Prefazione Attualmente il gruppo conta al suo interno sulla presenza di ragazzi impegnati nei più svariati settori della conoscenza: si passa dal settore medico-scientifico, economico-giuridico, industriale e umanistico, mettendo a disposizione del gruppo un bagaglio culturale molto ampio e variegato. Il fine, che ha portato alla nascita di questa “squadra”, è quello della denuncia e della contestazione dei punti negativi, i cd. “mali”, che riguardano sia il territorio nazionale che sovranazionale. Tuttavia troveranno spazio, nella nostra trattazione, anche i piccoli comuni del Salento, laddove possano essere presi a modello per la descrizione di problematiche di portata più generale. Il modo per esprimere la nostra denuncia è ovviamente diffondere e far conoscere le nostre idee a mezzo stampa, sia essa cartacea o digitale.
Il Bene Pubblico tra degrado e deturpamento: Il caso di Piazza Enzo Ferrari
Lungi dal voler disprezzare alcuno di loro, si vuole invece muovere dall’intentio di rivolgere una critica a talune amministrazioni, che dedicano i loro sforzi burocratici ed economici a tenere ordinati e puliti i centri città, trascurando le zone periferiche o di scarso rilievo, tenuto conto del minore rientro economico che l’amministrazione medesima da queste può ricavare. La caratteristica di queste zone periferiche, si è osservato, favorisce fenomeni pressoché contigui quali da una parte, il "degrado", per mancata manutenzione, e dall’altra il “deturpamento” per mancata sorveglianza. Il primo fenomeno messo in luce è di precipua importanza per l'assolvimento dei compiti, di levatura talché costituzionale, spettanti alle pubbliche amministrazioni.
In questa sede pertanto si vuole dimostrare
come possa essere deleterio un tipo d’inquinamento considerato nella sua
variante non immanente ma meccanica, di conseguenza connessa alla
contaminazione biologica e allo stress fisico: il cd. "Inquinamento da
degrado" dei beni pubblici. Derivante dalla mancata cura da parte delle
istituzioni preposte, questo fenomeno può determinare, laddove non
correttamente contrastato ovvero addirittura misconosciuto, conseguenze
dannose finanche alla stessa salute degli utenti, cives utilitas dei beni
medesimi. Essenziale far notare all’amministrazione come il bene pubblico
preso a modello di esemplificazione in questo saggio -Piazza E. Ferrari,
Veglie- sia interessato da un importante stato di degrado, i cui fattori
principali sono rappresentati da oggetti inquinanti di vario genere: vetro,
plastica, latta, cartacce e soprattutto escrementi di animali domestici e
no. Si può constatare come tali rifiuti urbani possano risultare
particolarmente lesivi per la salute degli utenti del bene, laddove non
siano correttamente contrastati con adeguati rimedi. L’inerzia potrà difatti
recare conseguenze igienico–sanitarie anche di rilievo. I nostri studi,
suffragati dai dati fornitici da alcuni ospedali -per tutti, quello di Santa
Maria alle Scotte di Siena- hanno rilevato come ci sia un nesso eziologico
tra gli agenti inquinanti di cui sopra e alcune patologie diagnosticate. Tra
le più ricorrenti le cd. D.A.C (dermatiti da contatto) ma anche varie
lesioni traumatiche dovute ai contenitori variamente disseminati nel verde
pubblico. Fenomeno del degrado di beni di pubblica utilità che risulta, si
diceva, contiguo all’evolversi di un altro fenomeno, socialmente ed
intrinsecamente legato all’assenza d’interventi correttivi da parte della
pubblica amministrazione. Analizzando ictu oculi il secondo fenomeno , il
quale lede il bene pubblico attraverso il processo di "deturpamento", si è
notato come questo possa difatti derivare da involuzioni di tipo urbanistico
da una parte e dall’assenza di idonei controlli dall'altra. Entrambe le
concause sarebbero principalmente imputabili alla cattiva amministrazione
dell'ente, il comune, che a ciò è per legge preposto. Se pertanto i beni che
sono siti in zone periferiche patiscono maggiormente l’inadeguato sviluppo
architettonico, più inaccettabile, id est inescusabile, apparirà una
omissione da parte della P. a . nell’approntare adeguate misure di
prevenzione e controllo delle condotte illecite. Da qui la naturale
responsabilità di quest'ultima, per culpa in vigilando, laddove fosse
chiamata a risarcire eventuali danni derivanti dal suddetto fenomeno. É il
caso del deturpamento che colpisce una piazza del comune di Veglie, più su
citata, dove i muri di questa, condivisi tra l’altro con un ulteriore
struttura pubblica (ndr. una scuola materna), vengono arbitrariamente eretti
a monumenti funebri, per commemorare la prematura scomparsa di alcuni
giovani membri della comunità cittadina. Un bene pubblico progettato per
gente “viva”, nelle cui effigi, l'intento di voler ricordare la memoria del
costruttore E. Ferrari si trasforma nel corso degli anni in una esposizione
di murales alquanto “macabri”. A molti anni dalla sua istituzione, il
lontano 1989, Piazza Ferrari, che rappresenta luogo di ritrovo e svago di
ragazzi di varie generazioni, sembra esser diventato un teatro dell’orrore a
cielo aperto. In questo luogo si evince, in maniera palmare, come uno dei
fenomeni della nostra società più prossima, il c.d. “grafitaggio”, abbia
avuto libero sfogo sulle pareti e sulle costruzioni dei sedili in cemento
della piazzetta.
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Il Bene Pubblico tra degrado e deturpamento: Il caso di Piazza Enzo Ferrari
Il bene pubblico preso a modello -Piazza E. Ferrari, Veglie- è interessato da un’intensa fase di degenerazione, i cui fattori principali sono indicati dalla presenza di rifiuti inquinanti di vario tipo. Questi possono rivelarsi lesivi per la salute degli utenti del bene. Le nostre indagini hanno, infatti, rilevato un nesso di causalità tra gli agenti inquinanti e l’alto grado di verificabilità di alcune patologie. Tra queste le più importanti sono le dermatiti da contatto e le lesioni traumatiche dovute ai rifiuti disseminati nel verde pubblico. E’ stata anche rilevata la presenza di batteri “Escherichia Coli”, causa di molteplici infezioni gastro-intestinali e altre più gravi affezioni. A ciò si aggiunge l’evolversi di un altro evento lesivo del bene: il processo di "deturpamento", derivante da involuzioni di tipo urbanistico e assenza d’idonei controlli della P. a. Le concause sono imputabili al comune, che a ciò è per legge preposto. Se pertanto i beni, siti in zone periferiche, patiscono maggiormente l’inadeguato sviluppo architettonico, più inescusabile apparirà un comportamento omissivo della P. A. nell’approntare adeguate misure di prevenzione e controllo delle condotte illecite. Sono proprio l’illiceità di alcune condotte ad abbattersi sui muri della medesima piazza E. Ferrari, ergendoli arbitrariamente a monumenti funebri per commemorare la scomparsa di alcuni giovani membri del paese, vittime della strada. Un bene pubblico la piazza, intitolata nel 1989 all’ing. Enzo Ferrari, progettata per gente “viva” poiché luogo di ritrovo dei ragazzi di varie generazioni, ma che oggi va trasformandosi in teatro dell’orrido. É qui che uno dei fenomeni della società post-moderna, il graffitismo, trova libero sfogo sulle pareti della piazza, deturpandola senza alcuna pietà. L’accaduto costituisce reato. Il codice penale, prevede al riguardo un notevole inasprimento della pena per chi imbratta cose mobili e immobili, con graffiti e scritte, punendo il reo finanche con la reclusione. Il legislatore ha recentemente stabilito che non è più solo compito dei cittadini privati "muoversi" per denunciare tali reati ma anche della pubblica autorità, la quale ha il dovere di perseguire d'ufficio i fatti delittuosi ascritti. Il fenomeno sembra affondare le radici in una società che sente il bisogno di esprimere in modo esuberante le proprie opinioni. La difficoltà dei giovani a comunicare si evince dall’uso di mezzi surrettizi. Scrivere sui muri, attaccare cartelloni pare voler paventare un’espressione del sentimento di dolore, in modo contorto e a tratti surreale. Un quesito viene alla mente: si tratta davvero della commemorazione, in forma moderna, dei propri cari o di una visione inappropriata della realtà che sfocia nell’esaltazione del proprio ego? É giusto che la memoria di questi ragazzi debba essere sempre viva, ma d’altro canto è senz’altro legittimo non trasformare questo luogo pubblico in “tempio dei caduti”. Se cosi si è deciso, il comune come avrà la coerenza e il coraggio di spiegare agli altri genitori, che perdevano un proprio figlio allo stesso modo dei ragazzi raffigurati in piazzetta, che lì, "a Ferrari", un posto per i loro cari non c'è e non ci potrà mai essere…
Questa sintesi è uno stralcio di un saggio. Il testo completo si trova sui siti: www.veglienews.it, www.veglieonline.it, www.controvoci.com
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