che lavora tutto l’anno; Casa Porcara  è dotata di museo didattico ed è aperta tutto l’anno; La masseria La Duchessa e la Masseria Torre del Cardo preparano cucina tipica tutto l’anno; Donna Sandra è anch’essa una sala ricevimenti che lavora tutto l’anno. Inoltre, oltre alla circostanza relativa ai fumi ed agli odori che certamente compromettono l’attività di queste strutture, emerge evidente l’impatto visivo dell’impianto in parola, che pur non essendo oggetto della procedura attivata, ci si consenta di rilevare che costituisce un vero e proprio deturpamento rispetto al territorio rurale circostante, deturpamento di per sé sufficiente a sostenere il pregiudizio che l’attività turistica subirebbe in conseguenza della struttura autorizzata.

  9. circa la presenza di elementi di naturalità, la Relazione utilizza il Corinne Land-Cover 2000. Da un esame attento sono emersi sia i limiti di tale geodb legati alla scala utilizzata, che risulta molto approssimata scendendo al livello comunale, sia le problematiche legate alla tipologia di visualizzazione prevista. Infatti, gli ambiti individuati dal CLC se confrontati con le ortofoto digitali del territorio presentano discrepanze notevoli rispetto alla situazione territoriale attuale;

  10. Sfugge alla Relazione di indicare nella Presenza di elementi di naturalità (pag. 27) quei dati e beni naturali che hanno spinto la Provincia di Lecce ad istituire il Parco del Negramaro (vini doc…);

  11. nella Relazione manca del tutto la indicazione dell’impatto potenziale dell’impianto così come richiesto dall’art. 17 comma 1, punto 3, lett. d) della L.R. n. 11/2001;

  12. sull’acqua che occorre, prelevata dalla falda, per l’abbattimento dei fumi  (pag. 59) si indica che è basato su “un processo di risparmio idrico” mediante ricircolo e successivamente alla messa in funzione, si farà uso di acqua solo per il ripristino del livello di acqua. Non si indica quanta acqua occorre prelevare per il funzionamento e ogni quanto tempo si deve ripristinare il livello dell’acqua. Questi dati anche perché nel progetto iniziale il consumo totale di acqua (uso industriale) era indicato in 10.000 lt/h.

 

CONCLUSIONI

 

La relazione di procedura di verifica di assoggettabilità a V.I.A. del progetto in esame presenta molti punti di criticità. Si chiede, previo S.I.A., la Valutazione di Impatto Ambientale.

 

Con osservanza.

 

Veglie 23.12.2008

 

  Il Comitato “Ambiente Sano”
 Serena Saponaro
 Dario Ciccarese

 

 

 Comitato Ambiente Sano - Osservazioni di Legambiente sul sansificio

Comitato Ambiente Sano

Osservazioni di Legambiente sul sansificio

(Inviate a: Sindaco Comune di Veglie; Presidente della Provincia di Lecce)

 

Oggetto: Procedura di verifica preliminare di assoggettabilità a V.I.A.  inerente un progetto  “per la ristrutturazione  edilizia dei fabbricati  esistenti in uno stabilimento industriale per destinarlo a produzione e commercializzazione di nocciolino di sansa” – progetto in corso d’opera da realizzarsi nel Comune di veglie in contrada “La Casa” da parte della  Società “OIL SALENTO s.r.l.”- corrente in Veglie alla Contrada “La Casa”.

Legge Regione Puglia 12 aprile 2001 n. 11 riportante “Norme sulla valutazione dell’impatto ambientale” – art. 16, comma 4: osservazioni.

 

Il sottoscritto Maurizio Manna, responsabile provinciale di “Lega Ambiente”, esaminata la relazione del progetto in oggetto osserva quanto segue:

 

1) Qualsiasi fonte rinnovabile ha un bilancio energetico e ambientale positivo solo se sviluppa una filiera di biomassa locale. Ed è proprio dalla enorme dimensione dell’impianto in oggetto che partiamo per la valutazione di esso.

Prima di tutto, a riguardo, si osserva che nella relazione manca totalmente una stima della biomassa disponibile nell'area di insediamento dell’impianto a fronte di un fabbisogno ragguardevole stimato in 13.000 q/g (pag. 9).

Nella relazione (pag. 11) si legge che “l’approvvigionamento  della sansa vergine trattata nell’impianto proverrà quasi completamente dai frantoi ubicati nel Salento e comunque in Puglia…”.

Se calcoliamo che, secondo studi specifici, la disponibilità di sansa esausta in provincia di Lecce è di 63.000 t. e di queste il 50% è già utilizzata come combustibile presso gli stessi stabilimenti per soddisfare il fabbisogno energetico richiesto per l’essiccazione della sansa vergine e per l’estrazione dell’olio, è facile dedurre che la OIL Salento per il suo megaimpianto dovrà approvvigionarsi certamente da frantoi ubicati almeno in Puglia, che sappiamo quanto sia lunga geograficamente e non solo nel Salento.

E’ evidente quindi che l’impianto di “LA CASA” non è stato realizzato in funzione della salvaguardia della natura propriamente endogena della sansa vergine locale. Perciò l’importazione di essa pone grossi limiti ambientali ed economici e la sua importazione da frantoi distanti centianai di chilometri dall’impianto riduce sensibilmente i benefici ambientali associati alle fonti rinnovabili ed ai contenuti previsti dal protocollo di Kyoto.

Uno dei punti critici, quindi, della relazione rimane l’approvvigionamento e la capacità di legare gli investimenti industriali soprattutto alla biomassa locale nel rispetto dei criteri dello sviluppo sostenibile.

 

2) Il prodotto e il processo produttivo.

A pag. 4 della relazione si legge: “In sintesi con questo progetto la OIL Salento srl. Intende realizzare i seguenti processi produttivi…”. Si indica che il prodotto da lavorare è: “la sansa vergine umida da essiccare” e che il prodotto lavorato è il nocciolino di sansa da confezionare e commercializzare. Null’altro è detto in merito al prodotto e alla destinazione finale del nocciolino di sansa confezionato.

Occorre porre, invece, attenzione sia sul prodotto (e sulle problematiche della filiera dell’olio d’oliva) che sul processo, con l’obiettivo di identificare i carichi energetici ed ambientali associati ad entrambi (prodotto/processo).

Il Prodotto: la sansa vergine.

E’ un materiale molto variabile a seconda del tipo di estrazione impiegato. A pag. 3 della relazione

si riportano i dati in tabella del Consiglio Oleicolo Internazionale del 2006 circa il tenore in olio e tasso di umidità sulla base del sistema di estrazione dell’olio di oliva utilizzato in frantoio. E si deduce: “Considerando i frantoi presenti sul territorio di interesse…”.

In realtà, secondo i dati del “Programma Interregionale Biocombustibili (PROBIO). Approvazione progetto regionale “Certificazione della filiera delle biomasse residuali agro-industriali” approvato con la D.G.R n.1933 del 27 novembre 2007, “è possibile affermare che la tecnologia maggiormente utilizzata in Puglia sfrutta sistemi continui centrifughi che producono una sansa vergine con un elevato contenuto di umidità (50/70%)”. Queste tecnologie producono più resa d’olio ma modificano notevolmente le caratteristiche del prodotto in uscita.

Per questo motivo la produzione di sansa è poco conveniente economicamente e anche questo spiega perché la OIL Salento s.r.l con la DIA del 15 settembre 2008 ha deciso di non produrre più olio di sansa.

Lo stesso Programma della PROBIO afferma che “l’alto contenuto di umidità della sansa rende obbligatoria una miscelazione delle stesse con materiale in grado di aumentare il contenuto della sostanza secca”.  Ovviamente diverse possono essere le tipologie di miscelazione, con altrettante caratteristiche chimico-fisiche e con esiti, in termini di fumi, di polveri, di vincoli ecc. altrettanto diversi.

Di queste annotazioni, ormai acquisite dalla tecnica e dalla prassi in materia, la OIL Salento se ne avvarrà dopo la autorizzazione di immissione dei fumi in atmosfera senza che ante operam siano state valutate dall’autorità competenti dal momento che la relazione ad esse non fa alcun cenno? E con quali conseguenze per i fumi inquinanti e le polveri immessi in atmosfera?

 

Il processo produttivo

La relazione del progetto in oggetto descrive solo la parte riguardante la produzione di nocciolino e polverino di sansa del processo produttivo. Nulla, o quasi, è detto in essa sulla prima fase del processo (la preparazione del materiale), in particolare sul trasporto della sansa vergine e sull’ultima fase (distribuzione del prodotto finito). Quanto inciderà sull’ambiente il trasporto del nocciolino per la commercializzazione? A chi sarà venduto? A impianti domestici, a impianti energetici di media-grande taglia o a impianti industriali?

 

I mezzi di trasporto e CO2

Pagg. 68-69

 

Non è stato stimato l'incremento di traffico conseguente alle necessità di conferimento della sansa vergine (“sarà limitato anche se costante”) né viene fatto alcun approfondimento circa i percorsi che i mezzi seguiranno (provenienza, distanze percorse, strade interessate, ecc.) sia per valutare l'impatto ambientale dei conferimenti sia per verificarne la convenienza economica (sarebbe certamente opportuno, anche in questa fase del procedimento, una analisi costi-benefici);
All'incremento certo di traffico per il conferimento della sansa vergine va aggiunto quello per la rimozione delle ceneri e va anche considerata anche la capienza dei mezzi di trasporto che non necessariamente saranno da 25-30 t/ciascuno; potrebbero ragionevolmente essere di minori dimensioni con un minore impatto specifico, ma con un considerevole incremento del numero di passaggi.

 

In conclusione le informazioni prodotte dalla relazione e la scarsa e limitata documentazione presentata a corredo della richiesta di esclusione dalla procedura di V.I.A. non consentono la piena comprensione delle caratteristiche dell’opera e dei suoi effetti sull’ambiente. Si ravvisa quindi la necessità di approfondire la conoscenza dello stato di fatto ante operam e degli impatti degli interventi proposti, soprattutto riguardo:

-alla natura della sansa vergine da trattare;

-ai flussi di traffico generati in fase di esercizio, alla loro distribuzione spaziale e temporale

ed ai conseguenti effetti, in particolare sulle componenti atmosfera e rumore;

-all’inserimento paesaggistico dell’opera, alle mitigazioni e alle compensazioni di carattere

ecosistemico, nonché alla tutela delle risorse idriche superficiali e sotterranee.

 

Sia consentita una valutazione finale su tutto il progetto della OIL Salento.

Esso appare molto datato, molto impattante con l’ambiente, pensato frettolosamente, autorizzato senza alcuna partecipazione popolare e senza l’informazione dovuta dei soggetti interessati ma soprattutto non tiene conto per nulla delle esperienze innovative del settore.

A mo’ di esempio riportiamo quanto già sperimentato con il supporto del CNR in Abruzzo:

 

Un’esperienza innovativa per l’utilizzo delle  sanse umide provenienti dal ciclo estrattivo a due fasi.

Gli studi preliminari effettuati dalla Sezione Olivicoltura del CNR- ISAFOM con contributo finanziario del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, si sono recentemente ulteriormente concretizzati con la realizzazione del progetto europeo LIFE00 ENV/IT 000223 TIRSAV, nell’ambito di un partenariato che comprende il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano in qualità di beneficiario, la Provincia di Salerno, la Ditta Verdegiglio Macchine Agricole s.r.l., la Cooperativa Nuovo Cilento e l’Azienda Monacelli quali partners e la Sezione Olivicoltura del CNR-ISAFOM quale sub-contraente, responsabile scientifico del progetto. Le attività progettuali, ancora in corso, hanno consentito di realizzare due impianti per il riciclaggio delle sanse e delle acque di vegetazione, attualmente operativi presso i frantoi dei partners privati del progetto, entrambi situati all’interno della zona parco e caratterizzati da impianti estrattivi a due e a tre fasi. Tali macchine, pertanto, si prestano a soddisfare le esigenze di tutte le diverse tipologie di frantoi a ciclo continuo oggi maggiormente diffusi.

La tecnologia messa a punto è volta al raggiungimento dei seguenti obiettivi:

- processare automaticamente ed in continuo i reflui direttamente in frantoio, per produrre un substrato confezionato in sacchi a rete, non percolante, non maleodorante, di facile ed immediato trasporto dal frantoio all'azienda;

 - ottenere un materiale organico con caratteristiche chimico-fisiche assimilabili a quelle di un concime organico od organico minerale, attraverso la miscelazione dei reflui con altri sottoprodotti agricoli e dell’industria (paglie, residui di potature, cascami di lana, etc.).

Ulteriori vantaggi ascrivibili al sistema innovativo realizzato sono:

- lo stoccaggio opportuno del materiale organico in azienda garantisce una sua “maturazione” che migliora l’efficacia del suo impiego agronomico;

- si riduce, almeno in parte, l’impiego dei concimi minerali;

 - viene meno la produzione dell’olio di sansa, di qualità scadente, con conseguente eliminazione delle problematiche ambientali causate dai sansifici;

- la possibilità di recuperare, a monte dal refluo, il nocciolino da destinare ad altri impieghi economicamente vantaggiosi (produzione di energia, sabbiatura di componenti esterne, produzione di carbone attivo);

 - la possibilità di valorizzare un’olivicoltura di qualità, eco-compatibile, poiché il substrato che scaturisce dal sistema può essere certificato per un suo impiego in Agricoltura Biologica. L’output del processo ideato è attualmente in corso di sperimentazione agronomica, oltre che come ammendante/concimante in oliveti, anche come substrato di crescita per barbatelle di olivo, per fragola coltivata fuori suolo e per l’allevamento di funghi in ambiente condizionato.

In definitiva, la tecnologia innovativa sviluppata dalla Sezione Olivicoltura dell’ISAFOM offre una soluzione alternativa allo smaltimento dei reflui oleari, consentendo di ridurre significativamente l’impatto ambientale dell’intera filiera olivicola.

Fonte: www.cnr.it 

 

Con osservanza

 

Veglie 23.12.2008

 

 

Presidente Legambiente Puglia

 

 

 Comitato Ambiente Sano - Osservazioni del C.N.R. sulla procedura di assoggettabilità a V.I.A.

Comitato Ambiente Sano

Osservazioni del C.N.R. sulla procedura di assoggettabilità a V.I.A.

 

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