Il rispetto da entrambe le parti porta rispetto per entrambe le parti
(1) E’ proprio vero quel detto che recita “Feriscono più le parole di una spada” se con una lettera sono riuscito a creare un “martire vegliese”. E non sto qui a ripetere il nome per non rischiare di farlo diventare addirittura “Santo subito”.
Non mi sorprendono affatto le prese di posizione -a partire da quella dell’avv. Bonanno fino a quella del prof. Caputo- a favore delle lamentele nei confronti dei dipendenti comunali. In Italia è facile lamentarsi contro qualunque tipo di lavoro pubblico. L’obiettivo viene sempre centrato perché c’è sempre qualcosa che non va in qualunque posto di lavoro che abbia a che fare con il pubblico impiego (compresa la scuola e i professori). Tutti noi (io compreso) abbiamo avuto disavventure burocratiche quando abbiamo avuto a che fare con gli “Impiegati statali” e non sono mancate le imprecazioni nei loro confronti.
Questa non è la normalità. O meglio non deve essere la normalità e bene si fa a prendere posizione e a farsi rispettare.
Ma lo scopo della mia lettera non era giustificare l’operato dell’impiegato comunale del caso. Ed è strano che proprio l’avv. Bonanno e il prof. Caputo, che del rispetto delle persone hanno fatto il loro stile di vita, non abbiano compreso che il mio sfogo era rivolto al rispetto di tutte le categorie dei lavoratori così come noi lo pretendiamo nei nostri confronti di utenti.
Mi dispiace che con la sua garbata ironia il prof. Caputo abbia fatto intendere che il mio pensiero sia stato rivolto a difesa dell’ “impiegato che calpesta i diritti del cittadino”.
Mi dispiace che il prof. Caputo, da difensore dei lavoratori quale sempre è stato, non si sia soffermato sulle frasi scritte dal nostro concittadino del tipo “miglioramento e innovazione dell' attuale parco macchine (anche se, quello umano, ne avrebbe più bisogno) in dotazione al Comune di Veglie; oppure “Ma se da una parte ci sono i buoni propositi di attuare i loro programmi dall'altra si scontreranno con la lentezza e l'inefficienza dei dipendenti comunali”; o ancora “In un periodo di crisi, disagi economici e di sole incertezze per il futuro -dove forse solo loro al momento non risentono assolutamente di tutto ciò- non si rendono neanche parte attiva nel loro lavoro. Abbiate il rispetto per il posto che occupate e per quella gente che quotidianamente lotta per sopravvivere”.
O sarà forse che il dipendente statale o gli insegnanti hanno dignità solo quando scioperano e il politico di turno ne cavalca l’onda perché questo aiuta a dare visibilità?
Sicuramente né chi ha scritto né chi ha risposto si è reso conto che quelle “accuse” sono state rivolte a persone, padri e madri di famiglia, che potrebbero avere, come tutti noi cittadini, problemi simili o superiori ai nostri. Forse non tutti gli impiegati saranno ligi al dovere e al lavoro che devono svolgere, ma se ce ne fosse anche solo uno tra tutti che corrisponde ai criteri di un onesto ed efficace dipendente comunale, anche se solo per quello, deve essere modificato il tono della lettera e occorrerebbe chiedere scusa per aver fatto di tutta l’erba un fascio.
Ma dico anche, allo stesso tempo, che il responsabile del disguido occorso alla cittadina tedesca in occasione delle votazioni comunali dovrebbe chiarire l’accaduto e chiedere a sua volta scusa se non è stato fatto tutto il possibile per far adempiere un proprio diritto ad una cittadina ormai vegliese.
Quindi caro Giovanni, e qui esco dal formale e ti parlo da ammiratore, se ci sono battaglie da fare affinché la macchina amministrativa e burocratica del Comune vada per il meglio, se occorre insistere affinché nell’ambiente degli uffici comunali ci sia un clima più sereno e cordiale “sentimi accanto” allo stesso modo in cui tu lo chiedi ai cittadini, ma insisto nel dire che prima di tutto ci deve essere il rispetto per le persone, siano essi cittadini “utenti” o cittadini “dipendenti comunali”. Se andiamo in un qualsiasi ufficio pubblico già con l’intenzione di fare una battaglia, partiamo con il piede sbagliato.
Il rispetto da entrambe le parti porta rispetto per entrambe le parti.
Il mio suggerimento è di smetterla di fare battaglie "contro" qualcuno o qualcosa. Cominciamo a combattere a "favore" di qualcosa.
(2) Nella mia precedente lettera ho detto anche che la storia ci ha fatto diventare “Meridionali”. E il prof. Caputo la Storia la conosce meglio di tanti di noi. Possiamo anche non conoscerla, la Storia, ma volenti o nolenti il nostro modo di fare dipende da Essa così come dalla teoria Darwiniana dipende la nostra forma fisica.
Se per i Tedeschi un appuntamento alle 8.00 significa alle 8.00 per noi meridionali vuol dire quanto meno alle 8.30 quando va bene. Se per i Tedeschi la raccolta differenziata è una “disciplina”, per noi meridionali è “bè, tanto per una busta che fa…”. E’ antipatico dirlo, ma il modo di rispettare le regole in maniera rigorosa o in maniera bonaria non è merito o demerito di un popolo ma ha origini molto antiche ed è dipeso da chi e da come è stato governato quel popolo. Questo non vuol dire giustificare un modo di essere bensì constatare un dato di fatto su cui bisogna ancora lavorare, e moltissimo, per riuscire a cambiarlo e per riuscire a scardinare dall’interno. Di sicuro non lo si fa dall’oggi al domani, ma si deve cominciare dai primi anni di scuola e sperare che la prossima generazione riesca a cambiare ciò che la storia ci ha inciso dentro.
(3) Ognuno di noi ha in famiglia un parente emigrato all’estero e poi rientrato in Italia. Alcuni ancora adesso sono fuori, altri ci sono andati da poco. Da tutti quelli che conosco ho sempre sentito parlare bene del paese che li ha ospitati e di aver fatto bene ad andare via perché in questo modo sono riusciti finalmente a realizzarsi. Nelle diverse discussioni avute con loro nel corso degli anni si è sempre fatto il paragone con l’Italia, con i suo problemi, con le differenze, nel bene e nel male, che ci sono con gli altri Stati. Sono discussioni costruttive che servono anche a capire quali sono i nostri limiti. Ma permettetemi il mio disappunto e concedetemi il mio sfogo quando vado a leggere, scritto da un cittadino vegliese vissuto per anni Germania: “Ora non dico di prendere come esempio il sistema tedesco perché altrimenti dovremmo radere al suolo tutto (in Italia, ndr.)”. Va bene essere “nostalgici della laboriosità alemanna”, ma non credo che “il popolo Italico” sia stato del tutto incapace o che tutto quello che finora ha fatto è stato soltanto spazzatura.
Non so se tutta questa discussione accesa intorno ad un malfunzionamento burocratico può servire a riconciliare i cittadini e gli uffici comunali. Io lo spero. Basterebbe un po’ di cordialità da parte di tutti, un sorriso in più nei corridoi pubblici. Un “buongiorno” all’entrata e uno all’uscita. E un po’ di sana “Meridionalità” che c’è dentro ognuno di noi….
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